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Giorgio Tentolini – Kalopsíe
Mostra personale dedicata all’artista Giorgio Tentolini -Casalmaggiore (Cr), 1978. Le sue opere sono caratterizzate dalla studiata sovrapposizione di intagli su strati di un materiale dalla consistenza impalpabile come il tulle, oppure sulla carta, sulle reti metalliche e in pvc.
Comunicato stampa
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Nelle opere di Giorgio Tentolini -Casalmaggiore (Cr), 1978- l'attitudine a cogliere l'imponderabile diviene pregnante. L'immagine emerge nell'atmosfera emotivamente neutra con la consistenza impalpabile di un ricordo, eterea e leggera nei chiaroscuri come un disegno a grafite su carta, grazie alla sovrapposizione di strati di un materiale metallico come la rete, lasciando intatti i dettagli fisionomici di un volto (le “jeunes-filles”), di un busto o di una statua classici (Pagan Poetry), così come gli elementi strutturali di un interno (Immobili, 2018). Le maglie della rete filtrano l'essenzialità, le linee portanti di un momento che si cristallizza nella memoria intangibile di un ricordo, come avveniva nel ciclo di lavori che dà origine alla poetica della rete metallica (Kairos-Kronos, 2007). I soggetti diventano intercambiabili nella rete di interconnessioni sociali generata dall'artista, diventano assenti, “soggetti identificativi non-umani”, come i manichini delle vetrine dei negozi (Presenze, 2018-2019), colti in un attimo fuggevole (Lapse) che sembra smaterializzarsi e ricomporsi tardivamente nella nostra vista. Ciò che resta è la cristallizzazione di un ricordo, stratificato, oltre che nel tempo e nello spazio della rappresentazione dell'opera, anche all'interno della corteccia cerebrale, dove l'immagine si imprime e si sedimenta quando viene percepita; o meglio, la sua labile traccia, viziata dal fenomeno che i neurologi chiamano Kalopsía, ovvero la sensazione che ogni cosa risplenda di una bellezza intensa, causata da lesioni alla corteccia parietale destra del cervello.
Queste sono le caratteristiche dell'alfabeto espressivo dell'artista al quale la galleria Colossi Arte Contemporanea dedica la mostra personale dal titolo KalopsÍe, a cura di Raffaella A. Caruso. In mostra, sarà disponibile il catalogo, corredato dai testi di Raffaella A. Caruso e Guendalina Belli.
L'artista, finalista, nel 2018, del prestigioso Premio Cairo, curato dalla rivista Arte Mondadori, ha ottenuto significativi premi e riconoscimenti, come il Primo Premio Scultura alla IV edizione del Premio Nocivelli 2012, il Premio Rigamonti nell'Ambito del Premio Arti Visive San Fedele di Milano, il Premio San Fedele, sempre nel 2012, il Primo Premio Assoluto come Migliore Opera Esposta nell'ambito della rassegna di arte contemproanea Paratissima Torino 2015, che, nell'edizione 2016, gli ha dedicato la mostra personale HIC ET NUNC, ed, infine, uno dei ritratti di giovani donne impressi negli strati di rete metallica della serie Elementi per una teoria della jeune-fille, gli è valso il Premio Speciale del contest internazionale di artisti Arteam Cup 2016, sponsorizzato dalla rivista Espoarte. Dal 2014, una sua opera si trova nella collezione permanente del MAR di Ravenna. Di recente, è stato invitato a ritrarre il Pontefice in un'opera in rete metallica che entrerà a far parte della collezione dei Musei Vaticani.
Nelle opere di Tentolini, già esposte a Londra, Berlino e Amsterdam, la memoria intangibile di sagome umane e naturali affiora come labile traccia disincarnata, come presenza che emerge con una consistenza ectoplasmatica e misteriosa. Per plasmare l'immagine, Tentolini incide e lavora, con una tecnica meticolosa e paziente, su ogni singolo strato di materiali di origine naturale, come la carta, o di origine industriale, come acetati, plexiglas e reti in metallo e pvc.
Nelle sue Stratigrafie (che l'hanno portato a vincere il Premio Nocivelli nel 2012) la figura viene forgiata estraendo i livelli di chiaroscuro da ogni foglio di carta; il risultato è una scultura incisa su differenti livelli di luce e ombra che trasforma una semplice sovrapposizione di fogli di un materiale di uso comune come la carta in una superficie plastica e vibrante che viene estratta dal concatenamento dei vari piani e nella quale il soggetto acquisisce consistenza grazie al taglio della luce.
La trasposizione dell'immagine fotografica diviene lo strumento neutrale di partenza per captare e fissare momenti fuggevoli del reale dal flusso incessante di infinite sollecitazioni visive, cogliere un attimo irripetibile di silenzio e meditazione nello schiamazzo comunicativo della società contemporanea, dallo scorrere frenetico del tempo e raffigurarlo facendolo emergere intagliando i substrati del supporto usato, con una tecnica ispirata alle tempistiche delle mutazioni geologiche. Partendo da questi frammenti di tempo, da questo spunto figurativo di partenza, l'artista scava nella profondità degli strati della carta, nelle tessere del cartone da imballaggio, così come nelle maglie della rete metallica, nei sottili strati di tulle, per estrapolare le ombre, preleva la parte pigmentata del riporto fotografico, stratificando le profondità.
Il dato reale, percepito in modo distratto e fugace, viene interiorizzato e scomposto: le sue presenze umane, ritratti naturalistici di foglie, fiori e ramificazioni, gli scorci di un paesaggio urbano, così come di scenari devastati dalla guerra e dal terrorismo in Siria, come a Bruxelles, a Nizza e a Parigi, nella serie di paesaggi HIC ET NUNC, si delineano nell'atmosfera surreale delle stratificazioni di fogli di carta pergamena, grazie ad un sapiente gioco di intagli a vari livelli di profondità che ne scandisce le variazioni chiaroscurali. Allo stesso modo i tratti anatomici di uomini che incedono decisi come per varcare la soglia di un'altra dimensione, alla conquista della modernità, come quello che gli è vlaso il Premio Rigamonti, vengono incisi nelle reti in pvc grazie alla ripetizione di moduli regolari che evocano la profondità chiaroscurale di queste figure; esse alludono a illustri precedenti nella storia dell'arte, dalle figure di operai che marciano in cerca di riscatto del Quarto stato di Pelizza da Volpedo fino all'Homme qui marche di Alberto Giacometti con la sua idea di tradurre in forma plastica l'anima dell'uomo in un miraggio vuoto e fatuo. Anche nella personale Iconoclastie svoltasi alla galleria San Fedele di Milano nel 2016, torna a confrontarsi con l'iconografia di capolavori dell'arte andati perduti, trasfgurandoli in sagome intangibili, memorie immateriali che evocano, nelle sedimentazioni delle strisce di carta, nelle pagine intagliate, negli strati di tulle, una bellezza immemorabile che non esiste più, se non come labile ricordo.
I volti di fanciulla della serie Elementi per una teoria della jeune-fille, dalla consistenza labile e immateriale, così come i corpi impressi nelle reti in pvc, prendono forma grazie ad un intreccio di molteplici nodi, gli elementi metallici a maglia esagonale che fungono da elementi costruttivi dell'immagine, simile alla rete di terminazioni nervose e capillari che si dirama nel nostro corpo, come se la loro individualità fosse inserita in un intreccio sociale che ne sfuma i tratti, rendendole impersonali, irriconoscibili...i loro volti sono quelli di modelle, il feticcio della loro bellezza immateriale è destinato a perdersi all'interno delle logiche commerciali del consumismo, nella rete della comunicazione massmediatica.
l'uomo di Tentolini si trasforma in una sagoma astratta, le sue immagini sono percezioni dell'interiorità, del sentimento non la rappresentazione di tratti fisici che identifichino le persone.
Queste visioni rarefatte affiorano dalla sovrapposizione degli intagli sugli strati di tulle e reti in pvc, plasmate dalle ombre e dai riflessi creati dalla luce che le colpisce sul retro; le profonde rarefazioni dello spirito vengono estratte da vari substrati in cui i dettagli anatomici di un soggetto non sono immediatamente riconoscibili, ma si perdono nei vari livelli di trasparenza del tulle (come avviene negli Underneath), nella sovrapposizione dei fogli di carta incisi che appaiono come “una tettonica degli elementi coscienti ed inconsci, di memoria e desideri, di paure e felicità che appartengono, appunto, 'stratificati', ad ognuno degli uomini”, come sostiene Giorgio Bonomi.
Ciò che emerge, in questa neutralizzazione del dato intimo ed emozionale, ammantata di un'atmosfera di temporalità immanente è la memoria profonda, non quella superficiale dell'impressione fotografica di partenza, che si propone di eternare e cristallizzare quella astratta e fuggevole.
Le immagini intangibili di Tentolini esistono unicamente in una consistenza di luce resa possibile solo distaccandosi dalla coscienza, perdendosi in un'osservazione che non segue la logica razionale dei parametri cognitivi con cui percepiamo la realtà e suscita dubbi e interrogativi sulla vera consistenza dell'essere umano, sulla realtà e sulla impossibilità di coglierne completamente l'essenza.
La sua arte ci costringe ad una continua interrogazione sui paradigmi con i quali interpretiamo la realtà. Il profilo umano che affiora grazie all'espediente ottico di creare il volume con il gioco della stratificazione dei fogli di carta o dei veli di tulle intagliati, ci porta a riconoscere le caratteristiche dell'umano e quindi rappresenta la traduzione di un contenuto, l'essere umano, non è un semplice virtuosismo. Siamo noi a scegliere se perderci nel seguire la complessa articolazione dei piani spaziali, ricostruendo il processo costruttivo dell'immagine, o se percepire la figura, il soggetto, restituendole la sua unità....nelle opere di Giorgio Tentolini, questa continua alternanza percettiva e di significato viene ricomposta in un'unione ideale tra l'etereo e il concreto della materia.
Queste sono le caratteristiche dell'alfabeto espressivo dell'artista al quale la galleria Colossi Arte Contemporanea dedica la mostra personale dal titolo KalopsÍe, a cura di Raffaella A. Caruso. In mostra, sarà disponibile il catalogo, corredato dai testi di Raffaella A. Caruso e Guendalina Belli.
L'artista, finalista, nel 2018, del prestigioso Premio Cairo, curato dalla rivista Arte Mondadori, ha ottenuto significativi premi e riconoscimenti, come il Primo Premio Scultura alla IV edizione del Premio Nocivelli 2012, il Premio Rigamonti nell'Ambito del Premio Arti Visive San Fedele di Milano, il Premio San Fedele, sempre nel 2012, il Primo Premio Assoluto come Migliore Opera Esposta nell'ambito della rassegna di arte contemproanea Paratissima Torino 2015, che, nell'edizione 2016, gli ha dedicato la mostra personale HIC ET NUNC, ed, infine, uno dei ritratti di giovani donne impressi negli strati di rete metallica della serie Elementi per una teoria della jeune-fille, gli è valso il Premio Speciale del contest internazionale di artisti Arteam Cup 2016, sponsorizzato dalla rivista Espoarte. Dal 2014, una sua opera si trova nella collezione permanente del MAR di Ravenna. Di recente, è stato invitato a ritrarre il Pontefice in un'opera in rete metallica che entrerà a far parte della collezione dei Musei Vaticani.
Nelle opere di Tentolini, già esposte a Londra, Berlino e Amsterdam, la memoria intangibile di sagome umane e naturali affiora come labile traccia disincarnata, come presenza che emerge con una consistenza ectoplasmatica e misteriosa. Per plasmare l'immagine, Tentolini incide e lavora, con una tecnica meticolosa e paziente, su ogni singolo strato di materiali di origine naturale, come la carta, o di origine industriale, come acetati, plexiglas e reti in metallo e pvc.
Nelle sue Stratigrafie (che l'hanno portato a vincere il Premio Nocivelli nel 2012) la figura viene forgiata estraendo i livelli di chiaroscuro da ogni foglio di carta; il risultato è una scultura incisa su differenti livelli di luce e ombra che trasforma una semplice sovrapposizione di fogli di un materiale di uso comune come la carta in una superficie plastica e vibrante che viene estratta dal concatenamento dei vari piani e nella quale il soggetto acquisisce consistenza grazie al taglio della luce.
La trasposizione dell'immagine fotografica diviene lo strumento neutrale di partenza per captare e fissare momenti fuggevoli del reale dal flusso incessante di infinite sollecitazioni visive, cogliere un attimo irripetibile di silenzio e meditazione nello schiamazzo comunicativo della società contemporanea, dallo scorrere frenetico del tempo e raffigurarlo facendolo emergere intagliando i substrati del supporto usato, con una tecnica ispirata alle tempistiche delle mutazioni geologiche. Partendo da questi frammenti di tempo, da questo spunto figurativo di partenza, l'artista scava nella profondità degli strati della carta, nelle tessere del cartone da imballaggio, così come nelle maglie della rete metallica, nei sottili strati di tulle, per estrapolare le ombre, preleva la parte pigmentata del riporto fotografico, stratificando le profondità.
Il dato reale, percepito in modo distratto e fugace, viene interiorizzato e scomposto: le sue presenze umane, ritratti naturalistici di foglie, fiori e ramificazioni, gli scorci di un paesaggio urbano, così come di scenari devastati dalla guerra e dal terrorismo in Siria, come a Bruxelles, a Nizza e a Parigi, nella serie di paesaggi HIC ET NUNC, si delineano nell'atmosfera surreale delle stratificazioni di fogli di carta pergamena, grazie ad un sapiente gioco di intagli a vari livelli di profondità che ne scandisce le variazioni chiaroscurali. Allo stesso modo i tratti anatomici di uomini che incedono decisi come per varcare la soglia di un'altra dimensione, alla conquista della modernità, come quello che gli è vlaso il Premio Rigamonti, vengono incisi nelle reti in pvc grazie alla ripetizione di moduli regolari che evocano la profondità chiaroscurale di queste figure; esse alludono a illustri precedenti nella storia dell'arte, dalle figure di operai che marciano in cerca di riscatto del Quarto stato di Pelizza da Volpedo fino all'Homme qui marche di Alberto Giacometti con la sua idea di tradurre in forma plastica l'anima dell'uomo in un miraggio vuoto e fatuo. Anche nella personale Iconoclastie svoltasi alla galleria San Fedele di Milano nel 2016, torna a confrontarsi con l'iconografia di capolavori dell'arte andati perduti, trasfgurandoli in sagome intangibili, memorie immateriali che evocano, nelle sedimentazioni delle strisce di carta, nelle pagine intagliate, negli strati di tulle, una bellezza immemorabile che non esiste più, se non come labile ricordo.
I volti di fanciulla della serie Elementi per una teoria della jeune-fille, dalla consistenza labile e immateriale, così come i corpi impressi nelle reti in pvc, prendono forma grazie ad un intreccio di molteplici nodi, gli elementi metallici a maglia esagonale che fungono da elementi costruttivi dell'immagine, simile alla rete di terminazioni nervose e capillari che si dirama nel nostro corpo, come se la loro individualità fosse inserita in un intreccio sociale che ne sfuma i tratti, rendendole impersonali, irriconoscibili...i loro volti sono quelli di modelle, il feticcio della loro bellezza immateriale è destinato a perdersi all'interno delle logiche commerciali del consumismo, nella rete della comunicazione massmediatica.
l'uomo di Tentolini si trasforma in una sagoma astratta, le sue immagini sono percezioni dell'interiorità, del sentimento non la rappresentazione di tratti fisici che identifichino le persone.
Queste visioni rarefatte affiorano dalla sovrapposizione degli intagli sugli strati di tulle e reti in pvc, plasmate dalle ombre e dai riflessi creati dalla luce che le colpisce sul retro; le profonde rarefazioni dello spirito vengono estratte da vari substrati in cui i dettagli anatomici di un soggetto non sono immediatamente riconoscibili, ma si perdono nei vari livelli di trasparenza del tulle (come avviene negli Underneath), nella sovrapposizione dei fogli di carta incisi che appaiono come “una tettonica degli elementi coscienti ed inconsci, di memoria e desideri, di paure e felicità che appartengono, appunto, 'stratificati', ad ognuno degli uomini”, come sostiene Giorgio Bonomi.
Ciò che emerge, in questa neutralizzazione del dato intimo ed emozionale, ammantata di un'atmosfera di temporalità immanente è la memoria profonda, non quella superficiale dell'impressione fotografica di partenza, che si propone di eternare e cristallizzare quella astratta e fuggevole.
Le immagini intangibili di Tentolini esistono unicamente in una consistenza di luce resa possibile solo distaccandosi dalla coscienza, perdendosi in un'osservazione che non segue la logica razionale dei parametri cognitivi con cui percepiamo la realtà e suscita dubbi e interrogativi sulla vera consistenza dell'essere umano, sulla realtà e sulla impossibilità di coglierne completamente l'essenza.
La sua arte ci costringe ad una continua interrogazione sui paradigmi con i quali interpretiamo la realtà. Il profilo umano che affiora grazie all'espediente ottico di creare il volume con il gioco della stratificazione dei fogli di carta o dei veli di tulle intagliati, ci porta a riconoscere le caratteristiche dell'umano e quindi rappresenta la traduzione di un contenuto, l'essere umano, non è un semplice virtuosismo. Siamo noi a scegliere se perderci nel seguire la complessa articolazione dei piani spaziali, ricostruendo il processo costruttivo dell'immagine, o se percepire la figura, il soggetto, restituendole la sua unità....nelle opere di Giorgio Tentolini, questa continua alternanza percettiva e di significato viene ricomposta in un'unione ideale tra l'etereo e il concreto della materia.
23
gennaio 2019
Giorgio Tentolini – Kalopsíe
Dal 23 gennaio all'undici aprile 2019
arte contemporanea
Location
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Orario di apertura
Da martedì a sabato: 10.00 – 12.00 e 15.00 -19.00
Domenica: su appuntamento.
Lunedì: chiuso.
Vernissage
23 Gennaio 2019, ore 16.30
Autore
Curatore