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Giovanni Blanco / Domenico Grenci – La fucina e lo spendore
La storia non è l’unico modo per leggere un’opera d’arte. Ecco perché Grenci e Blanco vanno in cerca di altre prospettive, per osservare questo patrimonio visivo e sostenerlo attarverso uno sguardo dinamico e commosso
Comunicato stampa
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La funzione del museo, oltre a quella di essere un luogo di contestualizzazione, è anche quella di interpolare il tempo ed essere in grado di trasformarlo e di metterlo in relazione con gli altri tempi, di leggerne in modo inedito la storia, di ‘citarla’ secondo una necessità che non proviene in alcun modo dal suo arbitrio, ma da un’esigenza a cui egli non può non rispondere. Questa attitudine a rivedere e a ri-attualizzare situazioni ed immagini ci pone il confronto storico e sociale del presente verso il passato.
Il Davia Bargellini, luogo del dialogo e del confronto, in questo caso, mette in mostra diversi oggetti accompagnati a dipinti, mobili, sculture creando una storia unica, imprescindibile e nuova, diversa da una realtà visiva semplicistica ma che pone tuttavia degli interrogativi attuali.
La dichiarata volontà di rappresentazione che Domenico Grenci e Giovanni Blanco perseguono in questo luogo, secondo i modi dell’indicazione, dell’evocazione, piuttosto che della descrizione, non è altro che tracciare segni, suggerire quel che non c’è, rendere visibile l’invisibile. Nel lirismo del frammento non si celebra dunque esclusivamente l'estetizzazione delle cose, il loro oblio, ma un’energia ancora sorgiva, come di una rifrazione, come quella della luce che, rompendosi e scomponendosi, dà vita al colore.
Il Davia Bargellini per sua natura è una collezione di tecniche, tra queste risiede la pittura ed essa si apre ad una artigianalità sublime che va dalla lavorazione della foglia d'oro ai ritratti di famiglia, una pittura che, a volte con minore a volte maggiore qualità, si rispecchia nei suoi principali interpreti dell'epoca.
La storia non è l'unico modo per leggere un'opera d'arte. Ecco perché Grenci e Blanco vanno in cerca di altre prospettive, per osservare questo patrimonio visivo e sostenerlo attarverso uno sguardo dinamico e commosso. Uno sguardo "ulteriore", dunque. Il risultato è una galleria fotografica, pittorica e segnica di dettagli, che, a volte, rivela elementi, altre volte li nasconde, va in profondità per sottolinearne bagliori, oppure ne amplifica le dimensioni; in altre ancora li rende "astratti" e indipendenti. L'intento ultimo è dunque quello di ricercare dei propri riferimenti, delle voci amate all'interno delle immagini, creando inconsciamente uno spettacolo nello spettacolo. Riferimenti propri degli artisti, da un lato, che in questo caso magnificando opere, oggetti, tendono a condividere con lo spettatore una possibile visione che entra in dialogo tra chi guarda e chi opera. Vi è in altre parole una complicità, suggerita implicitamente dal museo stesso che ci cattura, ovvero la capacità di diventare collezionisti visivi ed autori di collegamenti, di forzature stridenti e mai scontate, perché riconducibili sempre alla natura stessa del museo.
La mostra è a cura di Giovanni Blanco e Domenico Grenci
Il Davia Bargellini, luogo del dialogo e del confronto, in questo caso, mette in mostra diversi oggetti accompagnati a dipinti, mobili, sculture creando una storia unica, imprescindibile e nuova, diversa da una realtà visiva semplicistica ma che pone tuttavia degli interrogativi attuali.
La dichiarata volontà di rappresentazione che Domenico Grenci e Giovanni Blanco perseguono in questo luogo, secondo i modi dell’indicazione, dell’evocazione, piuttosto che della descrizione, non è altro che tracciare segni, suggerire quel che non c’è, rendere visibile l’invisibile. Nel lirismo del frammento non si celebra dunque esclusivamente l'estetizzazione delle cose, il loro oblio, ma un’energia ancora sorgiva, come di una rifrazione, come quella della luce che, rompendosi e scomponendosi, dà vita al colore.
Il Davia Bargellini per sua natura è una collezione di tecniche, tra queste risiede la pittura ed essa si apre ad una artigianalità sublime che va dalla lavorazione della foglia d'oro ai ritratti di famiglia, una pittura che, a volte con minore a volte maggiore qualità, si rispecchia nei suoi principali interpreti dell'epoca.
La storia non è l'unico modo per leggere un'opera d'arte. Ecco perché Grenci e Blanco vanno in cerca di altre prospettive, per osservare questo patrimonio visivo e sostenerlo attarverso uno sguardo dinamico e commosso. Uno sguardo "ulteriore", dunque. Il risultato è una galleria fotografica, pittorica e segnica di dettagli, che, a volte, rivela elementi, altre volte li nasconde, va in profondità per sottolinearne bagliori, oppure ne amplifica le dimensioni; in altre ancora li rende "astratti" e indipendenti. L'intento ultimo è dunque quello di ricercare dei propri riferimenti, delle voci amate all'interno delle immagini, creando inconsciamente uno spettacolo nello spettacolo. Riferimenti propri degli artisti, da un lato, che in questo caso magnificando opere, oggetti, tendono a condividere con lo spettatore una possibile visione che entra in dialogo tra chi guarda e chi opera. Vi è in altre parole una complicità, suggerita implicitamente dal museo stesso che ci cattura, ovvero la capacità di diventare collezionisti visivi ed autori di collegamenti, di forzature stridenti e mai scontate, perché riconducibili sempre alla natura stessa del museo.
La mostra è a cura di Giovanni Blanco e Domenico Grenci
01
febbraio 2019
Giovanni Blanco / Domenico Grenci – La fucina e lo spendore
Dal primo febbraio al primo marzo 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO D’ARTE INDUSTRIALE E GALLERIA DAVIA BARGELLINI
Bologna, Strada Maggiore, 44, (Bologna)
Bologna, Strada Maggiore, 44, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 9-13
sabato, domenica e festivi 10-18:30
lunedì chiuso
Vernissage
1 Febbraio 2019, h 18
Autore