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Adel Abdessemed – Candele, candelotti, e sei lumini
Per la sua prima personale presso la Galleria Alfonso Artiaco, dal titolo “Candele, candelotti, e sei lumini”, Adel Abdessemed presenta 31 opere inedite della serie Cocorico Paintings, 2016 -2018, accompagnate da nuovi disegni su carta e dal video Un Chat noir passé entre nous, 2018.
Comunicato stampa
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La Galleria Alfonso Artiaco è lieta di annunciare la prima mostra personale di Adel Abdessemed nei suoi spazi, sabato 9 febbraio 2019 alle 19.00
in presenza dell’artista.
Per la sua prima personale presso la Galleria Alfonso Artiaco, dal titolo "Candele, candelotti, e sei lumini", Adel Abdessemed presenta 31 opere inedite della serie Cocorico Paintings, 2016 -2018, accompagnate da nuovi disegni su carta e dal video Un Chat noir passé entre nous, 2018.
‘Da sempre Adel Abdessemed, è affascinato dai materiali con i quali decide di realizzare le proprie opere. Il materiale in uso è allora parte essenziale del suo acte: nel proprio idioletto Adel Abdessemed definisce le sue opere come actes, atti. Di fatto l`artista non si limita a sfruttarne le caratteristiche specifiche e le potenzialità d’uso, e accentua e valorizza le qualità culturali e storiche che ogni materiale possiede: dalla lana all’hascisc, dai metalli (acciaio, bronzo, alluminio, rame, oro) alla terracotta, dai marmi (il bianco di Carrara, il nero del Belgio) al filo spinato, dal vetro agli animali imbalsamati e al legno bruciati, dall’avorio al sale minerale, dalle gomme all’osso di cammello, dalla porcellana alla giada e alla lacca, dalla creta cruda al gesso, dalle resine epossidiche alla plastilina.
La prima volta che ha utilizzato la latta stampata, usata per fabbricare contenitori di vario genere, dal cibo alle sostanze chimiche, è stato nel 2005 con un'opera di modeste dimensioni, mai esposta, dal titolo Monsieur Poulet, in riferimento diretto al film Cocorico Monsieur Poulet, 1974, firmato "Dalarou", in cui -"rou" sta per Jean Rouche, Parigi 1917 - Birni N'Konni 2004, il cineasta e antropologo francese, creatore del cinéma vérité e pioniere dell'antropologia visiva.
E' poi la volta nel 2007 della "famiglia" delle Queen Mary II, e quindi della vasta e fortunata serie dei Mappemondes fra il 2010 e il 2014.
Nel corso del 2016 Adel Abdessemed da inizio ai Cocorico Paintings, la cui denominazione si riferisce ancora al titolo del film di Rouche &Co, e la cui produzione é ancora in corso. Adel Abdessemed affronta, a suo modo, la pittura e la sua gloriosa storia multimillenaria. In ogni quadro é inscritta, senza variazione di materiale e per lo più in basso a sinistra, una parola o una frase. Non si tratta nè di un titolo, nè di un'indicazione semantica o narrativa, nè tanto meno di uno slogan che si stagli sul fondo pittorico: si tratta piuttosto come di una nota a margine, da cui emerge tutto il potenziale evocativo del caso che ogni volta riunisce parole e fondo.
Adel Abdessemed ha subito da sempre il fascino della parola, come dimostrano i titoli che da di volta in volta alle proprie opere e che, lungi da essere descrittivi, innescano un processo di interazione spesso di grande intensità emotiva con l'icona, qualsiasi forma venga ad assumere, dal video alla scultura, ma anche quando utilizza un'espressione verbale come forma essenziale dell'opera: dai neon, a partire da Exit, 1996-2009, fino a Thanks Facebook, 2012, alla scrittura manuale come, fra altre, in quell'opera seminale che é La Naissance de MohammedKarlpolpot, 1999.
Per "Candele, candelotti, e sei lumini" i testi inseriti sono di origine e lingue diverse, dall' Italiano, che resta prevalente, al Francese e all'Inglese, che Adel Abdessemed ha raccolto da amici italiani e non, ha letto in Roberto Saviano, ha ascoltato da Toto', ha ricavato dalla toponomastica mitica partenopea.’ (Pier Luigi Tazzi)
Adel Abdessemed (1971, Constantina, Algeria) è una figura di spicco della scena artistica internazionale.
Dal disegno al video, dalla scultura all'installazione, Adel indaga le ferite del nostro presente. Il suo lavoro è stato oggetto, negli ultimi trent'anni, di numerose importanti mostre personali, al MoMA PS1 a New York, al MIT List Art Center a Cambridge (Massachusetts), a Le Magasin — Centre National d’Art Contemporain in Grenoble, al Parasol Unit a Londra, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, al Musée national d’Art Moderne — Centre Georges Pompidou a Parigi per la retrospettiva, «Adel Abdessemed. Je suis Innocent» (2012), al CAC a Málaga, o al Musée des Beaux-Arts de Montréal. Due importanti mostre monografiche si sono svolte nel 2018: Otchi Tchiornie al Musée du Grand-Hornu in Belgio, e L’Antidote al MAC Lyon.
Il lavoro di Adel Abdessemed è stato presentato in quattro edizioni della Biennale di Venezia (2003, 2007, 2011, 2015), dove ha ricevuto il Benesse Prize (2007), in due Biennali a Istanbul (2007, 2017), e alle Biennali dell’Avana (2009), Gwangju (2008), Lione (2007), e San Paolo (2006).
Nel 2010, ha partecipato alla prima Triennale ad Aichi, nel 2017 alla Triennale di Milano e Triennale Oku-Noto a Suzu (Giappone).
Nel 2018 ha partecipato alla Triennale Echigo-Tsumari Art. Nello stesso anno, ha anche preso parte agli Rencontres de la photographie d’Arles dove ha esposto una serie di fotografie e sculture a cura di Jean Nouvel.
Nel 2015 ha diretto la scenografia (e luci) di Retour à Berratham, durante il Festival di Avignone, per il coreografo Angelin Preljocaj.
Nel 2016 è stato invitato a disegnare il poster per il Festival di Avignone e a creare il suo progetto «Superfici». Allo stesso tempo, l'organizzazione Bold Tendencies ha commissionato il lavoro Bristow come parte del suo programma artistico a Peckham (Londra).
Ha stretto collaborazioni con creatori di tutti i campi, come in poesia (due libri creati con Adonis, e molti con Hélène Cixous) o in architettura (Jalousies. Complicités avec Jean Nouvel, nella collezione Lambert al Musée de Vence, nel 2015).
Recentemente, è uscita la monografia in tre volumi, Works 1988-2015, pubblicata da Koenig Books, che ha riunito il catalogo di quasi 30 anni di creazione.
in presenza dell’artista.
Per la sua prima personale presso la Galleria Alfonso Artiaco, dal titolo "Candele, candelotti, e sei lumini", Adel Abdessemed presenta 31 opere inedite della serie Cocorico Paintings, 2016 -2018, accompagnate da nuovi disegni su carta e dal video Un Chat noir passé entre nous, 2018.
‘Da sempre Adel Abdessemed, è affascinato dai materiali con i quali decide di realizzare le proprie opere. Il materiale in uso è allora parte essenziale del suo acte: nel proprio idioletto Adel Abdessemed definisce le sue opere come actes, atti. Di fatto l`artista non si limita a sfruttarne le caratteristiche specifiche e le potenzialità d’uso, e accentua e valorizza le qualità culturali e storiche che ogni materiale possiede: dalla lana all’hascisc, dai metalli (acciaio, bronzo, alluminio, rame, oro) alla terracotta, dai marmi (il bianco di Carrara, il nero del Belgio) al filo spinato, dal vetro agli animali imbalsamati e al legno bruciati, dall’avorio al sale minerale, dalle gomme all’osso di cammello, dalla porcellana alla giada e alla lacca, dalla creta cruda al gesso, dalle resine epossidiche alla plastilina.
La prima volta che ha utilizzato la latta stampata, usata per fabbricare contenitori di vario genere, dal cibo alle sostanze chimiche, è stato nel 2005 con un'opera di modeste dimensioni, mai esposta, dal titolo Monsieur Poulet, in riferimento diretto al film Cocorico Monsieur Poulet, 1974, firmato "Dalarou", in cui -"rou" sta per Jean Rouche, Parigi 1917 - Birni N'Konni 2004, il cineasta e antropologo francese, creatore del cinéma vérité e pioniere dell'antropologia visiva.
E' poi la volta nel 2007 della "famiglia" delle Queen Mary II, e quindi della vasta e fortunata serie dei Mappemondes fra il 2010 e il 2014.
Nel corso del 2016 Adel Abdessemed da inizio ai Cocorico Paintings, la cui denominazione si riferisce ancora al titolo del film di Rouche &Co, e la cui produzione é ancora in corso. Adel Abdessemed affronta, a suo modo, la pittura e la sua gloriosa storia multimillenaria. In ogni quadro é inscritta, senza variazione di materiale e per lo più in basso a sinistra, una parola o una frase. Non si tratta nè di un titolo, nè di un'indicazione semantica o narrativa, nè tanto meno di uno slogan che si stagli sul fondo pittorico: si tratta piuttosto come di una nota a margine, da cui emerge tutto il potenziale evocativo del caso che ogni volta riunisce parole e fondo.
Adel Abdessemed ha subito da sempre il fascino della parola, come dimostrano i titoli che da di volta in volta alle proprie opere e che, lungi da essere descrittivi, innescano un processo di interazione spesso di grande intensità emotiva con l'icona, qualsiasi forma venga ad assumere, dal video alla scultura, ma anche quando utilizza un'espressione verbale come forma essenziale dell'opera: dai neon, a partire da Exit, 1996-2009, fino a Thanks Facebook, 2012, alla scrittura manuale come, fra altre, in quell'opera seminale che é La Naissance de MohammedKarlpolpot, 1999.
Per "Candele, candelotti, e sei lumini" i testi inseriti sono di origine e lingue diverse, dall' Italiano, che resta prevalente, al Francese e all'Inglese, che Adel Abdessemed ha raccolto da amici italiani e non, ha letto in Roberto Saviano, ha ascoltato da Toto', ha ricavato dalla toponomastica mitica partenopea.’ (Pier Luigi Tazzi)
Adel Abdessemed (1971, Constantina, Algeria) è una figura di spicco della scena artistica internazionale.
Dal disegno al video, dalla scultura all'installazione, Adel indaga le ferite del nostro presente. Il suo lavoro è stato oggetto, negli ultimi trent'anni, di numerose importanti mostre personali, al MoMA PS1 a New York, al MIT List Art Center a Cambridge (Massachusetts), a Le Magasin — Centre National d’Art Contemporain in Grenoble, al Parasol Unit a Londra, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, al Musée national d’Art Moderne — Centre Georges Pompidou a Parigi per la retrospettiva, «Adel Abdessemed. Je suis Innocent» (2012), al CAC a Málaga, o al Musée des Beaux-Arts de Montréal. Due importanti mostre monografiche si sono svolte nel 2018: Otchi Tchiornie al Musée du Grand-Hornu in Belgio, e L’Antidote al MAC Lyon.
Il lavoro di Adel Abdessemed è stato presentato in quattro edizioni della Biennale di Venezia (2003, 2007, 2011, 2015), dove ha ricevuto il Benesse Prize (2007), in due Biennali a Istanbul (2007, 2017), e alle Biennali dell’Avana (2009), Gwangju (2008), Lione (2007), e San Paolo (2006).
Nel 2010, ha partecipato alla prima Triennale ad Aichi, nel 2017 alla Triennale di Milano e Triennale Oku-Noto a Suzu (Giappone).
Nel 2018 ha partecipato alla Triennale Echigo-Tsumari Art. Nello stesso anno, ha anche preso parte agli Rencontres de la photographie d’Arles dove ha esposto una serie di fotografie e sculture a cura di Jean Nouvel.
Nel 2015 ha diretto la scenografia (e luci) di Retour à Berratham, durante il Festival di Avignone, per il coreografo Angelin Preljocaj.
Nel 2016 è stato invitato a disegnare il poster per il Festival di Avignone e a creare il suo progetto «Superfici». Allo stesso tempo, l'organizzazione Bold Tendencies ha commissionato il lavoro Bristow come parte del suo programma artistico a Peckham (Londra).
Ha stretto collaborazioni con creatori di tutti i campi, come in poesia (due libri creati con Adonis, e molti con Hélène Cixous) o in architettura (Jalousies. Complicités avec Jean Nouvel, nella collezione Lambert al Musée de Vence, nel 2015).
Recentemente, è uscita la monografia in tre volumi, Works 1988-2015, pubblicata da Koenig Books, che ha riunito il catalogo di quasi 30 anni di creazione.
09
febbraio 2019
Adel Abdessemed – Candele, candelotti, e sei lumini
Dal 09 febbraio al 23 marzo 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA ALFONSO ARTIACO
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-19
Vernissage
9 Febbraio 2019, ore 19
Autore