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06
marzo 2008
fashion_brand Il nuovo look dalla Polonia
Moda
Bodywear in progress: non l’ultima frontiera del fitness, ma una filo-sofia per il fashion design. Il senso di un abito si genera solo nel momento in cui viene rimosso dalla gruccia. Almeno secondo Viola Spiechowicz...
“Esprimersi attraverso ciò che si indossa è un modo per aprirsi al mondo”: così la pensa Viola Spiechowicz, già etichettata da “Wallpaper U.K.” come l’artefice del new look made in Poland, sempre con uno sguardo eclettico sulle differenti tradizioni e culture mondiali. Il suo è un prêt-à-porter prodotto in collezioni limitate, dal sapore fortemente artigianale, al quale -proprio a partire dal 2008- si affiancano esclusive creazioni haute couture. Prodotti fuori dal comune, abiti come media: strumenti attraverso i quali esprimere il proprio animo artistico, manifestando un approccio personale e innovativo al mondo circostante. Progressive bodywear: capi di abbigliamento che diventano tali solo nella sinergia con un corpo e un ambiente, capi da osservare e vivere in movimento, all’interno di una situazione dinamica, impossibili da comprendere e apprezzare appesi a una gruccia.
In particolare, la collezione autunno/inverno 2009 vive nell’interazione armonica fra abito, aria e movimento corporeo: vestiti che catturano il vento -quasi un ritornello a riecheggiare la linea The Wind, pensata da Issey Miyake in collaborazione con Dyson per la primavera/estate 2008- e capi-spalla costruiti, architettonici. Creazioni pensate innanzitutto per adempiere alla loro funzione, che acquisiscono però ulteriori sensi, divenendo quasi forme viventi nel momento in cui sono indossate. Ecco la morbida seta color melanzana gonfiarsi alla prima brezza d’autunno, muovendo l’orlo di un abito da sera e creandone il volume dal punto vita in giù. Passaggio d’aria anche sulla schiena per certi mini-dress fluttuanti nelle tonalità dal grigio al ceruleo: con giochi di micropieghe e plissettature sul davanti e veri e propri rilevatori di forza eolica sul dietro.
L’uso dei tessuti alterna le leggerezze e le trasparenze di certi vestiti sagomati sulla linea a “O”, ai pesi e alle consistenze di certi cappotti caratterizzati dalla linea ad “A” -sculture in lana cotta che fendono lo spazio- passando per la plasticità di certi abitini shaped e conformati. Le fibre naturali, le lane e le sete sono integrate con materiali tecnici: grazie alla combinazione dell’organza di seta con il poliuretano è possibile ricavare forme scultoree, composte anche con l’aiuto di sovrapposizioni, sottovesti, “bombature” e arricciature. Gli accenti cadono sul punto vita e sotto il seno, in un gioco di silhouette che ammicca tanto agli anni ’50 quanto allo “stile impero”. Le lunghezze variano dal mini a un palmo sotto il ginocchio.
La palette si muove in uno spettro di tonalità desaturate: dal marrone al terra bruciata, dal tabacco al grigio fumo, con incursioni nei rosa, e in certe profondità intense dei blu e dei verdi autunnali. Le finiture e i dettagli artigianali veicolano poi quel gusto hand-made che identifica lo stile unico della designer, tra il prêt-à-porter, l’alta moda e la forma d’arte in movimento.
In particolare, la collezione autunno/inverno 2009 vive nell’interazione armonica fra abito, aria e movimento corporeo: vestiti che catturano il vento -quasi un ritornello a riecheggiare la linea The Wind, pensata da Issey Miyake in collaborazione con Dyson per la primavera/estate 2008- e capi-spalla costruiti, architettonici. Creazioni pensate innanzitutto per adempiere alla loro funzione, che acquisiscono però ulteriori sensi, divenendo quasi forme viventi nel momento in cui sono indossate. Ecco la morbida seta color melanzana gonfiarsi alla prima brezza d’autunno, muovendo l’orlo di un abito da sera e creandone il volume dal punto vita in giù. Passaggio d’aria anche sulla schiena per certi mini-dress fluttuanti nelle tonalità dal grigio al ceruleo: con giochi di micropieghe e plissettature sul davanti e veri e propri rilevatori di forza eolica sul dietro.
L’uso dei tessuti alterna le leggerezze e le trasparenze di certi vestiti sagomati sulla linea a “O”, ai pesi e alle consistenze di certi cappotti caratterizzati dalla linea ad “A” -sculture in lana cotta che fendono lo spazio- passando per la plasticità di certi abitini shaped e conformati. Le fibre naturali, le lane e le sete sono integrate con materiali tecnici: grazie alla combinazione dell’organza di seta con il poliuretano è possibile ricavare forme scultoree, composte anche con l’aiuto di sovrapposizioni, sottovesti, “bombature” e arricciature. Gli accenti cadono sul punto vita e sotto il seno, in un gioco di silhouette che ammicca tanto agli anni ’50 quanto allo “stile impero”. Le lunghezze variano dal mini a un palmo sotto il ginocchio.
La palette si muove in uno spettro di tonalità desaturate: dal marrone al terra bruciata, dal tabacco al grigio fumo, con incursioni nei rosa, e in certe profondità intense dei blu e dei verdi autunnali. Le finiture e i dettagli artigianali veicolano poi quel gusto hand-made che identifica lo stile unico della designer, tra il prêt-à-porter, l’alta moda e la forma d’arte in movimento.
link correlati
www.violaspiechowicz.com
marzia fossati
[exibart]