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30
ottobre 2007
fino al 22.XI.2007 Laylah Ali Venezia, Il Capricorno
venezia
Prima personale italiana dell’artista di Buffalo. Un mix colto tra cultura pop e folk afroamericano. Solita ironia? Piuttosto un messaggio dall’alto peso specifico sulla storia e le ferite ancora aperte della discriminazione razziale. Sulla vita e la morte, l’amore e la violenza...
Il bacio e altri guerrieri è una mostra che si dispiega all’insegna di una sottile ambiguità e tensione fra sentimenti contrastanti. La temperatura emotiva è la cifra dei tipici camei dell’artista americana, piccoli e piccolissimi nelle dimensioni ma di rara intensità psicologica. Strani personaggi, dall’origine remota, si fronteggiano minacciosi e guardinghi, indossando abiti rituali di una tradizione primitiva. Altrove si abbracciano e si baciano. Sono baci di passione ma anche di addio o, forse, di tradimento.
Assegnabile a un generico ambito new pop, persino vicino alla tradizione dei comics, l’immaginario di Laylah Ali (Buffalo, 1968; vive a New York) rivendica una sua originalità nella contaminazione con iconografie folk e tribaliste. Un tribalismo mitico, fantastico, partorito da una sorta di coscienza primordiale, un’identità tanto forte quanto aliena e arcana.
Elemento interessante nelle gouache è la costante degli sfondi azzurri che sembrano collocare le scene geograficamente, ora nelle profondità ora ai limiti di uno spazio etereo e ultramondano. Nelle chine il gesto diventa più laborioso, bizantino, intessuto di motivi decorativi dal sapore tattooing, che fanno vibrare i personaggi di fermenti optical.
L’estrema, disarmante semplicità della prassi di Laylah Ali è il frutto di un lavoro di introspezione raffinato e colto, che si alimenta di una negoziazione continua fra contemporaneità e tradizione, realtà e storia, quella con la quale il conto dei conflitti razziali, delle battaglie per i diritti umani e in difesa delle civiltà e tradizioni violate è ancora aperto.
Ed è per questo che i richiami al dolore, alla violenza e alla morte sono una costante dei lavori dell’artista afroamericana, anche se trasfigurati in una malinconica dolcezza e sintetizzati nella rigida impostazione bidimensionale. Una stilizzazione antinaturalistica che è processo di astrazione concettuale, dal quale emergono fantasmi e paure ataviche.
Assegnabile a un generico ambito new pop, persino vicino alla tradizione dei comics, l’immaginario di Laylah Ali (Buffalo, 1968; vive a New York) rivendica una sua originalità nella contaminazione con iconografie folk e tribaliste. Un tribalismo mitico, fantastico, partorito da una sorta di coscienza primordiale, un’identità tanto forte quanto aliena e arcana.
Elemento interessante nelle gouache è la costante degli sfondi azzurri che sembrano collocare le scene geograficamente, ora nelle profondità ora ai limiti di uno spazio etereo e ultramondano. Nelle chine il gesto diventa più laborioso, bizantino, intessuto di motivi decorativi dal sapore tattooing, che fanno vibrare i personaggi di fermenti optical.
L’estrema, disarmante semplicità della prassi di Laylah Ali è il frutto di un lavoro di introspezione raffinato e colto, che si alimenta di una negoziazione continua fra contemporaneità e tradizione, realtà e storia, quella con la quale il conto dei conflitti razziali, delle battaglie per i diritti umani e in difesa delle civiltà e tradizioni violate è ancora aperto.
Ed è per questo che i richiami al dolore, alla violenza e alla morte sono una costante dei lavori dell’artista afroamericana, anche se trasfigurati in una malinconica dolcezza e sintetizzati nella rigida impostazione bidimensionale. Una stilizzazione antinaturalistica che è processo di astrazione concettuale, dal quale emergono fantasmi e paure ataviche.
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Galleria Il Capricorno
San Marco 1994 (zona Fenice) – 30124 Venezia
Orario: da lunedì a sabato ore 11-13 e 17-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0415206920; fax +39 0415206920; galleriailcapricorno@libero.it
[exibart]
finalmente in Italia! Fantastica notizia, grazie exibart
Profonda e sentita l’introspezione di Laylah Ali, da me capita e sono certa che ciò che fa darà i suoi frutti, l’artista può molto per la storia del suo tempo e credo che le sue opere daranno testimonianza in merito alla discriminazione razziale.
Persona di forte personalità unita a dolce malinconia, belli i colori delle sue opere che parlano.
Bello e ben scritto l’articolo di Alfredo Sigolo, che ci presenta la figura di Laylah Ali con grazia rendendo chiaro il motivo della sua introspezione.
Maria Pezzica