Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Bansky – This is not a photo opportunity
Nessuno lo ha mai visto, nessuno conosce il suo viso, non esistono foto che lo mostrino: eppure BANKSY esiste in maniera dirompente attraverso le sue opere di inaudita potenza etica, evocativa e mediatica. Originario di Bristol, genericamente inquadrato nei confini della Street Art, Banksy rappresenta il più grande caso di popolarità per un artista vivente dai tempi di Andy Warhol.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palazzo Medici Riccardi presenta la mostra BANKSY This is not a photo opportunity, a cura di
Gianluca Marziani e Stefano S. Antonelli, promossa e prodotta da MetaMorfosi Associazione
Culturale, con il patrocinio di Firenze Città Metropolitana e il sostegno della Regione Toscana, in
collaborazione con Muse.
Nessuno lo ha mai visto, nessuno conosce il suo viso, non esistono foto che lo mostrino: eppure
BANKSY esiste in maniera dirompente attraverso le sue opere di inaudita potenza etica, evocativa
e mediatica. Originario di Bristol, genericamente inquadrato nei confini della Street Art, Banksy
rappresenta il più grande caso di popolarità per un artista vivente dai tempi di Andy Warhol.
Tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 immagini su carta che vende tramite la sua “print house”
Pictures On Walls in Commercial Rd. (Londra). Si tratta di immagini che riproducono alcuni tra i
suoi famosi interventi stradali, documentando opere che sono diventate “affreschi popolari” ma che
spesso sono state rimosse o rubate o semplicemente consumate dal tempo. La mostra di Firenze
nasce da una rigorosa selezione con le migliori 20 immagini finora prodotte, quelle che hanno
decretato il successo planetario di un artista tra i più complessi, geniali e intuitivi del nostro tempo.
Banksy preferisce da sempre la diffusione orizzontale di immagini rispetto alla creazione di oggetti
unici. Una lezione mutuata da Andy Warhol con il suo approccio seriale e l’uso metodico della
serigrafia. A conferma di un legame quasi ereditario arriva, nel 2007, la mostra londinese “Warhol
vs Banksy” al The Hospital in Covent Garden, prodotta da Banksy in persona. Come è stato
ribadito da molte firme internazionali, Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art
originaria, l’unico che ha fuso assieme la moltiplicazione seriale, la cultura hip hop, il graffitismo
anni Ottanta e gli approcci del tempo digitale.
Gianluca Marziani: Banksy, come fosse un Umberto Eco che ha scelto la strada al posto delle aule
universitarie, somatizza le molteplici contraddizioni semantiche del nostro tempo. In un’epoca dove
analogico e digitale convivono per ovvie ragioni, dove la tecnologia velocizza i tempi ma cambia i
parametri vitali, dove la Democrazia traballa in mille modi, in un mondo del genere ecco un autore
che fa implodere i codici del narcisismo (la peggior patologia collettiva dei nostri giorni), restando
invisibile ma lavorando su strade e luoghi pubblici, sgretolando con ironia i poteri forti, inventando
icone urbane che somatizzano i nodi lampanti di questo millennio.
A Palazzo Medici Riccardi ci saranno le sue immagini più celebri, quelle che si sono guadagnate
altissima popolarità attraverso la condivisione sui social media. Tra queste la serigrafia che
raffigura una delle sue immagini più famose, quella della bambina con un palloncino rosso in mano
(Balloon Girl), proprio in questi giorni al centro dell’attenzione mondiale per la sua clamorosa
autodistruzione avvenuta subito dopo essere stata battuta all’asta per oltre 1 milione di euro.
È un immaginario semplice ma non elementare quello di Banksy, perfetto per tempi e modi di
produzione, confezionato per la comunicazione di massa: un nucleo di messaggi immediati che,
affrontando i temi del capitalismo, della guerra e del controllo sociale, mette in scena le
contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. Per la prima volta una mostra esamina e analizza le
immagini originali di Banksy all’interno di un quadro semantico esaustivo che ne veicoli origini,
riferimenti, relazioni tra gli elementi, implicazioni e piani di pertinenza. A completamento del
percorso espositivo, il pubblico avrà a disposizione un’infografica sulla cronologia dell’artista,
ampie schede storiche sulle opere con documentazione fotografica, i “black books” originali, poster
originali di sue mostre, banconote contraffatte e una selezione di video.
Stefano Antonelli: Sostiene Alvin Gouldner che libri e i giornali hanno favorito la nascita delle
ideologie, ovvero la nascita di un discorso razionale sulle idee. Radio, Tv e Cinema, invece, hanno
avviato il declino di questo discorso, trasportando lo spazio di elaborazione dal simbolismo
concettuale del leggere al simbolismo iconico del guardare. In questa prospettiva Banksy avvia la
sua produzione che sfrutta il potere persuasivo, pedagogico, propedeutico, critico ed ermeneutico
dell’immagine per attivare un pensiero critico e popolare da lui stesso definito “entry-level”. Il lavoro
dell’artista sembra entrare in tensione sul piano polarizzato sul quale opporre immagini di
produzione artigianale (B. Groys) al flusso soverchiante di immagini industriali (la pubblicità),
utilizzando la cifra del “détournement” situazionista, attraverso un potente strato di tipico “british
humor”, pratica che lui stesso battezzerà come “Brandalism”.
Gianluca Marziani e Stefano S. Antonelli, promossa e prodotta da MetaMorfosi Associazione
Culturale, con il patrocinio di Firenze Città Metropolitana e il sostegno della Regione Toscana, in
collaborazione con Muse.
Nessuno lo ha mai visto, nessuno conosce il suo viso, non esistono foto che lo mostrino: eppure
BANKSY esiste in maniera dirompente attraverso le sue opere di inaudita potenza etica, evocativa
e mediatica. Originario di Bristol, genericamente inquadrato nei confini della Street Art, Banksy
rappresenta il più grande caso di popolarità per un artista vivente dai tempi di Andy Warhol.
Tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 immagini su carta che vende tramite la sua “print house”
Pictures On Walls in Commercial Rd. (Londra). Si tratta di immagini che riproducono alcuni tra i
suoi famosi interventi stradali, documentando opere che sono diventate “affreschi popolari” ma che
spesso sono state rimosse o rubate o semplicemente consumate dal tempo. La mostra di Firenze
nasce da una rigorosa selezione con le migliori 20 immagini finora prodotte, quelle che hanno
decretato il successo planetario di un artista tra i più complessi, geniali e intuitivi del nostro tempo.
Banksy preferisce da sempre la diffusione orizzontale di immagini rispetto alla creazione di oggetti
unici. Una lezione mutuata da Andy Warhol con il suo approccio seriale e l’uso metodico della
serigrafia. A conferma di un legame quasi ereditario arriva, nel 2007, la mostra londinese “Warhol
vs Banksy” al The Hospital in Covent Garden, prodotta da Banksy in persona. Come è stato
ribadito da molte firme internazionali, Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art
originaria, l’unico che ha fuso assieme la moltiplicazione seriale, la cultura hip hop, il graffitismo
anni Ottanta e gli approcci del tempo digitale.
Gianluca Marziani: Banksy, come fosse un Umberto Eco che ha scelto la strada al posto delle aule
universitarie, somatizza le molteplici contraddizioni semantiche del nostro tempo. In un’epoca dove
analogico e digitale convivono per ovvie ragioni, dove la tecnologia velocizza i tempi ma cambia i
parametri vitali, dove la Democrazia traballa in mille modi, in un mondo del genere ecco un autore
che fa implodere i codici del narcisismo (la peggior patologia collettiva dei nostri giorni), restando
invisibile ma lavorando su strade e luoghi pubblici, sgretolando con ironia i poteri forti, inventando
icone urbane che somatizzano i nodi lampanti di questo millennio.
A Palazzo Medici Riccardi ci saranno le sue immagini più celebri, quelle che si sono guadagnate
altissima popolarità attraverso la condivisione sui social media. Tra queste la serigrafia che
raffigura una delle sue immagini più famose, quella della bambina con un palloncino rosso in mano
(Balloon Girl), proprio in questi giorni al centro dell’attenzione mondiale per la sua clamorosa
autodistruzione avvenuta subito dopo essere stata battuta all’asta per oltre 1 milione di euro.
È un immaginario semplice ma non elementare quello di Banksy, perfetto per tempi e modi di
produzione, confezionato per la comunicazione di massa: un nucleo di messaggi immediati che,
affrontando i temi del capitalismo, della guerra e del controllo sociale, mette in scena le
contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. Per la prima volta una mostra esamina e analizza le
immagini originali di Banksy all’interno di un quadro semantico esaustivo che ne veicoli origini,
riferimenti, relazioni tra gli elementi, implicazioni e piani di pertinenza. A completamento del
percorso espositivo, il pubblico avrà a disposizione un’infografica sulla cronologia dell’artista,
ampie schede storiche sulle opere con documentazione fotografica, i “black books” originali, poster
originali di sue mostre, banconote contraffatte e una selezione di video.
Stefano Antonelli: Sostiene Alvin Gouldner che libri e i giornali hanno favorito la nascita delle
ideologie, ovvero la nascita di un discorso razionale sulle idee. Radio, Tv e Cinema, invece, hanno
avviato il declino di questo discorso, trasportando lo spazio di elaborazione dal simbolismo
concettuale del leggere al simbolismo iconico del guardare. In questa prospettiva Banksy avvia la
sua produzione che sfrutta il potere persuasivo, pedagogico, propedeutico, critico ed ermeneutico
dell’immagine per attivare un pensiero critico e popolare da lui stesso definito “entry-level”. Il lavoro
dell’artista sembra entrare in tensione sul piano polarizzato sul quale opporre immagini di
produzione artigianale (B. Groys) al flusso soverchiante di immagini industriali (la pubblicità),
utilizzando la cifra del “détournement” situazionista, attraverso un potente strato di tipico “british
humor”, pratica che lui stesso battezzerà come “Brandalism”.
18
ottobre 2018
Bansky – This is not a photo opportunity
Dal 18 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019
arte contemporanea
Location
PALAZZO MEDICI RICCARDI
Firenze, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 3, (Firenze)
Firenze, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 3, (Firenze)
Orario di apertura
aperto tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00
Vernissage
18 Ottobre 2018, h 17 su invito
Autore
Curatore