Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
02
novembre 2007
fino al 4.XI.2007 Palinsesti San Vito al Tagliamento (pn), sedi varie
friuli v. g.
Quarant'anni di scultura in Friuli Venezia Giulia. Dalla forza materica del ferro tagliato col fuoco all’arte cinetica e programmata. Dl poverismo al pop e al concettuale. All’insegna di dimensioni e territorio variabili...
Approda alla seconda edizione Palinsesti, manifestazione che si è innestata nell’humus di Hic et Nunc, di cui prosegue idealmente, con mezzi e persone nuove, l’indagine. Se la manifestazione dell’anno scorso faceva del trentennale del terremoto in Friuli il punto di partenza per un’analisi sulla dinamica distruzione-costruzione nell’arte contemporanea, questa edizione punta lo sguardo sulla scultura prodotta da artisti friulani a partire dagli anni ‘60, dei quali compie una ricognizione con un taglio essenzialmente storico-documentativo, come ampiamente testimoniato dai saggi in catalogo. Utilizzando quello che è ormai una sorta di format che mette insieme locale e globale, agli autori friulani sono affiancati artisti di estrazione internazionale, anche perché nell’arte attuale il territorio geografico di provenienza non ha quasi più senso, tanto più se si confrontano autori di generazioni differenti. Inevitabilmente, più che in scultura il concetto di terroir friulano lo preferiamo in enologia.
La mostra si apre con una sala dedicata ai lavori di Dino Basaldella. Le sculture, di grande dimensione, risultano un po’ sacrificate e appiattite per la collocazione lungo le pareti perimetrali, ma ugualmente colpiscono per la loro forza materica da cui emerge il lavoro da fabbro dell’artista, che si allea col fuoco per tagliare e plasmare il metallo. A questa ruvida poetica sembra contrapporsi tanto la raffinata e concettuale Ruota di Luciano Fabro, in cui una semplice circonferenza è collocata su una linea di metallo fissata a muro, e le opere cinetiche e programmate di Getulio Alviani, tra cui spicca la Cromostruttura speculare a elementi quadri tutta colori e riflessioni speculari. Il colore è centrale anche nelle sculture di Carlo Patrone, costituite da reti metalliche che contengono “foglie” colorate (istocromie), e nelle sculture dada a toni acidi di Stefano Calligaro.
È decisamente pop, o forse pauperpop la motocicletta in cartone dell’artista inglese che tiene famiglia a Udine Chris Gilmour, mentre Beppino De Cesco fa cozzare contro una croce una strega dotata di un inedito naso-vibratore. L’aspetto cinetico, unito alla capacità di costruire meccanismi elettrici, caratterizza anche il canotto di Michele Bazzana, sul quale è montato un martello pneumatico. Ma lo strumento non è collegato alla rete elettrica, come evidenziato dalla presenza di una presa volante posta di fronte all’opera: allo spettatore non resta che inserire la spina e provarne il funzionamento.
In altri spazi si segnala la notevole installazione del duo Lorenzo Missoni–Leo Kopacin che occupa una stanza enorme e unisce con efficacia elemento sonoro e visivo, nonché il video, fuori tema ma di rara qualità, Long After Tonight di Matt Stokes.
La mostra si apre con una sala dedicata ai lavori di Dino Basaldella. Le sculture, di grande dimensione, risultano un po’ sacrificate e appiattite per la collocazione lungo le pareti perimetrali, ma ugualmente colpiscono per la loro forza materica da cui emerge il lavoro da fabbro dell’artista, che si allea col fuoco per tagliare e plasmare il metallo. A questa ruvida poetica sembra contrapporsi tanto la raffinata e concettuale Ruota di Luciano Fabro, in cui una semplice circonferenza è collocata su una linea di metallo fissata a muro, e le opere cinetiche e programmate di Getulio Alviani, tra cui spicca la Cromostruttura speculare a elementi quadri tutta colori e riflessioni speculari. Il colore è centrale anche nelle sculture di Carlo Patrone, costituite da reti metalliche che contengono “foglie” colorate (istocromie), e nelle sculture dada a toni acidi di Stefano Calligaro.
È decisamente pop, o forse pauperpop la motocicletta in cartone dell’artista inglese che tiene famiglia a Udine Chris Gilmour, mentre Beppino De Cesco fa cozzare contro una croce una strega dotata di un inedito naso-vibratore. L’aspetto cinetico, unito alla capacità di costruire meccanismi elettrici, caratterizza anche il canotto di Michele Bazzana, sul quale è montato un martello pneumatico. Ma lo strumento non è collegato alla rete elettrica, come evidenziato dalla presenza di una presa volante posta di fronte all’opera: allo spettatore non resta che inserire la spina e provarne il funzionamento.
In altri spazi si segnala la notevole installazione del duo Lorenzo Missoni–Leo Kopacin che occupa una stanza enorme e unisce con efficacia elemento sonoro e visivo, nonché il video, fuori tema ma di rara qualità, Long After Tonight di Matt Stokes.
articoli correlati
Hic et nunc 2005
daniele capra
mostra visitata il 14 ottobre 2007
dal 9 settembre al 4 novembre
Palinsesti 2007 – Dimensioni e territorio variabili
a cura di Alessandro Del Puppo e Gianni Sirch
San Vito al Tagliamento (PN), sedi varie
Orario: da martedì a giovedì ore 10-12 e 14.30-19 su appuntamento; venerdì, sabato e domenica ore 10-12 e 14.30-19
Ingresso libero
Catalogo Forum con testi di Fabio Belloni, Roberto Del Grande, Alessandro Del Puppo, Emanuela Pezzetta, Giovani Rubino, Gianni Sirch, Denis Viva
Info: tel. +39 0432833295; info@palinsesti.org; www.palinsesti.org
[exibart]
…e calligaro e bazzana mi aiutano a mandar giù meglio la vita, gli altri è meglio un buon vinello!
La mostra è un tentativo serio e onesto di fare un pò di storia di quanto si è fatto in regione, per quanto riguarda il campo della scultura
Uno studio accurato con uno staff di curatori che hanno avuto lo scrupolo di analizzare un territorio al di là delle proprie strategie e interessi personali, a differenza di quanto vanno facendo molti in regione, impegnati ad organizzare rassegne
dagli intenti spesso pretenziosi oltre che confusi per il proprio esclusivo interesse personale e non certo per dare il giusto spazio agli artisti.
Naturalmente è legittimo avanzare critiche ed esprimere preferenze,anche se l’educazione è morta , ma non mi pare che giovani artisti di breve respiro come Bazzana e Calligaro oscurino tutto il resto, a meno che chi giudica non sia un
generoso parente o amico…..
caro Marco di Trieste,
ma lei la mostra l’ha vista?
a) uno staff accurato di curatori… ma di cosa sta parlando?
b) al di là delle proprie strategie… ma si rende conto di cosa sta affermando?
c) il giusto spazio agli artisti… ma ha forse parlato con gli interessati?
Credo che lei sia veramente un generoso parente o un amico di qualcuno degli organizzatori (che guarda caso bazzicano in quel di Trieste)
Il problema non è certo la mancanza di scientificità da parte dei curatori, quanto piuttosto una sostanziale mancanza di occhio unita ad una spiccata tendenza all’analisi di autori del passato che ha finito per confinare gli autori contemporanei in una riserva. Tra l’altro mancano anche altri autori contemporanei, come Maddalozzo che lavora con la luce e Toffolini, il quale se non ricordo male, ha fatto sia sculture con piante che ambienti installativi…
Caro Andrea,
ti brucia qualcosa?
sei uno degli esclusi o un critico invidioso?
Certo che ho visto la mostra e siccome so leggere ho letto anche il catalogo
So benissimo quello che dico ma forse non lo sai tu perchè almeno potresti argomentare invece di fingere chissà quale indignazione e inventarti favole triestine dato che gli organizzatori non bazzicano da quelle parti più di quanto ci bazzichi probabilmente te:
gli artisti avevano quasi tutti una sala a testa con uno spazio personale che permetteva loro di mostrare a sufficenza quello che fanno: se qualcuno ha preferito presentarsi con un opera sola cavoli suoi
normalmente le mostre organizzate in regione (vuoi i nomi?
Bruciati, Zannier, Canarutto, Bertani ecc) su artisti della regione possono avere anche dei meriti e per degli artisti alle prime armi possono essere almeno qualcosa piuttosto che niente ma non sono mai dei censimenti seri con spazi decorosi su quanto si fa e si è fatto in regione :
Ora ti chiederei di farmi qualche obiezione più specifica su eventuali esclusi in questa mostra o di citarmi i meriti di qualche altra rassegna che reputi migliore di questa e a meno che tu non mi sorprenda (non dò nulla per scontato)
con qualcosa di convincente avrò lo scrupolo di smentirti nel dettaglio. Aspetto tue
é vero mancano Maddalozzo e Toffolini
in effetti ci potevano anche stare considerati certi altri partecipanti…
Opinione personale:
nel caso di Maddalozzo quanto visto finora mi pare ancora deboluccio : le propaggini del minimalismo in ambito giovanile suonano ingenue se non ottuse, banali e terribilmente letterali essendo prive di un contesto maturo che le giustifichi:
Nel caso di Toffolini c’è qualcosa decisamente più di un’inizio anche se personalmente trovo freddine e prive d’avvenimenti sia le installazioni sia i disegni che mancano del guizzo d’artista : va beh l’inespressionismo ma ci vuole anche un pò d’esprit de finesse! Nel caso di Maddalozzo e Toffolini i materiali vanno anche padroneggiati, vatti levitare in un gioco più rischioso e non depositati come placche inerti che ruotano
rigide su sè stesse: piuttosto che il circolo chiuso è meglio il circo oppure, rimanendo nella mostra in questione ,meglio Beppino De Cesco che ha qualcosa da dire di diverso per ogni opera che fa, caro Dino :
Caro Marco, non mi paiono così deboli i lavori di Toffolini e Maddalozzo. E poi trovo giusto che, in una mostra che vuole fare il “censimento” della scultura non venga escluso nessuno di livello. Anche nel catalogo che, a contrario di Capra, non trovo una così bella pubblicazione visto lo spazio dedicato ai giovani.
gent.le Marco,
non vedo l’ora di leggere il tuo compendio di scultura fai da te visto che ti ergi dinanzi a tutti coloro che provano a criticare una rassegna insignificante, sia negli assunti programmatici che nella curatela… Tu cerchi la polemica. Se vuoi possiamo parlarne, ma al mio recapito, visto che al contrario di te, io sono pronto al dialogo.
saluti
Caro Dino, riguardo a Maddalozzo e Toffolini ho esposto per quanto stringatamente delle obiezioni personalissime fin che si vuole ma che presentavano un minimo di argomentazione oltre che un controesempio: il fatto che a te i loro lavori semplicemente “non paiono così deboli” non significa assolutamente nulla se non sei in grado di motivare le impressioni del tuo “occhio” che , probabilmente abituato a precedenti ecumeniche rassegne, scambia lucciole per lanterne
caro Andrea il dibattito è divertente perchè è pubblico, tutti lo possono leggere e sopratutto senza peli sulla lingua: contano gli argomenti . La rassegna non era forse perfetta ma da qui a dire che era insignificante ce ne corre! Neanche tu sei stato in grado di entrare nello specifico e sopratutto non hai saputo citare rassegne alternative o curatori regionali che abbiano fatto o possano fare di meglio:
puoi sempre citarmeli e vediamo quali sono i Maddalozzo e i Toffolini della critica in friuli secondo te, così i nostri cari lettori cominceranno a farsi un’idea un pò più precisa dei piccoli conflitti di interesse e delle piccole congreghe di maneggioni che popolano la squallida guerra dei poveri della splendida realtà friulana, virgola
Caro Marco,concedimi di dissentire.
Maddalozzo forse non è un minimalista tout court ma artista che lavora sulla filosofia della percezione e sulla falsità della convenzione “colore”. Le opere che di lui conosco non mi sono minimamente sembrate citazioni bensì lavori autonomi. Nel caso tu trovassi evidenti citazioni sarei lieto se potessi segnalarmelo.
Nel caso di Toffolini ti invito a visionare le opere presso la Galleria Lipanjepuntin. Se poi non ti emozionano nè i grilli che cantano nè l’erba che cresce forse è meglio ti dia all’arte classica. Citando Moretti “continuiamo a farci del male!”
Caro Dino,
per Maddalozzo mi pare non ci sia scampo , il lavoro é acerbo
perchè come ti ho detto manca il contesto che lo sorregga: queste ricerche sul colore come convenzione sono tipiche delle ricerche pittorica di tipo analitico e concettuale degli anni 60: in quegli anni di quadrati colorati con variazioni minime unite da campionari in serie se ne sono vedute a tonnellate e ormai fanno parte delle pagine dimenticate delle correnti decadute dell’arte contemporanea: per l’italia pensa ai quadri di Calderara (1966-68)realizzati ogni volta sulle diverse gamme del giallo o i lavori di Verna (1970-72) basati su variazioni minime. Il contesto, ai tempi , era quello dei rinnovati studi della percezione , più che della “filosofia della percezione” della quale ne aspiravano a costituire invece il superamento in senso scientifico :studi gestaltici e affini oggi superati da teorie del cervello e della percezione meno riduttive e “settoriali”.
Ciò che dà l’aspetto di già visto è quest’aria di artefatta scientificità che dovrebbe problematizzare il dato sensibile:
tutti conosciamo classificazioni del colore basate sui nanometri della lunghezza d’onda (te le devo citare?) e non mi pare che Maddalozzo abbia dimostrato che in realtà la lunghezza d’onda del rosso possa essere quella del blu, nel qual caso prenderebbe il Nobel a stoccolma, altro che mostra a San Vito! Che poi l’occhio umano sia imperfetto , che i diversi uomini abbiano capacità diverse di maggiore o minore riconoscimento dele gamme di colore mi sembra acqua fresca e non mi sembra sia foriero di nuove filosofie della percezione ma mi ricorda solo le banalià di corsi accademici della psicologia della forma mal digeriti.
Non mi farai mica citare il vecchio corso di educazione visiva di Marcolli? lì puoi trovare tutto e vedrai che dopo una buona lettura di Hubel o Gregory vedrai che guarderai con meno interesse i quadrati dei ragazzini! Per lo slittamento parola/definizione- colore vediti inoltre Sol Lewitt del1963 e i vari lavori tautologici- non tautologici dei vari collaterali e schiere di imitatori: Per quanto riguarda il campionario dei colori l’ha fatto anche Richter nel suo periodo più “oggettivo” (40 anni fa) ma essendo un grande artista non ha perso tempo con le teorie della percezione lasciandole appunto agli scienziati e ha fatto lui sì filosofia, con una scelta pittorica nichilista che corrisponde al nichilismo ateo delle cose, leggiti la sua intervista con Obrist, postmedia edizioni:
un altro pezzo grosso che invece oggi fa i campionari di colore è Hirst ma con implicazioni inquietanti e forse pessimistiche sull’attuale stato di tecnicizzazione e classificazione del mondo: quindi contenuti trasversali, corposi che riguardano la nostra vita altro che dilettantesche
variazioni dei colori Pantone: oggi gli artisti si domandano cos’è importante, si guardano intorno e non seguono più le mode desuete dell’analisi logica o della rottura delle “convenzioni linguistiche o percettive” lasciandole ai tipografi.
Ora mi hai fatto decisamente sprecare degli esempi eccessivi
per un caso così modesto , non pretendo che maddalozzo sia all’altezza di hirst ma ho tentato di darti un pò le coordinate del periodo storico in cui viviamo!Certe ricerche non hanno più interesse:
Coordinate che gallerie poco colte e poco credibili come Lipanjepuntin non ti daranno di certo (e anche qui i tuoi riferimenti sono indicativi): ovviamente ho visto il grillo di Toffolini ma ti invito ad andare allora ad Ars Electronica a Linz dove ogni anno a settembre ti puoi godere tutti i gadget elettronico robotici che vuoi e che speso ingegnosi spesso divertenti hanno un folto giovane pubblico di appassionati
che giocano all’Archimede Pitagorico versione Mad Max ma non riescono ad uscire dalla propra nicchia : forse il problema è che la tecnologia non è una scorciatoia per sopperire alla sensibilità , allla ricchezza di declinazioni del pensiero , alla gioia dell’esistenza; non so quanti anni hai caro dino, ma vai al Burning Man nel Nevada e anche lì troverai macchine e robot folli sì ma almeno divertenti a non finire:la tua estetica da grilli nella campagna mi sà un pò di agreste !Fatti una canna così ti commuoveraidi meno.
Quanto ai tuoi gusti cinematografici pure iltuo Moretti mi sembra agreste e provinciale, fortunatamente ha la modestia di non voler riconvertire i problemi dell’umanità con i pannelli solari che per sopperire ai nostri bisogni dovrebbero occupare uno spazio più grande del deserto del Nevada: e dove li mettiamo allora? a casa tua?
L’invidia è gran cosa, ma quando si parla di grandi nomi. Ora, disquisire sul giovane Maddalozzo mi pare un esercizio di stile. Troppo ovvio sparare di citazionismi e riferimenti su un giovane artista. E lasciamo che pensi e faccia i suoi lavori! Se anche i giovani devono essere un bersaglio spietato dei rancorosi, allora testimoniamo sempre più la palma di ultimi della cultura contemporanea!
Facile tirare per la manica campioni come LeWitt e Richter: loro sono inscatolati in una sacrosanta storia dell’arte. E se il minimalismo oggi è roba da poco, vuol dire che qualcuno gira per poche mostre.
Ma, in fondo, cosa c’entra lui con questa mostra? Non l’hanno invitato per chissà quali motivi! Forse ha già fatto molte mostre in Friuli, forse è finito su Flash Art e a qualcuno è storto il naso! Alas!
Caro Marco,
ma prenditi una parentesi da te stesso… basta ammorbarci con questa pseudo cultura che inanelli farcita di supponenza al limite della maleducazione (rileggiti l’ultima parte della tua prolusione a Marco di Udine)… mi chiedo il tuo grado di frustrazione a che livello sia oramai giunto. Tu non dialoghi, hai bisogno di un palco da cui elevarti e creare monologhi. Purtroppo per te i tempi sono cambiati: le tue discettazioni non sono discutibili, semplicemente non hanno senso perchè sono completamente sconnesse dalla ricerca degli artisti di cui provi a comprendere la poetica. Per quanto concerne Maddalozzo, frasi del tipo: ‘manca il contesto che lo sorregga’, ‘ricerca pittorica di tipo analitico’ significano semplicemente che a quelle analisi degli anni sessanta tu sei rimasto. Non capisco se per età anagrafica o per millantate posizioni tipiche di un certo mondo universitario che si arrocca su delle prese di posizione solo perchè ‘storicizzate’. Vedi, l’arte contemporanea è di per se critica e dialettica ed entrambe queste caratteristiche, come si evince dalle tue risposte all’intero mondo, non ti appartengono. Per cortesia, liberaci da te.
con affetto.
Caro marco
sono così ansioso di leggere il tuo saggio sulla scultura contemporanea. Il tuo ossessivo calpestare personalità e celare sotto l’etichetta del ‘già visto – già fatto’ sono operazioni prive di fondamenta e pertanto nulle che mi portano ad un unica considerazione: lascia stare! l’arte contemporeanea è viva e forte, difficilmente ha bisogno di ulteriori parole…e soprattutto delle tue!
…mmh quanta acidità si sente nell’aria, mi spiace proprio di essermi perso questa mostra se tanto movimento crea!
comunque a mio parere in Nevada è un ottimo posto dove fare una distesa di pannelli solari
olà che dibattito! Forse questa mostraha toccato qualche interesse!Per leggere tutto ci vuole mezz’ora!
Marco ci và giù pesante ma mi pare che Andrea e Christian se la siano voluta , mi pare che abbiano esordito loro calpestando gli altri e senza argomentare nel tentativo di promuovere amici debolucci: io i gli studi universitari li ho fatti (e credo che non sia un peccato mortale) e mi pare che non tutto quello che dice Marco sia campato in aria : mi pare che abbia ragione a dire che ci sia poca memoria storica e tante amicizie personali queste sì alimentate da pseudocultura : una buona dose di supponenza viene piuttosto da parte di Andrea che parla di critica e dialettica ma non le conosce dato che crede d’essere lui “l’intero mondo” ! Forse se i vari critici/critichini insegnassero all’università o comunque avessero un lavoro potrebbero forse essere più obbiettivi con gli amici e sopratutto meno invidiosi degli altri critici quando gli portano via la piazza: mi sa che qui c’è proprio una piccola lotta tra critici per i quali dovrebbe valere la rotazione di tre-quattro anni! Anche il Friuli è italia! E a rimetterci sono al solito gli artisti, almeno quelli che non vanno a chiedere la questua in queste mafiette! quelli, senza soldi pubblici degli assessorati ed entrature al “Messaggero Veneto” o al”Gazzettino” che possono fare?
Caro Christian smentisco assolutamente di voler scrivere libri sulla scultura, ma ti ringrazio comunque per attribuirmene la capacità cosa che comunque dubito possa avere tu, considerata la stringatezza delle tue frasi.
Caro Andrea sei un peso welter e per smentirmi non sei in grado neppure di entrare nel dettaglio del mio monologo che è in effetti così lungo che almeno qualche appiglio te lo poteva dare: mi pare infatti che non cogli il succo dato che secondo te ridurrei tutto ad un problema dei minimalismo: prova a rileggere una seconda volta. Quanto al minimalismo andate a vedere cosa pensano della sua attualità i signori Foster, Krauss, Bois e Buchloch, che vivono nella terra che ha dato i natali al minimalismo : supponenti anche loro?
che brutto, che bello, un pò di opinioni diverse!
spazioFVG e Monfalcone fanno bene a fare i giovani ma forse non tutto quello che espongono è buono, no? anzi spesso raschiano il fondo del barile!
A S.Vito i giovani li hanno trattati ancora meglio e li hanno messi in mostra con Fabro Alviani e Dino Basaldella in stanze grandi e comode: forse manca qualcuno , forse manca perchè qualcun’altro non ha voluto seguire le opinioni di altri, forse qualcuno manca perchè lavorando sulla luce forse in una mostra sulla scultura semplicemente non ci stava
e poi chissà per quale motivo all’estero i grandi curatori insegnano nelle università mentre qui è scandaloso? Forse perchè è meglio avere a che fare con gli improvvisati , con i “giornalisti”, con amici e fidanzate?
Bravo marco, applausi: sei bravissimo e coltissimo. Mi imbarazza discertare con un vate come te, io che sono un modesto collezionista di opere da quattro soldi che non conosce annessi e connessi del minimalismo, figurarsi i modesti copisti friulani. Però lasciami dire che mi sembri l’uomo-citazione-colta. Un Cacciari che fa il radiologo dell’arte nel chiuso del suo laboratorio stantio. Probabilmente ti farebbe bene leggere meno e vedere di più, caro il mio Peter Kien de noantri. Tagiona con la testa ma vedi con gli occhi.
caro Dino, se è vero che sei un giovane collezionista sarai anche in buona fede e allora scusami se ho pestato troppo e se sono stato polemico con dei giovani artisti ma tu Andrea e Christian
dovete abituarvi all’idea che i vostri valori possono essere
completamente disattesi e forse brutalmente smentiti da altri: inoltre sei stato tu che mi hai chiesto degli esempi, hai parlato di “filosofia della percezione ” e io ti ho risposto con esempi concreti, con un tono polemico fin che vuoi ma gli esempi scusami ancora sono esempi che conosce chiunque bazzica da un pò di tempo nell’argomento . (se vuoi ti mando anche le foto) Se fare degli esempi precisi se scrivere qualcosa più di 7 righe è sfoggio di cultura io mi domando con chi siete abituati ad avere a che fare!Poi, difendere maddalozzo e toffolini per sparare su Cacciari, ragazzi ma voi vi esprimete come dei frustrati studenti fuori corso! Su questi esempi che ho fatto (nomi troppo grossi?ma cosa dovevo citare schiere di artisti minori che hanno fatto cose simili? ) nessuno di voi è stato in grado di entrare nello specifico:”andrea”, che temo sia solo un curatore invidioso (e con qualche brutto ricordo dei suoi non brillanti studi universitari) ha detto che questi esempi non calzano con i giovani artisti citati ma dimentica di dirmi quali sarebbero le differenze che me li dovrebbero fare apprezzare e mi pare una mancanza non da poco. Se per voi basta dire “a me questo sembra bravo” temo che questo non vi basterà e forse è meglio per voi esservi scontrati contro un muro già adesso, perchè vi assicuro che vi può capitare di peggio. Quanto ad andrea e i suoi auguri per un mio futuro negativo devo dirgli che io sto benissimo, che non sono un artista, non sono un critico ma anch’io sono un collezionista e lo sono da un pezzo anche se non sono ancora un vecchione: temo che per andrea , lui sì roso dall’invidia, saranno tempi sempre più duri. Quanto alla tua collezione, dino , dalle tue scelte e dalle tue frequentazioni sei agli inizi e immagino più giovane di me: se ti raccontassi cosa ho comprato io agli inizi penso che non potresti neanche metterti a ridere parchè probabilmente non conosci nessuno di questi artisti: con il tempo sono tutti spariti! e pensa che ho iniziato in anni in cui il casino rispetto ad oggi era minore: il livello delle italiche gallerie è disastroso, c’è un sacco di gente improvvisata che ti vende roba senza futuro, “giovani critici” che sponsorizzano giovani che durano due tre anni , che puoi comprare a 2000- 3000 e che alla fine del giro non valgono neanche quelli! Comincia ad andare all’estero dove i “giovani critici” non hanno nessuna importanza, dove gli spazi pubblici non sono in mano alle solite persone (guarda il caso Bonami) e dove ogni gallerista ha un curricolo
di studi in arte : vai a chiedere ai vicini triestini che studi hanno fatto!
ciao a tutti, ho letto con piacere le vostre opinioni ed è’ la prima volta che vedo un confronto così sentito nel fvg. il tema è pure interessante e circoscrivendo bene l’argomento sarei lieto di organizzare un confronto/scontro con tutti i protagonisti, andrea, dino, marco e coloro che fossero interessanti.
mi preme sottolineare che comunque i giovani artisti tirati in ballo meritano forse un po’ più di rispetto quanto meno perchè si stanno sporcando le mani con quella materia informe che è l’arte.
la mia mail la conoscete, scrivetemi, confido nella vostra disponibilità a sostenere le vostre idee.
Io credo che la storia sia un circolo vizioso entro cui chiunque ha la possibilità di dire il suo (ovviamente con le sue argomentazioni) e allo stesso tempo il contrario. E il citare i “grandi nomi” non possa che amplificare un discorso. Ma la discussione ha preso una piega grottesca, perlomeno strana. C’è un cogli il bersaglio generale che francamente non mi so spiegare su basi prettamente estetiche, o storico-estetiche. Quello è un fallito, quell’altro è un sopravvalutato, questo è un roccamandato: ok, queste figure esistono ed esisteranno sempre. Ma si parla pur sempre di giovani artisti che sudano ogni giorno per dimostrare agli altri che il proprio lavoro è serio, e “vero”. Poi, ciò che ne consegue è cronaca. L’ho già specificato in un precedente intervento: bene scagliarsi contro i grandi, almeno l’invidia è giustificata – anche se qui si parla di collezionismo, mi pare – ma io rimango un sostenitore del tempo informe e della gioventù entusiasta. Bazzana, Toffolini, Maddalozzo che fastidio vi danno se non nel riscontrare il vostro GUSTO (ah che termine in disuso!)? Sembrebbe una frase sciocca, ma io alle ingenuità continuo a credere: non a purosangue ci stiamo rivolgendo, ma ad artisti – giovani – che vogliono vivere del proprio lavoro. Ed è giusto che lo facciano, anche perché – diciamocela tutta – nonostante Manin & co. in Friuli c’è maggiore serietà critica rispetto a tante parti d’Italia nostra.
Salut
Caro Marco, hai una spocchia che non fa onore alla tua cultura. Tu continua pure a comprare quello che vuoi ma evita di fare il maitre a penser e dispensare consigli dal pulpito in cui ti sei collocato. Ti ricordo che il collezionista compra quello che gli piace perchè gli piace e non gira coi manuali o tanto meno con i consigli delle banche per fare investimenti. Io prendo opere che mi emozionano. Facci sapere se partecipi allo scontro.
Cari amici,
quale scontro dovremmo affrontare? Mi sembrate incattiviti e allo sbando!
Cosa dovremmo dire che non ci siamo già detti? Io quello che pensavo l’ho già detto bello lungo chiaro ed esteso nell’interv 06/11/2007 e 05/11/2007: sarei stato duro? Forse troppo, sì ma voi che cosa siete stati capaci di ribattere in concreto ? Parecchie frasi autoconclusive (ma si rende conto di cosa sta affermando? non mi paiono così deboli i lavori di), numerose smentite (del genere:no, non è così, sei privo di fondamento)
E ovviamente numerosi insulti a me , alla mia spocchia e a Cacciari , che è sindaco di Venezia per la seconda volta votato da numerosi suoi cittadini (altro che autodafé nella torre d’avorio).
Tra le cose più ridicole poi è la sparata sulla giovinezza che mi ricorda tempi italici assai ingombranti (Giovinezza, giovinezza , primavera di bellezza) e le tiritere sull’emozione di chi è cresciuto con i luoghi comuni
delle rubriche della posta in certi giornali femminili: certo se uno vive tutto il tempo tra i soliti quattro amici o relegato tra quattro mura anche l’arrivo del postino con i depliant della Vodafone può diventare un avvenimento emozionante! Andate a rileggervi le pregevoli argomentazioni che siete riusciti a redarre (pur avendo quasi 2 settimane di tempo) ; mi pare che si commentino da sole :
andrea: ma di cosa sta parlando?
ma si rende conto di cosa sta affermando?
ma si rende conto di cosa sta affermando?
Credo che lei sia veramente un generoso parente o un amico di qualcuno degli organizzatori (che guarda caso bazzicano in quel di Trieste)
Dino, Udine:
Caro Marco, non mi paiono così deboli i lavori di Toffolini e Maddalozzo. E poi trovo giusto che, in una mostra che vuole fare il “censimento” della scultura non venga escluso nessuno di livello
andrea
gent.le Marco,
non vedo l’ora di leggere il tuo compendio di scultura fai da te visto che ti ergi dinanzi a tutti coloro che provano a criticare una rassegna insignificante, sia negli assunti programmatici che nella curatela…
Dino, Udine
Caro Marco,concedimi di dissentire.
Maddalozzo forse non è un minimalista tout court ma artista che lavora sulla filosofia della percezione e sulla falsità della convenzione “colore”. Le opere che di lui conosco non mi sono minimamente sembrate citazioni bensì lavori autonomi. Nel caso tu trovassi evidenti citazioni sarei lieto se potessi segnalarmelo.
Nel caso di Toffolini ti invito a visionare le opere presso la Galleria Lipanjepuntin. Se poi non ti emozionano nè i grilli che cantano nè l’erba che cresce forse è meglio ti dia all’arte classica. Citando Moretti “continuiamo a farci del male!”
pontormo
L’invidia è gran cosa, ma quando si parla di grandi nomi. Ora, disquisire sul giovane Maddalozzo mi pare un esercizio di stile. Troppo ovvio sparare di citazionismi e riferimenti su un giovane artista. E lasciamo che pensi e faccia i suoi lavori!
christian
Caro marco
sono così ansioso di leggere il tuo saggio sulla scultura contemporanea. Il tuo ossessivo calpestare personalità e celare sotto l’etichetta del ‘già visto – già fatto’ sono operazioni prive di fondamenta e pertanto nulle che mi portano ad un unica considerazione: lascia stare! l’arte contemporeanea è viva e forte, difficilmente ha bisogno di ulteriori parole…e soprattutto delle tue!
Dino, Udine
Bravo marco, applausi: sei bravissimo e coltissimo. Mi imbarazza discertare con un vate come te, io che sono un modesto collezionista di opere da quattro soldi che non conosce annessi e connessi del minimalismo, figurarsi i modesti copisti friulani. Però lasciami dire che mi sembri l’uomo-citazione-colta. Un Cacciari che fa il radiologo dell’arte nel chiuso del suo laboratorio stantio. Probabilmente ti farebbe bene leggere meno e vedere di più, caro il mio Peter Kien de noantri. Tagiona con la testa ma vedi con gli occhi.
Pontormo
Ma si parla pur sempre di giovani artisti che sudano ogni giorno per dimostrare agli altri che il proprio lavoro è serio, e “vero”. Poi, ciò che ne consegue è cronaca. L’ho già specificato in un precedente intervento: bene scagliarsi contro i grandi, almeno l’invidia è giustificata – anche se qui si parla di collezionismo, mi pare – ma io rimango un sostenitore del tempo informe e della gioventù entusiasta.
Dino
Caro Marco, hai una spocchia che non fa onore alla tua cultura. Tu continua pure a comprare quello che vuoi ma evita di fare il maitre a penser e dispensare consigli dal pulpito in cui ti sei collocato. Ti ricordo che il collezionista compra quello che gli piace perchè gli piace e non gira coi manuali o tanto meno con i consigli delle banche per fare investimenti. Io prendo opere che mi emozionano.