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Pagine. 12 donne interpretano il tema del libro
La collettiva Pagine è, al contempo, un omaggio alle donne e un tributo al libro come oggetto portatore di pensieri, parole e cultura: due temi complessi, già molto raccontati eppure sempre in grado di far riflettere.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inserita nel contenitore di MarzoDonna ma ospitata negli spazi della Biblioteca di Vimercate, la collettiva Pagine è,
al contempo, un omaggio alle donne e un tributo al libro come oggetto portatore di pensieri, parole e cultura: due temi
complessi, già molto raccontati eppure sempre in grado di far riflettere.
Le donne, innanzi tutto: troppo spesso ricordate solo quando vittime di violenza e pregiudizi. Questa mostra, invece,
le racconta come individui attivi e creativi, attraverso lo sguardo di dodici artiste, raffinate e sensibili interpreti del
tema proposto.
E poi il libro, questo oggetto tanto famigliare eppure in via “di estinzione”, vittima del progresso, della tecnologia di
file digitali certamente comodi, ma freddi e distanti. La pagina, il foglio di carta, la superficie su cui stendere pensieri
e narrazioni – con la sua qualità tattile, il suo profumo – e l’oggetto-libro sono reinterpretati, con tecniche e linguaggi
diversi, da artiste tra loro assai differenti, per età, formazione, percorso personale.
Si comincia con Armanda Verdirame, artista dal lungo percorso personale. Il suo libro in terracotta le cui pagine
portano l’impronta di semi – simboli di germinazione e memoria – presenta una frattura, un taglio feroce che spezza
la comunicazione, ma non la interrompe, conservando comunque il suo prezioso messaggio. Altrettanto evocativo e
sempre in terracotta, ma con inserti di plexiglass, secondo l’inconfondibile linguaggio dell’artista, è il libro di
Annalisa Mitrano. Le sue parole tradite sono quelle fuori-luogo, dette con leggerezza, con la voglia di innescare
conflitti: le parole che tracciano grovigli nella memoria e lasciano l’animo confuso e sospeso. Lavora con la terracotta
anche Dolores Previtali, nella sua struggente e intensa versione di una pagina di libro in cui si dipana il racconto
dell’umanità, delle sue paure e delle sue speranze.
Volano in alto i libri-uccelli di Chiò, perché un libro è sempre portatore di messaggi. Come gli uccelli librandosi in
aria trasportano semi e pollini, così un libro semina in chi lo legge un’idea.
Dà, invece, voce alla storia e ai suoi errori da non dimenticare l’opera di Silvia Cibaldi, che ha lavorato su un libro di
Primo Levi bruciandolo e intervenendovi con gesso, acrilico bianco e bitume, a rappresentare il lutto e la violenza,
anche per ricordare che anche una festa spesso oggi un po’ svuotata di significato, come l’8 marzo, nacque per
commemorare le vittime del tragico rogo di una fabbrica.
La sua ricerca sui codici architettonici della metropoli, ha spinto Nadia Galbiati a raccontare il libro come luogostruttura
in cui raccogliere nuove storie, frammenti di vita e di spazi contemporanei. In mondi poetici e sospesi, di
sofisticata leggerezza, si muovono Elisabetta Erica Tagliabue e Federica Ferzoco. La prima ha dedicato il suo libro
bianco, in cui la carta è assoluta protagonista, al soggetto d’elezione del suo lavoro artistico: gli animali. Un breve
racconto per immagini, dove la relazione tra gli opposti esprime concetti da interpretare secondo la propria
sensibilità.
Federica Ferzoco, invece, ha realizzato, con la sua personalissima tecnica espressiva, dei calchi in garza di libri. Il
contenuto del testo scompare, resta solo la fisicità del volume e l’ingombro dell’oggetto, con un richiamo alle
cancellature e all’idea di assenza di tanta arte concettuale.
Il libro di Camilla Rossi – parte di un ciclo dedicato al tema della proporzione e del modulo – è un oggetto che dà la
possibilità a chi lo vive di comporlo e ricomporlo secondo la propria proporzione e il proprio sentire, come quando si
scrive la propria storia.
Molto diverso è il lavoro di Chiara Orsenigo, che si rivolge con un approccio particolare alla pagina scritta. La
Orsenigo lavora con il Caviardage, una tecnica di scrittura creativa poetica, utilizzata in ambiti diversi, che vanno
dalla scuola all’arte-terapia. Si prende una pagina scritta, si guarda da un punto di vista diverso da quello del lettore
consueto e si estrapola una frase componendola con singole parole raccolte tra le righe. Chiara arricchisce poi le frasi
con fantasiosi e poetici disegni che ne sottolineano il senso. I suoi lavori raccontano a pieno le possibilità offerte da
questa particolare tecnica: il superamento dei limiti imposti, la necessità di cambiare prospettiva, di liberarsi dagli
stereotipi, trovando nelle parole degli altri un nostro personale motivo.
Sperimenta una nuova forma e una nuova struttura per il concetto di pagina e di libro Dafne Aurora Fettolini, la più
giovane delle artiste in mostra. Figlia d’arte, Dafne affronta con piglio deciso il tema, con tutta la libertà e la capacità
di immaginare dei suoi 17 anni.
Chiude la mostra un’opera sui-generis, un’installazione costruita coralmente, generata da una semplice domanda
rivolta a donne di diverse età: se potessi cambiare la tua età, quanti anni vorresti avere e perché? Valeria Codara,
intelligente performer e artista che ama costruire le sue opere in progresso, coinvolgendo altre persone, espone questo
suo ultimo lavoro. L’intento è quello di creare una sorta di archivio fatto di parole e di immagini, un racconto al
femminile sul proprio ruolo nella società, sulla soddisfazione (o mancata soddisfazione) dei traguardi raggiunti o da
raggiungere, sui rimpianti, sugli incontri, sulle paure e sui sogni, ma anche uno strumento per mettere in dialogo
generazioni di donne
al contempo, un omaggio alle donne e un tributo al libro come oggetto portatore di pensieri, parole e cultura: due temi
complessi, già molto raccontati eppure sempre in grado di far riflettere.
Le donne, innanzi tutto: troppo spesso ricordate solo quando vittime di violenza e pregiudizi. Questa mostra, invece,
le racconta come individui attivi e creativi, attraverso lo sguardo di dodici artiste, raffinate e sensibili interpreti del
tema proposto.
E poi il libro, questo oggetto tanto famigliare eppure in via “di estinzione”, vittima del progresso, della tecnologia di
file digitali certamente comodi, ma freddi e distanti. La pagina, il foglio di carta, la superficie su cui stendere pensieri
e narrazioni – con la sua qualità tattile, il suo profumo – e l’oggetto-libro sono reinterpretati, con tecniche e linguaggi
diversi, da artiste tra loro assai differenti, per età, formazione, percorso personale.
Si comincia con Armanda Verdirame, artista dal lungo percorso personale. Il suo libro in terracotta le cui pagine
portano l’impronta di semi – simboli di germinazione e memoria – presenta una frattura, un taglio feroce che spezza
la comunicazione, ma non la interrompe, conservando comunque il suo prezioso messaggio. Altrettanto evocativo e
sempre in terracotta, ma con inserti di plexiglass, secondo l’inconfondibile linguaggio dell’artista, è il libro di
Annalisa Mitrano. Le sue parole tradite sono quelle fuori-luogo, dette con leggerezza, con la voglia di innescare
conflitti: le parole che tracciano grovigli nella memoria e lasciano l’animo confuso e sospeso. Lavora con la terracotta
anche Dolores Previtali, nella sua struggente e intensa versione di una pagina di libro in cui si dipana il racconto
dell’umanità, delle sue paure e delle sue speranze.
Volano in alto i libri-uccelli di Chiò, perché un libro è sempre portatore di messaggi. Come gli uccelli librandosi in
aria trasportano semi e pollini, così un libro semina in chi lo legge un’idea.
Dà, invece, voce alla storia e ai suoi errori da non dimenticare l’opera di Silvia Cibaldi, che ha lavorato su un libro di
Primo Levi bruciandolo e intervenendovi con gesso, acrilico bianco e bitume, a rappresentare il lutto e la violenza,
anche per ricordare che anche una festa spesso oggi un po’ svuotata di significato, come l’8 marzo, nacque per
commemorare le vittime del tragico rogo di una fabbrica.
La sua ricerca sui codici architettonici della metropoli, ha spinto Nadia Galbiati a raccontare il libro come luogostruttura
in cui raccogliere nuove storie, frammenti di vita e di spazi contemporanei. In mondi poetici e sospesi, di
sofisticata leggerezza, si muovono Elisabetta Erica Tagliabue e Federica Ferzoco. La prima ha dedicato il suo libro
bianco, in cui la carta è assoluta protagonista, al soggetto d’elezione del suo lavoro artistico: gli animali. Un breve
racconto per immagini, dove la relazione tra gli opposti esprime concetti da interpretare secondo la propria
sensibilità.
Federica Ferzoco, invece, ha realizzato, con la sua personalissima tecnica espressiva, dei calchi in garza di libri. Il
contenuto del testo scompare, resta solo la fisicità del volume e l’ingombro dell’oggetto, con un richiamo alle
cancellature e all’idea di assenza di tanta arte concettuale.
Il libro di Camilla Rossi – parte di un ciclo dedicato al tema della proporzione e del modulo – è un oggetto che dà la
possibilità a chi lo vive di comporlo e ricomporlo secondo la propria proporzione e il proprio sentire, come quando si
scrive la propria storia.
Molto diverso è il lavoro di Chiara Orsenigo, che si rivolge con un approccio particolare alla pagina scritta. La
Orsenigo lavora con il Caviardage, una tecnica di scrittura creativa poetica, utilizzata in ambiti diversi, che vanno
dalla scuola all’arte-terapia. Si prende una pagina scritta, si guarda da un punto di vista diverso da quello del lettore
consueto e si estrapola una frase componendola con singole parole raccolte tra le righe. Chiara arricchisce poi le frasi
con fantasiosi e poetici disegni che ne sottolineano il senso. I suoi lavori raccontano a pieno le possibilità offerte da
questa particolare tecnica: il superamento dei limiti imposti, la necessità di cambiare prospettiva, di liberarsi dagli
stereotipi, trovando nelle parole degli altri un nostro personale motivo.
Sperimenta una nuova forma e una nuova struttura per il concetto di pagina e di libro Dafne Aurora Fettolini, la più
giovane delle artiste in mostra. Figlia d’arte, Dafne affronta con piglio deciso il tema, con tutta la libertà e la capacità
di immaginare dei suoi 17 anni.
Chiude la mostra un’opera sui-generis, un’installazione costruita coralmente, generata da una semplice domanda
rivolta a donne di diverse età: se potessi cambiare la tua età, quanti anni vorresti avere e perché? Valeria Codara,
intelligente performer e artista che ama costruire le sue opere in progresso, coinvolgendo altre persone, espone questo
suo ultimo lavoro. L’intento è quello di creare una sorta di archivio fatto di parole e di immagini, un racconto al
femminile sul proprio ruolo nella società, sulla soddisfazione (o mancata soddisfazione) dei traguardi raggiunti o da
raggiungere, sui rimpianti, sugli incontri, sulle paure e sui sogni, ma anche uno strumento per mettere in dialogo
generazioni di donne
10
marzo 2018
Pagine. 12 donne interpretano il tema del libro
Dal 10 marzo al 07 aprile 2018
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA CIVICA
Vimercate, Piazza Unità D'italia, 2G, (Milano)
Vimercate, Piazza Unità D'italia, 2G, (Milano)
Orario di apertura
Lun 14.30-19.00
Mar 9.30-12.30 / 14.30-19.00
Mer 9.30-19.00
Gio 14.30-22.00
Ven 9.30-12.30 / 14.30-19.00
Sab 9.30-12.30 / 14.30-18.30
Vernissage
10 Marzo 2018, ore 18.30
Autore
Curatore