Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
13
novembre 2007
fino al 2.XII.2007 Juventus Torino, Palazzo Bricherasio
torino
Un secolo e un decennio della Vecchia signora, la squadra più amata e più odiata d’Italia, e non solo. Ricorrenza celebrata con un nugolo di opere contemporanee nelle sale storiche di Palazzo Bricherasio. E c’è pure un Pinturicchio...
È indubbiamente una mostra curiosa quella allestita nelle sale storiche di Palazzo Bricherasio, a cura di Luca Beatrice, dal titolo Juventus. 110 anni a opera d’arte. Il “compleanno” è festeggiato attraverso un parallelo tra arte e pallone, con la proposta di opere d’arte dall’inizio del secolo a oggi, e una divagazione quattrocentesca.
La squadra più amata -e odiata- d’Italia, emblema della popolare “cultura del pallone”, è un fenomeno di notevoli dimensioni che trascende l’ambito del calcio. Il curatore sostiene infatti che “i due mondi (quello dell’arte e quello del calcio) sono distanti solo in apparenza. Le suggestioni che si provano ammirando un dribbling in campo o un capolavoro in un museo sono le stesse”. Da questa considerazione è nata l’idea di realizzare una mostra che procede attraverso obliquità e intersezioni, talora per contrapposizioni, non sempre immediate. Lo spettatore è accolto dalle opere luminose di Marco Lodola, disposte in modo strategico sulla facciata del Palazzo, con un forte impatto percettivo. L’artista ha immaginato i calciatori come su un campo da gioco, “bianconeri luminosi e illuminati con i colori delle seconde maglie usate nella nostra storia”.
Il percorso nelle sale si snoda fra trofei, filmati che documentano fasi salienti di campionati e coppe, e opere d’arte, disposte tematicamente. Classe, estro e fantasia presenta lavori di artisti che hanno infranto gli schemi convenzionali e codificati dell’arte, in analogia a quanto è avvenuto per giocatori dal profilo eccezionale, quali Platini e Zidane. Si susseguono dunque il taglio di Lucio Fontana, primo tra gli “oriundi” ad aver ottenuto successo in Italia, la lapide di marmo di Antonio Trotta, un monumento alla Tangheida, visto come un omaggio a Camoranesi, e un monocromo blu di Yves Klein, fortemente simbolico.
L’analogia tra Del Piero e Pinturicchio è sottolineata dalla presenza in mostra di un dipinto di quest’ultimo, Il Bambin Gesù delle mani (1492-93). La sala dei Gladiatori esalta l’agonismo, la tempra pugnace, il gusto inesausto della lotta, sottolineando il valore della fede nello sport, a ogni costo, e parallelamente nell’arte la capacità di lottare controcorrente. Ne sono esempio de Chirico, Sironi e, più vicini nel tempo, la performance e la body art. L’estetica del bianco e nero, colore che da sempre è il contrassegno della squadra, connota le origini del cinema e della fotografia. In questa sezione si evidenziano l’acuto ritratto dell’“Avvocato”, allora cinquantenne, realizzato da Andy Warhol (1972), il dipinto di Mimmo Paladino, Pieno di neve, pieno di stelle (1978), che riprende l’icona della zebra, e l’opera optical a sottili strisce bianche e nere di Michael Scott.
Torino siamo noi sottolinea come la Juventus incarni lo “spirito” della città. I lavori presentati sotto questo segno, quali l’autoritratto giovanile di Enrico Paulucci, allora portiere della Juventus, Food Ball (1975), il “pallone da mangiare” di Aldo Mondino, e Senza titolo (1994), paesaggio notturno e inquieto di Daniele Galliano, costituiscono una sorta di percorso all’interno del percorso della mostra.
La squadra più amata -e odiata- d’Italia, emblema della popolare “cultura del pallone”, è un fenomeno di notevoli dimensioni che trascende l’ambito del calcio. Il curatore sostiene infatti che “i due mondi (quello dell’arte e quello del calcio) sono distanti solo in apparenza. Le suggestioni che si provano ammirando un dribbling in campo o un capolavoro in un museo sono le stesse”. Da questa considerazione è nata l’idea di realizzare una mostra che procede attraverso obliquità e intersezioni, talora per contrapposizioni, non sempre immediate. Lo spettatore è accolto dalle opere luminose di Marco Lodola, disposte in modo strategico sulla facciata del Palazzo, con un forte impatto percettivo. L’artista ha immaginato i calciatori come su un campo da gioco, “bianconeri luminosi e illuminati con i colori delle seconde maglie usate nella nostra storia”.
Il percorso nelle sale si snoda fra trofei, filmati che documentano fasi salienti di campionati e coppe, e opere d’arte, disposte tematicamente. Classe, estro e fantasia presenta lavori di artisti che hanno infranto gli schemi convenzionali e codificati dell’arte, in analogia a quanto è avvenuto per giocatori dal profilo eccezionale, quali Platini e Zidane. Si susseguono dunque il taglio di Lucio Fontana, primo tra gli “oriundi” ad aver ottenuto successo in Italia, la lapide di marmo di Antonio Trotta, un monumento alla Tangheida, visto come un omaggio a Camoranesi, e un monocromo blu di Yves Klein, fortemente simbolico.
L’analogia tra Del Piero e Pinturicchio è sottolineata dalla presenza in mostra di un dipinto di quest’ultimo, Il Bambin Gesù delle mani (1492-93). La sala dei Gladiatori esalta l’agonismo, la tempra pugnace, il gusto inesausto della lotta, sottolineando il valore della fede nello sport, a ogni costo, e parallelamente nell’arte la capacità di lottare controcorrente. Ne sono esempio de Chirico, Sironi e, più vicini nel tempo, la performance e la body art. L’estetica del bianco e nero, colore che da sempre è il contrassegno della squadra, connota le origini del cinema e della fotografia. In questa sezione si evidenziano l’acuto ritratto dell’“Avvocato”, allora cinquantenne, realizzato da Andy Warhol (1972), il dipinto di Mimmo Paladino, Pieno di neve, pieno di stelle (1978), che riprende l’icona della zebra, e l’opera optical a sottili strisce bianche e nere di Michael Scott.
Torino siamo noi sottolinea come la Juventus incarni lo “spirito” della città. I lavori presentati sotto questo segno, quali l’autoritratto giovanile di Enrico Paulucci, allora portiere della Juventus, Food Ball (1975), il “pallone da mangiare” di Aldo Mondino, e Senza titolo (1994), paesaggio notturno e inquieto di Daniele Galliano, costituiscono una sorta di percorso all’interno del percorso della mostra.
articoli correlati
La mostra dedicata al Toro
tiziana conti
mostra visitata il 28 ottobre 2007
dal 26 ottobre al 2 dicembre 2007
Juventus. 110 anni ad opera d’arte
a cura di Luca Beatrice
Palazzo Bricherasio
Via Lagrange, 20 (centro storico) – 10123 Torino
Orario: lunedì ore 14.30-19.30; da martedì a domenica ore 9.30-19.30; giovedì e sabato ore 9.30-22.30
Ingresso: intero € 3; bambini € 1
Catalogo Damiani
Info: tel. +39 0115711811; fax +39 0115711850; info@palazzobricherasio.it; www.palazzobricherasio.it
[exibart]
ma perchè galliano non la smette? ha avuto il suo momento di gloria nei tempi d’oro, adesso sarebbe meglio si desse ad altro!
per favore, basta con questi quadretti da furbetto.
non si coglie il senso
palazzo bricherasio sta toccando il fondo
insieme a molte gallerie torinesi
mi dispiace
i