Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Andrea Jemolo – Walls. Le mura di Roma
un racconto per immagini del più grande monumento della Roma imperiale, la cinta muraria urbana più lunga, antica e meglio conservata della storia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nate come difesa dall’esterno e poi inglobate nel tessuto
cittadino, le Mura Aureliane accompagnano con la loro imponenza strade, scorci e
orizzonti della città. Con gli oltre 12 km lungo i quali ancora si sviluppano, sono il più
grande monumento della Roma imperiale e la cinta muraria urbana più lunga, antica
e meglio conservata della storia. Eppure, nonostante tutti questi primati, spesso
rimangono inosservate. Come primo passo di un percorso di valorizzazione, per
documentare e tradurre in suggestive immagini un monumento troppo spesso
invisibile, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, a distanza di
oltre un secolo dalle storiche campagne fotografiche otto-novecentesche, ha
commissionato la prima campagna fotografica integrale sull’intero percorso delle
mura, anche nei punti non accessibili al pubblico.
Tra settembre e dicembre del 2017, il fotografo romano Andrea Jemolo, maestro noto e
apprezzato per la sua esperienza trentennale nel campo della fotografia di arte e di
architettura, ha documentato la cinta muraria scegliendo di scattare con una macchina
Sinar a lastre 10x12 cm. Grazie alla possibilità di decentramento, in grado di correggere le
linee prospettiche che si restringono verso l'alto, e grazie a lunghi tempi di posa, Jemolo
ha ottenuto immagini ad altissima definizione che raccontano e documentano le Mura
Aureliane e il loro palinsesto di storie e di trasformazioni.
Al Museo dell’Ara Pacis dal 20 giugno al 9 settembre 2018 è esposta una selezione di 77
fotografie a colori in grande formato nella mostra “Walls. Le mura di Roma. Fotografie
di Andrea Jemolo” promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale -
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata da Claudio Parisi Presicce e curata da
Federica Pirani e Orietta Rossini. L'organizzazione della mostra è di Zètema Progetto
Cultura. Il catalogo è a cura dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Partendo da Porta del Popolo, passando per Villa Dominici e dalle porte Metronia, Latina,
San Sebastiano, il percorso per immagini arriva fino all’ultimo tratto visibile dal Ponte
dell’Industria. In ogni foto Jemolo racconta l’unicità di un pezzo di storia e di vita
quotidiana. Alcuni tratti di mura si stagliano ancora solenni e solitari, altri sono stati
inglobati dalla vita cittadina fatta di palazzi, cimiteri, cantieri, officine e grandi direttrici
viarie, di altri tratti tenta continuamente di reimpossessarsi la natura, con arbusti, piante e
rampicanti. In alcune foto, scattate all’esterno dei bastioni, si colgono le diverse tecniche
utilizzate nel corso dei secoli: dai mattoni in laterizio, al tufo, ai materiali di reimpiego in
marmo, mentre altre raccontano il “dentro” le mura, con scorci di camminamenti, porte,
torri. In una delle torri, la numero XXXIX in via Campania, è ancora possibile ammirare lo
Studio Randone, uno dei tanti luoghi di lavoro e incontro di artisti ospitato all’interno delle
mura tra fine ‘800 e inizi ‘900.
Volevo che le mura, nella loro dimensione, articolazioni e materia, si imponessero con la
loro propria forza. Perché ciò potesse avvenire – spiega Andrea Jemolo - avevo però
bisogno di un contesto cromaticamente neutro, di qui la scelta di fotografare nelle giornate
nuvolose. Raccontare un monumento lungo 13 chilometri è stato un processo arduo
giocato sul controllo assoluto del rapporto tra manufatto e luce.
In un ideale confronto con le immagini realizzate da Jemolo, in mostra si possono
ammirare anche circa 50 fotografie storiche selezionate dal fondo Parker, custodito
presso il Museo di Roma, e 17 fotografie storiche anch’esse provenienti dall’Archivio
Fotografico del Museo di Roma. Le prime sono stampe all’albumina realizzate da Carlo
Baldassarre Simelli (1811 - post 1877), uno degli abili fotografi selezionati dall'archeologo
inglese John Henry Parker per realizzare la sua raccolta di immagini sulla città. Durante i
suoi soggiorni a Roma, tra il 1864 e il 1877, Parker arrivò a raccogliere un preziosissimo
patrimonio di oltre 3.300 immagini, di cui gran parte dei negativi sono andati distrutti in un
incendio, tranne alcuni oggi conservati presso l'Accademia Americana e il Gabinetto
Fotografico Nazionale-ICCD. I positivi originali, invece, si conservano, oltre che
nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, alla Scuola Britannica di Roma e all'Istituto
Archeologico Germanico. Gli scatti raffigurano importanti costruzioni del mondo romano: si
passa dalla Porta Ostiense all’Arco di Dolabella, da Porta Metronia alle Mura del Castro
Pretorio, da Porta Maggiore alla Porta Asinara, dall’Anfiteatro Castrense all’acquedotto
Claudio.
La realizzazione di strutture difensive in antico aveva un ruolo identitario importante: le
comunità si riconoscevano e si sentivano strettamente legate alla porzione di territorio
cinto dalle mura; così, dal solco tracciato da Romolo alle Mura Serviane, fu certamente
anche per Roma, che in più di una circostanza sentì il bisogno di dotarsi di un perimetro di
cinta. Le Mura Aureliane rappresentano l’ultimo di questi progetti, che, proprio in quanto
più recente, conserva la sua originale imponenza. A progettarle ed avviarne il cantiere fu
l’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., per rispondere all’esigenza di difendere Roma
dagli attacchi dei barbari. Coprivano un tracciato di circa 19 km, raggiungevano un'altezza
di circa 6,50 metri e uno spessore di 3,50 e ogni 30 metri massicce torri quadrate
scandivano il tracciato. La tecnica edilizia utilizzata fu l’opera laterizia con materiali
recuperati e tegole spezzate così come furono riutilizzati alcuni edifici presenti lungo il
percorso, ad esempio i Castra Praetoria e le arcate dell'Acquedotto Claudio.
Da allora le Mura Aureliane sono state trasformate continuamente: nel V secolo con
l’imperatore Onorio, che rinforzò e innalzò l’intera struttura; nel VI secolo per la guerra
greco gotica e nel corso dei secoli successivi a opera di diversi papi con interventi di
restauro testimoniati dai numerosi stemmi apposti lungo la cinta muraria, finché, nel 1847,
papa Pio IX decise di consegnarle all’amministrazione capitolina. Le mura continuarono a
funzionare come cinta daziaria fino agli inizi del XX secolo e subirono ulteriori
trasformazioni dovute al riassetto urbano e alla costruzione di nuove strade. Pur
trasformandosi continuamente, hanno mantenuto un loro ruolo all’interno della vita della
città, ospitando, ad esempio, studi d’artista e giardini, ma la loro funzione si è andata via
via perdendo nel corso degli ultimi 50 anni.
E oggi, come ha scritto Marco Lodoli nel suo testo per il catalogo della mostra: le mura
stanno ancora lì, meravigliose, sconfitte, poetiche nella loro possente resa, e il romano
quasi non ci fa più caso, come se quel serpentone fosse parte di un paesaggio eterno e
indifferente, una ruga del tempo, una malinconia abituale (…). Poche opere al mondo
sono altrettanto grandiose e malinconiche, altrettanto tragiche e belle, capaci di insegnare
tante cose o forse una cosa sola, ma decisiva: che dalla vita non ci si difende.
cittadino, le Mura Aureliane accompagnano con la loro imponenza strade, scorci e
orizzonti della città. Con gli oltre 12 km lungo i quali ancora si sviluppano, sono il più
grande monumento della Roma imperiale e la cinta muraria urbana più lunga, antica
e meglio conservata della storia. Eppure, nonostante tutti questi primati, spesso
rimangono inosservate. Come primo passo di un percorso di valorizzazione, per
documentare e tradurre in suggestive immagini un monumento troppo spesso
invisibile, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, a distanza di
oltre un secolo dalle storiche campagne fotografiche otto-novecentesche, ha
commissionato la prima campagna fotografica integrale sull’intero percorso delle
mura, anche nei punti non accessibili al pubblico.
Tra settembre e dicembre del 2017, il fotografo romano Andrea Jemolo, maestro noto e
apprezzato per la sua esperienza trentennale nel campo della fotografia di arte e di
architettura, ha documentato la cinta muraria scegliendo di scattare con una macchina
Sinar a lastre 10x12 cm. Grazie alla possibilità di decentramento, in grado di correggere le
linee prospettiche che si restringono verso l'alto, e grazie a lunghi tempi di posa, Jemolo
ha ottenuto immagini ad altissima definizione che raccontano e documentano le Mura
Aureliane e il loro palinsesto di storie e di trasformazioni.
Al Museo dell’Ara Pacis dal 20 giugno al 9 settembre 2018 è esposta una selezione di 77
fotografie a colori in grande formato nella mostra “Walls. Le mura di Roma. Fotografie
di Andrea Jemolo” promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale -
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata da Claudio Parisi Presicce e curata da
Federica Pirani e Orietta Rossini. L'organizzazione della mostra è di Zètema Progetto
Cultura. Il catalogo è a cura dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Partendo da Porta del Popolo, passando per Villa Dominici e dalle porte Metronia, Latina,
San Sebastiano, il percorso per immagini arriva fino all’ultimo tratto visibile dal Ponte
dell’Industria. In ogni foto Jemolo racconta l’unicità di un pezzo di storia e di vita
quotidiana. Alcuni tratti di mura si stagliano ancora solenni e solitari, altri sono stati
inglobati dalla vita cittadina fatta di palazzi, cimiteri, cantieri, officine e grandi direttrici
viarie, di altri tratti tenta continuamente di reimpossessarsi la natura, con arbusti, piante e
rampicanti. In alcune foto, scattate all’esterno dei bastioni, si colgono le diverse tecniche
utilizzate nel corso dei secoli: dai mattoni in laterizio, al tufo, ai materiali di reimpiego in
marmo, mentre altre raccontano il “dentro” le mura, con scorci di camminamenti, porte,
torri. In una delle torri, la numero XXXIX in via Campania, è ancora possibile ammirare lo
Studio Randone, uno dei tanti luoghi di lavoro e incontro di artisti ospitato all’interno delle
mura tra fine ‘800 e inizi ‘900.
Volevo che le mura, nella loro dimensione, articolazioni e materia, si imponessero con la
loro propria forza. Perché ciò potesse avvenire – spiega Andrea Jemolo - avevo però
bisogno di un contesto cromaticamente neutro, di qui la scelta di fotografare nelle giornate
nuvolose. Raccontare un monumento lungo 13 chilometri è stato un processo arduo
giocato sul controllo assoluto del rapporto tra manufatto e luce.
In un ideale confronto con le immagini realizzate da Jemolo, in mostra si possono
ammirare anche circa 50 fotografie storiche selezionate dal fondo Parker, custodito
presso il Museo di Roma, e 17 fotografie storiche anch’esse provenienti dall’Archivio
Fotografico del Museo di Roma. Le prime sono stampe all’albumina realizzate da Carlo
Baldassarre Simelli (1811 - post 1877), uno degli abili fotografi selezionati dall'archeologo
inglese John Henry Parker per realizzare la sua raccolta di immagini sulla città. Durante i
suoi soggiorni a Roma, tra il 1864 e il 1877, Parker arrivò a raccogliere un preziosissimo
patrimonio di oltre 3.300 immagini, di cui gran parte dei negativi sono andati distrutti in un
incendio, tranne alcuni oggi conservati presso l'Accademia Americana e il Gabinetto
Fotografico Nazionale-ICCD. I positivi originali, invece, si conservano, oltre che
nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, alla Scuola Britannica di Roma e all'Istituto
Archeologico Germanico. Gli scatti raffigurano importanti costruzioni del mondo romano: si
passa dalla Porta Ostiense all’Arco di Dolabella, da Porta Metronia alle Mura del Castro
Pretorio, da Porta Maggiore alla Porta Asinara, dall’Anfiteatro Castrense all’acquedotto
Claudio.
La realizzazione di strutture difensive in antico aveva un ruolo identitario importante: le
comunità si riconoscevano e si sentivano strettamente legate alla porzione di territorio
cinto dalle mura; così, dal solco tracciato da Romolo alle Mura Serviane, fu certamente
anche per Roma, che in più di una circostanza sentì il bisogno di dotarsi di un perimetro di
cinta. Le Mura Aureliane rappresentano l’ultimo di questi progetti, che, proprio in quanto
più recente, conserva la sua originale imponenza. A progettarle ed avviarne il cantiere fu
l’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., per rispondere all’esigenza di difendere Roma
dagli attacchi dei barbari. Coprivano un tracciato di circa 19 km, raggiungevano un'altezza
di circa 6,50 metri e uno spessore di 3,50 e ogni 30 metri massicce torri quadrate
scandivano il tracciato. La tecnica edilizia utilizzata fu l’opera laterizia con materiali
recuperati e tegole spezzate così come furono riutilizzati alcuni edifici presenti lungo il
percorso, ad esempio i Castra Praetoria e le arcate dell'Acquedotto Claudio.
Da allora le Mura Aureliane sono state trasformate continuamente: nel V secolo con
l’imperatore Onorio, che rinforzò e innalzò l’intera struttura; nel VI secolo per la guerra
greco gotica e nel corso dei secoli successivi a opera di diversi papi con interventi di
restauro testimoniati dai numerosi stemmi apposti lungo la cinta muraria, finché, nel 1847,
papa Pio IX decise di consegnarle all’amministrazione capitolina. Le mura continuarono a
funzionare come cinta daziaria fino agli inizi del XX secolo e subirono ulteriori
trasformazioni dovute al riassetto urbano e alla costruzione di nuove strade. Pur
trasformandosi continuamente, hanno mantenuto un loro ruolo all’interno della vita della
città, ospitando, ad esempio, studi d’artista e giardini, ma la loro funzione si è andata via
via perdendo nel corso degli ultimi 50 anni.
E oggi, come ha scritto Marco Lodoli nel suo testo per il catalogo della mostra: le mura
stanno ancora lì, meravigliose, sconfitte, poetiche nella loro possente resa, e il romano
quasi non ci fa più caso, come se quel serpentone fosse parte di un paesaggio eterno e
indifferente, una ruga del tempo, una malinconia abituale (…). Poche opere al mondo
sono altrettanto grandiose e malinconiche, altrettanto tragiche e belle, capaci di insegnare
tante cose o forse una cosa sola, ma decisiva: che dalla vita non ci si difende.
19
giugno 2018
Andrea Jemolo – Walls. Le mura di Roma
Dal 19 giugno al 09 settembre 2018
fotografia
Location
MUSEO DELL’ARA PACIS
Roma, Lungotevere In Augusta, (Roma)
Roma, Lungotevere In Augusta, (Roma)
Biglietti
Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per non residenti
a Roma
- € 13,00 biglietto integrato Mostra + Museo dell’Ara Pacis
intero (di cui € 10,50 Museo e € 2,50 Mostra);
- € 11,00 biglietto integrato Mostra + Museo dell’Ara Pacis
ridotto (di cui € 8,50 Museo e € 2,50 Mostra);
Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per residenti a
Roma
- € 11,00 biglietto integrato Mostra + Museo dell’Ara Pacis
intero (di cui € 8,50 Museo e € 2,50 Mostra);
- € 9,00 biglietto integ
Orario di apertura
Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima).
Vernissage
19 Giugno 2018, ore 18.00 su invito
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore