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Manuele Cerutti – Motus naturalis
La mostra, a cui l’artista ha lavorato per quasi due anni, si propone come un duplice esercizio sulla pittura, sperimentandone i suoi limiti formali ed i modi in cui può esprimere un contenuto. Motus naturalis si propone come esperimento di pittura cosmogonica: è un saggio sull’origine delle cose.
Comunicato stampa
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La mostra, a cui l'artista ha lavorato per quasi due anni, si propone come un duplice esercizio sulla pittura, sperimentandone i suoi limiti formali ed i modi in cui può esprimere un contenuto.
Protagonista è una grande tela, Motus naturalis, di dimensioni piuttosto inconsuete per l'artista, abituato a dipingere su piccole tavole, spesso con il tocco sapiente del ‘miniaturista’. Tale amplificazione della superficie pittorica non è però fine a se stessa, o semplice riflesso del suo virtuosismo tecnico, ma corrisponde ad una precisa necessità narrativa che da subito, per articolarsi al meglio, ha richiesto spazi maggiori per il pennello e un diverso ritmo formale che accompagni le figure.
L'opera, pur riepilogando in se molti degli elementi tipici della pittura di Cerutti, dal cromatismo crepuscolare, alla pietas per gli oggetti umili, governati dai loro precari equilibri, si inoltra decisamente su territori inediti, nutriti di pensiero, di iconologia e di una personale rivisitazione delle forme classiche. Se l'immagine, come sempre accade nella sua pittura - una figurazione fatta di enigmi, sospesi in una sorta di stupore metafisico -, è anche questa volta densa di mistero, la molteplicità degli elementi che la compongono, le loro relazioni reciproche ed il gioco controllato di finito e non finito, suggeriscono qualcosa di più, introducendoci ad una superiore complessità, tutta da investigare.
Motus naturalis si propone come esperimento di pittura cosmogonica: è un saggio sull'origine delle cose in forma di immagine.
Questa è la sfida che ci propone la mostra di Manuele Cerutti e che rende speciale questa sua opera, da intendere quale sfida interamente giocata sul come sia possibile raccontare le idee in pittura senza semplicemente illustrarle. Poco importa sapere che uno dei sottotesti più utilizzati dall'artista nell'immaginare il grande dipinto siano alcuni tra i più oscuri frammenti di Empedocle in cui il filosofo, raccontando del mondo delle origini antecedente alla comparsa dei corpi, parla di membra sparse, di teste, gambe, mani, inconsapevoli del loro essere frammenti e guidate soltanto dalla loro reciproca corrispondenza eterica in un vagare senza tempo e scopo sulla terra.
Motus naturalis non ha ambizioni didascaliche, non ci racconta, ne ci illustra la sapienza dei presocratici, semplicemente se ne ciba, ne fa immagini, nate anch'esse per semplice corrispondenza.
A questa sofisticata complessità tendono con il loro proprio movimento ideale anche le altre piccole e poche opere che completano la mostra. Sono frammenti, progressive messe a fuoco del tutto, anticipazioni o digressioni dell'oscuro recit che si articola sulla grande tela. Fanno parte anch’esse a pieno titolo di Motus naturalis, ma in un certo modo lo completano e lo superano in un altrove ideale.
Protagonista è una grande tela, Motus naturalis, di dimensioni piuttosto inconsuete per l'artista, abituato a dipingere su piccole tavole, spesso con il tocco sapiente del ‘miniaturista’. Tale amplificazione della superficie pittorica non è però fine a se stessa, o semplice riflesso del suo virtuosismo tecnico, ma corrisponde ad una precisa necessità narrativa che da subito, per articolarsi al meglio, ha richiesto spazi maggiori per il pennello e un diverso ritmo formale che accompagni le figure.
L'opera, pur riepilogando in se molti degli elementi tipici della pittura di Cerutti, dal cromatismo crepuscolare, alla pietas per gli oggetti umili, governati dai loro precari equilibri, si inoltra decisamente su territori inediti, nutriti di pensiero, di iconologia e di una personale rivisitazione delle forme classiche. Se l'immagine, come sempre accade nella sua pittura - una figurazione fatta di enigmi, sospesi in una sorta di stupore metafisico -, è anche questa volta densa di mistero, la molteplicità degli elementi che la compongono, le loro relazioni reciproche ed il gioco controllato di finito e non finito, suggeriscono qualcosa di più, introducendoci ad una superiore complessità, tutta da investigare.
Motus naturalis si propone come esperimento di pittura cosmogonica: è un saggio sull'origine delle cose in forma di immagine.
Questa è la sfida che ci propone la mostra di Manuele Cerutti e che rende speciale questa sua opera, da intendere quale sfida interamente giocata sul come sia possibile raccontare le idee in pittura senza semplicemente illustrarle. Poco importa sapere che uno dei sottotesti più utilizzati dall'artista nell'immaginare il grande dipinto siano alcuni tra i più oscuri frammenti di Empedocle in cui il filosofo, raccontando del mondo delle origini antecedente alla comparsa dei corpi, parla di membra sparse, di teste, gambe, mani, inconsapevoli del loro essere frammenti e guidate soltanto dalla loro reciproca corrispondenza eterica in un vagare senza tempo e scopo sulla terra.
Motus naturalis non ha ambizioni didascaliche, non ci racconta, ne ci illustra la sapienza dei presocratici, semplicemente se ne ciba, ne fa immagini, nate anch'esse per semplice corrispondenza.
A questa sofisticata complessità tendono con il loro proprio movimento ideale anche le altre piccole e poche opere che completano la mostra. Sono frammenti, progressive messe a fuoco del tutto, anticipazioni o digressioni dell'oscuro recit che si articola sulla grande tela. Fanno parte anch’esse a pieno titolo di Motus naturalis, ma in un certo modo lo completano e lo superano in un altrove ideale.
22
marzo 2018
Manuele Cerutti – Motus naturalis
Dal 22 marzo al 15 maggio 2018
arte contemporanea
Location
GUIDO COSTA PROJECTS
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 24, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 24, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15 - 19
Vernissage
22 Marzo 2018, ore 18.00
Autore