Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
City of
La città intesa come luogo-contenitore di tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di essere identitari e inducono ad una riflessione esistenziale nel viverli: una scena ordinaria colta ai bordi di una strada meno suggestiva ed evidente, o non-luoghi dove la vita si ferma in una sospensione quasi metafisica, ponendo i fuochi visivi fuori dalla centralità quotidiana, sbilanciando il fruitore in un dialogo con l'opera non convenzionale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La città intesa come luogo-contenitore di tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di
essere identitari e inducono ad una riflessione esistenziale nel viverli: una scena ordinaria
colta ai bordi di una strada meno suggestiva ed evidente, o non-luoghi dove la vita si
ferma in una sospensione quasi metafisica, ponendo i fuochi visivi fuori dalla centralità
quotidiana, sbilanciando il fruitore in un dialogo con l'opera non convenzionale.
Tali tematiche cittadine si condensano nel lavoro di tre artisti napoletani, i quali parlano
di Napoli e non solo; provengono da formazioni diverse, ma con il comune denominatore
di essere molto attenti alla realtà dell'attualità sociale, dei cambiamenti in atto, delle
criticità della città e del suo vissuto.
Per Massimo Campagna la sintesi del linguaggio visivo si fa espressione forte della
condizione dei migranti e viene affrontata con opere in cui è presente il "cammino"
generazionale che dalla fine del XIX secolo ha visto prima gli italiani lasciare le loro città,
ed in particolare Napoli e il sud, verso destinazioni di speranza di una nuova condizione
del vivere. Allo stesso modo, le ultime generazioni di migranti dal sud del mondo partono
verso l'Europa su barconi fatiscenti, carichi di guerre e frustrazioni e approdano, quando
hanno fortuna, scalzi e denutriti sulle nostre coste.
Campagna presenta ritratti fotografici di migranti che non hanno bisogno di
rappresentatività iconografica, né di una personalizzazione che non viene loro
riconosciuta.
Nell'opera l'artista inserisce anche il proprio ritratto, come unicum di un vissuto collettivo,
dove la tragedia di percorsi comuni si evidenzia con due opere che presentano i passi,
pesanti, barcollanti, a volte strazianti, verso società che non sempre accolgono con le
aperture auspicate. Una società cieca agli obiettivi umanitari e ripiegata sui propri interessi
minimi di sopravvivenza. Campagna, d’altronde, si muove da anni nei territori
dell’identificazione, dove scompaiono mano a mano i tratti personalizzanti, virando verso
l’indefinita esistenza. È un artista attento al tempo in cui vive e impegnato nel denunciare
lo stato delle cose.
Lo fa con una tecnica in cui la fotografia è in competizione con la pittura e la pittura
segue la fotografia; attraverso di essa ed il processo con cui la realizza su metallo, ci offre
il senso dei tempi.
Lucio DDTArt proietta in un mondo parallelo i suoi personaggi, come esito della
dissennatezza del nostro tempo. Mondi sconvolti da post esplosioni nucleari, dove la
solitudine della morte sfiorata lascia sul campo solo brandelli di memoria passata, di
regole biologiche oramai mutate ed inserite in territori post industriali indefiniti, soli e
abbandonati dalla vita. Scenari di ricostruzioni e feticci morfologicamente virati in un mix di
tessuti biologici e materiali elettronici, dove il monito dell’artista è forte, ad indicare la
strada verso cui l’umanità si è incamminata inconsapevole dei frutti che produrrà.
Artista sensibile e impegnato anche sul versante dell’azione performativa, incarna le
generazioni che hanno vissuto da adolescenti degli anni novanta il disastro di Chernobyl in
Unione Sovietica. Nel 1986 si verificò l’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si
abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione
del vapore radioattivo. Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2500 nel periodo
successivo per malattie e cause tumorali. L’intera Europa fu esposta alla nube radioattiva
e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia.
Questo è il mondo che Lucio DDTArt rende, nella sua “visione” dove gli esseri viventi
senza identità sono il resoconto di una sconfitta collettiva. Ne presenta in mostra uno
scenario in cui entrare e passeggiare tra forti odori di gas e alienati prodomi di città oramai
fantasma.
Alessandro Papari è un artista che, con la pittura e le cromie, ha determinato il proprio
percorso dagli anni di formazione fino ad oggi, nel solco di una nuova figurazione che
sapesse trarre dall’attualità i suoi spunti e temi, con la forza del disegno e la stratificazione
di materie pittoriche, con l’attenzione costante alla fattura stessa dell’opera d’arte, in
quanto frutto di una conoscenza tecnica e della capacità sensibile di interpretarne i
significati. E direi, soprattutto nell’era dell’arte digitalizzata, dove i social rimandano un
melting pot di immagini e opere di artisti improvvidi e senza sapere, quella di Papari è una
pittura sicura e determinata, dove l’aspetto del quotidiano lavoro è fondamento di risultato
e di una capacità che da mera realizzazione diventa forza espressiva e di interpretazione
dell’attualità. Nelle opere in mostra, le scelte di un artista che nella tavolozza e negli
impasti riesce a codificare un genere.
Le serie a tema sono l’esempio di un’attenzione non solo alle criticità di sistema, ma
anche ai modi e alle mode di una società che cammina di pari passo con la crescita
dell’artista e il suo punto di vista. Scorci di città e paesaggi con tagli di un vissuto
quotidiano, dove Papari esalta il crescente senso di appartenenza dei suoi personaggi,
che sfumano e scompaiono a volte dalla scena, mentre la vocazione alla riscoperta delle
sensazioni vissute è forte e pregnante nell’opera con il bambino “Green Line”, di grande
impatto emozionale.
Una ricerca sempre in progress, quella di Papari che, tra astrazione e figurazione,
mantiene salda la sua riconoscibilità di fine interprete della pittura contemporanea.
Gianni Nappa
essere identitari e inducono ad una riflessione esistenziale nel viverli: una scena ordinaria
colta ai bordi di una strada meno suggestiva ed evidente, o non-luoghi dove la vita si
ferma in una sospensione quasi metafisica, ponendo i fuochi visivi fuori dalla centralità
quotidiana, sbilanciando il fruitore in un dialogo con l'opera non convenzionale.
Tali tematiche cittadine si condensano nel lavoro di tre artisti napoletani, i quali parlano
di Napoli e non solo; provengono da formazioni diverse, ma con il comune denominatore
di essere molto attenti alla realtà dell'attualità sociale, dei cambiamenti in atto, delle
criticità della città e del suo vissuto.
Per Massimo Campagna la sintesi del linguaggio visivo si fa espressione forte della
condizione dei migranti e viene affrontata con opere in cui è presente il "cammino"
generazionale che dalla fine del XIX secolo ha visto prima gli italiani lasciare le loro città,
ed in particolare Napoli e il sud, verso destinazioni di speranza di una nuova condizione
del vivere. Allo stesso modo, le ultime generazioni di migranti dal sud del mondo partono
verso l'Europa su barconi fatiscenti, carichi di guerre e frustrazioni e approdano, quando
hanno fortuna, scalzi e denutriti sulle nostre coste.
Campagna presenta ritratti fotografici di migranti che non hanno bisogno di
rappresentatività iconografica, né di una personalizzazione che non viene loro
riconosciuta.
Nell'opera l'artista inserisce anche il proprio ritratto, come unicum di un vissuto collettivo,
dove la tragedia di percorsi comuni si evidenzia con due opere che presentano i passi,
pesanti, barcollanti, a volte strazianti, verso società che non sempre accolgono con le
aperture auspicate. Una società cieca agli obiettivi umanitari e ripiegata sui propri interessi
minimi di sopravvivenza. Campagna, d’altronde, si muove da anni nei territori
dell’identificazione, dove scompaiono mano a mano i tratti personalizzanti, virando verso
l’indefinita esistenza. È un artista attento al tempo in cui vive e impegnato nel denunciare
lo stato delle cose.
Lo fa con una tecnica in cui la fotografia è in competizione con la pittura e la pittura
segue la fotografia; attraverso di essa ed il processo con cui la realizza su metallo, ci offre
il senso dei tempi.
Lucio DDTArt proietta in un mondo parallelo i suoi personaggi, come esito della
dissennatezza del nostro tempo. Mondi sconvolti da post esplosioni nucleari, dove la
solitudine della morte sfiorata lascia sul campo solo brandelli di memoria passata, di
regole biologiche oramai mutate ed inserite in territori post industriali indefiniti, soli e
abbandonati dalla vita. Scenari di ricostruzioni e feticci morfologicamente virati in un mix di
tessuti biologici e materiali elettronici, dove il monito dell’artista è forte, ad indicare la
strada verso cui l’umanità si è incamminata inconsapevole dei frutti che produrrà.
Artista sensibile e impegnato anche sul versante dell’azione performativa, incarna le
generazioni che hanno vissuto da adolescenti degli anni novanta il disastro di Chernobyl in
Unione Sovietica. Nel 1986 si verificò l’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si
abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione
del vapore radioattivo. Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2500 nel periodo
successivo per malattie e cause tumorali. L’intera Europa fu esposta alla nube radioattiva
e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia.
Questo è il mondo che Lucio DDTArt rende, nella sua “visione” dove gli esseri viventi
senza identità sono il resoconto di una sconfitta collettiva. Ne presenta in mostra uno
scenario in cui entrare e passeggiare tra forti odori di gas e alienati prodomi di città oramai
fantasma.
Alessandro Papari è un artista che, con la pittura e le cromie, ha determinato il proprio
percorso dagli anni di formazione fino ad oggi, nel solco di una nuova figurazione che
sapesse trarre dall’attualità i suoi spunti e temi, con la forza del disegno e la stratificazione
di materie pittoriche, con l’attenzione costante alla fattura stessa dell’opera d’arte, in
quanto frutto di una conoscenza tecnica e della capacità sensibile di interpretarne i
significati. E direi, soprattutto nell’era dell’arte digitalizzata, dove i social rimandano un
melting pot di immagini e opere di artisti improvvidi e senza sapere, quella di Papari è una
pittura sicura e determinata, dove l’aspetto del quotidiano lavoro è fondamento di risultato
e di una capacità che da mera realizzazione diventa forza espressiva e di interpretazione
dell’attualità. Nelle opere in mostra, le scelte di un artista che nella tavolozza e negli
impasti riesce a codificare un genere.
Le serie a tema sono l’esempio di un’attenzione non solo alle criticità di sistema, ma
anche ai modi e alle mode di una società che cammina di pari passo con la crescita
dell’artista e il suo punto di vista. Scorci di città e paesaggi con tagli di un vissuto
quotidiano, dove Papari esalta il crescente senso di appartenenza dei suoi personaggi,
che sfumano e scompaiono a volte dalla scena, mentre la vocazione alla riscoperta delle
sensazioni vissute è forte e pregnante nell’opera con il bambino “Green Line”, di grande
impatto emozionale.
Una ricerca sempre in progress, quella di Papari che, tra astrazione e figurazione,
mantiene salda la sua riconoscibilità di fine interprete della pittura contemporanea.
Gianni Nappa
31
marzo 2018
City of
Dal 31 marzo al 10 aprile 2018
arte contemporanea
Location
PAN – PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Vernissage
31 Marzo 2018, ore 17,00
Autore
Curatore