21 maggio 2008

fino al 30.V.2008 Sergio Ragalzi Torino, Galleria Allegretti

 
Missili o pesci che siano, ciò che importa è la loro natura falloide. Per mettere in scena la riproduzione autarchica di chi sembra bastare a se stesso. Ecco cosa succede quando s’insegue un pensiero post-human...

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Una nuova ossessione si aggira da qualche tempo nel dna di Sergio Ragalzi (Torino, 1951; vive a San Giusto Canavese) fino ad arrivare a imporsi come tema dominante della sua ultima produzione artistica.
Le bombe, o presunte tali finché non si giunga ad avvertirle chiaramente, ripetute in maniera perentoria e sistematica, disposte in sequenze ordinate e monocrome, occupano infatti con insistenza lo spazio delle sue opere su carta e su tela di grande formato. Per acquistare infine una tridimensionalità scultorea, che le conduce a perdere sempre più le fattezze antropomorfe originarie, quasi in un lento procedere, nel loro manifestarsi, della metamorfosi esteriore in atto. A favore di una presa di coscienza della loro alterità e artificiosità di strumento bellico e di morte per eccellenza, rispetto alla natura organica attribuitagli inizialmente -fecondatrice e portatrice di vita- di creature acquatiche dalle forme falloidi, mai del tutto risolta.
Una riflessione, questa di Ragalzi sulla manipolazione genetica del reale, che affonda le proprie radici nel pensiero post-human, teorizzato nel 1992 dal gallerista-critico americano Jeffrey Deitch e incentrato sull’identificazione dell’uomo o di qualsiasi essere biologico con un oggetto modificabile, smontabile e riassemblabile a partire dalla contaminazione con forme altre da sé. Con il risultato, sotto il profilo della creazione strettamente artistica, di realizzare mondi estetici in cui realtà e finzione sono separati da un confine sempre più sottile, fino a confondersi in una totale perdita d’identità, in cui è sempre più difficile distinguere l’organico dal post-organico, l’originale dal clonato.
Sergio Ragalzi - Acquario - 2007
Ambiguità formale, ibridazione e capacità rigenerativa autarchica sono dunque i temi che ricorrono in questo nuovo ciclo installativo di Ragalzi, intitolato Acquario e allestito negli enormi spazi del secentesco Palazzo Bertalazone di San Fermo, sede della galleria Allegretti. Un ambiente dalla spiccata dimensione aulica che, per la sua capacità di diventare parte integrante dell’opera, aggiungendole valore, rientra pienamente nelle caratteristiche ricercate dall’artista torinese, com’era già successo in occasione di altre sue mostre monotematiche. Ad esempio nel 1984 con Relitti Sessuali, presentato nei saloni della galleria L’Attico di Roma e nel 1986 con Ombre Atomiche negli spazi del Castello di Rivara di Franz Paludetto.
Sergio Ragalzi - Acquario - 2007
Così i toni della sabbia, dell’ocra e dell’oro dei suoi lavori attuali ben si sposano con le dorature che incorniciano i soffitti affrescati, col risultato di trasformare quelle antiche stanze in tanti insospettabili acquari artificiali. Dove mettere in scena, sotto altre forme di vita come di non-vita, l’autore di ogni costruzione, distruzione e successiva ri-costituzione: l’uomo.

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dal 15 aprile al 30 maggio 2008
Sergio Ragalzi – Acquario
Galleria Allegretti Contemporanea
Via San Francesco d’Assisi, 14 (zona Quadrilatero romano) – 10122 Torino
Orario: da martedì a venerdì ore 15-19; sabato ore 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Catalogo a cura di Enrico Crispolti
Info: tel. +39 0115069646; fax +39 0115538799; info@allegretticontemporanea.it; www.allegretticontemporanea.it

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