11 dicembre 2007

fino al 13.XII.2007 Marya Kazoun / Debora Vrizzi Udine, 3g arte contemporanea

 
La morte di otto icone femminili e la materializzazione della vita psichica. Le foto in cui si (re)interpreta, con leggerezza, la tragica realtà. E il disegno che sviscera gli inferi del pensiero. Due sensibilità a confronto...

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Come sostiene a ragione la curatrice nel bel testo in catalogo, vi è un’antitesi non solo apparente fra le due artiste invitate per questa doppia personale, in cui la personalità, “la tensione creativa è mossa da principi opposti e complementari”. E la dicotomia non è semplicemente una categoria interpretativa, bensì espressione di un modus operandi differente: uno marcatamente interessato a creare un evento pubblico, esteriore, l’altro a manifestare una realtà e visioni assolutamente mentali, psichiche.
Debora Vrizzi (Cividale del Friuli, 1975) ha inscenato la morte di otto donne famose, tutte -eccetto una- morte prematuramente. Ha creato quindi otto scenari, a cavallo tra realismo e visione glamour da rivista patinata, che ricostruiscono il momento del trapasso di Lady Diana, Francesca Woodman, Madre Teresa di Calcutta, Maria Antonietta, Marilyn Monroe, Mata Hari, Nico, Sissi. In ciascuno ha personalmente interpretato la donna morente nel momento del trapasso, nel momento in cui, secondo una delle regole della moderna mitologia pop, la persona cessa di essere identità per assumere il ruolo di icona. É in quell’istante d’intimità con la morte che avviene l’estremo affermarsi dell’individuo già noto e famoso, che entra così di diritto nella storia, per diventare esclusivamente di proprietà pubblica.
Debora Vrizzi - Maria Antonietta (particolare) - 2007 - lambda print - cm 90x60
Ogni morte è documentata da una foto a colori, uno scatto che congela quell’istante, che diventa eterno come l’amore inappagato degli amanti dell’Ode all’urna greca di John Keats, ma con la consapevolezza dell’evento che ricorda il trapasso di Marat nella vasca da bagno. Peccato però che -nonostante l’attualissimo unhappy end– tra una poetica Francesca Woodman stesa sul pavimento e una Maria Antonietta alla gogna con tanto di brioche alla bocca (di cui è presente anche un video), la sensazione sia forse quello di aver declinato il progetto in chiave un po’ troppo estetizzante, in versione fiabesca, alla maniera de Il favoloso mondo di Amélie.
Di altra natura il lavoro di Marya Kazoun (Beirut, 1976; vive a New York), la quale sceglie di dare forma alle proprie inquietudini mentali creando degli esseri a cavallo tra uomo e animale, ricoperti di pelo, con lati per certi aspetti mostruosi. La vetrina della galleria è infatti popolata da quest’umanità offesa, una sorta di creatura da universo postatomico o da organismo geneticamente modificato, piuttosto inquietante nell’essere solo corpo, senza alcuna identità o caratterizzazione che permetta di cogliere tratti somatici. Le creature di stoffa partorite da Kazoun, infatti, come quelle realizzate in vetro colorato realizzato a Venezia, tendono a sembrare la somma di ritagli e membra di esseri differenti, una sorta di frottage visionario posto in essere per liberare dagli incubi notturni un individuo dalla feroce fantasia.
Marya Kazoun - Amos in the Window - 2007 - installazione - dimensioni variabili
Più meditati invece i disegni (carte successivamente intelate, realizzate per la Biennale di Sharjah), in cui la pratica a pastello e china lascia posto a visioni che ricordano radici, piante, polmoni, ragnatele, sabbia, di natura prettamente lirica.

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mostra visitata il 30 novembre 2007


dal 27 ottobre al 13 dicembre 2007
Marya Kazoun / Debora Vrizzi – Mise en Abyme
a cura di Rosetta Gozzini
3g arte contemporanea
Via della Rosta, 44 (zona Stazione) – 33100 Udine
Orario: da martedì a sabato ore 16-20
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0432507097; info@3garte.com; www.3garte.com

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