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Herman de Vries – All all all
La galleria presenta nella propria sede milanese, l’artista olandese Herman de Vries (Alkmaar, Olanda, 1931): figura fondamentale nell’arte europea della seconda metà del XX secolo, la cui importanza sta gradualmente raggiungendo una crescente attenzione internazionale.
Comunicato stampa
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Cortesi Gallery, dopo la prima personale dell’autore inaugurata a Londra nel 2017, è lieta di presentare nella propria sede milanese, l’artista olandese herman de vries (Alkmaar, Olanda, 1931): figura fondamentale nell’arte europea della seconda metà del XX secolo, la cui importanza sta gradualmente raggiungendo una crescente attenzione internazionale.
La mostra, curata da Francesca Pola e realizzata in collaborazione con l’artista e il suo studio, raccoglie una serie di esempi fondamentali del suo lavoro, al fine di presentare i momenti cruciali della sua attività creativa.
Per completezza e varietà cronologica e tipologica, l’esposizione si configura come la prima autentica retrospettiva dell’artista in Italia: è un’occasione unica per poter vedere raccolte negli spazi della galleria opere monumentali insieme a lavori altamente significativi, che ne esemplificano l’intero iter creativo.
Sin dai propri esordi nel movimento internazionale di ZERO, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, de vries ha costantemente lavorato su un’idea di essenzialità ed elementarità espressiva, compositiva e operativa, cercando di ricreare, attraverso l’operazione artistica, i meccanismi fondamentali della vita. Nel suo lavoro, caratterizzato attraverso i decenni da una straordinaria ricchezza inventiva di soluzioni e sperimentazioni materiche e linguistiche, l’arte, la scienza e la filosofia vengono costantemente messe in relazione tra di loro e con la realtà del mondo. Obiettivo di questa mostra è presentare tale complessità concettuale ma anche immediatezza sensoriale del lavoro di de vries, l’incontro con il quale costituisce sempre un’esperienza unica, di eccezionale intensità fisica e mentale.
La mostra prende le mosse da alcune opere del ciclo delle “random objectivation” (oggettivazioni casuali) dei primi anni Settanta, composizioni elementari geometriche e monocrome bianche, influenzate dalla cultura orientale del buddismo zen e del taoismo, e concepite quale antidoto alla soggettività ed espressività emotiva delle precedenti tendenze europee informali.
A partire poi dalla metà degli anni Settanta, de vries si è concentrato su materiali, processi e fenomeni naturali, presentandoli come realtà primarie e fisiche dell’esistenza umana: da allora, raccoglie, ordina, isola e presenta frammenti di natura e cultura, dirigendo la nostra attenzione sia verso l’unicità che verso la diversità del mondo che ci circonda. Sono così presenti in mostra lavori realizzati con materiali organici come terre provenienti da diverse parti del mondo, foglie, fiori e piante di varia origine vegetale, pietre, ceneri, legno, carbone. Fulcro di germinazione dell’opera di de vries è il biotopo da lui sviluppato a Eschenau, in Germania, dove risiede, e durante i suoi viaggi in tutto il mondo. La terra in particolare, come espressione fisica di diversi luoghi, è per de vries anche un elemento simbolico, che diviene traccia di differenti culture, e viene utilizzata come pigmento naturale che intende presentare le dimensioni cromatiche essenziali e primarie del mondo. Presenza straordinaria in mostra è il grande lavoro ‘from earth: vergleichende landschaftstudien’ (1994 – 1996), articolato in 12 elementi che raccolgono ciascuno campionature di terre provenienti da luoghi diversi del mondo, dalla Germania alla Sicilia, dalla Scozia al Senegal.
In dialogo con i lavori costituiti da elementi naturali, vi sono opere nelle quali è invece il linguaggio stesso, visivo e convenzionale, con l’isolamento ripetuto di un singolo segno o di una singola parola, a costituire l’elemento primario e fondamentale dell’opera. La scelta di tali parole non è puramente casuale ma determina una riflessione concettuale sul nostro essere nel mondo: termini come endless (senza fine), this (questo), happy (felice) e soprattutto change (cambiamento), presenti in queste opere, sono tutte parole chiave per comprendere l’essenza del lavoro di de vries, fondato su una dialettica fondamentale tra determinazione e indeterminazione, costruzione e distruzione, regolarità compositiva e libertà espressiva, sempre e comunque risolta nel momento fondamentale dell’esperienza irripetibile e unica del momento. Tra questi, la grande opera all all all (1994), in prestito dalla Kunsthalle Schweinfurt, da anche il titolo alla mostra: a significare la volontà dell’artista di includere nel proprio lavoro il complesso del mondo, nelle sue componenti naturali e artificiali come strettamente interconnesse e dialoganti tra loro. In questo senso, emblematica è anche the return of beauty (2003), opera costituita da una raccolta di artefatti di origine umana che, nella loro condizione di frammenti inutilizzati dopo che ne è cessata la funzione, ritornano parte del processo naturale: è un invito a ritrovare appunto il “ritorno della bellezza” di questa dimensione primaria che li connota, come tracce di vita tra natura e artificio.
Biologo e scienziato egli stesso, de vries ritiene che i processi e i fenomeni naturali non possano essere tradotti e spiegati unicamente in termini razionali: tutto il suo lavoro tende a questa trasposizione poetica e sospesa del significato della vita, concentrandosi sulle relazioni complesse tra natura e cultura, e su come queste due componenti della nostra esistenza si influenzano a vicenda.
Una delle parti più coinvolgenti della mostra è poi l’installazione rosa damascena, realizzata in loco e costituita da una fortissima esperienza poetica e sensoriale, indotta dal colore ma soprattutto dal profumo di decine di piccoli bulbi di rosa, collocati a costituire uno spazio circolare al centro dell’esposizione, attorno al quale ciascun visitatore vive una esperienza immediata differente e di grande energia psicofisica. La sostanza multisensoriale della mostra, dove l’incontro con l’opera di de vries avviene a diversi livelli di percezione (da quella visiva, a quella olfattiva, a quella concettuale), conferma così la straordinaria vitalità dell’opera di questo autore.
La mostra è accompagnata da un catalogo completamente illustrato, edito da Mousse, che include un saggio di Francesca Pola, immagini di una selezione delle opere esposte, vedute della mostra di Londra e di Milano e un’appendice bio-bibliografica. Fondato su un’estesa ricerca storico-artistica, offre una comprensione più completa e apre a ulteriori studi internazionali sul lavoro di de vries.
herman de vries (Alkmaar, Olanda, 1931) vive e lavora a Eschenau in Germania. È una delle figure internazionalmente cruciali dell’arte olandese della seconda metà del XX secolo. Dal 1954 lavora a mobiles, collage, monocromi, assumendo precocemente un ruolo di protagonista nel gruppo olandese Nul e nel movimento internazionale di ZERO, anche attraverso un’intensa attività di editoria sperimentale, tradotta ad esempio nella rivista Integration. Sue opere sono presenti in musei di tutto il mondo e ha partecipato tra 2014 e 2015 alle mostre dedicate a ZERO al Guggenheim Museum di New York, al Martin Gropius Bau di Berlino e allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ha rappresentato l’Olanda alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2015, con un progetto articolato tra il padiglione nazionale e l’isola del Lazzaretto Vecchio, che ha riscosso unanime successo di critica e pubblico.
La mostra, curata da Francesca Pola e realizzata in collaborazione con l’artista e il suo studio, raccoglie una serie di esempi fondamentali del suo lavoro, al fine di presentare i momenti cruciali della sua attività creativa.
Per completezza e varietà cronologica e tipologica, l’esposizione si configura come la prima autentica retrospettiva dell’artista in Italia: è un’occasione unica per poter vedere raccolte negli spazi della galleria opere monumentali insieme a lavori altamente significativi, che ne esemplificano l’intero iter creativo.
Sin dai propri esordi nel movimento internazionale di ZERO, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, de vries ha costantemente lavorato su un’idea di essenzialità ed elementarità espressiva, compositiva e operativa, cercando di ricreare, attraverso l’operazione artistica, i meccanismi fondamentali della vita. Nel suo lavoro, caratterizzato attraverso i decenni da una straordinaria ricchezza inventiva di soluzioni e sperimentazioni materiche e linguistiche, l’arte, la scienza e la filosofia vengono costantemente messe in relazione tra di loro e con la realtà del mondo. Obiettivo di questa mostra è presentare tale complessità concettuale ma anche immediatezza sensoriale del lavoro di de vries, l’incontro con il quale costituisce sempre un’esperienza unica, di eccezionale intensità fisica e mentale.
La mostra prende le mosse da alcune opere del ciclo delle “random objectivation” (oggettivazioni casuali) dei primi anni Settanta, composizioni elementari geometriche e monocrome bianche, influenzate dalla cultura orientale del buddismo zen e del taoismo, e concepite quale antidoto alla soggettività ed espressività emotiva delle precedenti tendenze europee informali.
A partire poi dalla metà degli anni Settanta, de vries si è concentrato su materiali, processi e fenomeni naturali, presentandoli come realtà primarie e fisiche dell’esistenza umana: da allora, raccoglie, ordina, isola e presenta frammenti di natura e cultura, dirigendo la nostra attenzione sia verso l’unicità che verso la diversità del mondo che ci circonda. Sono così presenti in mostra lavori realizzati con materiali organici come terre provenienti da diverse parti del mondo, foglie, fiori e piante di varia origine vegetale, pietre, ceneri, legno, carbone. Fulcro di germinazione dell’opera di de vries è il biotopo da lui sviluppato a Eschenau, in Germania, dove risiede, e durante i suoi viaggi in tutto il mondo. La terra in particolare, come espressione fisica di diversi luoghi, è per de vries anche un elemento simbolico, che diviene traccia di differenti culture, e viene utilizzata come pigmento naturale che intende presentare le dimensioni cromatiche essenziali e primarie del mondo. Presenza straordinaria in mostra è il grande lavoro ‘from earth: vergleichende landschaftstudien’ (1994 – 1996), articolato in 12 elementi che raccolgono ciascuno campionature di terre provenienti da luoghi diversi del mondo, dalla Germania alla Sicilia, dalla Scozia al Senegal.
In dialogo con i lavori costituiti da elementi naturali, vi sono opere nelle quali è invece il linguaggio stesso, visivo e convenzionale, con l’isolamento ripetuto di un singolo segno o di una singola parola, a costituire l’elemento primario e fondamentale dell’opera. La scelta di tali parole non è puramente casuale ma determina una riflessione concettuale sul nostro essere nel mondo: termini come endless (senza fine), this (questo), happy (felice) e soprattutto change (cambiamento), presenti in queste opere, sono tutte parole chiave per comprendere l’essenza del lavoro di de vries, fondato su una dialettica fondamentale tra determinazione e indeterminazione, costruzione e distruzione, regolarità compositiva e libertà espressiva, sempre e comunque risolta nel momento fondamentale dell’esperienza irripetibile e unica del momento. Tra questi, la grande opera all all all (1994), in prestito dalla Kunsthalle Schweinfurt, da anche il titolo alla mostra: a significare la volontà dell’artista di includere nel proprio lavoro il complesso del mondo, nelle sue componenti naturali e artificiali come strettamente interconnesse e dialoganti tra loro. In questo senso, emblematica è anche the return of beauty (2003), opera costituita da una raccolta di artefatti di origine umana che, nella loro condizione di frammenti inutilizzati dopo che ne è cessata la funzione, ritornano parte del processo naturale: è un invito a ritrovare appunto il “ritorno della bellezza” di questa dimensione primaria che li connota, come tracce di vita tra natura e artificio.
Biologo e scienziato egli stesso, de vries ritiene che i processi e i fenomeni naturali non possano essere tradotti e spiegati unicamente in termini razionali: tutto il suo lavoro tende a questa trasposizione poetica e sospesa del significato della vita, concentrandosi sulle relazioni complesse tra natura e cultura, e su come queste due componenti della nostra esistenza si influenzano a vicenda.
Una delle parti più coinvolgenti della mostra è poi l’installazione rosa damascena, realizzata in loco e costituita da una fortissima esperienza poetica e sensoriale, indotta dal colore ma soprattutto dal profumo di decine di piccoli bulbi di rosa, collocati a costituire uno spazio circolare al centro dell’esposizione, attorno al quale ciascun visitatore vive una esperienza immediata differente e di grande energia psicofisica. La sostanza multisensoriale della mostra, dove l’incontro con l’opera di de vries avviene a diversi livelli di percezione (da quella visiva, a quella olfattiva, a quella concettuale), conferma così la straordinaria vitalità dell’opera di questo autore.
La mostra è accompagnata da un catalogo completamente illustrato, edito da Mousse, che include un saggio di Francesca Pola, immagini di una selezione delle opere esposte, vedute della mostra di Londra e di Milano e un’appendice bio-bibliografica. Fondato su un’estesa ricerca storico-artistica, offre una comprensione più completa e apre a ulteriori studi internazionali sul lavoro di de vries.
herman de vries (Alkmaar, Olanda, 1931) vive e lavora a Eschenau in Germania. È una delle figure internazionalmente cruciali dell’arte olandese della seconda metà del XX secolo. Dal 1954 lavora a mobiles, collage, monocromi, assumendo precocemente un ruolo di protagonista nel gruppo olandese Nul e nel movimento internazionale di ZERO, anche attraverso un’intensa attività di editoria sperimentale, tradotta ad esempio nella rivista Integration. Sue opere sono presenti in musei di tutto il mondo e ha partecipato tra 2014 e 2015 alle mostre dedicate a ZERO al Guggenheim Museum di New York, al Martin Gropius Bau di Berlino e allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ha rappresentato l’Olanda alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2015, con un progetto articolato tra il padiglione nazionale e l’isola del Lazzaretto Vecchio, che ha riscosso unanime successo di critica e pubblico.
12
settembre 2018
Herman de Vries – All all all
Dal 12 settembre al 30 novembre 2018
arte contemporanea
Location
CORTESI GALLERY
Milano, Corso Di Porta Nuova, 46/b, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Nuova, 46/b, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì: 10.30 - 19
Vernissage
12 Settembre 2018, h 18
Autore
Curatore