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Omaggio a Giuseppe Barison
La rassegna ripercorrere i cinquant’anni di attività espositiva di Barison, confermandolo come uno dei migliori artisti dell’800 e come un insuperabile ritrattista
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nel 1886 Giuseppe Barison partecipa al Concorso “Principe Umberto” a Milano con l'opera
“Pescheria a Rialto” e la giuria gli assegna il primo premio, salvo al momento del conferimento del
premio revocare l'attribuzione con la motivazione che Barison è triestino, e quindi di nazionalità
austriaca. Barison, poi, ripresenterà il quadro a Venezia, a Monaco e a Torino dove infine verrà
acquistato dalla Pinacoteca di Alessandria, dov'è esposto tuttora. Ma c'è in questo episodio una
esplicitazione paradigmatica della parabola artistica di questo artista triestino (1853 – 1931 ) al
quale Valentino Ponte dedica una Mostra omaggio presso la sua Galleria Cartesius, selezionando
una serie di opere del lascito che l'artista affidò al nipote Alvise.
Siamo nel 1886: Barison tre anni prima aveva sposato l'amatissima Giulia e con lei si era trasferito
a Venezia, convinto che in questa città avrebbe potuto sintonizzarsi sulle novità nel campo della
pittura di genere in chiave realista: e così fu, perché il periodo veneziano (quattro anni) si rivelerà
quello di maggior successo per l'artista triestino. Aveva iniziato ad esporre nel 1880, dopo essersi
formato a Trieste con Karl Hasse e successivamente all'Accademia di Belle Arti a Vienna con Karl
von Blass e August Essenmenger: nel 1877, il Comune di Trieste gli aveva comprato un'opera e gli
aveva assegnato un “pensionato” di 500 fiorini all'anno, che Barison investirà studiando per due
anni a Roma.. L'espressività artistica di Barison è tipicamente “di mezzo”, a cavallo tra '800 e '900,
nasce romantica per orientarsi inizialmente verso le rappresentazioni storiche e privilegiare
successivamente una rappresentazione più popolare, indugiando sui ritratti, i paesaggi, i cavalli, i
quadri di maniera. A Venezia l'arte era dedicata al popolo delle calli e dei campielli, una pittura
anedottica dove il soggetto era il tutto. Con la pittura a soggetto popolare, Barison si cimenta con i
quadri di grandi dimensioni, ma il vero Barison, il migliore, si rivelerà nei piccoli e medi formati, e
questa rassegna ne è una eloquente dimostrazione, allineando un caleidoscopio rappresentativo di
tutta la sua produzione di medio formato: oli su tela, disegni, schizzi accademici, oli su tela stesa
progettuali. Straordinario il disegno, presente in mostra, intitolato “Via Repicio 1” preparatorio
all'opera che intitolerà “Dopo la rissa”: rappresenta l'epilogo finito in rissa di una partita a carte,
sono intervenuti i carabinieri a calmare le acque, l'ostessa dalla lingua biforcuta racconta la sua
versione alle forze dell'ordine, mentre un giocatore rimasto seduto al tavolo sussurra la sua versione
dei fatti ad un ospite sopraggiunto per curiosità. L'equilibrio dell'insieme è geniale, con una
distribuzione cinematografica degli attori, sui quali troneggia l'autorità austera del carabiniere.
E' il Barison che coniuga la precisione disegnistica di timbro nordico con l'apertura verso il
colorismo veneto. Lo riconosciamo anche in un'altra opera presente in questa rassegna, preparatoria
alla sua celebre “Barcarola” del 1896: una sorta di prima idea per il dipinto, focalizzando il
particolare della gondola, modulata cromaticamente sul nero con grande precisione, un'opera ad
olio che nella versione finale verrà esposta al Museo Revoltella. Com'è straordinario il “bozzetto”
ad olio su tela stesa, presente nella mostra, che visualizza dei particolari che Barison inserirà nel
grande pannello intitolato “ I Costruttori” che assieme a “I Mercanti” firmeranno l'ingresso della
sede della Cassa di Risparmio di Trieste, frutto di un concorso che Barison vinse nel 1912..E in
mostra sono presenti pure importanti opere dedicate al cavallo, la grande passione di Barison,
assiduo frequentatore dell'Ippodromo di Montebello e del maneggio di Via Rossetti, una dedizione
che lo porterà a tenere sempre in studio un teschio dell'animale per studiarne con precisione
l'anatomia, che si trasformerà sempre in una espressività che immetterà attraverso i colori, anima,
vita e ritmo. Se per le opere per la Cassa di Risparmio Barison aveva riattinto alla sua passione per
la pittura storica, tant'è che i due grandi pannelli hanno reminescenze quattrocentesco-venete
ammiccanti al Carpaccio, in quegli anni l'artista si stava liberando di certe manieratezze narrative
per declinare un nuovo linguaggio espressivo attento alla natura, che registriamo in molte marine
(pure presenti in mostra) dove il realismo supera l'indagine analitica del mare per esplicitarsi in
trasparenze dell'acqua, in riflessi, in indefinitezze formali che manifestano l'instabilità del
movimento delle onde, con esiti di grande suggestione. Ma la natura, Barison, la cercherà anche nei
luoghi chiusi, nelle osterie, negli interni, nelle chiese, anche in certi ritratti, dove l'andamento dei
toni in penombra fungeva da regolatore prospettico, spaziale, e coloristico. Questa mostra che in
qualche modo ripercorre i cinquanta anni di attività espositiva lo conferma come uno dei migliori
artisti dell'800 e come un insuperabile ritrattista: certamente non può parlare della sua componente
umana, ma per questa sopperisce la storia. Da quando è mondo, ci sono artisti che dipingono per
vivere e artisti che vivono per dipingere: Giuseppe Barison faceva parte di questo secondo gruppo.
Era una persona timida e riservata, ma il suo temperamento non conosceva compromessi, non si
abbassò mai al mestiere, non si immiserì mai nella ripetizione, rimanendo coerente e sereno. Un
grande artista dell'800 che visse in un ambiente piccolo (Trieste) e in un'epoca difficile: ma il suo
lavoro rimarrà per sempre. /Franco Rosso
“Pescheria a Rialto” e la giuria gli assegna il primo premio, salvo al momento del conferimento del
premio revocare l'attribuzione con la motivazione che Barison è triestino, e quindi di nazionalità
austriaca. Barison, poi, ripresenterà il quadro a Venezia, a Monaco e a Torino dove infine verrà
acquistato dalla Pinacoteca di Alessandria, dov'è esposto tuttora. Ma c'è in questo episodio una
esplicitazione paradigmatica della parabola artistica di questo artista triestino (1853 – 1931 ) al
quale Valentino Ponte dedica una Mostra omaggio presso la sua Galleria Cartesius, selezionando
una serie di opere del lascito che l'artista affidò al nipote Alvise.
Siamo nel 1886: Barison tre anni prima aveva sposato l'amatissima Giulia e con lei si era trasferito
a Venezia, convinto che in questa città avrebbe potuto sintonizzarsi sulle novità nel campo della
pittura di genere in chiave realista: e così fu, perché il periodo veneziano (quattro anni) si rivelerà
quello di maggior successo per l'artista triestino. Aveva iniziato ad esporre nel 1880, dopo essersi
formato a Trieste con Karl Hasse e successivamente all'Accademia di Belle Arti a Vienna con Karl
von Blass e August Essenmenger: nel 1877, il Comune di Trieste gli aveva comprato un'opera e gli
aveva assegnato un “pensionato” di 500 fiorini all'anno, che Barison investirà studiando per due
anni a Roma.. L'espressività artistica di Barison è tipicamente “di mezzo”, a cavallo tra '800 e '900,
nasce romantica per orientarsi inizialmente verso le rappresentazioni storiche e privilegiare
successivamente una rappresentazione più popolare, indugiando sui ritratti, i paesaggi, i cavalli, i
quadri di maniera. A Venezia l'arte era dedicata al popolo delle calli e dei campielli, una pittura
anedottica dove il soggetto era il tutto. Con la pittura a soggetto popolare, Barison si cimenta con i
quadri di grandi dimensioni, ma il vero Barison, il migliore, si rivelerà nei piccoli e medi formati, e
questa rassegna ne è una eloquente dimostrazione, allineando un caleidoscopio rappresentativo di
tutta la sua produzione di medio formato: oli su tela, disegni, schizzi accademici, oli su tela stesa
progettuali. Straordinario il disegno, presente in mostra, intitolato “Via Repicio 1” preparatorio
all'opera che intitolerà “Dopo la rissa”: rappresenta l'epilogo finito in rissa di una partita a carte,
sono intervenuti i carabinieri a calmare le acque, l'ostessa dalla lingua biforcuta racconta la sua
versione alle forze dell'ordine, mentre un giocatore rimasto seduto al tavolo sussurra la sua versione
dei fatti ad un ospite sopraggiunto per curiosità. L'equilibrio dell'insieme è geniale, con una
distribuzione cinematografica degli attori, sui quali troneggia l'autorità austera del carabiniere.
E' il Barison che coniuga la precisione disegnistica di timbro nordico con l'apertura verso il
colorismo veneto. Lo riconosciamo anche in un'altra opera presente in questa rassegna, preparatoria
alla sua celebre “Barcarola” del 1896: una sorta di prima idea per il dipinto, focalizzando il
particolare della gondola, modulata cromaticamente sul nero con grande precisione, un'opera ad
olio che nella versione finale verrà esposta al Museo Revoltella. Com'è straordinario il “bozzetto”
ad olio su tela stesa, presente nella mostra, che visualizza dei particolari che Barison inserirà nel
grande pannello intitolato “ I Costruttori” che assieme a “I Mercanti” firmeranno l'ingresso della
sede della Cassa di Risparmio di Trieste, frutto di un concorso che Barison vinse nel 1912..E in
mostra sono presenti pure importanti opere dedicate al cavallo, la grande passione di Barison,
assiduo frequentatore dell'Ippodromo di Montebello e del maneggio di Via Rossetti, una dedizione
che lo porterà a tenere sempre in studio un teschio dell'animale per studiarne con precisione
l'anatomia, che si trasformerà sempre in una espressività che immetterà attraverso i colori, anima,
vita e ritmo. Se per le opere per la Cassa di Risparmio Barison aveva riattinto alla sua passione per
la pittura storica, tant'è che i due grandi pannelli hanno reminescenze quattrocentesco-venete
ammiccanti al Carpaccio, in quegli anni l'artista si stava liberando di certe manieratezze narrative
per declinare un nuovo linguaggio espressivo attento alla natura, che registriamo in molte marine
(pure presenti in mostra) dove il realismo supera l'indagine analitica del mare per esplicitarsi in
trasparenze dell'acqua, in riflessi, in indefinitezze formali che manifestano l'instabilità del
movimento delle onde, con esiti di grande suggestione. Ma la natura, Barison, la cercherà anche nei
luoghi chiusi, nelle osterie, negli interni, nelle chiese, anche in certi ritratti, dove l'andamento dei
toni in penombra fungeva da regolatore prospettico, spaziale, e coloristico. Questa mostra che in
qualche modo ripercorre i cinquanta anni di attività espositiva lo conferma come uno dei migliori
artisti dell'800 e come un insuperabile ritrattista: certamente non può parlare della sua componente
umana, ma per questa sopperisce la storia. Da quando è mondo, ci sono artisti che dipingono per
vivere e artisti che vivono per dipingere: Giuseppe Barison faceva parte di questo secondo gruppo.
Era una persona timida e riservata, ma il suo temperamento non conosceva compromessi, non si
abbassò mai al mestiere, non si immiserì mai nella ripetizione, rimanendo coerente e sereno. Un
grande artista dell'800 che visse in un ambiente piccolo (Trieste) e in un'epoca difficile: ma il suo
lavoro rimarrà per sempre. /Franco Rosso
20
aprile 2018
Omaggio a Giuseppe Barison
Dal 20 aprile al 18 maggio 2018
arte moderna
Location
GALLERIA CARTESIUS
Trieste, Via Giosuè Carducci, 10, (Trieste)
Trieste, Via Giosuè Carducci, 10, (Trieste)
Orario di apertura
da martedì a sabato
10.30-12.30 / 16.30-19.30
Vernissage
20 Aprile 2018, h 18
Autore
Curatore