Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Antonio Ambrosino – K466 Allegro assai
Curata da Massimo Bignardi, la mostra è stata presentata nell’autunno 2017 all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia e nella primavera 2108 al Museo d’Arte Contemporanea FraC di Baronissi (SA).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’esposizione si articola in tre momenti, o, meglio, in tre movimenti, in risonanza con la struttura del concerto n. 20 di Mozart che dà il titolo alla mostra.
Il primo spazio della galleria accoglie l’installazione Kronos 2018, composta da un intervento sulla parete e circa sessanta sculture che si snodano sul piano di calpestio. Le sculture appartengono alla serie “frammenti di tempo” (eseguite dal 2003 ad oggi) e sono realizzate in terracotta, maiolica e terracotta smaltata a freddo.
La seconda sala è tutta dedicata alla serie “nosce te ipsum”, opere del 2018 realizzate in acrilico, sabbia, terra e resina su carta d’Amalfi.
L’esposizione si chiude in un profondo e vellutato blu, con opere del ciclo “attimi in blu” realizzate a partire dal 2017: si tratta di sculture di piccole e grandi dimensioni realizzate in EPS e resine sintetiche con finitura floccata.
«Una certa irrequietezza stilistica – scrive Bignardi nel testo al catalogo –, è il dato che emerge dalle esperienze creative di Antonio Ambrosino realizzate in quest’ultimo decennio. Sia chiaro, non mi riferisco alle pratiche con le quali l’artista approccia il vitalismo del suo immaginario, quanto al fondamento che sostiene la sua necessità di costruire un dialogo con la propria identità esistenziale.
Parafrasando quanto Calvino scriveva per la letteratura, possiamo dire che per Ambrosino l’esperienza dell’arte è, innanzi tutto, astrazione e formalizzazione. Mi spiego: il processo di contatto con il mondo, dunque con quella che comunemente chiamiamo realtà, avviene per l’artista attraverso il filtro dell’astrazione, generalmente tendente a scoprire la vitalità del segno che, nella dimensione pittorica quindi d’immagine legata ad uno “spazio”, appartiene alla percezione visiva.
Di qui il suo costante riferimento ad immagini cariche di un analogismo che sfiora il ready-made, cioè di pitture già fatte, pronte per l’“uso”, ovvero quelle che l’artista osserva nelle frequenti e continue perlustrazioni messe in campo dalla visione».
ANTONIO AMBROSINO è nato a Napoli nel 1982, si forma dapprima a Torre del Greco in ambiente orafo poi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli ove si diploma in Scultura con una tesi sperimentale nel collettivo quartapittura. Dal 2011 vive e lavora a Serdes, frazione del comune di San Vito di Cadore.
Il primo spazio della galleria accoglie l’installazione Kronos 2018, composta da un intervento sulla parete e circa sessanta sculture che si snodano sul piano di calpestio. Le sculture appartengono alla serie “frammenti di tempo” (eseguite dal 2003 ad oggi) e sono realizzate in terracotta, maiolica e terracotta smaltata a freddo.
La seconda sala è tutta dedicata alla serie “nosce te ipsum”, opere del 2018 realizzate in acrilico, sabbia, terra e resina su carta d’Amalfi.
L’esposizione si chiude in un profondo e vellutato blu, con opere del ciclo “attimi in blu” realizzate a partire dal 2017: si tratta di sculture di piccole e grandi dimensioni realizzate in EPS e resine sintetiche con finitura floccata.
«Una certa irrequietezza stilistica – scrive Bignardi nel testo al catalogo –, è il dato che emerge dalle esperienze creative di Antonio Ambrosino realizzate in quest’ultimo decennio. Sia chiaro, non mi riferisco alle pratiche con le quali l’artista approccia il vitalismo del suo immaginario, quanto al fondamento che sostiene la sua necessità di costruire un dialogo con la propria identità esistenziale.
Parafrasando quanto Calvino scriveva per la letteratura, possiamo dire che per Ambrosino l’esperienza dell’arte è, innanzi tutto, astrazione e formalizzazione. Mi spiego: il processo di contatto con il mondo, dunque con quella che comunemente chiamiamo realtà, avviene per l’artista attraverso il filtro dell’astrazione, generalmente tendente a scoprire la vitalità del segno che, nella dimensione pittorica quindi d’immagine legata ad uno “spazio”, appartiene alla percezione visiva.
Di qui il suo costante riferimento ad immagini cariche di un analogismo che sfiora il ready-made, cioè di pitture già fatte, pronte per l’“uso”, ovvero quelle che l’artista osserva nelle frequenti e continue perlustrazioni messe in campo dalla visione».
ANTONIO AMBROSINO è nato a Napoli nel 1982, si forma dapprima a Torre del Greco in ambiente orafo poi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli ove si diploma in Scultura con una tesi sperimentale nel collettivo quartapittura. Dal 2011 vive e lavora a Serdes, frazione del comune di San Vito di Cadore.
10
ottobre 2018
Antonio Ambrosino – K466 Allegro assai
Dal 10 ottobre al 03 novembre 2018
arte contemporanea
Location
CENTRO LUIGI DI SARRO
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-19
Vernissage
10 Ottobre 2018, ore 18.00
Autore
Curatore