Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Paolo Brenzini – Vuoto a perdere
Come rendere il senso dell’immaterialità attraverso i materiali?
Questo l’interrogativo a cui cerca di rispondere l’artista attraverso la sua ricerca sulla dematerializzazione dell’opera.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 5 al 19 giugno 2018, la Libreria Bocca in centro a Milano è lieta di ospitare Vuoto a perdere, personale di Paolo Brenzini, a cura di Vera Agosti.
Con l’espressione “vuoto a perdere”, utilizzata solitamente in un contesto commerciale, tra fornitori e clienti, s’intende, in contrapposizione con “vuoto a rendere”, che il contenitore – di solito una bottiglia o un vasetto di vetro o plastica dura – può essere gettato e non deve essere restituito. Nell’uso figurato, l’espressione ha un significato negativo, per indicare una situazione sbagliata e di impiccio, da cui non si riesce a liberarsi.
Il titolo dell’esposizione di Paolo Brenzini allude al gioco tra i pieni e i vuoti delle sue sculture: bottiglie di differenti dimensioni realizzate in marmo, piccoli contenitori in vetro con etichette adesive per indicare il nulla che contengono. Come rendere il senso dell’immaterialità attraverso i materiali?
Questo l’interrogativo a cui cerca di rispondere l’artista attraverso la sua ricerca sulla dematerializzazione dell’opera. Sono lavori raffinati ed eleganti, nella purezza e nel rigore della forma, che hanno accompagnato nel tempo il percorso di Brenzini e che tornano costantemente come un continuo elemento di confronto e di riflessione. Il marmo, candido, forte e perenne, della memoria classica, il vetro, verde e fragile, della tradizione contadina, per conservare le eccellenze della terra, come il vino e l'olio.
Le bottiglie ci fanno pensare alle composizioni pittoriche di Giorgio Morandi, seppure il mezzo, il discorso e la finalità siano totalmente differenti, ritornano le figure geometriche semplici ed elementari e la poesia di un'atmosfera silenziosa e contemplativa.
Completano l’esposizione alcuni acquarelli che raffigurano bolle di sapone, emblema della leggerezza e dell'effimera evanescenza.
Biografia:
Paolo Brenzini nasce a Viareggio nel 1962.
I suoi trascorsi espositivi segnalano una presenza costante in gallerie del Nord Italia come Fac–Simile, Cavellini–Cilena, A. Weber, e all’interno di mostre importanti sulle nuove tendenze degli anni ’80 e ’90: pensiamo a “Sound” al Museo di Bolzano (1993) a “Frequences Lumineuses” Musée de la Villette (Parigi 1992), “ Due o tre cose che so di loro” al P.A.C. di Milano (1998).
Le opere di questo periodo si avvalgono di un supporto concettuale senza mai disdegnare il lato manuale della sua arte. Utilizza infatti i più svariati materiali, da quelli più impalpabili come luce, elettricità, suono a quelli più tradizionali come pittura, scultura e ceramica.
La ricerca più recente che caratterizza questi ultimi dieci anni e che vede Brenzini attivo in importanti esposizioni, ricordiamo “Futurama” al museo Pecci di Prato (2000) o la “Scultura italiana del XXI sec.” Alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano (2010) si muove dalla constatazione di un universo globalizzato degradato a livello del logo, un universo di segni ambigui dove i grandi Brand commerciali sono diventati le nuove icone di una religione, di un paganesimo di un “Olimpo” ambiguo ed indistinto.
Con l’espressione “vuoto a perdere”, utilizzata solitamente in un contesto commerciale, tra fornitori e clienti, s’intende, in contrapposizione con “vuoto a rendere”, che il contenitore – di solito una bottiglia o un vasetto di vetro o plastica dura – può essere gettato e non deve essere restituito. Nell’uso figurato, l’espressione ha un significato negativo, per indicare una situazione sbagliata e di impiccio, da cui non si riesce a liberarsi.
Il titolo dell’esposizione di Paolo Brenzini allude al gioco tra i pieni e i vuoti delle sue sculture: bottiglie di differenti dimensioni realizzate in marmo, piccoli contenitori in vetro con etichette adesive per indicare il nulla che contengono. Come rendere il senso dell’immaterialità attraverso i materiali?
Questo l’interrogativo a cui cerca di rispondere l’artista attraverso la sua ricerca sulla dematerializzazione dell’opera. Sono lavori raffinati ed eleganti, nella purezza e nel rigore della forma, che hanno accompagnato nel tempo il percorso di Brenzini e che tornano costantemente come un continuo elemento di confronto e di riflessione. Il marmo, candido, forte e perenne, della memoria classica, il vetro, verde e fragile, della tradizione contadina, per conservare le eccellenze della terra, come il vino e l'olio.
Le bottiglie ci fanno pensare alle composizioni pittoriche di Giorgio Morandi, seppure il mezzo, il discorso e la finalità siano totalmente differenti, ritornano le figure geometriche semplici ed elementari e la poesia di un'atmosfera silenziosa e contemplativa.
Completano l’esposizione alcuni acquarelli che raffigurano bolle di sapone, emblema della leggerezza e dell'effimera evanescenza.
Biografia:
Paolo Brenzini nasce a Viareggio nel 1962.
I suoi trascorsi espositivi segnalano una presenza costante in gallerie del Nord Italia come Fac–Simile, Cavellini–Cilena, A. Weber, e all’interno di mostre importanti sulle nuove tendenze degli anni ’80 e ’90: pensiamo a “Sound” al Museo di Bolzano (1993) a “Frequences Lumineuses” Musée de la Villette (Parigi 1992), “ Due o tre cose che so di loro” al P.A.C. di Milano (1998).
Le opere di questo periodo si avvalgono di un supporto concettuale senza mai disdegnare il lato manuale della sua arte. Utilizza infatti i più svariati materiali, da quelli più impalpabili come luce, elettricità, suono a quelli più tradizionali come pittura, scultura e ceramica.
La ricerca più recente che caratterizza questi ultimi dieci anni e che vede Brenzini attivo in importanti esposizioni, ricordiamo “Futurama” al museo Pecci di Prato (2000) o la “Scultura italiana del XXI sec.” Alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano (2010) si muove dalla constatazione di un universo globalizzato degradato a livello del logo, un universo di segni ambigui dove i grandi Brand commerciali sono diventati le nuove icone di una religione, di un paganesimo di un “Olimpo” ambiguo ed indistinto.
05
giugno 2018
Paolo Brenzini – Vuoto a perdere
Dal 05 al 19 giugno 2018
arte contemporanea
Location
LIBRERIA BOCCA – SPAZIO BOCCA IN GALLERIA
Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, 12, (Milano)
Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, 12, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 10-19
Vernissage
5 Giugno 2018, ore 18
Autore
Curatore