Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Katerina Šedá – As a ufo
La mostra AS A UFO, a cura di Andrea Lerda, che la Galleria Michela Rizzo di Venezia presenta, anticipa la partecipazione di Kateřina Šedá alla prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, occasione in cui l’artista sarà protagonista del Padiglione della Repubblica Ceca e Slovacca.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La pratica artistica di Kateřina Šedá, artista ceca nata a Brno nel 1977 e tra le più riconosciute a livello internazionale, può facilmente rientrare nell’ambito di quella che Fanni Fetzer ha definito come arte “terapeutica”. Le sue opere nascono da indagini sociali, intrecciano urbanistica, architettura, politica, dinamiche economiche, relazioni private e collettive. Si tratta di azioni pubbliche, disegnate, progettate e coordinate dall’artista stessa, che vedono come protagoniste le comunità e i luoghi all’interno delle quali prendono vita.
Kateřina Šedá si muove come una sorta di catalizzatore, come una regista all’interno dello spazio pubblico. Partendo da situazioni problematiche entra in dialogo diretto con le persone e, attraverso la costruzione di un complesso sistema di azioni e di esperienze partecipate, tenta di ricucire quelle fratture che il potere politico ed economico o che le dinamiche sociali hanno generato. L’artista dà vita a un palinsesto di azioni verticali e orizzontali con l’obiettivo di procedere in direzione di un superamento delle barriere fisiche e mentali che si celano dietro le complesse realtà prese di volta in volta in esame. La produzione di opere d’arte è solamente l’ultimo step di un percorso complesso che individua l’oggetto artistico come strumento terapeutico.
Il nucleo centrale di lavori storici, che hanno connotato la sua pratica artistica come una tra le più riconoscibili a livello interazionale, è composto dai progetti There Is Nothing There (2003); It Doesn’t Matter (2005); For Every Dog A Different Master (2007); Over and Over (2008); The Spirit of Uhyst (2009) e Mirror Hill (2010).
La mostra AS A UFO, a cura di Andrea Lerda, che la Galleria Michela Rizzo di Venezia presenta a partire dal 6 aprile 2018, anticipa la partecipazione di Kateřina Šedá alla prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, occasione in cui l’artista sarà protagonista del Padiglione della Repubblica Ceca e Slovacca. Il progetto, che costituisce il ritorno in Italia di una tra le più interessanti artiste contemporanee, intende presentare per la prima volta all’interno di uno spazio privato una panoramica ampia di No Light, progetto che l’artista porta avanti dal 2010, esposto alla TATE di Londra, al Mori Art Museum di Tokyo, al Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, al Kunstmuseum di Lucerna e al Künstlerhaus di Bremen. La mostra è pensata come un percorso temporale in grado di raccontare alcune delle principali fasi di un progetto artistico tutt’ora in corso, presentando alcuni lavori inediti assieme a una nuova opera prodotta per l’occasione.
AS A UFO si pone in dialogo diretto con la prossima partecipazione alla Biennale di Architettura, anticipando una riflessione su tematiche di stretta attualità che le due direttrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara hanno racchiuso all’interno di un titolo evocativo e significativo come FREESPACE.
“As a ufo” è il modo in cui gli abitanti di Nošovice (piccolo paesino della Repubblica Ceca, nella Regione della Moravia-Slesia) definiscono la fabbrica della Hunday da quando, nel 2008, si è insediata in maniera brutale all’interno del tessuto urbano della cittadina.
La famosa multinazionale automobilistica è stata invitata ad insediare un grande stabilimento in un’area a destinazione agricola nel centro di questo luogo. L’intera vita di Nošovice è stata a quel punto sconvolta. La geografia del territorio è cambiata, la strada che attraversava la campagna e che permetteva di mettere in relazione alcune parti della cittadina è a partire da quel momento definitivametne scomparsa, bloccata da una cancellata invalicabile. Attorno alla nuova fabbrica si erige ora un muro fatto di terra che, se ufficialmente viene indicato come necessario per preservare il segreto industriale, a livello pratico ha ripercussioni enormi nelle relazioni personali e negli spostamenti fisici dell’intera comunità.
Quando nel 2008 Kateřina Šedá è giunta per la prima volta a Nošovice ha avuto la sensazione di assoluta impotenza. Cambiamento dell’assetto urbano, modificazione delle dinamiche che regolavano le relazioni tra le persone, rottura degli equilibri di un’intera comunità. All’interno di questo scenario, le parole che l’artista sentiva pronunciare più frequentemente da parte degli abitanti erano sempre le stesse: “Ora non c’è più niente che possiamo fare”.
Attraverso un percorso pluriennale che si è sviluppato in più fasi e che ha prodotto una grande quantità di opere (oggetti, fotografie, disegni, azioni live), Kateřina Šedá ha cercato di mettere in atto un processo di elaborazione comunitaria del problema. Grazie all’approccio partecipativo, tipico del suo modo di lavorare, No Light è da intendersi come un’esperienza che valica i confini artistici. Il suo fine è quello di elaborare il trauma intimo e collettivo causato dall’insediamento della fabbrica della Hunday, ma anche di individuare nuovi modelli di comunicazione e inedite modalità di abitare il limite.
La scelta di presentare la mostra AS A UFO a un paio di mesi dall’apertura della prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia non avviene certamente in modo casuale. La ricerca artistica di Kateřina Šedá si pone in dialogo diretto con una contemporaneità, all’interno della quale sempre più di frequente si ricorre alle parole “barriera” e “limite”. Termini che evocano nella nostra mente scenari diametralmente opposti da quelli offerti dall’immagine di uno spazio libero.
All’interno di un mondo globalizzato e iper connesso, apparentemente privo di ostacoli al dialogo, non si può non rilevare la tendenza più o meno latente, in alcuni casi del tutto manifesta, a costruire barriere. Da quelle in cemento, impiegate per proteggere i centri urbani da imprevedibili attacchi terroristici, al famoso muro con il Messico annunciato e promesso dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Tramp. Ma oltre a quelle fisiche, oggi si contano infinite barriere di tipo economico, culturale, sociale e religioso. Situazioni che rimangono irrisolte rispetto al passato o che si pongono come nuove configurazioni del limite. Nel proporre una panoramica ampia sul progetto No Light di Kateřina Šedá, la mostra AS A UFO intende mettere in evidenza come la pratica artistica di questa interessane artista sia estremamente attuale e in stretto dialogo con gli accadimenti del presente. Nel riflettere sul tema del limite AS A UFO è un invito al dialogo e al superamento delle barriere della contemporaneità.
Kateřina Šedá si muove come una sorta di catalizzatore, come una regista all’interno dello spazio pubblico. Partendo da situazioni problematiche entra in dialogo diretto con le persone e, attraverso la costruzione di un complesso sistema di azioni e di esperienze partecipate, tenta di ricucire quelle fratture che il potere politico ed economico o che le dinamiche sociali hanno generato. L’artista dà vita a un palinsesto di azioni verticali e orizzontali con l’obiettivo di procedere in direzione di un superamento delle barriere fisiche e mentali che si celano dietro le complesse realtà prese di volta in volta in esame. La produzione di opere d’arte è solamente l’ultimo step di un percorso complesso che individua l’oggetto artistico come strumento terapeutico.
Il nucleo centrale di lavori storici, che hanno connotato la sua pratica artistica come una tra le più riconoscibili a livello interazionale, è composto dai progetti There Is Nothing There (2003); It Doesn’t Matter (2005); For Every Dog A Different Master (2007); Over and Over (2008); The Spirit of Uhyst (2009) e Mirror Hill (2010).
La mostra AS A UFO, a cura di Andrea Lerda, che la Galleria Michela Rizzo di Venezia presenta a partire dal 6 aprile 2018, anticipa la partecipazione di Kateřina Šedá alla prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, occasione in cui l’artista sarà protagonista del Padiglione della Repubblica Ceca e Slovacca. Il progetto, che costituisce il ritorno in Italia di una tra le più interessanti artiste contemporanee, intende presentare per la prima volta all’interno di uno spazio privato una panoramica ampia di No Light, progetto che l’artista porta avanti dal 2010, esposto alla TATE di Londra, al Mori Art Museum di Tokyo, al Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, al Kunstmuseum di Lucerna e al Künstlerhaus di Bremen. La mostra è pensata come un percorso temporale in grado di raccontare alcune delle principali fasi di un progetto artistico tutt’ora in corso, presentando alcuni lavori inediti assieme a una nuova opera prodotta per l’occasione.
AS A UFO si pone in dialogo diretto con la prossima partecipazione alla Biennale di Architettura, anticipando una riflessione su tematiche di stretta attualità che le due direttrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara hanno racchiuso all’interno di un titolo evocativo e significativo come FREESPACE.
“As a ufo” è il modo in cui gli abitanti di Nošovice (piccolo paesino della Repubblica Ceca, nella Regione della Moravia-Slesia) definiscono la fabbrica della Hunday da quando, nel 2008, si è insediata in maniera brutale all’interno del tessuto urbano della cittadina.
La famosa multinazionale automobilistica è stata invitata ad insediare un grande stabilimento in un’area a destinazione agricola nel centro di questo luogo. L’intera vita di Nošovice è stata a quel punto sconvolta. La geografia del territorio è cambiata, la strada che attraversava la campagna e che permetteva di mettere in relazione alcune parti della cittadina è a partire da quel momento definitivametne scomparsa, bloccata da una cancellata invalicabile. Attorno alla nuova fabbrica si erige ora un muro fatto di terra che, se ufficialmente viene indicato come necessario per preservare il segreto industriale, a livello pratico ha ripercussioni enormi nelle relazioni personali e negli spostamenti fisici dell’intera comunità.
Quando nel 2008 Kateřina Šedá è giunta per la prima volta a Nošovice ha avuto la sensazione di assoluta impotenza. Cambiamento dell’assetto urbano, modificazione delle dinamiche che regolavano le relazioni tra le persone, rottura degli equilibri di un’intera comunità. All’interno di questo scenario, le parole che l’artista sentiva pronunciare più frequentemente da parte degli abitanti erano sempre le stesse: “Ora non c’è più niente che possiamo fare”.
Attraverso un percorso pluriennale che si è sviluppato in più fasi e che ha prodotto una grande quantità di opere (oggetti, fotografie, disegni, azioni live), Kateřina Šedá ha cercato di mettere in atto un processo di elaborazione comunitaria del problema. Grazie all’approccio partecipativo, tipico del suo modo di lavorare, No Light è da intendersi come un’esperienza che valica i confini artistici. Il suo fine è quello di elaborare il trauma intimo e collettivo causato dall’insediamento della fabbrica della Hunday, ma anche di individuare nuovi modelli di comunicazione e inedite modalità di abitare il limite.
La scelta di presentare la mostra AS A UFO a un paio di mesi dall’apertura della prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia non avviene certamente in modo casuale. La ricerca artistica di Kateřina Šedá si pone in dialogo diretto con una contemporaneità, all’interno della quale sempre più di frequente si ricorre alle parole “barriera” e “limite”. Termini che evocano nella nostra mente scenari diametralmente opposti da quelli offerti dall’immagine di uno spazio libero.
All’interno di un mondo globalizzato e iper connesso, apparentemente privo di ostacoli al dialogo, non si può non rilevare la tendenza più o meno latente, in alcuni casi del tutto manifesta, a costruire barriere. Da quelle in cemento, impiegate per proteggere i centri urbani da imprevedibili attacchi terroristici, al famoso muro con il Messico annunciato e promesso dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Tramp. Ma oltre a quelle fisiche, oggi si contano infinite barriere di tipo economico, culturale, sociale e religioso. Situazioni che rimangono irrisolte rispetto al passato o che si pongono come nuove configurazioni del limite. Nel proporre una panoramica ampia sul progetto No Light di Kateřina Šedá, la mostra AS A UFO intende mettere in evidenza come la pratica artistica di questa interessane artista sia estremamente attuale e in stretto dialogo con gli accadimenti del presente. Nel riflettere sul tema del limite AS A UFO è un invito al dialogo e al superamento delle barriere della contemporaneità.
07
aprile 2018
Katerina Šedá – As a ufo
Dal 07 aprile al 31 maggio 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA MICHELA RIZZO
Venezia, Giudecca, 800Q, (Venezia)
Venezia, Giudecca, 800Q, (Venezia)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11 - 18
Vernissage
7 Aprile 2018, ore 12.00
Autore
Curatore