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09
aprile 2008
fino al 24.IV.2008 Paul Ferman Roma, InternoVentidue
roma
Influenza del Quarto potere. Illusioni create dalla stampa per distrarre e manipolare l’opinione pubblica. Disperazione e ricerca intimista per cercare l’identità perduta. Il tutto nella nuova personale italiana di un tedesco che vive in Australia...
Susan Alexander: “La gente penserà…“; Charles Kane: “…solo quello che voglio io“. Questa sequenza del film Quarto potere, il primo lungometraggio diretto da Orson Welles e divenuto una pietra miliare nella storia del cinema, sintetizza la principale chiave di lettura della mostra di Paul Ferman (Hamburg, 1948; vive a Sidney).
Nell’ambito del diritto e della separazione dei poteri, con quarto potere si indica la capacità dei media di influenzare le opinioni e le scelte dei cittadini elettori, mentre il modello di propaganda teorizzato da Edward S. Herman e Noam Chomsky tentava di spiegare la presunta distorsione dei mass media in termini di cause economiche strutturali. Così, l’artista australiano d’adozione, stimolato da questa consapevolezza critica, riflette sulle illusioni create dalla stampa internazionale per distrarre e manipolare l’opinione pubblica, attraverso la sovrapposizione di immagini di guerra, miseria e morte a Chernobyl e Baghdad, in Libano o in Africa con le copertine di periodici di moda, decorazione d’interni, cibo, viaggi e finanza.
A questa recente serie fotografica, intitolata Necessary Illusions (2008) e somigliante ai décollage di Mimmo Rotella, si aggiungono quattro immagini della serie Abstract Particulars (2006), risultato degli scatti effettuati su un promontorio vicino alla casa dell’artista a Palm Beach, nella fascia subtropicale a nord di Sydney. Nelle immagini idilliche dell’Oceano Pacifico sono inserite coppie di parole da una battuta del Re Lear shakespeariano, nel momento della sua più profonda disperazione: “Chi può dirmi chi sono?”.
Un gioco ambiguo, incentrato sull’essenzialità dei termini, tra il sogno della visione paradisiaca e l’incubo della disperazione per la ricerca dell’identità perduta, che si associa alla terza serie in mostra, Proximity (2002). In confronto alle ampie visioni in esterno della serie precedente, questa è certamente più intimista, realizzata con immagini catturate dentro e nei dintorni di casa. Le immagini composte attraverso multi-esposizioni -da un minimo di quattro a un massimo di dieci scatti sovrapposti- includono riflessi, finestre, alberi o particolari di piante selvatiche australiane in cui la luce scoppia, fino a raggiungere il limite imposto dal supporto.
Così, la critica alla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso le immagini, la disperazione nella solitudine e la ricerca interiore conformano tre modelli, diversi ma analoghi. Per lottare contro l’inesorabile smarrimento dell’identità.
Nell’ambito del diritto e della separazione dei poteri, con quarto potere si indica la capacità dei media di influenzare le opinioni e le scelte dei cittadini elettori, mentre il modello di propaganda teorizzato da Edward S. Herman e Noam Chomsky tentava di spiegare la presunta distorsione dei mass media in termini di cause economiche strutturali. Così, l’artista australiano d’adozione, stimolato da questa consapevolezza critica, riflette sulle illusioni create dalla stampa internazionale per distrarre e manipolare l’opinione pubblica, attraverso la sovrapposizione di immagini di guerra, miseria e morte a Chernobyl e Baghdad, in Libano o in Africa con le copertine di periodici di moda, decorazione d’interni, cibo, viaggi e finanza.
A questa recente serie fotografica, intitolata Necessary Illusions (2008) e somigliante ai décollage di Mimmo Rotella, si aggiungono quattro immagini della serie Abstract Particulars (2006), risultato degli scatti effettuati su un promontorio vicino alla casa dell’artista a Palm Beach, nella fascia subtropicale a nord di Sydney. Nelle immagini idilliche dell’Oceano Pacifico sono inserite coppie di parole da una battuta del Re Lear shakespeariano, nel momento della sua più profonda disperazione: “Chi può dirmi chi sono?”.
Un gioco ambiguo, incentrato sull’essenzialità dei termini, tra il sogno della visione paradisiaca e l’incubo della disperazione per la ricerca dell’identità perduta, che si associa alla terza serie in mostra, Proximity (2002). In confronto alle ampie visioni in esterno della serie precedente, questa è certamente più intimista, realizzata con immagini catturate dentro e nei dintorni di casa. Le immagini composte attraverso multi-esposizioni -da un minimo di quattro a un massimo di dieci scatti sovrapposti- includono riflessi, finestre, alberi o particolari di piante selvatiche australiane in cui la luce scoppia, fino a raggiungere il limite imposto dal supporto.
Così, la critica alla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso le immagini, la disperazione nella solitudine e la ricerca interiore conformano tre modelli, diversi ma analoghi. Per lottare contro l’inesorabile smarrimento dell’identità.
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dal 29 febbraio al 24 aprile 2008
Paul Ferman – Necessary Illusions
a cura di Jonathan Turner
Interno Ventidue Arte Contemporanea – Palazzo Taverna
Via di Monte Giordano 36 (zona piazza Navona) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 15-20 e su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0681909377; info@internoventidue.com; www.internoventidue.com
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