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Da Massys a Porbous: il ‘500 fiammingo”
La galleria Caretto&Occhinegro nel suo atelier torinese presenta una mostra interamente dedicata all’arte dei così detti “Primitivi Fiamminghi”
Comunicato stampa
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La galleria Caretto&Occhinegro nel suo atelier torinese presenta una mostra interamente dedicata all’arte dei così detti “Primitivi Fiamminghi”.
La mostra verrà inaugurata in occasione della partecipazione a “Flashback – Tutta l’arte è contemporanea” (stand 45) e proseguirà per tutta la stagione presso gli ambienti della galleria.
Molti dei dipinti presentati sono il frutto di più di un anno di ricerca, raccolta e studio, prestando la massima attenzione alla riscoperta attributiva (con schede curate dai massimi esperti internazionali) e alla provenienza, sovente da importanti collezioni private italiane ed estere.
Il nucleo di opere fiamminghe del ‘500, pertanto, si configura come un’offerta unica sullo scenario dell’attuale mercato degli old masters.
La stagione dei così detti primitivi fiamminghi fu un evento unico nella storia dell’arte europea e vero contraltare della coeva pittura italiana.
Protagonista assoluta fu Anversa, autentica Firenze del nord’ Europa e centro economico/culturale capace di attirare a sé un vortice di esperienze artistiche eccelse e variegate.
Punta di diamante dell’esposizione è la Vergine in Preghiera di Jan Massys. L’opera, che gode dell’unanime consenso della comunità accademica e che verrà pubblicata nella monografia di prossima uscita (a cura di Maria Clelia Glassi) è un raro esempio dei livelli toccati dai maestri di prim’ordine del’ 500. Jan Massys fu un autore prolifico, che lavorò per un periodo anche a Genova, dove lascio alcuni dei suoi primi capolavori. La tavola, che appare ora sul mercato dopo più di un secolo di permanenza in collezione privata, riporta tutti i crismi della poetica di Jan Massys: nel leggero accenno di sorriso, nella lirica vivacità degli occhi, animati da uno spirito mutevole ed enigmatico, nell’affusolata architettura della mani e, soprattutto, nell’incarnato di porcellana che caratterizza l’intera figura, quasi si fosse al cospetto di una statua infusa di spirito e levigata in quella perfezione formale che distingue un Maestro da un semplice artigiano.
Dal contesto culturale della bottega dei Massys proviene anche l’Ecce Homo del Maestro del Santo Sangue, un’opera dal potente simbolismo, capace di imporsi allo spettatore con la forza di una visione quasi metafisica, vera e propria conquista di quell’arte fiamminga delle origini, che come nessun’altra seppe coniugare realtà e simbolo.
Un altro eccezionale ritrovamento è costituito dallo sportello raffigurante l’Ascensione, di Adrian van Overbeke. L’opera, proveniente da un’importante collezione romana, fa parte di un monumentale politico dedicato alla Passione di Cristo, di cui la maggior parte dei pannelli è attualmente conservata presso alcuni dei più importanti musei del mondo, quali il Bonnenfanten Museum di Maastricht.
Il ritrovamento di uno degli ultimi sportelli mancanti è una fondamentale scoperta dal punto di vista storico-artistico e un’importante aggiunta al catalogo di questo maestro anversese che si distinse per la forme caratteristiche e stravaganti, per l’accentuato colorismo e le soluzione spaziali estreme e anticlassiche: ne è riprova la scelta di mostrare Cristo mentre viene inghiottito da un autentico squarcio spazio-temporale che si apre nelle nuvole e lascia spazio all’oro dell’Infinito Metafisico.
Non solo soggetti religiosi, ma anche ampio spazio al paesaggio delle origini (con opere di Gillis Mostaer e Henri met de Bles) ed alla ritrattistica.
In quest’ultimo genere, spiccano il Ritratto di Uomo con Lettera di Nicolas Neufchatel, anche conosciuto come Nicolas Lucides, pittore profondamente amato da Federico Zeri, che condusse uno dei primi e pioneristici studi sull’autore, indagandone le sottili relazioni con la coeva pittura veneziana e con lo stile eclettico di Cornelis di Lyon, è il Ritratto di Giovane Uomo di Frans Porbous I: le caratteristiche dell'uomo nel ritratto, con l'epidermide delicatamente modellata, il viso ovale, gli zigomi alti, il naso tondeggiante e gli occhi vivaci sono narrate con spiccato acume. Lo sguardo è diretto allo spettatore e lo segue con attenzione. Il ritratto nel suo insieme è un astuto studio psicologico di un uomo nel fiore degli anni, presumibilmente verso i trent'anni. Questo piccolo ritratto proviene da una prestigiosa provenienza: la collezione del Duca di Hamilton durante il XIX secolo e, successivamente, attraverso alcune nobili proprietà, una collezione romana patrizia. Tutti i passaggi di proprietà, dal 1882, sono documentati attraverso le etichette apposte sul retro del dipinto.
Chiude idealmente la rassegna la Madonna con Bambino e San Giuseppe di Adam van Noort. Maestro di Rubens e tra i migliori rappresentanti del così detto “romanismo”, quella corrente fiamminga che, per prima, si aprì allo studio della cultura figurativa italiana, unendo influenze classiche a quelle desunte da Michelangelo e Raffello. L’opera, una volta appartenuta al celebre collezionista Jacq Goudstikker, è un monumentale saggio di italianismo e segna il passaggio dall’arte fiamminga del ‘500 a quella del secolo successivo, rendendo completo il racconto dell’evoluzione stilistica che la mostra di Caretto&Occhinegro si pone tra i suoi obbiettivi.
La mostra è accompagnata da un catalogo in formato digitale, che può essere richiesto direttamente contattando la Galleria.
La mostra verrà inaugurata in occasione della partecipazione a “Flashback – Tutta l’arte è contemporanea” (stand 45) e proseguirà per tutta la stagione presso gli ambienti della galleria.
Molti dei dipinti presentati sono il frutto di più di un anno di ricerca, raccolta e studio, prestando la massima attenzione alla riscoperta attributiva (con schede curate dai massimi esperti internazionali) e alla provenienza, sovente da importanti collezioni private italiane ed estere.
Il nucleo di opere fiamminghe del ‘500, pertanto, si configura come un’offerta unica sullo scenario dell’attuale mercato degli old masters.
La stagione dei così detti primitivi fiamminghi fu un evento unico nella storia dell’arte europea e vero contraltare della coeva pittura italiana.
Protagonista assoluta fu Anversa, autentica Firenze del nord’ Europa e centro economico/culturale capace di attirare a sé un vortice di esperienze artistiche eccelse e variegate.
Punta di diamante dell’esposizione è la Vergine in Preghiera di Jan Massys. L’opera, che gode dell’unanime consenso della comunità accademica e che verrà pubblicata nella monografia di prossima uscita (a cura di Maria Clelia Glassi) è un raro esempio dei livelli toccati dai maestri di prim’ordine del’ 500. Jan Massys fu un autore prolifico, che lavorò per un periodo anche a Genova, dove lascio alcuni dei suoi primi capolavori. La tavola, che appare ora sul mercato dopo più di un secolo di permanenza in collezione privata, riporta tutti i crismi della poetica di Jan Massys: nel leggero accenno di sorriso, nella lirica vivacità degli occhi, animati da uno spirito mutevole ed enigmatico, nell’affusolata architettura della mani e, soprattutto, nell’incarnato di porcellana che caratterizza l’intera figura, quasi si fosse al cospetto di una statua infusa di spirito e levigata in quella perfezione formale che distingue un Maestro da un semplice artigiano.
Dal contesto culturale della bottega dei Massys proviene anche l’Ecce Homo del Maestro del Santo Sangue, un’opera dal potente simbolismo, capace di imporsi allo spettatore con la forza di una visione quasi metafisica, vera e propria conquista di quell’arte fiamminga delle origini, che come nessun’altra seppe coniugare realtà e simbolo.
Un altro eccezionale ritrovamento è costituito dallo sportello raffigurante l’Ascensione, di Adrian van Overbeke. L’opera, proveniente da un’importante collezione romana, fa parte di un monumentale politico dedicato alla Passione di Cristo, di cui la maggior parte dei pannelli è attualmente conservata presso alcuni dei più importanti musei del mondo, quali il Bonnenfanten Museum di Maastricht.
Il ritrovamento di uno degli ultimi sportelli mancanti è una fondamentale scoperta dal punto di vista storico-artistico e un’importante aggiunta al catalogo di questo maestro anversese che si distinse per la forme caratteristiche e stravaganti, per l’accentuato colorismo e le soluzione spaziali estreme e anticlassiche: ne è riprova la scelta di mostrare Cristo mentre viene inghiottito da un autentico squarcio spazio-temporale che si apre nelle nuvole e lascia spazio all’oro dell’Infinito Metafisico.
Non solo soggetti religiosi, ma anche ampio spazio al paesaggio delle origini (con opere di Gillis Mostaer e Henri met de Bles) ed alla ritrattistica.
In quest’ultimo genere, spiccano il Ritratto di Uomo con Lettera di Nicolas Neufchatel, anche conosciuto come Nicolas Lucides, pittore profondamente amato da Federico Zeri, che condusse uno dei primi e pioneristici studi sull’autore, indagandone le sottili relazioni con la coeva pittura veneziana e con lo stile eclettico di Cornelis di Lyon, è il Ritratto di Giovane Uomo di Frans Porbous I: le caratteristiche dell'uomo nel ritratto, con l'epidermide delicatamente modellata, il viso ovale, gli zigomi alti, il naso tondeggiante e gli occhi vivaci sono narrate con spiccato acume. Lo sguardo è diretto allo spettatore e lo segue con attenzione. Il ritratto nel suo insieme è un astuto studio psicologico di un uomo nel fiore degli anni, presumibilmente verso i trent'anni. Questo piccolo ritratto proviene da una prestigiosa provenienza: la collezione del Duca di Hamilton durante il XIX secolo e, successivamente, attraverso alcune nobili proprietà, una collezione romana patrizia. Tutti i passaggi di proprietà, dal 1882, sono documentati attraverso le etichette apposte sul retro del dipinto.
Chiude idealmente la rassegna la Madonna con Bambino e San Giuseppe di Adam van Noort. Maestro di Rubens e tra i migliori rappresentanti del così detto “romanismo”, quella corrente fiamminga che, per prima, si aprì allo studio della cultura figurativa italiana, unendo influenze classiche a quelle desunte da Michelangelo e Raffello. L’opera, una volta appartenuta al celebre collezionista Jacq Goudstikker, è un monumentale saggio di italianismo e segna il passaggio dall’arte fiamminga del ‘500 a quella del secolo successivo, rendendo completo il racconto dell’evoluzione stilistica che la mostra di Caretto&Occhinegro si pone tra i suoi obbiettivi.
La mostra è accompagnata da un catalogo in formato digitale, che può essere richiesto direttamente contattando la Galleria.
31
ottobre 2018
Da Massys a Porbous: il ‘500 fiammingo”
Dal 31 ottobre al 20 dicembre 2018
arte antica
Location
GALLERIA CARETTO & OCCHINEGRO
Torino, Via Maria Vittoria, 10, (Torino)
Torino, Via Maria Vittoria, 10, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
31 Ottobre 2018, ore 18 su invito in occasione della partecipazione a “Flashback – Tutta l’arte è contemporanea” (stand 45) e proseguirà in galleria