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Nalini Malani – The Rebellion of the Dead / La rivolta dei morti Retrospettiva 1969-2018. Part II
Nell’ambito di un programma di collaborazioni museali internazionali, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il Centre Pompidou, Parigi, presentano la prima retrospettiva di Nalini Malani in Italia e in Francia. La mostra, che copre quasi cinquant’anni di carriera artistica, è articolata in due parti, ciascuna delle quali comprende una differente selezione di opere. Dopo la prima parte, allestita al Centre Pompidou nell’autunno del 2017, la seconda parte della retrospettiva esordisce al Castello dal 18 settembre 2018 al 6 gennaio 2019.
Comunicato stampa
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Nell’ambito di un programma di collaborazioni museali internazionali, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il Centre Pompidou, Parigi, presentano la prima retrospettiva di Nalini Malani in Italia e in Francia. La mostra, che copre quasi cinquant’anni di carriera artistica, è articolata in due parti, ciascuna delle quali comprende una differente selezione di opere. Dopo la prima parte, allestita al Centre Pompidou nell’autunno del 2017, la seconda parte della retrospettiva esordisce al Castello dal 18 settembre 2018 al 6 gennaio 2019.
Riconosciuta pioniera dell’arte contemporanea in India, l’artista Nalini Malani (Karachi, 1946) vive e lavora a Mumbai, città che l’artista preferisce continuare a chiamare Bombay. Malani esplora attraverso il disegno, la pittura, l’installazione e numerose altre forme sperimentali d’arte la ciclicità della violenza nella storia, in particolare quella sulle donne, nel contesto dell’inarrestabile globalizzazione. Profondamente politica, l’arte di Malani prende ispirazione da archetipi presenti nella cultura orientale, nei miti greci, in un dialogo di ampio respiro che include il teatro e la letteratura contemporanea. Coinvolgendo gli osservatori in ambienti immersivi e multisensoriali, l’artista riflette sulle conseguenze devastanti delle guerre, dei fanatismi religiosi e dello sfruttamento dell’ambiente naturale.
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli: “Il lavoro di Malani riguarda la possibilità di rendere visibile l’invisibile, di mettere in primo piano le ombre, di combinare ciò che è documentabile e urgente con una visione mitica e universale. Nata a Karachi nel 1946 da madre sikh e padre teosofo, Nalini Malani ha conosciuto un mondo in crisi, tormentato dalle conseguenze del colonialismo, delle guerre mondiali e dei loro postumi con enormi masse di popolazione in movimento forzato. Ma ha anche avuto accesso alle conoscenze cosmopolite e mondane, emancipatrici e transnazionali di teosofi come Annie Besant, le cui visioni di un universo interconnesso di forme-pensiero prefiguravano in qualche modo la futura fisica quantistica. La famiglia di Malani, come molte altre, fu costretta a fuggire durante la Partizione, e la piccola Nalini fu segnata a tal punto da quel periodo che il suo immaginario affiora come ritorno di materiale psichico represso, che ricompare come se fosse vomitato dalla profondità di un subconscio pieno di orrori e traumi”.
Sviluppate in dialogo con l’artista, le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei morti sono ordinate in sequenza non cronologica, che invece privilegia i grandi temi che ricorrono nelle opere di Malani a partire dal 1969. In contrasto con il significato tradizionale del termine retrospettiva, per il Castello, come già per il Centre Pompidou, Malani ha creato un nuovo Wall Drawing/Erasure Performance (Disegno a muro/Performance di cancellazione), nel quale spiccano personaggi e rimandi iconografici e letterari che spaziano dall’arte indiana, ai miti greci, da citazioni letterarie tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e discriminazione contemporanea.
La mostra al Castello di Rivoli si articola nelle cinque sale al terzo piano del Museo, seguendo un ritmo che presenta in ogni stanza uno specifico corpus di opere. Nella sala 34 il nuovo Wall Drawing/Erasure Performance intitolato City of Desires – Global Parasites (Città dei desideri – Parassiti globali), 1992-2019, accoglie al suo interno le immagini in movimento di Dream Houses (Case da sogno), uno tra i primi film sperimentali realizzati da Malani nel 1969 con la tecnica stop-motion. La sala presenta inoltre The Tables Have Turned (La situazione si è rovesciata), 2008, installazione/gioco di ombre recentemente acquisita per la Collezione permanente del Castello. Opera immersiva che parla di morte e devastazione, l’installazione si ispira al romanzo Cassandra (1983) della scrittrice tedesca Christa Wolf (1929-2011) che racconta la drammatica storia dell’indovina, dotata del dono della profezia, ma destinata a rimanere inascoltata.
Nella sala 35 campeggia Twice Upon a Time (C’era due volte), 2014, dipinto composto da undici pannelli. L’opera è ispirata alla storia di Sita, dall’antico poema epico Ramayana, dove si racconta di una donna che, invece di sottostare alle prove impostele dal marito, il re Rama, decide di tornare alla Madre Terra da cui è nata. Nella versione di Malani il ritorno è interpretato quale simbolo di resistenza e l’intera vicenda diventa un messaggio sulla contemporaneità, nella quale, secondo l’artista femminista, “patriarcato e capitalismo soffocano la libertà delle donne”.
Oltre ai tre tondi realizzati nel 2009 Listen I (Ascolta I), Listen II (Ascolta II) e Angel III (Angelo III), la sala ospita Cassandra, 2009, importante dipinto formato da trenta pannelli. Queste opere amplificano in ambito contemporaneo la figura epica di Cassandra che più volte ricorre nell’opera dell’artista. Come in un’animazione stop-motion, nel polittico è riconoscibile la forma di un lombrico, piccolo essere di grande importanza per l’ecosistema terrestre, mentre la protagonista è ritratta come corpo malato o addirittura smembrato, nell’ambito di un mondo in stato di putrefazione.
Nella sala 36 Mother India: Transactions in the Construction of Pain (Madre India: transazioni nella costruzione del dolore), 2005, avvolge i visitatori in un’installazione a cinque canali che comprende pareti e pavimento. Il lavoro si basa su due sanguinosi eventi storici avvenuti in India nel 1946 e nel 2002, in cui la violenza raggiunse i massimi livelli e le donne furono le principali vittime, condannate a portare sul proprio corpo i segni del possesso da parte degli oppressori. La proiezione inizia con spezzoni di film d’archivio del 1947 che mostrano bandiere cerimoniali e fuochi d’artificio nei giorni della nascita della nazione indiana, evento che comportò la “Partition”, la dolorosa scissione tra l’India e il Pakistan.
La sala 37 è dedicata a Listening to the Shades (Ascoltare le ombre), 2008. Articolata in quarantadue pannelli realizzati dipingendo al rovescio su fogli di acrilico, secondo una tecnica che ricorre nel lavoro di Malani, l’opera estende l’attenzione dell’artista nei confronti della sfortunata profetessa Cassandra. Malani afferma: “Per me Cassandra rappresenta oggi le premonizioni che le persone hanno, ma con cui è difficile confrontarsi e poi agire. Premonizioni profonde che gli individui hanno che possono aiutare il futuro dell’umanità non sono ascoltate continuando così nella direzione della morte e della distruzione, senza alcun pensiero nei confronti di un futuro più umano e progredito”.
Il percorso espositivo culmina nella sala 38 con In Search of Vanished Blood (Alla ricerca del sangue scomparso), 2012. La video installazione/gioco di ombre inizia con uno spaventoso cielo post-apocalittico di un colore giallo tossico, mentre una voce drammatica afferma: “È Cassandra che parla. Nel cuore dell’oscurità. Sotto il sole della tortura. Alle capitali del mondo. In nome delle vittime”. Nell’opera, le sue profezie prendono la forma di animazioni in cui sono riconoscibili riferimenti a I disastri della guerra di Goya (1810-1820), ma anche a situazioni di conflitto contemporanee, con i combattenti talebani e i ribelli maoisti dell’India nord-orientale.
“Raccontando la pervasività della violenza, dall’accanimento contro il genere femminile al continuo attacco nei confronti della Terra sulla quale viviamo - afferma Marcella Beccaria, Capo Curatore del Castello di Rivoli - l’arte di Malani lancia un messaggio potente, talvolta scomodo. Come Cassandra, a cui spesso fa riferimento, Malani traccia visioni che alludono al mondo che verrà. A chi le incontra è lasciata la facoltà di interpretarle, forse per costruire un futuro migliore”.
In occasione della mostra, il Castello di Rivoli pubblica in collaborazione con Hatje Cantz Verlag un catalogo scientifico in lingua inglese e italiana, completando un importante progetto editoriale iniziato in occasione della mostra al Centre Pompidou e il relativo catalogo in inglese e francese.
La pubblicazione del Castello di Rivoli include, oltre a uno scritto di Nalini Malani, un nuovo testo di Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, una conversazione tra l’artista e il curatore della mostra Marcella Beccaria, saggi inediti di Mieke Bal e Livia Monnet, schede sulle opere in mostra e cronologia espositiva sull’artista ricercata in collaborazione con Johan Pijnappel. Inoltre la pubblicazione presenta un’ampia selezione di immagini e un’antologia di testi con scritti, oltreché dell’artista, di S. V. Vasudev, Adil Jussawalla, Geeta Kapur, Uma Mahadevan, Arundhathi Subramaniam, Shanta Gokhale, Pat Hoffie, Dan Cameron, Yashodhara Dalmia, Thomas McEvilley, Carolyn Christov-Bakargiev, Andreas Huyssen e Avni Doshi.
In accompagnamento alla mostra, il Castello di Rivoli organizza un ciclo di incontri e conversazioni con storici dell’arte, studiosi ed artisti dedicati ad alcuni tra i principali temi del lavoro di Malani, con particolare attenzione alla reiterata violenza contro il genere femminile.
Curato da Nalini Malani e Carolyn Christov-Bakargiev, il programma prevede i contributi di Mieke Bal (17 settembre 2018), Coco Fusco (20 ottobre 2018), Cauleen Smith (17 novembre 2018), Milovan Farronato (8 dicembre 2018).
Il programma è realizzato con il sostegno di Nicoletta Fiorucci.
Riconosciuta pioniera dell’arte contemporanea in India, l’artista Nalini Malani (Karachi, 1946) vive e lavora a Mumbai, città che l’artista preferisce continuare a chiamare Bombay. Malani esplora attraverso il disegno, la pittura, l’installazione e numerose altre forme sperimentali d’arte la ciclicità della violenza nella storia, in particolare quella sulle donne, nel contesto dell’inarrestabile globalizzazione. Profondamente politica, l’arte di Malani prende ispirazione da archetipi presenti nella cultura orientale, nei miti greci, in un dialogo di ampio respiro che include il teatro e la letteratura contemporanea. Coinvolgendo gli osservatori in ambienti immersivi e multisensoriali, l’artista riflette sulle conseguenze devastanti delle guerre, dei fanatismi religiosi e dello sfruttamento dell’ambiente naturale.
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli: “Il lavoro di Malani riguarda la possibilità di rendere visibile l’invisibile, di mettere in primo piano le ombre, di combinare ciò che è documentabile e urgente con una visione mitica e universale. Nata a Karachi nel 1946 da madre sikh e padre teosofo, Nalini Malani ha conosciuto un mondo in crisi, tormentato dalle conseguenze del colonialismo, delle guerre mondiali e dei loro postumi con enormi masse di popolazione in movimento forzato. Ma ha anche avuto accesso alle conoscenze cosmopolite e mondane, emancipatrici e transnazionali di teosofi come Annie Besant, le cui visioni di un universo interconnesso di forme-pensiero prefiguravano in qualche modo la futura fisica quantistica. La famiglia di Malani, come molte altre, fu costretta a fuggire durante la Partizione, e la piccola Nalini fu segnata a tal punto da quel periodo che il suo immaginario affiora come ritorno di materiale psichico represso, che ricompare come se fosse vomitato dalla profondità di un subconscio pieno di orrori e traumi”.
Sviluppate in dialogo con l’artista, le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei morti sono ordinate in sequenza non cronologica, che invece privilegia i grandi temi che ricorrono nelle opere di Malani a partire dal 1969. In contrasto con il significato tradizionale del termine retrospettiva, per il Castello, come già per il Centre Pompidou, Malani ha creato un nuovo Wall Drawing/Erasure Performance (Disegno a muro/Performance di cancellazione), nel quale spiccano personaggi e rimandi iconografici e letterari che spaziano dall’arte indiana, ai miti greci, da citazioni letterarie tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e discriminazione contemporanea.
La mostra al Castello di Rivoli si articola nelle cinque sale al terzo piano del Museo, seguendo un ritmo che presenta in ogni stanza uno specifico corpus di opere. Nella sala 34 il nuovo Wall Drawing/Erasure Performance intitolato City of Desires – Global Parasites (Città dei desideri – Parassiti globali), 1992-2019, accoglie al suo interno le immagini in movimento di Dream Houses (Case da sogno), uno tra i primi film sperimentali realizzati da Malani nel 1969 con la tecnica stop-motion. La sala presenta inoltre The Tables Have Turned (La situazione si è rovesciata), 2008, installazione/gioco di ombre recentemente acquisita per la Collezione permanente del Castello. Opera immersiva che parla di morte e devastazione, l’installazione si ispira al romanzo Cassandra (1983) della scrittrice tedesca Christa Wolf (1929-2011) che racconta la drammatica storia dell’indovina, dotata del dono della profezia, ma destinata a rimanere inascoltata.
Nella sala 35 campeggia Twice Upon a Time (C’era due volte), 2014, dipinto composto da undici pannelli. L’opera è ispirata alla storia di Sita, dall’antico poema epico Ramayana, dove si racconta di una donna che, invece di sottostare alle prove impostele dal marito, il re Rama, decide di tornare alla Madre Terra da cui è nata. Nella versione di Malani il ritorno è interpretato quale simbolo di resistenza e l’intera vicenda diventa un messaggio sulla contemporaneità, nella quale, secondo l’artista femminista, “patriarcato e capitalismo soffocano la libertà delle donne”.
Oltre ai tre tondi realizzati nel 2009 Listen I (Ascolta I), Listen II (Ascolta II) e Angel III (Angelo III), la sala ospita Cassandra, 2009, importante dipinto formato da trenta pannelli. Queste opere amplificano in ambito contemporaneo la figura epica di Cassandra che più volte ricorre nell’opera dell’artista. Come in un’animazione stop-motion, nel polittico è riconoscibile la forma di un lombrico, piccolo essere di grande importanza per l’ecosistema terrestre, mentre la protagonista è ritratta come corpo malato o addirittura smembrato, nell’ambito di un mondo in stato di putrefazione.
Nella sala 36 Mother India: Transactions in the Construction of Pain (Madre India: transazioni nella costruzione del dolore), 2005, avvolge i visitatori in un’installazione a cinque canali che comprende pareti e pavimento. Il lavoro si basa su due sanguinosi eventi storici avvenuti in India nel 1946 e nel 2002, in cui la violenza raggiunse i massimi livelli e le donne furono le principali vittime, condannate a portare sul proprio corpo i segni del possesso da parte degli oppressori. La proiezione inizia con spezzoni di film d’archivio del 1947 che mostrano bandiere cerimoniali e fuochi d’artificio nei giorni della nascita della nazione indiana, evento che comportò la “Partition”, la dolorosa scissione tra l’India e il Pakistan.
La sala 37 è dedicata a Listening to the Shades (Ascoltare le ombre), 2008. Articolata in quarantadue pannelli realizzati dipingendo al rovescio su fogli di acrilico, secondo una tecnica che ricorre nel lavoro di Malani, l’opera estende l’attenzione dell’artista nei confronti della sfortunata profetessa Cassandra. Malani afferma: “Per me Cassandra rappresenta oggi le premonizioni che le persone hanno, ma con cui è difficile confrontarsi e poi agire. Premonizioni profonde che gli individui hanno che possono aiutare il futuro dell’umanità non sono ascoltate continuando così nella direzione della morte e della distruzione, senza alcun pensiero nei confronti di un futuro più umano e progredito”.
Il percorso espositivo culmina nella sala 38 con In Search of Vanished Blood (Alla ricerca del sangue scomparso), 2012. La video installazione/gioco di ombre inizia con uno spaventoso cielo post-apocalittico di un colore giallo tossico, mentre una voce drammatica afferma: “È Cassandra che parla. Nel cuore dell’oscurità. Sotto il sole della tortura. Alle capitali del mondo. In nome delle vittime”. Nell’opera, le sue profezie prendono la forma di animazioni in cui sono riconoscibili riferimenti a I disastri della guerra di Goya (1810-1820), ma anche a situazioni di conflitto contemporanee, con i combattenti talebani e i ribelli maoisti dell’India nord-orientale.
“Raccontando la pervasività della violenza, dall’accanimento contro il genere femminile al continuo attacco nei confronti della Terra sulla quale viviamo - afferma Marcella Beccaria, Capo Curatore del Castello di Rivoli - l’arte di Malani lancia un messaggio potente, talvolta scomodo. Come Cassandra, a cui spesso fa riferimento, Malani traccia visioni che alludono al mondo che verrà. A chi le incontra è lasciata la facoltà di interpretarle, forse per costruire un futuro migliore”.
In occasione della mostra, il Castello di Rivoli pubblica in collaborazione con Hatje Cantz Verlag un catalogo scientifico in lingua inglese e italiana, completando un importante progetto editoriale iniziato in occasione della mostra al Centre Pompidou e il relativo catalogo in inglese e francese.
La pubblicazione del Castello di Rivoli include, oltre a uno scritto di Nalini Malani, un nuovo testo di Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, una conversazione tra l’artista e il curatore della mostra Marcella Beccaria, saggi inediti di Mieke Bal e Livia Monnet, schede sulle opere in mostra e cronologia espositiva sull’artista ricercata in collaborazione con Johan Pijnappel. Inoltre la pubblicazione presenta un’ampia selezione di immagini e un’antologia di testi con scritti, oltreché dell’artista, di S. V. Vasudev, Adil Jussawalla, Geeta Kapur, Uma Mahadevan, Arundhathi Subramaniam, Shanta Gokhale, Pat Hoffie, Dan Cameron, Yashodhara Dalmia, Thomas McEvilley, Carolyn Christov-Bakargiev, Andreas Huyssen e Avni Doshi.
In accompagnamento alla mostra, il Castello di Rivoli organizza un ciclo di incontri e conversazioni con storici dell’arte, studiosi ed artisti dedicati ad alcuni tra i principali temi del lavoro di Malani, con particolare attenzione alla reiterata violenza contro il genere femminile.
Curato da Nalini Malani e Carolyn Christov-Bakargiev, il programma prevede i contributi di Mieke Bal (17 settembre 2018), Coco Fusco (20 ottobre 2018), Cauleen Smith (17 novembre 2018), Milovan Farronato (8 dicembre 2018).
Il programma è realizzato con il sostegno di Nicoletta Fiorucci.
17
settembre 2018
Nalini Malani – The Rebellion of the Dead / La rivolta dei morti Retrospettiva 1969-2018. Part II
Dal 17 settembre 2018 al 06 gennaio 2019
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI RIVOLI – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Vernissage
17 Settembre 2018, ore 19
Autore
Curatore