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Alain Fleischer – Je ne suis qu’une image
La mostra è dedicata alla produzione, tanto eclettica quanto prolifica, di Alain Fleischer. L’artista, nell’esplorare il mezzo fotografico, dà vita a immagini che sono liberate dalla necessità di rappresentare il visibile. Le fotografie rivendicano dunque il loro ruolo: “Je ne suis qu’une image”.
Comunicato stampa
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La Galleria del Cembalo propone, dal 27 ottobre 2018 al 19 gennaio 2019, una mostra di ampio respiro dedicata all’opera dell’artista francese Alain Fleischer: Je ne suis qu’une image. Attraverso un’articolata ed esaustiva selezione di fotografie e video, l’esposizione ripercorre tutta la carriera dell’artista, dai primi lavori degli anni settanta fino ai più recenti.
Alain Fleischer è un artista multidisciplinare, la cui produzione è tanto eclettica quanto prolifica. Lontano da qualsiasi trasversalità disciplinare, Fleischer utilizza ogni mezzo di espressione nella sua specificità. Non può essere definito “uno scrittore che fa film” oppure “un cineasta che fa l’artista”, né “un fotografo che fa video” ma uno scrittore, un cineasta, un fotografo. La sua produzione annovera più di 50 libri, 350 film e innumerevoli video, fotografie e installazioni.
L’attenzione allo studio della tecnica di ogni mezzo espressivo che utilizza, e la sua reinterpretazione anche facendo ricorso a modalità di bricolage, fanno nascere delle situazioni apparentemente improbabili: si crede di vedere, ad esempio, un vecchio disco di vinile che gira su un giradischi quando invece non si tratta che della sua immagine, filmata quando era in movimento, di cui il giradischi, ora inerte, ne diventa solo il supporto.
L’artista nell’esplorare il mezzo fotografico dà vita a immagini che sono liberate dalla necessità di rappresentare il visibile. Le fotografie rivendicano dunque il loro ruolo: “Je ne suis qu’une image”. Questa dichiarazione, a cui si deve il titolo della mostra, prende spunto dalla constatazione che nel cinema il suono si trasforma in un’immagine. La banda sonora presente sulla pellicola è un segnale ottico che in realtà presenta tutte le caratteristiche di una fotografia: contrasto, definizione della grana, nitidezza. Alain Fleischer ha così reinterpretato e trasferito l’immagine ottica della frase registrata “Je ne suis qu’une image” su diversi supporti. Il contorno del segnale, costituito da ondulazioni più o meno serrate, si trasforma nel rilievo di un paesaggio, nel ritaglio di un pezzo di carta, nel profilo di una lama, eccetera.
Alcuni temi sono ricorrenti nella sua opera: il viso e il corpo femminile, l’erotismo, il senso della sopravvivenza, la spettralità, l’illusione, il riflesso e il doppio, il rituale, il mondo dell’infanzia e il gioco, la trasfigurazione delle forme, la rovina, la natura selvaggia.
Tracce di avvenimenti o di situazioni che non hanno mai avuto luogo, memorie obiettive e pertanto menzognere dell’impronta fotografica, immagini fisse messe in movimento e immagini animate improvvisamente cristallizzate. E poi ancora riflessi, ricezioni, proiezioni, rotazioni propongono dubbi sulla loro natura e sulla loro stessa realtà. Emozioni, seduzioni e divertimenti vissuti dall’artista, vengono riproposti per essere condivisi intuitivamente dallo spettatore, senza la necessità o la costrizione di andare a cercare necessariamente un significato recondito oppure un valore simbolico. Nella serie Lumières oubliées, attraverso l’utilizzo di lanterne e tracce luminose, l’artista affronta il senso etimologico della parola “fotografia”. Nel percorso espositivo, tra i video e le installazioni illusionistiche, il visitatore scoprirà il fenomeno della “crestazione” dei cactus – termine botanico per definire la loro metamorfosi mostruosa, riconfigurata in algoritmo, poi applicato a qualsiasi tipo di oggetto.
Biografia.
Alain Fleischer nasce a Parigi nel 1944 da padre ungherese e madre metà francese e metà spagnola. Cresce dunque in un ambiente ricco di lingue e di accenti diversi. Inizialmente studia lettere moderne, linguistica, antropologia e semiotica alla Sorbona e presso la EHESS (Scuola di studi superiori in scienze sociali). Consegue la laurea magistrale in Lettere moderne, in Studi teatrali, in Spagnolo, in Linguistica; ottiene inoltre un master in Biologia animale e un dottorato di ricerca in Semiotica. Trascorre lunghi periodi in Italia, sul lago di Bracciano.
Arte visiva, multimedia, fotografia, video. Nel 1972, Alain Fleischer si fa conoscere come artista e fotografo fra i colleghi della sua generazione (tra gli altri, Christian Boltanski, Annette Messager, Sophie Calle, André Cadéré), grazie a numerose mostre personali e collettive, inizialmente organizzate in locali alternativi.
Nel 1980 presenta alla Biennale Internazionale d'Arte di Parigi le prime installazioni basate su proiezioni cinematografiche. Nel 1982 espone le prime grandi composizioni fotografiche al Musée d’art moderne de la Ville de Paris e nello stesso anno il Centre Pompidou gli dedica una personale. In seguito espone in numerosi musei, centri d'arte e gallerie in Francia e all’estero.
Alain Fleischer ha rappresentato la Francia alla Biennale Internazionale d'Arte di Kwan-Ju (Corea) e alla Biennale Internazionale de L'Avana (Cuba). Nel 2014 ha partecipato alla Biennale di Busan (Corea). I servizi culturali del Ministero degli Affari Esteri hanno organizzato una retrospettiva delle opere di Alain Fleischer artista e fotografo e l’hanno presentata in varie città del mondo: San Paolo, Rio de Janeiro, Montreal, Rotterdam, Barcellona, L'Avana, Buenos Aires. I servizi culturali dell'Ambasciata di Francia a New York hanno presentato una mostra e una rassegna dei suoi film. Ha partecipato a numerose collettive in Francia e all'estero, come quelle dedicate a Roland Barthes e a Samuel Beckett al Centre Pompidou; tra le ultime in ordine cronologico si ricorda quella ideata da Georges Didi-Huberman, Atlas, Comment porter le monde sur ses épaules? (Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid nel 2010, ZKM di Karlsruhe e Collezione Falckenberg di Amburgo nel 2011); La mémoire traversée, Eléphant Paname / Mois de la Photographie a Parigi (2014). Nel maggio-giugno 2015 ha inoltre partecipato a Photomed, festival della fotografia mediterranea, presso l'Hôtel des Arts di Tolone. Diverse retrospettive sono state dedicate al suo lavoro di artista e fotografo, in particolare ricordiamo quelle presso:
• la Casa della cultura di Saint-Étienne, 1982;
• il Musée de l’Abbaye Sainte-Croix di Les Sables-d’Olonne, 1985;
• la Casa della cultura di La Rochelle, 1986;
• il Centre national de la Photographie, Parigi, 1995;
• la Maison européenne de la Photographie (MEP) e il Centre Pompidou, Parigi, 2003.
• il Sungkok Art Museum (Fondazione Samsung), Seoul, 2008.
Attività didattica. Alain Fleischer ha insegnato in numerose scuole: dal 1979 al 1985 all'università di Parigi III Sorbonne Nouvelle. Nel 1975 vince il concorso per la cattedra all’École nationale supérieure d’art di Nizza. Nel 1979 vince il concorso per la docenza all’École nationale supérieure d’art de Paris-Cergy. Nel 1982-1983 è visiting professor presso l’École nationale supérieure de la photographie di Arles. È stato responsabile pedagogico del primo trimestre di studi all'IDHEC (Istituto di studi cinematografici superiori), che poi è diventato la Fémis (scuola di cinema statale francese). È stato più volte membro delle commissioni per il reclutamento degli insegnanti delle scuole d'arte, della commissione per la prova di ammissione all’IDHEC / Fémis e presidente della commissione DNSEP. Nel 1992 e nel 1993 ha tenuto alcuni corsi all’Université du Québec à Montréal e tuttora interviene con regolarità ai seminari di dottorato. Per incarico del Ministero della cultura, Alain Fleischer ha progettato e gestito il progetto dello Studio nazionale delle arti contemporanee di Le Fresnoy a Tourcoing, di cui è direttore fin dall’apertura nell’ottobre 1997.
Regista. Alain Fleischer è autore e regista di circa trecentocinquanta opere (tra film sperimentali, cortometraggi, lungometraggi e documentari d’arte). Nel 1962 all'età di 18 anni, insieme ai compagni di liceo realizza il suo primo film, un mediometraggio intitolato Un film inachevé. Poi gira diversi cortometraggi sperimentali e vari saggi filmici, ad esempio diari di viaggio. Con il primo lungometraggio, Montage IV, vince una borsa di studio del Gruppo per la ricerca e la sperimentazione cinematografica,
ricevendo in particolare il sostegno di Jean Rouch e di Henri Langlois, che nel 1970 organizza la prima proiezione alla Cinémathèque française. Alain Fleischer ha collaborato ai film di Christian Boltanski, di Sarkis, Bernar Venet, Danielle Schirman e altri. Ha beneficiato di tre “Avances sur recette” – gli aiuti finanziari assegnati dal Centre national de la cinématographie – per i suoi film: Les Rendez-vous en forêt del 1971, Zoo Zéro del 1977 e Rome Roméo, 1988. I film di Alain Fleischer sono stati oggetto di numerose retrospettive e omaggi: al Museo nazionale d'arte moderna (Palais de Tokyo) e al Centre Pompidou di Parigi, alla Anthology Film Archives (Jonas Mekas) di New York, alle Galeries nationales du Jeu de Paume (Parigi), al Pesaro Film Festival (Italia), alla Cinematek (Cinémathèque royale de Belgique) di Bruxelles, al Festival international du film sur l’art de Montréal (FIFA). I suoi film sono stati presentati ai più importanti festival internazionali: Cannes, Venezia, Locarno, Berlino, Rotterdam, Montreal. Dal 1990 Fleischer interviene regolarmente al FIFA (Festival International du Film sur l’Art di Montreal).
Alain Fleischer è un artista multidisciplinare, la cui produzione è tanto eclettica quanto prolifica. Lontano da qualsiasi trasversalità disciplinare, Fleischer utilizza ogni mezzo di espressione nella sua specificità. Non può essere definito “uno scrittore che fa film” oppure “un cineasta che fa l’artista”, né “un fotografo che fa video” ma uno scrittore, un cineasta, un fotografo. La sua produzione annovera più di 50 libri, 350 film e innumerevoli video, fotografie e installazioni.
L’attenzione allo studio della tecnica di ogni mezzo espressivo che utilizza, e la sua reinterpretazione anche facendo ricorso a modalità di bricolage, fanno nascere delle situazioni apparentemente improbabili: si crede di vedere, ad esempio, un vecchio disco di vinile che gira su un giradischi quando invece non si tratta che della sua immagine, filmata quando era in movimento, di cui il giradischi, ora inerte, ne diventa solo il supporto.
L’artista nell’esplorare il mezzo fotografico dà vita a immagini che sono liberate dalla necessità di rappresentare il visibile. Le fotografie rivendicano dunque il loro ruolo: “Je ne suis qu’une image”. Questa dichiarazione, a cui si deve il titolo della mostra, prende spunto dalla constatazione che nel cinema il suono si trasforma in un’immagine. La banda sonora presente sulla pellicola è un segnale ottico che in realtà presenta tutte le caratteristiche di una fotografia: contrasto, definizione della grana, nitidezza. Alain Fleischer ha così reinterpretato e trasferito l’immagine ottica della frase registrata “Je ne suis qu’une image” su diversi supporti. Il contorno del segnale, costituito da ondulazioni più o meno serrate, si trasforma nel rilievo di un paesaggio, nel ritaglio di un pezzo di carta, nel profilo di una lama, eccetera.
Alcuni temi sono ricorrenti nella sua opera: il viso e il corpo femminile, l’erotismo, il senso della sopravvivenza, la spettralità, l’illusione, il riflesso e il doppio, il rituale, il mondo dell’infanzia e il gioco, la trasfigurazione delle forme, la rovina, la natura selvaggia.
Tracce di avvenimenti o di situazioni che non hanno mai avuto luogo, memorie obiettive e pertanto menzognere dell’impronta fotografica, immagini fisse messe in movimento e immagini animate improvvisamente cristallizzate. E poi ancora riflessi, ricezioni, proiezioni, rotazioni propongono dubbi sulla loro natura e sulla loro stessa realtà. Emozioni, seduzioni e divertimenti vissuti dall’artista, vengono riproposti per essere condivisi intuitivamente dallo spettatore, senza la necessità o la costrizione di andare a cercare necessariamente un significato recondito oppure un valore simbolico. Nella serie Lumières oubliées, attraverso l’utilizzo di lanterne e tracce luminose, l’artista affronta il senso etimologico della parola “fotografia”. Nel percorso espositivo, tra i video e le installazioni illusionistiche, il visitatore scoprirà il fenomeno della “crestazione” dei cactus – termine botanico per definire la loro metamorfosi mostruosa, riconfigurata in algoritmo, poi applicato a qualsiasi tipo di oggetto.
Biografia.
Alain Fleischer nasce a Parigi nel 1944 da padre ungherese e madre metà francese e metà spagnola. Cresce dunque in un ambiente ricco di lingue e di accenti diversi. Inizialmente studia lettere moderne, linguistica, antropologia e semiotica alla Sorbona e presso la EHESS (Scuola di studi superiori in scienze sociali). Consegue la laurea magistrale in Lettere moderne, in Studi teatrali, in Spagnolo, in Linguistica; ottiene inoltre un master in Biologia animale e un dottorato di ricerca in Semiotica. Trascorre lunghi periodi in Italia, sul lago di Bracciano.
Arte visiva, multimedia, fotografia, video. Nel 1972, Alain Fleischer si fa conoscere come artista e fotografo fra i colleghi della sua generazione (tra gli altri, Christian Boltanski, Annette Messager, Sophie Calle, André Cadéré), grazie a numerose mostre personali e collettive, inizialmente organizzate in locali alternativi.
Nel 1980 presenta alla Biennale Internazionale d'Arte di Parigi le prime installazioni basate su proiezioni cinematografiche. Nel 1982 espone le prime grandi composizioni fotografiche al Musée d’art moderne de la Ville de Paris e nello stesso anno il Centre Pompidou gli dedica una personale. In seguito espone in numerosi musei, centri d'arte e gallerie in Francia e all’estero.
Alain Fleischer ha rappresentato la Francia alla Biennale Internazionale d'Arte di Kwan-Ju (Corea) e alla Biennale Internazionale de L'Avana (Cuba). Nel 2014 ha partecipato alla Biennale di Busan (Corea). I servizi culturali del Ministero degli Affari Esteri hanno organizzato una retrospettiva delle opere di Alain Fleischer artista e fotografo e l’hanno presentata in varie città del mondo: San Paolo, Rio de Janeiro, Montreal, Rotterdam, Barcellona, L'Avana, Buenos Aires. I servizi culturali dell'Ambasciata di Francia a New York hanno presentato una mostra e una rassegna dei suoi film. Ha partecipato a numerose collettive in Francia e all'estero, come quelle dedicate a Roland Barthes e a Samuel Beckett al Centre Pompidou; tra le ultime in ordine cronologico si ricorda quella ideata da Georges Didi-Huberman, Atlas, Comment porter le monde sur ses épaules? (Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid nel 2010, ZKM di Karlsruhe e Collezione Falckenberg di Amburgo nel 2011); La mémoire traversée, Eléphant Paname / Mois de la Photographie a Parigi (2014). Nel maggio-giugno 2015 ha inoltre partecipato a Photomed, festival della fotografia mediterranea, presso l'Hôtel des Arts di Tolone. Diverse retrospettive sono state dedicate al suo lavoro di artista e fotografo, in particolare ricordiamo quelle presso:
• la Casa della cultura di Saint-Étienne, 1982;
• il Musée de l’Abbaye Sainte-Croix di Les Sables-d’Olonne, 1985;
• la Casa della cultura di La Rochelle, 1986;
• il Centre national de la Photographie, Parigi, 1995;
• la Maison européenne de la Photographie (MEP) e il Centre Pompidou, Parigi, 2003.
• il Sungkok Art Museum (Fondazione Samsung), Seoul, 2008.
Attività didattica. Alain Fleischer ha insegnato in numerose scuole: dal 1979 al 1985 all'università di Parigi III Sorbonne Nouvelle. Nel 1975 vince il concorso per la cattedra all’École nationale supérieure d’art di Nizza. Nel 1979 vince il concorso per la docenza all’École nationale supérieure d’art de Paris-Cergy. Nel 1982-1983 è visiting professor presso l’École nationale supérieure de la photographie di Arles. È stato responsabile pedagogico del primo trimestre di studi all'IDHEC (Istituto di studi cinematografici superiori), che poi è diventato la Fémis (scuola di cinema statale francese). È stato più volte membro delle commissioni per il reclutamento degli insegnanti delle scuole d'arte, della commissione per la prova di ammissione all’IDHEC / Fémis e presidente della commissione DNSEP. Nel 1992 e nel 1993 ha tenuto alcuni corsi all’Université du Québec à Montréal e tuttora interviene con regolarità ai seminari di dottorato. Per incarico del Ministero della cultura, Alain Fleischer ha progettato e gestito il progetto dello Studio nazionale delle arti contemporanee di Le Fresnoy a Tourcoing, di cui è direttore fin dall’apertura nell’ottobre 1997.
Regista. Alain Fleischer è autore e regista di circa trecentocinquanta opere (tra film sperimentali, cortometraggi, lungometraggi e documentari d’arte). Nel 1962 all'età di 18 anni, insieme ai compagni di liceo realizza il suo primo film, un mediometraggio intitolato Un film inachevé. Poi gira diversi cortometraggi sperimentali e vari saggi filmici, ad esempio diari di viaggio. Con il primo lungometraggio, Montage IV, vince una borsa di studio del Gruppo per la ricerca e la sperimentazione cinematografica,
ricevendo in particolare il sostegno di Jean Rouch e di Henri Langlois, che nel 1970 organizza la prima proiezione alla Cinémathèque française. Alain Fleischer ha collaborato ai film di Christian Boltanski, di Sarkis, Bernar Venet, Danielle Schirman e altri. Ha beneficiato di tre “Avances sur recette” – gli aiuti finanziari assegnati dal Centre national de la cinématographie – per i suoi film: Les Rendez-vous en forêt del 1971, Zoo Zéro del 1977 e Rome Roméo, 1988. I film di Alain Fleischer sono stati oggetto di numerose retrospettive e omaggi: al Museo nazionale d'arte moderna (Palais de Tokyo) e al Centre Pompidou di Parigi, alla Anthology Film Archives (Jonas Mekas) di New York, alle Galeries nationales du Jeu de Paume (Parigi), al Pesaro Film Festival (Italia), alla Cinematek (Cinémathèque royale de Belgique) di Bruxelles, al Festival international du film sur l’art de Montréal (FIFA). I suoi film sono stati presentati ai più importanti festival internazionali: Cannes, Venezia, Locarno, Berlino, Rotterdam, Montreal. Dal 1990 Fleischer interviene regolarmente al FIFA (Festival International du Film sur l’Art di Montreal).
27
ottobre 2018
Alain Fleischer – Je ne suis qu’une image
Dal 27 ottobre 2018 al 19 gennaio 2019
fotografia
Location
GALLERIA DEL CEMBALO
Roma, Largo Della Fontanella Di Borghese, 19, (Roma)
Roma, Largo Della Fontanella Di Borghese, 19, (Roma)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì ore 15.30-19.00
sabato 11.00-19.00
Vernissage
27 Ottobre 2018, ore 18.30
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