Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
18
ottobre 2007
fino al 17.XI.2007 Nedko Solakov Brescia, Massimo Minini
milano
Brillanti giochi del corpo e della mente. Allegre favole e improbabili amuleti. Queste le fantasiose note di tele, disegni, fotografie e video. Eclettiche e originali. Come la sfaccettata identità di un io collettivo e unico...
Un anno proficuo, il 2007, per il poliedrico Nedko Solakov (Tcherven Briag, Bulgaria, 1957; vive a Sofia), protagonista in varie esposizioni in Italia, oltre che ospite della 52esima Biennale di Venezia, dove proprio ieri ha ricevuto la menzione d’onore da parte della giuria internazionale. E dopo la liberatoria auto-rivelazione di Top Secret, eloquente opera concettuale di fine anni ’80 esposta a Documenta 12, l’artista bulgaro continua a parlare di sé.
Un sé complesso e multi-direzionale, “di gruppo”, affiora infatti nei dodici lavori in mostra presso la galleria bresciana. Un autore I emerge in A Little Thing (for preventing from premature good luck), talismano dell’antifortuna, burlesco protettore da premature buone sorti. È uno D a ideare invece l’informe “macchia” gialla di The Yellow Blob Story, beffarda novella, il cui non-significato, perduto nella memoria dell’artista, verrà palesato dalla sottostante scritta blu. Scritte e parole ricorrenti nelle opere di questo “story-teller”, come si definisce lo stesso Solakov. Un leitmotiv che descrive le immagini come didascalie di un libro? Nient’affatto. Le sue frasi sono acuti e umoristici indizi, che completano e continuano il processo formativo dell’oggetto artistico, oltre la dimensione visibile. Come quelle tracciate sui dodici disegni di Magic Stories. Qui è un tratto fluido ad animare le forme monocrome, sobriamente disposte al centro di composizioni prive di profondità spaziale. Semplicità stilistica ed elementarità figurativa delegano la comprensione semantica alla sfera intellettiva individuale. L’interazione fra parola e immagine fa sbocciare una spontanea curiosità nella mente dello spettatore, in un dialogo divertito e sottile, che ne libera l’assonnata creatività. Sono gli stessi soggetti fanciulleschi dei doodle che popolano le svariate performance su strutture architettoniche, come nei recentissimi “affreschi” del Castello di Ama.
Una fonte già indagata da Jean Dubuffet, che riscopre il genuino estro creativo degli schizzi dei bambini, nella loro capacità immaginativa incondizionata. Ma se per il maestro dell’Art brut lo spunto “infantile” si trasforma in critica corrosiva delle istituzioni sociali e artistiche, in Solakov il dissenso e l’indipendenza dai vincoli costituiti si colorano di una vena positiva e rigenerante, provocatoria e sdrammatizzante.
Una forza dissacratoria, che consente di “concretizzare” nel pensiero desideri illeciti o sconvenienti, racconti fiabeschi e irrealistici. Un’energia maieutica, che libera dall’autocontrollo imposto dai vincoli esterni. Quasi come un novello giullare medievale, l’artista si fa interprete delle variegate forme della propria “caotica” personalità, dei propri sarcastici ego. Che sono forse rinvenibili in ognuno di noi.
Un sé complesso e multi-direzionale, “di gruppo”, affiora infatti nei dodici lavori in mostra presso la galleria bresciana. Un autore I emerge in A Little Thing (for preventing from premature good luck), talismano dell’antifortuna, burlesco protettore da premature buone sorti. È uno D a ideare invece l’informe “macchia” gialla di The Yellow Blob Story, beffarda novella, il cui non-significato, perduto nella memoria dell’artista, verrà palesato dalla sottostante scritta blu. Scritte e parole ricorrenti nelle opere di questo “story-teller”, come si definisce lo stesso Solakov. Un leitmotiv che descrive le immagini come didascalie di un libro? Nient’affatto. Le sue frasi sono acuti e umoristici indizi, che completano e continuano il processo formativo dell’oggetto artistico, oltre la dimensione visibile. Come quelle tracciate sui dodici disegni di Magic Stories. Qui è un tratto fluido ad animare le forme monocrome, sobriamente disposte al centro di composizioni prive di profondità spaziale. Semplicità stilistica ed elementarità figurativa delegano la comprensione semantica alla sfera intellettiva individuale. L’interazione fra parola e immagine fa sbocciare una spontanea curiosità nella mente dello spettatore, in un dialogo divertito e sottile, che ne libera l’assonnata creatività. Sono gli stessi soggetti fanciulleschi dei doodle che popolano le svariate performance su strutture architettoniche, come nei recentissimi “affreschi” del Castello di Ama.
Una fonte già indagata da Jean Dubuffet, che riscopre il genuino estro creativo degli schizzi dei bambini, nella loro capacità immaginativa incondizionata. Ma se per il maestro dell’Art brut lo spunto “infantile” si trasforma in critica corrosiva delle istituzioni sociali e artistiche, in Solakov il dissenso e l’indipendenza dai vincoli costituiti si colorano di una vena positiva e rigenerante, provocatoria e sdrammatizzante.
Una forza dissacratoria, che consente di “concretizzare” nel pensiero desideri illeciti o sconvenienti, racconti fiabeschi e irrealistici. Un’energia maieutica, che libera dall’autocontrollo imposto dai vincoli esterni. Quasi come un novello giullare medievale, l’artista si fa interprete delle variegate forme della propria “caotica” personalità, dei propri sarcastici ego. Che sono forse rinvenibili in ognuno di noi.
articoli correlati
L’ottava opera del Castello di Ama
Solakov in Biennale
La menzione d’onore in Biennale
eleonora boglioni
mostra visitata il 4 ottobre 2007
dal 29 settembre al 17 novembre 2007
Nedko Solakov – A Group Show
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio, 68 (zona centro-nord) – 25128 Brescia
Orario: da lunedì a venerdì ore 10.30–19.30; sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 030383034; fax +39 030392446; info@galleriaminini.it; www.galleriaminini.it [exibart]