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Uno sguardo ad Oriente
Un sguardo ad Oriente
Da quando, a metà dell’Ottocento, il Giappone, dopo tre secoli di isolamento, tornò ad aprirsi al mondo, il fascino della millenaria cultura del Paese del Sol Levante ha influenzato l’arte e il pensiero occidentale. Da Van Gogh a Monet, da Renoir a Klimt, fino all’Art Nouveau h
Comunicato stampa
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Un sguardo ad Oriente
Da quando, a metà dell’Ottocento, il Giappone, dopo tre secoli di isolamento, tornò ad aprirsi al mondo, il fascino della millenaria cultura del Paese del Sol Levante ha influenzato l’arte e il pensiero occidentale. Da Van Gogh a Monet, da Renoir a Klimt, fino all’Art Nouveau hanno “subìto” le suggestioni della cultura giapponese così spirituale e pragmatica, così forte e gentile…
Spazio Papel vuole rendere omaggio all’antico sapere di questo affascinante ed enigmatico Paese, “distante” dal pensiero occidentale e per questo libero dalle attrazioni materiali e dalla frenesia delle moderne società.
Ecco dunque una piccola mostra collettiva a cui ogni artista contribuisce con 3 illustrazioni create per l’occasione.
In esposizione illustrazioni ispirate a poesie Tanka e Haiku, ad antichi racconti giapponesi, al fascino raffinato e delicato della geisha, al valore guerriero del Samurai…
Giovanni Robustelli (Tanka)
Enzo Facciolo (Diabolik e Eva)
Federico Della Putta (Samurai, Geisha, Sumo)
Samuele Gaudio (Racconto giapponese)
Oscar Scalco (Samurai)
Sergio Vanello (Geishe)
Raffaella Vernazza (Haiku)
AD EST (di Gianni Brunoro per Spazio Papel 2018)
Un piccolo sguardo verso il Paese del Sol Levante
Anno Domini 2018. Sul piano della comunicazione, il pianeta Terra è ormai giunto a una tale intensità di interscambi (e non solo comunicativi, beninteso, ma di ogni altro genere) per cui è definitivamente realizzato quel concetto di “villaggio globale” che gli studiosi della società civile – Marshall McLuhan in testa – preconizzavano già dagli scorsi anni Cinquanta, quando tutto ciò sembrava ancora elucubrazione più fantascientifica che futuribile. In particolare esiste un profondo interscambio culturale fra Oriente e Occidente, quasi una fame di reciproca conoscenza e addirittura di adozione di vari aspetti sociali.
Le malie esercitate sugli artisti da antiche tradizioni giapponesi non sono un fatto odierno. È opportuno cercare di convincersi che sul piano figurativo ed estetico il Giappone non è solo “manga e cartoni animati”. Approfondendo appena un poco, si scoprirebbe che il Paese del Sol Levante è titolare invece di una tradizione estetica di notevole raffinatezza, senza contare la sua antica nobiltà. La sua “scoperta” non data da oggi, ma da un ieri non remotissimo, effetto dell’onda lunga di un vecchio tsunami culturale avvenuto nel 1858. Eccone i fatti: nell’agosto di quell’anno una nave occidentale entrava per la prima volta nella baia di Edo, l’odierna Tokyo, infrangendo un isolamento del Paese che durava da oltre due secoli. L’arrivo di europei e americani modificò l’ambiente artistico e culturale giapponese e l’afflusso di merci e conoscenze provenienti dal Paese asiatico ispirò a sua volta collezionisti e artisti occidentali, il cui entusiasmo finì per determinare un’autentica esplosione di interesse, vivificando il gusto per tutto quanto fosse giapponese. A farla breve, ne seguì una Esposizione Internazionale, tenutasi a Londra nel 1862, che ebbe un impatto straordinario sugli artisti. E dopo di allora numerosi designer trovarono nell’arte giapponese una nuova fonte di ispirazione.
Veniamo rapidamente al 1875 quando, sempre a Londra, Arthur Lasenby Liberty inaugurò i magazzini omonimi, divenuti subito il principale centro specialistico europeo di articoli giapponesi: tanto che nel 1889 il titolare si recò direttamente nel “Paese del Sol Levante”, per conservare il suo primato nella diffusione della moda giapponese. Che sarebbe rimasta in voga a lungo, al punto che ancora nei primi decenni del nostro secolo gli artisti inserivano nei loro dipinti degli oggetti giapponesi, non per evocarne l’esotismo, bensì per conferire loro un’ulteriore bellezza. In definitiva, a quell’occasione del 1858 si può far risalire il momento in cui l’Occidente si sensibilizza anche alla grafica orientale, giapponese nella fattispecie. E da quell’attenzione nascerà fra l’altro una non effimera componente dell’Art Nouveau, appunto il Liberty, con i suoi altri nomi assunti altrove: Jugendstil in Austria, Sezessionstil in Germania e Stile Floreale in Italia. Gli esperti d’arte assicurano inoltre che anche le opere di Vincent van Gogh e di Paul Gauguin non sono indenni da influenze da parte dell’arte giapponese.
È dunque in tutto quanto precede che affondano le loro remote radici certi frutti recenti dell’arte occidentale e, insieme, alcuni prodotti del fumetto di questi ultimi vent’anni. E nemmeno l’illustrazione è stata sorda al fenomeno.
Da quando, a metà dell’Ottocento, il Giappone, dopo tre secoli di isolamento, tornò ad aprirsi al mondo, il fascino della millenaria cultura del Paese del Sol Levante ha influenzato l’arte e il pensiero occidentale. Da Van Gogh a Monet, da Renoir a Klimt, fino all’Art Nouveau hanno “subìto” le suggestioni della cultura giapponese così spirituale e pragmatica, così forte e gentile…
Spazio Papel vuole rendere omaggio all’antico sapere di questo affascinante ed enigmatico Paese, “distante” dal pensiero occidentale e per questo libero dalle attrazioni materiali e dalla frenesia delle moderne società.
Ecco dunque una piccola mostra collettiva a cui ogni artista contribuisce con 3 illustrazioni create per l’occasione.
In esposizione illustrazioni ispirate a poesie Tanka e Haiku, ad antichi racconti giapponesi, al fascino raffinato e delicato della geisha, al valore guerriero del Samurai…
Giovanni Robustelli (Tanka)
Enzo Facciolo (Diabolik e Eva)
Federico Della Putta (Samurai, Geisha, Sumo)
Samuele Gaudio (Racconto giapponese)
Oscar Scalco (Samurai)
Sergio Vanello (Geishe)
Raffaella Vernazza (Haiku)
AD EST (di Gianni Brunoro per Spazio Papel 2018)
Un piccolo sguardo verso il Paese del Sol Levante
Anno Domini 2018. Sul piano della comunicazione, il pianeta Terra è ormai giunto a una tale intensità di interscambi (e non solo comunicativi, beninteso, ma di ogni altro genere) per cui è definitivamente realizzato quel concetto di “villaggio globale” che gli studiosi della società civile – Marshall McLuhan in testa – preconizzavano già dagli scorsi anni Cinquanta, quando tutto ciò sembrava ancora elucubrazione più fantascientifica che futuribile. In particolare esiste un profondo interscambio culturale fra Oriente e Occidente, quasi una fame di reciproca conoscenza e addirittura di adozione di vari aspetti sociali.
Le malie esercitate sugli artisti da antiche tradizioni giapponesi non sono un fatto odierno. È opportuno cercare di convincersi che sul piano figurativo ed estetico il Giappone non è solo “manga e cartoni animati”. Approfondendo appena un poco, si scoprirebbe che il Paese del Sol Levante è titolare invece di una tradizione estetica di notevole raffinatezza, senza contare la sua antica nobiltà. La sua “scoperta” non data da oggi, ma da un ieri non remotissimo, effetto dell’onda lunga di un vecchio tsunami culturale avvenuto nel 1858. Eccone i fatti: nell’agosto di quell’anno una nave occidentale entrava per la prima volta nella baia di Edo, l’odierna Tokyo, infrangendo un isolamento del Paese che durava da oltre due secoli. L’arrivo di europei e americani modificò l’ambiente artistico e culturale giapponese e l’afflusso di merci e conoscenze provenienti dal Paese asiatico ispirò a sua volta collezionisti e artisti occidentali, il cui entusiasmo finì per determinare un’autentica esplosione di interesse, vivificando il gusto per tutto quanto fosse giapponese. A farla breve, ne seguì una Esposizione Internazionale, tenutasi a Londra nel 1862, che ebbe un impatto straordinario sugli artisti. E dopo di allora numerosi designer trovarono nell’arte giapponese una nuova fonte di ispirazione.
Veniamo rapidamente al 1875 quando, sempre a Londra, Arthur Lasenby Liberty inaugurò i magazzini omonimi, divenuti subito il principale centro specialistico europeo di articoli giapponesi: tanto che nel 1889 il titolare si recò direttamente nel “Paese del Sol Levante”, per conservare il suo primato nella diffusione della moda giapponese. Che sarebbe rimasta in voga a lungo, al punto che ancora nei primi decenni del nostro secolo gli artisti inserivano nei loro dipinti degli oggetti giapponesi, non per evocarne l’esotismo, bensì per conferire loro un’ulteriore bellezza. In definitiva, a quell’occasione del 1858 si può far risalire il momento in cui l’Occidente si sensibilizza anche alla grafica orientale, giapponese nella fattispecie. E da quell’attenzione nascerà fra l’altro una non effimera componente dell’Art Nouveau, appunto il Liberty, con i suoi altri nomi assunti altrove: Jugendstil in Austria, Sezessionstil in Germania e Stile Floreale in Italia. Gli esperti d’arte assicurano inoltre che anche le opere di Vincent van Gogh e di Paul Gauguin non sono indenni da influenze da parte dell’arte giapponese.
È dunque in tutto quanto precede che affondano le loro remote radici certi frutti recenti dell’arte occidentale e, insieme, alcuni prodotti del fumetto di questi ultimi vent’anni. E nemmeno l’illustrazione è stata sorda al fenomeno.
14
ottobre 2018
Uno sguardo ad Oriente
Dal 14 al 31 ottobre 2018
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
SPAZIO PAPEL
Milano, Via Savona, 12, (Milano)
Milano, Via Savona, 12, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 14,30-19
sabato ore 11-13 e 15-19
domenica 16,30-19
Vernissage
14 Ottobre 2018, ore 16,30-19
Autore
Curatore