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25
gennaio 2008
fino al 3.II.2008 Step 2 Bologna, Mambo
bologna
A Bologna si inaugura la “Fase 2” del Mambo. Dopo Vertigo, cinque giovani artisti internazionali si confrontano con gli spazi del nuovo museo. Con altrettante personali, che parlano di emergenze, vita comune, storia, scultura ed empatia...
di Santa Nastro
Vita nuova. Conclusa Vertigo, il Mambo inaugura Step 2, la seconda fase. Dopo un esordio molto istituzionale, lo spazio espositivo di Bologna per antonomasia si concede il lusso di quattro personali concomitanti, in attesa dell’arrivo della collezione permanente, previsto per marzo 2008. Il percorso espositivo, questa volta meno roboante del precedente celantiano, ostenta una divisione spartana degli spazi, in cui sono inscritte le opere di quattro giovani artisti, che delinea altrettanti personali, risolte -dall’assenza di perimetri troppo marcati- in un’unica collettiva.
Si parte con Adam Chodzko (Londra, 1965), il cui maggior impegno si realizza nell’installazione M-Path. Empatia significa, per l’artista, camminare nelle scarpe altrui, anche se -Depeche Mode docet- c’è il pericolo di inciampare ai primi passi. Perciò introduce il suo personale alambicco espositivo con una scarpiera colma di calzature usate e invita gli spettatori a scambiarle con le proprie per il breve lasso di tempo della visita alla mostra. Un oggetto quotidiano dismesso, un rifiuto, diventerebbe così il tramite di sensazioni ed esperienze, un’arma per abbattere le timidezze, un modo per entrare in contatto e per passare da una sfera individuale a una più propriamente collettiva.
Meno legato al sociale è il percorso di Bojan Šarčević (Belgrado, 1974; vive a Berlino e Parigi). L’artista, infatti, si nega il dialogo con la realtà in favore di un discorso centenario sulla forma e il segno, sulla scultura nel suo rapporto con lo spazio, urbanistico o architettonico che sia. Ripartisce, quindi, i metri quadrati offertigli dal Mambo in una scansione regolare di padiglioni asettici, entro i quali incornicia altrettante proiezioni che descrivono il rapporto tra forma e materia, volume e colore, scultura e luce.
Senza dubbio più criptica e ardita è la mostra disegnata da Diego Perrone (Asti, 1970; vive a Milano e Berlino). A partire dal titolo, La madre di Boccioni in ambulanza e la fusione della campana, incomprensibile senza l’adeguato libretto d’istruzioni, grazie al quale il visitatore viene finalmente reso edotto sulle intenzioni iniziali dell’artista, pur uscendone ugualmente un po’ confuso dalla miscela surreale di processi di fusioni di campane, immagini splatter scaricate dal web, elementi di futurismo, computer graphic, emergenze, leggi della fisica e così via.
Conclude l’intero carrozzone il progetto ludico-artistico di Eva Marisaldi (Bologna, 1966), il più leggero in tutta questa austerità. Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con il teatro della vita, dapprima attraverso la riproposizione “a misura d’uomo” di un circuito a ostacoli di una gara di equitazione, che richiama le piccole difficoltà affrontate quotidianamente da ciascun individuo; infine con la versione parodistica di una platea tascabile, in cui alla classica marionetta si contrappone un meccano ballerino, una compilation sbarazzina, azioni evocative -bandiere che garriscono, lanci di bolle di sapone- e coloratissime luci del varietà.
Si parte con Adam Chodzko (Londra, 1965), il cui maggior impegno si realizza nell’installazione M-Path. Empatia significa, per l’artista, camminare nelle scarpe altrui, anche se -Depeche Mode docet- c’è il pericolo di inciampare ai primi passi. Perciò introduce il suo personale alambicco espositivo con una scarpiera colma di calzature usate e invita gli spettatori a scambiarle con le proprie per il breve lasso di tempo della visita alla mostra. Un oggetto quotidiano dismesso, un rifiuto, diventerebbe così il tramite di sensazioni ed esperienze, un’arma per abbattere le timidezze, un modo per entrare in contatto e per passare da una sfera individuale a una più propriamente collettiva.
Meno legato al sociale è il percorso di Bojan Šarčević (Belgrado, 1974; vive a Berlino e Parigi). L’artista, infatti, si nega il dialogo con la realtà in favore di un discorso centenario sulla forma e il segno, sulla scultura nel suo rapporto con lo spazio, urbanistico o architettonico che sia. Ripartisce, quindi, i metri quadrati offertigli dal Mambo in una scansione regolare di padiglioni asettici, entro i quali incornicia altrettante proiezioni che descrivono il rapporto tra forma e materia, volume e colore, scultura e luce.
Senza dubbio più criptica e ardita è la mostra disegnata da Diego Perrone (Asti, 1970; vive a Milano e Berlino). A partire dal titolo, La madre di Boccioni in ambulanza e la fusione della campana, incomprensibile senza l’adeguato libretto d’istruzioni, grazie al quale il visitatore viene finalmente reso edotto sulle intenzioni iniziali dell’artista, pur uscendone ugualmente un po’ confuso dalla miscela surreale di processi di fusioni di campane, immagini splatter scaricate dal web, elementi di futurismo, computer graphic, emergenze, leggi della fisica e così via.
Conclude l’intero carrozzone il progetto ludico-artistico di Eva Marisaldi (Bologna, 1966), il più leggero in tutta questa austerità. Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con il teatro della vita, dapprima attraverso la riproposizione “a misura d’uomo” di un circuito a ostacoli di una gara di equitazione, che richiama le piccole difficoltà affrontate quotidianamente da ciascun individuo; infine con la versione parodistica di una platea tascabile, in cui alla classica marionetta si contrappone un meccano ballerino, una compilation sbarazzina, azioni evocative -bandiere che garriscono, lanci di bolle di sapone- e coloratissime luci del varietà.
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santa nastro
mostra visitata il 6 gennaio 2008
dal primo dicembre 2007 al 3 febbraio 2008
Step 2
Eva Marisaldi – Jumps
a cura di Roberto Daolio
Adam Chodzko – M-path and Hole
a cura di Andrea Viliani
Diego Perrone – La madre di Boccioni in ambulanza e la fusione della campana
a cura di Charlotte Laubard e Andrea Viliani
Bojan Šarčević – Already Vanishing
a cura di Andrea Viliani
MAMBo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14 – 40121 Bologna
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22
Ingresso libero
Info: tel. +39 0516496611; fax +39 0516496600; info@mambo-bologna.org; www.mambo-bologna.org
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