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Mario Arlati – Muri e Stracci: la Materia diventa Arte
Spesso definita informale-materica, l’arte di Mario Arlati sfugge a qualsiasi definizione stilistica. I “corpi” dei suoi dipinti sono molto altro: sono terra, natura, paesaggio, che di colpo si lacera per lasciare intravedere, attraverso le crepe/fessure, il colore e la vita
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 22 settembre 2018, la Fondazione Bevilacqua La Masa, in collaborazione con la Galleria d'Arte Contini, ospiterà la mostra personale di Mario Arlati dal titolo Muri e Stracci: la Materia diventa Arte.
Mario Arlati, talentuoso artista nel panorama artistico contemporaneo, è nato a Milano nel 1947; vive e lavora tra Milano e Ibiza, isola dove ha saputo trovare la sua dimensione artistica, sviluppando un linguaggio informale e materico.
Si dedica con passione alla produzione dei suoi lavori, che trovano ispirazione nell'ambiente circostante: nei colori, nella materia, nella luce, avvicinandosi all'immaginario dell’Arte Povera. Quella di Arlati è un’arte fatta di gestualità, di reinterpretazione degli strumenti, di oggetti riciclati, al fine di trasformarli in un’opera d’arte dal forte impatto espressivo. Così nascono i suoi Muri, i suoi Stracci e le sue Incomplete Flags. Arlati è affascinato dalla materia in tutte le sue forme; la plasma sapientemente, seguendo l’immagine interiore, emotiva e vitale, che da essa scaturisce.
Nel ciclo pittorico Muri, l’attenzione dell’artista è incentrata sulla ricerca emozionale, scaturita dal colore e dalla capacità di questo di sollecitare la percezione visiva e sensoriale. Queste tele raffigurano dei monocromi materici: la tecnica sembra riprodurre l’aspetto ruvido, grezzo e crepato dei muri sferzati dal vento, corrosi dall’aria salmastra e dal sole, resi friabili e pastosi dal calore dell’ambiente naturale: è l’isola che influisce sulla vita dell’artista e sulle sue opere.
Dalle crepe dei Muri sembra sgorgare l’energia di qualcosa di celato, pronto ad esplodere con forza dirompente, ovvero la passione che caratterizza la vita stessa di Mario Arlati. I muri bianchi, blu, rossi, gialli, neri, nei quali la luce sembra filtrare e dai quali la potenza della natura e del colore sembrano fluire, rendono l’opera di Arlati una pittura carica di possibilità emotive, calda, intensa, che sembra quasi voler invitare lo spettatore a scrutare tra le crepe, tra gli spessori materici, entrando empaticamente in contatto con l’opera e con l’ambiente circostante che l’ha generata.
L’interesse per la manipolazione e la trasformazione della materia caratterizza anche la serie di opere Trapos, letteralmente stracci. Questi lavori consistono in assemblaggi di stracci, tessuti, tele, che sono stati macchiati dal colore: i pigmenti vengono lasciati colare sul tessuto, impregnandolo e sembrano quasi amalgamarsi tra loro dando nuovo fascino alla materia. Arlati si distacca dalla narrazione, concentrandosi invece sul frammento, sul segno e sul gesto, sulla stratificazione tra sostanza e colore, che identificano e rappresentano le impressioni e le esperienze di cui è composta la vita. Il gesto di Arlati diviene giocoso, istintivo e vitale, raggiungendo così il suo scopo ultimo: parlare schiettamente dell’uomo all'uomo.
Il dialogo tra artista e spettatore è parte fondamentale della pittura di Arlati, che sprona giocosamente l’osservatore a completare, con il suo sguardo, l’impulso innescato dall'opera. Questo processo di interazione raggiunge il suo apice nella serie Incomplete Flags.
Questa raccolta di recenti lavori si sviluppa a partire da un progetto dell’Unione Europea, ed è un dichiarato omaggio alla pittura dell’artista Jasper Johns. Le bandiere sono icone immediatamente riconoscibili; rimandano ad un’idea forte di potere, di popolo, di cultura, ma sono appositamente lasciate incomplete, mancanti di qualcosa. Arlati pone una certa enfasi sul termine incomplete, rimarcando il ruolo attivo dello spettatore, che è chiamato, dietro l’input dell’artista, a completare l’opera con il proprio sguardo e la propria intuizione.
Spesso definita informale-materica, l’arte di Mario Arlati sfugge a qualsiasi definizione stilistica. I “corpi” dei suoi dipinti sono molto altro: sono terra, natura, paesaggio, che di colpo si lacera per lasciare intravedere, attraverso le crepe/fessure, il colore e la vita.
Mario Arlati, talentuoso artista nel panorama artistico contemporaneo, è nato a Milano nel 1947; vive e lavora tra Milano e Ibiza, isola dove ha saputo trovare la sua dimensione artistica, sviluppando un linguaggio informale e materico.
Si dedica con passione alla produzione dei suoi lavori, che trovano ispirazione nell'ambiente circostante: nei colori, nella materia, nella luce, avvicinandosi all'immaginario dell’Arte Povera. Quella di Arlati è un’arte fatta di gestualità, di reinterpretazione degli strumenti, di oggetti riciclati, al fine di trasformarli in un’opera d’arte dal forte impatto espressivo. Così nascono i suoi Muri, i suoi Stracci e le sue Incomplete Flags. Arlati è affascinato dalla materia in tutte le sue forme; la plasma sapientemente, seguendo l’immagine interiore, emotiva e vitale, che da essa scaturisce.
Nel ciclo pittorico Muri, l’attenzione dell’artista è incentrata sulla ricerca emozionale, scaturita dal colore e dalla capacità di questo di sollecitare la percezione visiva e sensoriale. Queste tele raffigurano dei monocromi materici: la tecnica sembra riprodurre l’aspetto ruvido, grezzo e crepato dei muri sferzati dal vento, corrosi dall’aria salmastra e dal sole, resi friabili e pastosi dal calore dell’ambiente naturale: è l’isola che influisce sulla vita dell’artista e sulle sue opere.
Dalle crepe dei Muri sembra sgorgare l’energia di qualcosa di celato, pronto ad esplodere con forza dirompente, ovvero la passione che caratterizza la vita stessa di Mario Arlati. I muri bianchi, blu, rossi, gialli, neri, nei quali la luce sembra filtrare e dai quali la potenza della natura e del colore sembrano fluire, rendono l’opera di Arlati una pittura carica di possibilità emotive, calda, intensa, che sembra quasi voler invitare lo spettatore a scrutare tra le crepe, tra gli spessori materici, entrando empaticamente in contatto con l’opera e con l’ambiente circostante che l’ha generata.
L’interesse per la manipolazione e la trasformazione della materia caratterizza anche la serie di opere Trapos, letteralmente stracci. Questi lavori consistono in assemblaggi di stracci, tessuti, tele, che sono stati macchiati dal colore: i pigmenti vengono lasciati colare sul tessuto, impregnandolo e sembrano quasi amalgamarsi tra loro dando nuovo fascino alla materia. Arlati si distacca dalla narrazione, concentrandosi invece sul frammento, sul segno e sul gesto, sulla stratificazione tra sostanza e colore, che identificano e rappresentano le impressioni e le esperienze di cui è composta la vita. Il gesto di Arlati diviene giocoso, istintivo e vitale, raggiungendo così il suo scopo ultimo: parlare schiettamente dell’uomo all'uomo.
Il dialogo tra artista e spettatore è parte fondamentale della pittura di Arlati, che sprona giocosamente l’osservatore a completare, con il suo sguardo, l’impulso innescato dall'opera. Questo processo di interazione raggiunge il suo apice nella serie Incomplete Flags.
Questa raccolta di recenti lavori si sviluppa a partire da un progetto dell’Unione Europea, ed è un dichiarato omaggio alla pittura dell’artista Jasper Johns. Le bandiere sono icone immediatamente riconoscibili; rimandano ad un’idea forte di potere, di popolo, di cultura, ma sono appositamente lasciate incomplete, mancanti di qualcosa. Arlati pone una certa enfasi sul termine incomplete, rimarcando il ruolo attivo dello spettatore, che è chiamato, dietro l’input dell’artista, a completare l’opera con il proprio sguardo e la propria intuizione.
Spesso definita informale-materica, l’arte di Mario Arlati sfugge a qualsiasi definizione stilistica. I “corpi” dei suoi dipinti sono molto altro: sono terra, natura, paesaggio, che di colpo si lacera per lasciare intravedere, attraverso le crepe/fessure, il colore e la vita.
22
settembre 2018
Mario Arlati – Muri e Stracci: la Materia diventa Arte
Dal 22 settembre al 25 novembre 2018
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – GALLERIA DI PIAZZA SAN MARCO
Venezia, Piazza San Marco, 71c, (VENEZIA)
Venezia, Piazza San Marco, 71c, (VENEZIA)
Orario di apertura
dalle 10.30 alle 17.30
Vernissage
22 Settembre 2018, ore 18.30
Autore