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19
maggio 2008
fino al 31.V.2008 Giorgio Barrera Venezia, Jarach Gallery
venezia
I vetri di una porta-finestra immettono in una cucina dal rassicurante sapore familiare. Sul pavimento giace una giovane donna, riversa, le gambe e le braccia nude sotto un corto vestitino estivo, tra giocattoli di bambini sparsi per terra...
di Myriam Zerbi
Nello spazio elegante della galleria Jarach, angolo silenzioso nel cuore di Venezia, che dal 2006 promuove la fotografia contemporanea internazionale, una sequenza d’immagini fotografiche di Giorgio Barrera (Cagliari, 1969; vive a Milano) narrano storie. Storie vere, recita il titolo, che si offrono al visitatore per essere decodificate e reinventate.
Una successione di finestre, aperture su interni domestici, invita a guardare e a mettere in moto l’azione creativa di chi nell’immagine inventa o ritrova parti di sé o di sue storie. Gli scatti, realizzati in analogico a Milano e a Venezia, a Firenze e a Piacenza, inquadrano luoghi animati da apparizioni e restituiscono frammenti di ordinaria quotidianità. I personaggi fermati dall’obiettivo sono attori di esistenze messe in scena con una resa di luci e ombre che offre allo sguardo una morbidezza pittorica, che richiama antichi dipinti di maestri fiamminghi e, in particolare, i quadri di Vermeer.
Il fotografo, dopo un periodo iniziale di formazione da autodidatta, seguito dallo studio alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze, incontra Joel Meyerowitz, il celebre street photographer newyorkese, classe 1938, unico ad aver avuto libero accesso a Ground Zero dopo l’attacco alle Torri Gemelle, e diviene suo assistente in Italia, collaborando con lui anche negli Stati Uniti. Vincitore di diversi premi, l’ultimo dei quali il Baume & Mercier Internazionale FotoGrafia nel 2008, è presente con i suoi lavori focalizzati sui rituali della quotidianità e sul paesaggio domestico nelle più importanti rassegne nazionali e internazionali.
L’allestimento delle sue eleganti “finestre” non ha nulla di casuale: ogni figura è posizionata e messa in posa come su un set cinematografico in composizioni studiate nel dettaglio. Sia che venga mostrata una scena singola, sia che si susseguano scene diverse -ciascuna autonoma e concatenata alle altre come parti di un polittico- i flussi narrativi alludono a situazioni che diluiscono frammenti d’intimità in un pulviscolo di fantasia verosimile, che rende ogni atmosfera un attimo sospeso.
Le figure spiate occupano gli interni come presenze assenti e chi guarda, dall’esterno, è coinvolto in un atto audace di svelamento. Furtivo lo sguardo attraversa le grate di un palazzo veneziano illuminato, mentre la notte intorno accoglie inquieti riflessi sull’acqua: tutto è interrotto, si ha l’impressione che basterebbe un soffio per rimettere in moto trame ignote. Dell’immagine come di chi la osserva. Ogni fotografia è montata su un foglio speciale di plexiglas sottile e opaco, che accentua della figurazione l’aspetto pittorico.
Un ultimo scatto è riservato all’autore che, a guisa di firma, si fotografa dentro una finestra. Non è solo, fluttua nell’aria il desiderio di creare una nuova storia, dove il reale incontra l’immaginario e questo non è meno autentico del vero.
Una successione di finestre, aperture su interni domestici, invita a guardare e a mettere in moto l’azione creativa di chi nell’immagine inventa o ritrova parti di sé o di sue storie. Gli scatti, realizzati in analogico a Milano e a Venezia, a Firenze e a Piacenza, inquadrano luoghi animati da apparizioni e restituiscono frammenti di ordinaria quotidianità. I personaggi fermati dall’obiettivo sono attori di esistenze messe in scena con una resa di luci e ombre che offre allo sguardo una morbidezza pittorica, che richiama antichi dipinti di maestri fiamminghi e, in particolare, i quadri di Vermeer.
Il fotografo, dopo un periodo iniziale di formazione da autodidatta, seguito dallo studio alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze, incontra Joel Meyerowitz, il celebre street photographer newyorkese, classe 1938, unico ad aver avuto libero accesso a Ground Zero dopo l’attacco alle Torri Gemelle, e diviene suo assistente in Italia, collaborando con lui anche negli Stati Uniti. Vincitore di diversi premi, l’ultimo dei quali il Baume & Mercier Internazionale FotoGrafia nel 2008, è presente con i suoi lavori focalizzati sui rituali della quotidianità e sul paesaggio domestico nelle più importanti rassegne nazionali e internazionali.
L’allestimento delle sue eleganti “finestre” non ha nulla di casuale: ogni figura è posizionata e messa in posa come su un set cinematografico in composizioni studiate nel dettaglio. Sia che venga mostrata una scena singola, sia che si susseguano scene diverse -ciascuna autonoma e concatenata alle altre come parti di un polittico- i flussi narrativi alludono a situazioni che diluiscono frammenti d’intimità in un pulviscolo di fantasia verosimile, che rende ogni atmosfera un attimo sospeso.
Le figure spiate occupano gli interni come presenze assenti e chi guarda, dall’esterno, è coinvolto in un atto audace di svelamento. Furtivo lo sguardo attraversa le grate di un palazzo veneziano illuminato, mentre la notte intorno accoglie inquieti riflessi sull’acqua: tutto è interrotto, si ha l’impressione che basterebbe un soffio per rimettere in moto trame ignote. Dell’immagine come di chi la osserva. Ogni fotografia è montata su un foglio speciale di plexiglas sottile e opaco, che accentua della figurazione l’aspetto pittorico.
Un ultimo scatto è riservato all’autore che, a guisa di firma, si fotografa dentro una finestra. Non è solo, fluttua nell’aria il desiderio di creare una nuova storia, dove il reale incontra l’immaginario e questo non è meno autentico del vero.
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dal 12 aprile al 31 maggio 2008
Giorgio Barrera – True stories, storie vere
a cura di Daniele De Luigi
Jarach Gallery
Campo San Fantin – San Marco, 1997 (zona Fenice) – 30124 Venezia
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 14.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0415221938; fax +39 0412778963; info@jarachgallery.com; www.jarachgallery.com
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