11 maggio 2001

Una kunsthalle sotto la Madonnina

 
A MiArt si è parlato del nuovo Museo del Presente ai gasometri della Bovisa. Il Convegno ha preceduto di pochi giorni la mostra Milano Europa 2000. Le dichiarazione della direttrice Mottola Molfino ad Exibart…

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Come costruire una collezione pubblica? Con quali strategie collezionare il presente, ciò che si produce sotto i nostri occhi? E’ questo il tema del Convegno Internazionale, svoltosi a Milano, in occasione di MiArt. L’apertura dei lavori è toccata ad Alessandra Mottola Molfino, Direttore centrale del settore Cultura del Comune di Milanoche ho colto l’occasione per parlare del nuovo Museo del Presente alla Bovisa: non più spazio chiuso, ma luogo allargabile all’intera città con nuove aree aperte destinate all’arte. “Proprio in relazione a queste finalità – ha precisato Mottola Molfino, ad Exibart – sono già stati finanziati venti artisti italiani ed europei per la cifra di seicento milioni, in modo da creare opere diverse in siti pubblici di Milano”. Un’ulteriore prova che la città lombarda non è solo polo importante di riferimento per l’arte contemporanea italiana, ma anche città di respiro internazionale.
La mostra Milano Europa 2000. Fine secolo. I semi del futuro, che inaugura il 18 maggio, costituisce la prima occasione di questo confronto con l’estero, a cui seguiranno nell’immediato futuro degli scambi con mostre del Museo di Kröningen in Olanda e del Museo di Düsseldorf in Germania.
Non solo, ma la rassegna è anche il primo banco di prova per gli acquisti del futuro Museo del Presente, infatti, ci confida Mottola Molfino, “a Milano rimangono alcune opere che verranno esposte al PAC nella mostra curata da Catherine de Croës, acquistate dal Comune per quattrocento milioni. Il nuovo Museo sarà aperto al confronto e potrà trarre ispirazione dalle grandi istituzioni museali Bovisa internazionali, sarà certamente anche aperto a tutte le forme d’arte compreso il design, la moda”. Il Museo del Presente sarà un polo di riferimento per il circuito pubblico dell’arte contemporanea rappresentato in questo momento nel Settore Giovani del Comune dalla Fabbrica del Vapore, dove è da poco terminata “Short stories” a cura di Roberto Pinto e dall’Arengario, dove è aperta la mostra “Overexcited bodies” a cura di Adelina von Vürstenberg. Vi sarà il Laboratorio-Museo della Storia di Palazzo Dugnani. Mentre accanto alla Rotonda della Besana, il PAC è vetrina fissa d’una Milano che dedica un quarto del suo sistema museale all’arte contemporanea.
Il Consulente per la Bovisa, il futuro Museo del Presente, è Fabio Castelli, che gestirà la nuova struttura in modo elastico e più libero rispetto alle altre strutture comunali.
Le mostre del 2002 saranno invece sotto il segno di Jean-Hubert Martin che ha avuto esperienze al Centre Pompidou e al Museo d’Arte Contemporanea di Düsseldorf. Martin rimarrà in carica per tre anni e sicuramente il suo intervento si svolgerà sotto l’egida del confronto e dell’apertura nei confronti dell’intero sistema artistico mondiale. “Parto da una ricerca della situazione territoriale, ma la pongo in relazione con ciò che si produce altrove, anche in luoghi lontani, per me sono state particolarmente interessanti Biennali extraeuropee come quella coreana, che presentava opere estremamente valide e significative” ha infatti spiegato il curatore. Rischio e ricerca saranno dunque le sue parole d’ordine: “Bisogna lasciarsi invece guidare dalla passione, da qualcosa di quasi primordiale nella scelta” ci dice. Dal gusto personale – aggiungiamo noi – che è quello che guida l’estro del “vero” collezionista.
A MiArt si è anche parlato delle nuove forme per i musei d’arte contemporanea. Frank Lubbers dello Stedelijk di Eindhoven ha sostenuto che non è auspicabile uno museo che sovrasti per il suo eccentrico ed impositivo significante le opere ospitate, come il Guggenheim di Bilbao, mentre si dovrebbero privilegiare spazi smontabili e riorganizzabili, che si adattino alle esigenze specifiche dell’opera, alle sue dimensioni, ai suoi polimorfi moduli Bovisadi presentazione: l’opera oggi è spesso istallazione che occupa vasti spazi secondo tutte le direttrici spaziali, compresa la profondità. Per Maria de Corral della Fundaciò La Caixa di Barcellona invece musei vecchi e strutturati come i Musei d’Arte Contemporanea di Hannover e di Amsterdam funzionano bene, sono fatti per le opere non per i nomi o per gli artisti e sono gli artisti che entrano in un confronto dialettico con gli spazi. Alessandra Mottola Molfino ha poi parlato ancora del Museo del Presente e dei cinquemila metri di spazio dei gasometri della Bovisa. Gli artisti qui sono invitati a rapportarsi all’ambiente, anzi a ridefinirlo attraverso la loro opera. Secondo questo concetto di spazio non costrittivo sarà ristrutturato anche l’Arengario, che costruirà il “Museo del XX secolo”, in base al progetto dell’architetto Italo Rota. Ancora una volta un’anticipazione per la città di Milano, avviata con sicurezza e decisione a divenire capitale italiana ed europea dell’arte contemporanea.

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Carmen Lorenzetti


Dal 19 maggio al 16 settembre. Milano Europa 2000. Fine secolo. I semi del futuro. Milano – PAC, via Palestro, 14 e Palazzo della Triennale, viale Alemagna 6. Orari: 10-20, giovedì 10-23, lunedì chiuso Ingresso: L.15.000 cumulativo per le due sedi; ridotto L. 10.000 Per informazioni: tel.02/76.00.90.85.


[exibart]

4 Commenti

  1. VAI MILANO. STA RIPARTENDO. La grandissima metropoli industriale, come in una sorta di contrappasso, sta lentamente ma efficacemente avvicinandosi alla cultura, ai linguaggi multisensoriali, mltimediali, multiculturali della sensibilità contemporanea. C’è la Bovisa, c’è il MICAMOCA (spero che ne parlerete presto perché c’è una mostra) e ci sono altri spazi…
    FORZA MILANO!!!

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