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10
dicembre 2007
fino al 30.XII.2007 Ingo Gerken Milano, Pianissimo
milano
Come un acrobata sul filo, Gerken gioca con le forze che regolano lo spazio. Stuzzica la gravità, abbatte la quarta parete, cristallizza il movimento centrifugo con un semplice gesto. Sei opere che sintetizzano il concettualismo minimale del giovane artista tedesco...
Riproduzione come ripetizione di eventi già vissuti? O riproduzione come riproposizione fedele dei rapporti di spazio-tempo che regolano la realtà? Ingo Gerken (Lippetal, 1971; vive a Berlino) sembra sceglierle entrambe, come facce della stessa medaglia: se da un lato il vento prima della tempesta di The Ocean scaraventa carte e bottiglie oltre la bidimensionalità della fotografia, decostruendo la sintassi semantica che la storia dell’arte da sempre affida al prodotto fotografico, dall’altro ricostruisce la singolarità di una situazione o dello sguardo di un qualunque osservatore sull’eremo di un paesaggio naturale. Riproduzione quindi di un vissuto o di un ricordo, che al tempo stesso crea l’occasione per rielaborare il concetto di rappresentazione, inteso come campo vettoriale in cui agiscono forze visibili.
A interessare l’artista è la processualità che connota l’oggetto e lo spazio espositivo, allestito sapientemente in maniera fluida, magnetica, permeabile. In diagonale si estende Untitled Tendency, una scala mantenuta in equilibrio da un nastro adesivo srotolato lungo il pavimento dalla galleria, un ulteriore scherzo concettuale che indaga l’equilibrio come situazione possibile e reale, il limite come ostacolo e perverso divertimento, lo standard come il fuori regola di cui disfarsi.
Creature of the Dark ricorda invece lo Houseproject di Dublino di alcuni mesi fa, Homemade, una mostra collettiva ospitata in un appartamento, in occasione della quale aveva legato fuori dalla porta d’ingresso le scarpe del curatore. Un ulteriore gesto irriverente che, riadattato negli spazi di Pianissimo, sembrerebbe invitare la critica a starne fuori, inchiodando al muro l’intero sistema dell’arte.
Infine, un passo indietro alla Biennale di Lione e alla serie di découpage esposti nella galleria Le9bis, tra cui ritroviamo Untitled (D. Gordon), un intervento sull’immagine che rimane in qualche modo fedele all’insegnamento del videoartista scozzese: stesso riutilizzo della tecnica dell’ingrandimento, medesima ricerca sulla plasticità dell’immagine.
Dal 2004, anno di concepimento di quest’ultimo lavoro, Gerken ha dunque indagato le proprietà della scultura nei suoi molteplici aspetti, riuscendo a scavalcare le caratteristiche che il mezzo artistico gli ha di volta in volta messo innanzi: oltre la bidimensionalità e la tridimensionalità, verso l’indefinito limite della spazialità. Le sue opere più recenti, nonché le meglio riuscite, sorprendono l’osservatore collocandolo in un orizzonte virtuale in cui reale e immaginario sembrano convivere perfettamente.
A interessare l’artista è la processualità che connota l’oggetto e lo spazio espositivo, allestito sapientemente in maniera fluida, magnetica, permeabile. In diagonale si estende Untitled Tendency, una scala mantenuta in equilibrio da un nastro adesivo srotolato lungo il pavimento dalla galleria, un ulteriore scherzo concettuale che indaga l’equilibrio come situazione possibile e reale, il limite come ostacolo e perverso divertimento, lo standard come il fuori regola di cui disfarsi.
Creature of the Dark ricorda invece lo Houseproject di Dublino di alcuni mesi fa, Homemade, una mostra collettiva ospitata in un appartamento, in occasione della quale aveva legato fuori dalla porta d’ingresso le scarpe del curatore. Un ulteriore gesto irriverente che, riadattato negli spazi di Pianissimo, sembrerebbe invitare la critica a starne fuori, inchiodando al muro l’intero sistema dell’arte.
Infine, un passo indietro alla Biennale di Lione e alla serie di découpage esposti nella galleria Le9bis, tra cui ritroviamo Untitled (D. Gordon), un intervento sull’immagine che rimane in qualche modo fedele all’insegnamento del videoartista scozzese: stesso riutilizzo della tecnica dell’ingrandimento, medesima ricerca sulla plasticità dell’immagine.
Dal 2004, anno di concepimento di quest’ultimo lavoro, Gerken ha dunque indagato le proprietà della scultura nei suoi molteplici aspetti, riuscendo a scavalcare le caratteristiche che il mezzo artistico gli ha di volta in volta messo innanzi: oltre la bidimensionalità e la tridimensionalità, verso l’indefinito limite della spazialità. Le sue opere più recenti, nonché le meglio riuscite, sorprendono l’osservatore collocandolo in un orizzonte virtuale in cui reale e immaginario sembrano convivere perfettamente.
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Galleria Pianissimo
Via Ventura, 5 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: info@pianissimo.it; www.pianissimo.it
[exibart]