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10
dicembre 2007
fino all’11.I.2008 Dove Bradshaw Roma, Spazio Senzatitolo
roma
Il lento e inesorabile cammino del tempo può lasciare tracce profonde sulle cose che ci circondano. Bradshaw indaga questo singolare rapporto fra arte e scienza. In una personale dal carattere misterioso e accattivante...
di Michele Nero
Dove Bradshaw (New York, 1949) è un’artista particolare. Nella sua arte, le cose più morbide e fluttuanti, come l’acqua, riescono addirittura a modellare quelle più dure, come la pietra, costringendole a divenire altro.
Guardare il tempo che passa, lento e inesorabile, divenire incessante senza fine, può diventare una forma d’arte insolita ma efficace. Distinta dalla Land Art, poiché le opere non vivono immerse nel paesaggio naturale, ma sono la stessa espressione naturale inserita nel contesto urbano, quasi domestico. Così gli elementi naturali si trasformano. Azioni e mutazioni dove tutto scorre come nella filosofia eraclitea o nella più recente fisica, dove il noto principio afferma che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Mai come in questo caso l’artista diventa un vero e proprio alchimista, che assiste la natura nei suoi processi di trasformazione: un’epifania reattiva si manifesta in forme instabili. Così come accade quando il solfuro di potassio è posto sull’argento, reagendo in maniera diversa a seconda del calore e dell’umidità del luogo. Forze invisibili trasformano ciò che appare sotto i nostri occhi; ma lo fanno lentamente, attimo dopo attimo, senza mai fermarsi. Sicuramente Bradshaw porta avanti un dialogo iniziato in precedenza dagli artisti di Fluxus o da personalità del calibro di John Cage più che William Anastasi. Tutto ciò per mostrare materiali viventi che reagiscono all’ambiente.
Il processo creativo rimane sempre un mistero, inarrestabile quanto imprevedibile. C’è un inizio ma non c’è una fine. Tutto questo perché la creazione dà vita a un principio di contingenza più che di casualità, consapevolmente attivato dall’artista operante sugli eventi, con uno sviluppo graduale, piuttosto che attraverso una semplice commistione di elementi. Ovidio sosteneva che “gutta cavat lapidem”; Bradshaw lo fa vedere fisicamente in Waterstone, nel momento in cui una clessidra fa gocciolare perennemente dell’acqua su una pietra calcarea, fino a corroderla lentamente. O in Negative ions II, quando un’altra clessidra gocciola incessante su una montagna di sale da 650 chili, costringendolo a un continuo processo di cristallizzazione.
C’è magia intorno alle opere di Dove Bradshaw ed è l’incanto di sentire che ciò che stiamo vedendo vive sotto il nostro naso. L’installazione presso Senzatitolo sfrutta a pieno anche la morfologia dello spazio, collocando le diverse opere in maniera strategica, su più livelli. Come la botola centrale: una finestra sul tempo che nasconde una montagna di sale che può essere osservata da vicino semplicemente scendendo di un piano, mentre a prima vista ciò che colpisce è la meravigliosa clessidra, sospesa nel vuoto, lenta e inesorabile, a gocciolare.
Dove Bradshaw regala la meraviglia del tempo e ci riporta in un non-tempo mitico. Dal sapore lontano ma sempre affascinante e misterioso. Il tempo della vita.
Guardare il tempo che passa, lento e inesorabile, divenire incessante senza fine, può diventare una forma d’arte insolita ma efficace. Distinta dalla Land Art, poiché le opere non vivono immerse nel paesaggio naturale, ma sono la stessa espressione naturale inserita nel contesto urbano, quasi domestico. Così gli elementi naturali si trasformano. Azioni e mutazioni dove tutto scorre come nella filosofia eraclitea o nella più recente fisica, dove il noto principio afferma che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Mai come in questo caso l’artista diventa un vero e proprio alchimista, che assiste la natura nei suoi processi di trasformazione: un’epifania reattiva si manifesta in forme instabili. Così come accade quando il solfuro di potassio è posto sull’argento, reagendo in maniera diversa a seconda del calore e dell’umidità del luogo. Forze invisibili trasformano ciò che appare sotto i nostri occhi; ma lo fanno lentamente, attimo dopo attimo, senza mai fermarsi. Sicuramente Bradshaw porta avanti un dialogo iniziato in precedenza dagli artisti di Fluxus o da personalità del calibro di John Cage più che William Anastasi. Tutto ciò per mostrare materiali viventi che reagiscono all’ambiente.
Il processo creativo rimane sempre un mistero, inarrestabile quanto imprevedibile. C’è un inizio ma non c’è una fine. Tutto questo perché la creazione dà vita a un principio di contingenza più che di casualità, consapevolmente attivato dall’artista operante sugli eventi, con uno sviluppo graduale, piuttosto che attraverso una semplice commistione di elementi. Ovidio sosteneva che “gutta cavat lapidem”; Bradshaw lo fa vedere fisicamente in Waterstone, nel momento in cui una clessidra fa gocciolare perennemente dell’acqua su una pietra calcarea, fino a corroderla lentamente. O in Negative ions II, quando un’altra clessidra gocciola incessante su una montagna di sale da 650 chili, costringendolo a un continuo processo di cristallizzazione.
C’è magia intorno alle opere di Dove Bradshaw ed è l’incanto di sentire che ciò che stiamo vedendo vive sotto il nostro naso. L’installazione presso Senzatitolo sfrutta a pieno anche la morfologia dello spazio, collocando le diverse opere in maniera strategica, su più livelli. Come la botola centrale: una finestra sul tempo che nasconde una montagna di sale che può essere osservata da vicino semplicemente scendendo di un piano, mentre a prima vista ciò che colpisce è la meravigliosa clessidra, sospesa nel vuoto, lenta e inesorabile, a gocciolare.
Dove Bradshaw regala la meraviglia del tempo e ci riporta in un non-tempo mitico. Dal sapore lontano ma sempre affascinante e misterioso. Il tempo della vita.
michele nero
mostra visitata il 16 novembre 2007
dal 16 novembre 2007 all’11 gennaio 2008
Dove Bradshaw – Time & Material
Associazione culturale Senzatitolo
Via Panisperna, 100 (Rione Monti) – 00184 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 17-20
Ingresso libero
Catalogo in mostra
Info: tel./fax +39 06474881; info@spaziosenzatitolo.org; www.spaziosenzatitolo.org
[exibart]
Vedere una mostra del genere a Roma è un privilegio, ed è bene che l’articolo l’abbia segnalato: senzatitolo è uno dei pochi spazi della città dove s’intende attenzione autentica per la ricerca e una cura trasparente verso le opere esposte. ‘Negative Ions’ da sola vale la visita.