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Ludovica Gioscia – Nuclear Reaction Cosmic Interaction
La mostra si presenta come un’enciclopedia, o forse sarebbe meglio definirla cosmogonia, della sua pratica. La galleria assume una nuova pelle, composta da carte da parati serigrafate a mano e altri materiali che vengono stratificati per essere successivamente strappati e rimaneggiati dall’artista.
Comunicato stampa
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Ex Elettrofonica riapre dopo la pausa estiva il 28 settembre con NUCLEAR REACTION COSMIC INTERACTION prima personale in galleria di LUDOVICA GIOSCIA.
La mostra si presenta come un’enciclopedia, o forse sarebbe meglio definirla cosmogonia, della sua pratica. La galleria assume una nuova pelle, composta da carte da parati serigrafate a mano e altri materiali che vengono stratificati per essere successivamente strappati e rimaneggiati dall’artista, che ne enfatizza ancor di più l’aspetto di caverna. L’artista nata a Roma, dal 1996 lavora a Londra, torna nella sua città d’origine con un progetto che vuole essere un momento di studio e approfondimento di come l’inconscio digitale agisca a condizionare il nostro modo di essere.
Care Beatrice e Benedetta,
la mostra è un progetto site-specific ed immersivo, che va ad “attivare” le superfici della galleria con scadenze temporali diverse. Vi saranno zone di Giant Decollage, da quelli tradizionali a quelli che utilizzano carte da parati provenienti dal futuro, accanto ad interventi carichi di altri linguaggi e materiali. Questa cacofonia parla della ripetitività delle immagini e della memoria all’interno dei nuovi linguaggi schizofrenici appartenenti ai social media, che stanno avendo un impatto deflagrante sulla nostra percezione della realtà. Realtà che sta diventando sempre più labile e inaffidabile a causa del fenomeno delle fake news. Come dice Laurence Scott nel suo ultimo libro Picnic, Comma, Lightning: La finzione sta superando la realtà.
Un altro elemento che sta contribuendo alla diluzione dei confini della realtà è il rovesciamento dei nostri rapporti col mondo, che prima della rivoluzione digitale erano incentrati su una modalità esterno-interno e che negli ultimi anni si stanno invertendo in interno-esterno. Per la prima volta nella storia, infatti, abbiamo l’opportunità di condividere con il mondo intero i nostri sentimenti e i nostri momenti più intimi. Questo processo, condiviso sempre di più sul mondo dei social, ha portato a un’amplificazione del nostro privato e, con esso, delle nostre memorie personali. Queste memorie sono diventate pervasive, continuano a tornare nel nostro quotidiano investite di filtri che le alterano, che le portano ad indossare colori e profumi in variazioni infinitamente diverse. Siamo incoraggiati da forze commerciali e sociali a vedere il pubblico e il privato, il fuori e il dentro, costantemente fusi in un’unica visione.
L’ultima evoluzione dell’Infinito Presente è quindi un assemblage introspettivo, ingigantito e proiettato sui muri di Ex Elettrofonica. Il collasso in questo caso non è solo relativo all’annullamento del lineare del tempo in cui passato, presente e futuro smettono di susseguirsi ed esistono perpetuamente nello stesso spazio, ma in particolare è la disfacimento della distinzione tra i binomi di realtà/finzione e mondo esterno/mondo interno.
La figura di spicco in questo percorso è mia madre, che immagino nel suo laboratorio di fisica sperimentale. Vi sono diversi riferimenti ai suoi progetti, che ripropongo in chiave psichedelica ed alterata dai tanti filtri della mia immaginazione, che si accompagnano ad altre memorie e superfici della casa in cui abbiamo vissuto assieme. Le uniche voci autentiche appartengono ai morti, come dice uno dei personaggi dei racconti brevi di Mavis Gallant.
Il suo laboratorio si sovrappone al mio studio, entrambi fucine di continue sperimentazioni alchemiche. Ci saranno molti interventi e lavori che comunicano queste ricerche e trasmutazioni di materiali, ad esempio le mie nuovissime cartepeste in cui macero detriti di vecchi e futuri lavori e li ricompongo in alcune forme, tra cui quella del ventaglio. Nella sua camera, lo spazio più intimo dopo il bagno, mia madre viveva circondata da ventagli d’epoca.
Per l’opening indosserò un’opera frutto della collaborazione con l’artista James Stopforth. Si tratta di una nuova serie di lavori indossabili, i Mad Lab Coats, in cui camici da laboratorio sono interpretati in chiave folle, e sulle cui superfici sono visibili le tante sperimentazioni quotidiane che avvengono nel mio studio.
A presto,
Ludovica
Ludovica Gioscia (1977, Roma) vive e lavora a Londra dal 1996 dove nel 2004 ha conseguito un Master in Fine Art Media alla Slade School of Art. Tra le recenti personali ricordiamo Infinite Present presso la Baert Gallery di Los Angeles, mostra recensita da Will Heinrich sul New York Times e Sharon Mizota sul Los Angeles Times e Shapeshifters a cura di Marina Dacci a Max Mara a Londra, entrambe nel 2017. Mostre personali includono: Mineral Rush Flamingo Crush, Galleria Mangiabarche, Calasetta (2013); Vermilion Glow Bleeds Rust, Galleria Riccardo Crespi, Milano (2013); Forecasting Ouroboros, MACRO, Roma (2012); Wild Boys, VITRINE, Londra; (2010) e Papered Portraits, The Warhol, Pittsburgh (2009). Gioscia ha partecipato a collettive presso Salon 94, Allegra LaViola e Flag Art Foundation a New York, FuturDome a Milano, American Academy e Palazzo Fiano a Roma, Jerwood Space e South London Gallery a Londra, Edinburgh College of Arts, MNAC a Bucharest, Fundació Miró a Barcellona, Maraya Art Park a Sharjah, Darb 1718 al Cairo e Galerie Confort Moderne in Poitiers.
La mostra si presenta come un’enciclopedia, o forse sarebbe meglio definirla cosmogonia, della sua pratica. La galleria assume una nuova pelle, composta da carte da parati serigrafate a mano e altri materiali che vengono stratificati per essere successivamente strappati e rimaneggiati dall’artista, che ne enfatizza ancor di più l’aspetto di caverna. L’artista nata a Roma, dal 1996 lavora a Londra, torna nella sua città d’origine con un progetto che vuole essere un momento di studio e approfondimento di come l’inconscio digitale agisca a condizionare il nostro modo di essere.
Care Beatrice e Benedetta,
la mostra è un progetto site-specific ed immersivo, che va ad “attivare” le superfici della galleria con scadenze temporali diverse. Vi saranno zone di Giant Decollage, da quelli tradizionali a quelli che utilizzano carte da parati provenienti dal futuro, accanto ad interventi carichi di altri linguaggi e materiali. Questa cacofonia parla della ripetitività delle immagini e della memoria all’interno dei nuovi linguaggi schizofrenici appartenenti ai social media, che stanno avendo un impatto deflagrante sulla nostra percezione della realtà. Realtà che sta diventando sempre più labile e inaffidabile a causa del fenomeno delle fake news. Come dice Laurence Scott nel suo ultimo libro Picnic, Comma, Lightning: La finzione sta superando la realtà.
Un altro elemento che sta contribuendo alla diluzione dei confini della realtà è il rovesciamento dei nostri rapporti col mondo, che prima della rivoluzione digitale erano incentrati su una modalità esterno-interno e che negli ultimi anni si stanno invertendo in interno-esterno. Per la prima volta nella storia, infatti, abbiamo l’opportunità di condividere con il mondo intero i nostri sentimenti e i nostri momenti più intimi. Questo processo, condiviso sempre di più sul mondo dei social, ha portato a un’amplificazione del nostro privato e, con esso, delle nostre memorie personali. Queste memorie sono diventate pervasive, continuano a tornare nel nostro quotidiano investite di filtri che le alterano, che le portano ad indossare colori e profumi in variazioni infinitamente diverse. Siamo incoraggiati da forze commerciali e sociali a vedere il pubblico e il privato, il fuori e il dentro, costantemente fusi in un’unica visione.
L’ultima evoluzione dell’Infinito Presente è quindi un assemblage introspettivo, ingigantito e proiettato sui muri di Ex Elettrofonica. Il collasso in questo caso non è solo relativo all’annullamento del lineare del tempo in cui passato, presente e futuro smettono di susseguirsi ed esistono perpetuamente nello stesso spazio, ma in particolare è la disfacimento della distinzione tra i binomi di realtà/finzione e mondo esterno/mondo interno.
La figura di spicco in questo percorso è mia madre, che immagino nel suo laboratorio di fisica sperimentale. Vi sono diversi riferimenti ai suoi progetti, che ripropongo in chiave psichedelica ed alterata dai tanti filtri della mia immaginazione, che si accompagnano ad altre memorie e superfici della casa in cui abbiamo vissuto assieme. Le uniche voci autentiche appartengono ai morti, come dice uno dei personaggi dei racconti brevi di Mavis Gallant.
Il suo laboratorio si sovrappone al mio studio, entrambi fucine di continue sperimentazioni alchemiche. Ci saranno molti interventi e lavori che comunicano queste ricerche e trasmutazioni di materiali, ad esempio le mie nuovissime cartepeste in cui macero detriti di vecchi e futuri lavori e li ricompongo in alcune forme, tra cui quella del ventaglio. Nella sua camera, lo spazio più intimo dopo il bagno, mia madre viveva circondata da ventagli d’epoca.
Per l’opening indosserò un’opera frutto della collaborazione con l’artista James Stopforth. Si tratta di una nuova serie di lavori indossabili, i Mad Lab Coats, in cui camici da laboratorio sono interpretati in chiave folle, e sulle cui superfici sono visibili le tante sperimentazioni quotidiane che avvengono nel mio studio.
A presto,
Ludovica
Ludovica Gioscia (1977, Roma) vive e lavora a Londra dal 1996 dove nel 2004 ha conseguito un Master in Fine Art Media alla Slade School of Art. Tra le recenti personali ricordiamo Infinite Present presso la Baert Gallery di Los Angeles, mostra recensita da Will Heinrich sul New York Times e Sharon Mizota sul Los Angeles Times e Shapeshifters a cura di Marina Dacci a Max Mara a Londra, entrambe nel 2017. Mostre personali includono: Mineral Rush Flamingo Crush, Galleria Mangiabarche, Calasetta (2013); Vermilion Glow Bleeds Rust, Galleria Riccardo Crespi, Milano (2013); Forecasting Ouroboros, MACRO, Roma (2012); Wild Boys, VITRINE, Londra; (2010) e Papered Portraits, The Warhol, Pittsburgh (2009). Gioscia ha partecipato a collettive presso Salon 94, Allegra LaViola e Flag Art Foundation a New York, FuturDome a Milano, American Academy e Palazzo Fiano a Roma, Jerwood Space e South London Gallery a Londra, Edinburgh College of Arts, MNAC a Bucharest, Fundació Miró a Barcellona, Maraya Art Park a Sharjah, Darb 1718 al Cairo e Galerie Confort Moderne in Poitiers.
28
settembre 2018
Ludovica Gioscia – Nuclear Reaction Cosmic Interaction
Dal 28 settembre al 21 novembre 2018
arte contemporanea
Location
EX ELETTROFONICA
Roma, Vicolo Di Sant'onofrio, 10-11, (Roma)
Roma, Vicolo Di Sant'onofrio, 10-11, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15 - 19
Vernissage
28 Settembre 2018, ore 18.30
Autore