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Marco Rigamonti – Tutto il silenzio che c’era
La mostra è caratterizzata dall’esposizione di tre distinte ricerche dell’autore, connesse l’una all’altra dall’utilizzo della polaroid: “Solo fiori”, “Paesaggi acidi”, “Perso nel bosco”.
Testo critico di Gigliola Foschi.
Comunicato stampa
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L’autore, con queste nuove serie di opere Rigamonti dimostra che la fotografia non è solo il momento dello scatto: essa infatti può trasformarsi in una sospensione, in una deriva nel corso del tempo. In un percorso nel passato e nella fotografia. Le sue, in effetti, sono immagini di immagini. Egli scava nel proprio archivio di fotografie compiendo, senza uscire dallo studio, una sorta di viaggio tra classificatori e contenitori. Estrae alcune serie di diapositive scattate all’epoca dell’analogico, le duplica con la polaroid (altro materiale desueto, invecchiato), poi le trasferisce su carta o le lascia a macerare 24 ore nell’aceto balsamico (come fa con Paesaggi Acidi), fino a ottenere immagini atmosferiche e sfumate, morbide o scavate da misteriose corrosioni. È come se il nostro autore volesse compiere una sorta di “verifica” non analitica (come quelle compiute invece da Ugo Mulas), bensì poetica, protesa a far emergere le immagini latenti che si sono depositate tra i suoi scatti, a rivelare ciò che rimane nonostante tutto, nonostante l’aceto che le aggredisce e le tinge di marrone. Dalla nitidezza delle immagini di partenza si arriva così a opere liberate dal compito della veduta e del resoconto paesistico. A opere per così dire “velate”, che hanno perso in definizione per guadagnare in un’altra visione, quella dell’anima e dell’immaginario. Il loro velo le ri-vela, le rende simili a piccole apparizioni sospese in un tempo indefinito, che si dispiega come un presagio, come un ricordo.
In Paesaggi Acidi il mare diventa allora una distesa dell’interiorità e l’orizzonte l’essenza della lontananza, il punto dove il vedere si incontra con il non-vedere, la linea dove il visibile tocca l’invisibile.
Con le serie Perso nel bosco le sue immagini oscure ci fanno sentire il groviglio di rami che paiono quasi sfiorarci il volto e protendersi verso di noi. La lontananza dell’orizzonte si rovescia qui in un troppo vicino, nell’impossibilità di avere una visione “controllante” e razionale, perché ci si è letteralmente persi nel bosco e il vedere si è trasformato in un’esperienza del sentire, in qualcosa di instabile e pervasivo che sfugge al pensiero cosciente e che oscilla seguendo i movimenti di un corpo in cammino, come smarrito tra sterpi e prati strapazzati dal freddo. Con la loro logica discontinua e non lineare, tali immagini ombrose, fluttuanti e disorientanti, fanno vacillare il nostro senso del tempo e la nostra collocazione nello spazio. Esse trasformano infatti la fotografia nel registro sensibile di un’esperienza dentro la natura e non di fronte ad essa.
Sospese tra apparizione e scomparsa, tra salvazione e dissoluzione appaiono anche le immagini della nuova serie Solo fiori, dedicata ai piccoli mazzi floreali abbandonati nei cassonetti dei cimiteri. Fiori non più raffigurati tra fioritura e appassimento, tra rigoglio cromatico e disfacimento, come venivano rappresentati dai pittori di vanitas del Seicento, protesi a ricordare la mortalità dell’uomo, ma anche la desiderabilità e la fragilità della bellezza. Invece, nelle immagini di Rigamonti troviamo solo fiori appassiti, solo petali e corolle gettate via; eppure, anche se ormai residuali, pur sempre segni di un gesto d’affetto che unisce i viventi e gli scomparsi. Essi non sono tanto metafore della nascita e della morte, ma ricordi tenaci ancora vivi, ancora tra i vivi.
In Paesaggi Acidi il mare diventa allora una distesa dell’interiorità e l’orizzonte l’essenza della lontananza, il punto dove il vedere si incontra con il non-vedere, la linea dove il visibile tocca l’invisibile.
Con le serie Perso nel bosco le sue immagini oscure ci fanno sentire il groviglio di rami che paiono quasi sfiorarci il volto e protendersi verso di noi. La lontananza dell’orizzonte si rovescia qui in un troppo vicino, nell’impossibilità di avere una visione “controllante” e razionale, perché ci si è letteralmente persi nel bosco e il vedere si è trasformato in un’esperienza del sentire, in qualcosa di instabile e pervasivo che sfugge al pensiero cosciente e che oscilla seguendo i movimenti di un corpo in cammino, come smarrito tra sterpi e prati strapazzati dal freddo. Con la loro logica discontinua e non lineare, tali immagini ombrose, fluttuanti e disorientanti, fanno vacillare il nostro senso del tempo e la nostra collocazione nello spazio. Esse trasformano infatti la fotografia nel registro sensibile di un’esperienza dentro la natura e non di fronte ad essa.
Sospese tra apparizione e scomparsa, tra salvazione e dissoluzione appaiono anche le immagini della nuova serie Solo fiori, dedicata ai piccoli mazzi floreali abbandonati nei cassonetti dei cimiteri. Fiori non più raffigurati tra fioritura e appassimento, tra rigoglio cromatico e disfacimento, come venivano rappresentati dai pittori di vanitas del Seicento, protesi a ricordare la mortalità dell’uomo, ma anche la desiderabilità e la fragilità della bellezza. Invece, nelle immagini di Rigamonti troviamo solo fiori appassiti, solo petali e corolle gettate via; eppure, anche se ormai residuali, pur sempre segni di un gesto d’affetto che unisce i viventi e gli scomparsi. Essi non sono tanto metafore della nascita e della morte, ma ricordi tenaci ancora vivi, ancora tra i vivi.
12
gennaio 2019
Marco Rigamonti – Tutto il silenzio che c’era
Dal 12 gennaio al 09 febbraio 2019
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STUDIO CENACCHI ARTE CONTEMPORANEA
Bologna, Via Santo Stefano, 63, (Bologna)
Bologna, Via Santo Stefano, 63, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15,30 - 19,00.
Aperture straordinarie in occasione di Artefiera:
venerdì 1 febbraio 9,30 – 13,00 e 15,00 – 21,00
sabato 2 febbraio 9,30 – 13,00 e 15,00 – 24,00
domenica 3 febbraio 9,30 – 13,00 e 15,00 – 20,00
lunedì 4 febbraio 9,30 – 13,00 e 15,00 – 19,00
Vernissage
12 Gennaio 2019, ore 18,00
Autore