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Dopo il successo ottenuto a Torino, la mostra Piemonte Industria. Un secolo di lavoro in fotografia approda al Museo del Territorio Biellese. Cento immagini, esposte in ordine cronologico, delineano un lungo excursus storico. Tratte dagli archivi delle più prestigiose aziende del territorio piemontese, per la maggior parte scatti di autori ignoti, presentano scelte stilistiche diversificate e riuscite.
Dall’Ottocento all’epoca contemporanea, un intenso fil rouge traccia lo spaccato di una società che si conforma ed evolve ai ritmi incalzanti dell’industria. Gli insediamenti mutano il paesaggio, integrandosi nel contesto urbano, e cambiano la fisionomia della periferia. Mirabili architetture dominano lo spazio. Le ciminiere si stagliano in lontananza. Forme cilindriche verticali diffondono nell’aria fumi biancastri.
Le antiche fotografie conservano i tratti e i cromatismi del tempo. Immagini color seppia, in grado di trasportare all’interno di un’epoca. Gli scatti dell’Ottocento raffigurano gruppi di operai: i soggetti sono in posa, ritratti in modo analogo in vari scatti. Emerge il sentimento dell’unità, del lavoro, della famiglia. Nasce la classe operaia. Sono gli anni in cui echeggia il pensiero di Marx e il concetto di alienazione.
Dal linguaggio di queste immagini emerge la storia di un popolo e di un Paese. Gli sguardi fieri scolpiti sui volti incarnano la dignità del lavoro. Maestranze composte da uomini determinati, da donne che anelano all’emancipazione, da bambini che sacrificano la propria fanciullezza. Come non vedere in queste raffigurazioni la stessa enfasi che compare nel Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo?
Il Novecento rappresenta un periodo drammatico e al contempo intenso. La seconda guerra mondiale e la fine del Ventennio provocano lacerazioni profonde. Il periodo della ricostruzione porta alla coesione sociale. È il tempo delle grandi migrazioni. La forza-lavoro proveniente dal Sud è una grande risorsa. La Fiat diventa lo stabilimento simbolo di questo fenomeno. L’integrazione è lenta e difficile. Ma vi è una forte determinazione, dettata dal sentimento di riscatto collettivo. Il Piemonte è in grado di accogliere i lavoratori, trasformando la povertà in ricchezza. La comunicazione è un’altra grande protagonista del progresso. Un’immagine del 1948 rappresenta uno studio della Rai durante la trasmissione dei risultati elettorali.
Alcuni scatti ritraggono i grandi personaggi della storia. Nel 1950 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi visita il Centro Assistenziale Zegna di Trivero. Nel ‘55 Sofia Loren si reca allo stabilimento Fiat Mirafiori. Una donna elegante, dalle movenze decise, circondata da una folla di ammiratori. Nel 1968 Aldo Moro è ritratto insieme ad Agostino e Giovanni Gazzaniga allo stabilimento Nigacalze di Tortona. Estremamente suggestivi sono gli scatti che rappresentano i lavoratori. Una fotografia degli anni ‘50 raffigura lo stabilimento Zegna, dove alcune operaie adempiono con devozione al proprio lavoro. Emerge un silenzio tangibile. Una donna lavora china su alcune stoffe, stese sul pavimento. La foto è ritoccata e i colori tenui ne fanno un dipinto.
A conclusione della mostra, alcune immagini in bianco e nero di Niccolò Biddau. I soggetti in serie carpiscono lo spazio, incarnando il concetto della produttività. La geometria delle forme crea un impatto visivo notevole. La fluidità della lana si snoda in una spirale sinuosa. Il concetto di fabbrica incarna inevitabilmente quello del design.
Dall’Ottocento all’epoca contemporanea, un intenso fil rouge traccia lo spaccato di una società che si conforma ed evolve ai ritmi incalzanti dell’industria. Gli insediamenti mutano il paesaggio, integrandosi nel contesto urbano, e cambiano la fisionomia della periferia. Mirabili architetture dominano lo spazio. Le ciminiere si stagliano in lontananza. Forme cilindriche verticali diffondono nell’aria fumi biancastri.
Le antiche fotografie conservano i tratti e i cromatismi del tempo. Immagini color seppia, in grado di trasportare all’interno di un’epoca. Gli scatti dell’Ottocento raffigurano gruppi di operai: i soggetti sono in posa, ritratti in modo analogo in vari scatti. Emerge il sentimento dell’unità, del lavoro, della famiglia. Nasce la classe operaia. Sono gli anni in cui echeggia il pensiero di Marx e il concetto di alienazione.
Dal linguaggio di queste immagini emerge la storia di un popolo e di un Paese. Gli sguardi fieri scolpiti sui volti incarnano la dignità del lavoro. Maestranze composte da uomini determinati, da donne che anelano all’emancipazione, da bambini che sacrificano la propria fanciullezza. Come non vedere in queste raffigurazioni la stessa enfasi che compare nel Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo?
Il Novecento rappresenta un periodo drammatico e al contempo intenso. La seconda guerra mondiale e la fine del Ventennio provocano lacerazioni profonde. Il periodo della ricostruzione porta alla coesione sociale. È il tempo delle grandi migrazioni. La forza-lavoro proveniente dal Sud è una grande risorsa. La Fiat diventa lo stabilimento simbolo di questo fenomeno. L’integrazione è lenta e difficile. Ma vi è una forte determinazione, dettata dal sentimento di riscatto collettivo. Il Piemonte è in grado di accogliere i lavoratori, trasformando la povertà in ricchezza. La comunicazione è un’altra grande protagonista del progresso. Un’immagine del 1948 rappresenta uno studio della Rai durante la trasmissione dei risultati elettorali.
Alcuni scatti ritraggono i grandi personaggi della storia. Nel 1950 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi visita il Centro Assistenziale Zegna di Trivero. Nel ‘55 Sofia Loren si reca allo stabilimento Fiat Mirafiori. Una donna elegante, dalle movenze decise, circondata da una folla di ammiratori. Nel 1968 Aldo Moro è ritratto insieme ad Agostino e Giovanni Gazzaniga allo stabilimento Nigacalze di Tortona. Estremamente suggestivi sono gli scatti che rappresentano i lavoratori. Una fotografia degli anni ‘50 raffigura lo stabilimento Zegna, dove alcune operaie adempiono con devozione al proprio lavoro. Emerge un silenzio tangibile. Una donna lavora china su alcune stoffe, stese sul pavimento. La foto è ritoccata e i colori tenui ne fanno un dipinto.
A conclusione della mostra, alcune immagini in bianco e nero di Niccolò Biddau. I soggetti in serie carpiscono lo spazio, incarnando il concetto della produttività. La geometria delle forme crea un impatto visivo notevole. La fluidità della lana si snoda in una spirale sinuosa. Il concetto di fabbrica incarna inevitabilmente quello del design.
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a cura di Niccolò Biddau
Museo del Territorio Biellese – Chiostro di San Sebastiano
Via Quintino Sella – 13900 Biella
Orario: da martedì a venerdì ore 15-19; sabato e domenica ore 10-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0115817508; info@photo-publisher.com; www.museodelterritorio.biella.it
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