Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
03
giugno 2008
fino al 20.VI.2008 Jan Van Oost Roma, Giacomo Guidi
roma
Simbolismo. Poeti maledetti. Corrispondenze tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive. Visione perfetta e particolareggiata della realtà. Interpretata attraverso forme oniriche, psichedeliche e sconcertanti...
La pubblicazione nel 1857 di Les fleurs du Mal, raccolta poetica di Charles Baudelaire, sottolineava i due aspetti entro cui si agita la crisi dell’intellettuale, cioè lo Spleen, noia e disgusto della vita, e l’Idéal, ricerca di un ideale come fuga verso mondi lontani o esotici. Nasceva così l’estetica simbolista, ulteriormente sviluppata dai poeti “maledetti”, che mostrava un profondo interesse per la spiritualità, l’immaginazione e il mondo onirico. Temi come la morte, l’amore e la religiosità venivano radicalizzati con il diletto per l’orrore, il senso del peccato e il satanismo. Un’angoscia esistenziale intensa e disperata, che ottenne poi la sua legittimazione con la psicoanalisi, che interpretava la chiusura in se stessi come un modo per ascoltare quelle voci interiori e trovare una corrispondenza che collegasse tutte le cose.
Questa ricerca delle corrispondenze, tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive, iniziata da Gustave Moreau e Pierre Puvis de Chavannes, giunge ai nostri giorni tramite il lavoro di Jan Van Oost (Deinze, 1961; vive a Gent). Con la sua mostra presso la galleria capitolina, intitolata La Profezia di Beatrice, si chiude una trilogia sul tema dantesco, iniziata dieci anni fa con la mostra Inferno alla galleria di Lucio Amelio a Napoli e con Il sogno di Dante alla Nichidio Gallery di Tokyo.
Al piano superiore dello spazio, quattro grandi lavori pittorici della serie De Sade Pasolini danno inizio a un viaggio fantastico e psicologico, che indirizza lo spettatore fino al livello inferiore, dove tre sculture rinnovano una particolare e personalissima visione della realtà, perfetta e particolareggiata come nell’arte fiamminga.
Così, la discesa finisce proprio di fronte al lavoro Black Mirror, in cui un proiettile sparato al suo centro frammenta il riflesso della propria visione, come se si volesse annichilare metaforicamente la “fase dello specchio” lacaniana, ovvero il processo di produzione dell’illusione di un Io, di un Sé. Tuttavia, se a sinistra Bysantium richiama la simbologia cristiana della cultura medievale e barocca, è nell’ultima stanza che meglio si può percepire l’immaginario dell’artista belga.
Black Woman rappresenta l’opera più cospicua della mostra per quanto riguarda la sua produzione. La sua rigidità e bizzarria, e allo stesso tempo la sua veridicità, provocano un inquietante turbamento, che induce quasi morbosamente ad addentrarsi in un mondo popolato da “visioni cupe, estatiche, associazioni spaventose, deprimenti e angoscianti, collegamenti irrazionali fra realtà fisiche tangibili e reazioni emotive incontrollabili”, come scrive il curatore Lóránd Hegyi.
Questa ricerca delle corrispondenze, tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive, iniziata da Gustave Moreau e Pierre Puvis de Chavannes, giunge ai nostri giorni tramite il lavoro di Jan Van Oost (Deinze, 1961; vive a Gent). Con la sua mostra presso la galleria capitolina, intitolata La Profezia di Beatrice, si chiude una trilogia sul tema dantesco, iniziata dieci anni fa con la mostra Inferno alla galleria di Lucio Amelio a Napoli e con Il sogno di Dante alla Nichidio Gallery di Tokyo.
Al piano superiore dello spazio, quattro grandi lavori pittorici della serie De Sade Pasolini danno inizio a un viaggio fantastico e psicologico, che indirizza lo spettatore fino al livello inferiore, dove tre sculture rinnovano una particolare e personalissima visione della realtà, perfetta e particolareggiata come nell’arte fiamminga.
Così, la discesa finisce proprio di fronte al lavoro Black Mirror, in cui un proiettile sparato al suo centro frammenta il riflesso della propria visione, come se si volesse annichilare metaforicamente la “fase dello specchio” lacaniana, ovvero il processo di produzione dell’illusione di un Io, di un Sé. Tuttavia, se a sinistra Bysantium richiama la simbologia cristiana della cultura medievale e barocca, è nell’ultima stanza che meglio si può percepire l’immaginario dell’artista belga.
Black Woman rappresenta l’opera più cospicua della mostra per quanto riguarda la sua produzione. La sua rigidità e bizzarria, e allo stesso tempo la sua veridicità, provocano un inquietante turbamento, che induce quasi morbosamente ad addentrarsi in un mondo popolato da “visioni cupe, estatiche, associazioni spaventose, deprimenti e angoscianti, collegamenti irrazionali fra realtà fisiche tangibili e reazioni emotive incontrollabili”, come scrive il curatore Lóránd Hegyi.
articoli correlati
Van Oost nella collezione La Gaia
angel moya garcia
mostra visitata il 17 aprile 2008
dal 16 aprile al 20 giugno 2008
Jan Van Oost – La profezia di Beatrice
a cura di Lóránd Hegyi
Galleria Giacomo Guidi
Via del Cancello, 13 (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 16–20
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0668805233; fax +39 0668211036; info@galleriagiacomoguidi.com; www.galleriagiacomoguidi.com
[exibart]