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Madì Italia
A settant’anni dalla nascita, la Fondazione Mudima ricorda il Movimento Madì, rendendo omaggio al suo sperimentalismo con una collettiva di alcuni dei nuovi protagonisti: Elisabetta Cornolò, Gino Luggi, Vincenzo Mascia, Giuseppe Minoretti, Gianfranco Nicolalato, Giuseppe Rosa e Piergiorgio Zangara.
Comunicato stampa
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A settant'anni dalla nascita, la Fondazione Mudima ricorda il Movimento Madì, rendendo omaggio al suo sperimentalismo e anticonformismo con una mostra collettiva di alcuni dei nuovi protagonisti ed in particolare Elisabetta Cornolò, Gino Luggi, Vincenzo Mascia,
Giuseppe Minoretti, Gianfranco Nicolato, Giuseppe Rosa e Piergiorgio Zangara.
Il Movimento Madì è stato fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin e da altri artisti che già avevano collaborato alla rivista “Arturo” nel 1944, in pieno periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del quadro. Si tratta dell’avanzato traguardo raggiunto dall'arte aniconica dopo il Concretismo ed il Costruttivismo, che inizialmente ha coinvolto gli artisti latino-americani e negli anni cinquanta, con l'avvenuto trasferimento a Parigi del suo fondatore, un folto numero di artisti europei.
Fin dall'inizio, gli artisti Madì si prefiggevano con l’introduzione della poligonalità, sia accorpando diverse superfici dipinte, sia abolendo la cornice, la distruzione di tutti i condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica, chiusa nei quattro angoli retti del supporto tradizionale del piano, dando un ulteriore sviluppo alle intuizioni di alcuni pionieri costruttivisti di inizio secolo come Laszo Perì, Cristian Schad e Vladimir Tatlin, e concretizzando un vero e proprio cambiamento. Partendo dal significato della parola Madì che più probabilmente vuol significare Materialismo Dialettico questa è l’ipotesi più probabile, perché non si hanno indicazioni precise dal suo fondatore Carmelo Arden Quin (pittore, scrittore,…..) il quale non ha lasciato nessuna spiegazione in merito all’acronimo MADI’.
Da un'intervista fatta ad Arden Quin nel lontano 2002, Perché Madì è di costante attualità?
È perché prima di tutto si è dedicato a liberarsi dalla costrizione della dimensione ortogonale dove si inserivano i colori per fare un oggetto di bellezza in pittura. È andare più lontano del rettangolo e segnare così una battuta d’arresto a un supporto più che sorpassato nelle sue possibilità. Finito il dominio dei soli quattro angoli. La seconda grande permanenza di Madì è nel proporre delle soluzioni ai problemi nei quali si era invischiata l’arte geometrica classica: cioè l’immobilità. L’arte costruttivista, l’arte concreta, ecc.: chiuse nel loro rettangolo non si sono mai mosse; non hanno mai conosciuto la bellezza del movimento. Anche in ciò Madì ha liberato la composizione e dato indipendenza e libertà totali ai colori primari, ai colori secondari, ai colori simultanei, al bianco e nero e al monocromo, strutturati in una “forma a sé” invece di diluirsi all’interno del rettangolo. Si è dedicato a organizzare un sistema di materiali nuovi: la plastica, l’acciaio cromato, il vetro, il plexglass e come essenza la profusione degli angoli e il movimento reale in oggetti e “co-planals”; mobilismo e gioco estetico; trasparenze mobili e luminose. Madì deve dare sistema a tutto ciò. Madì è sempre all’inizio del nuovo. È una rivoluzione permanente di creazione plastica. Madì ha la sua “costante”. Questa costante è la poligonalità al di là dei quattro angoli. È una cosa semplice e rigorosa nella sua forma e nel suo contenuto, senza alcuna pretesa. Madì è Lucidità e Pluralità. Una presenza continua di semplice bellezza. Madì costruisce in continuazione il futuro. E ciò contro tutti gli opportunismi e le compromissioni di ogni genere. Madì si pone come il movimento estetico del nostro secolo. In verità Madì non ha storia, esso fa in permanenza la storia, fa in permanenza il presente e l’avvenire. Faccio appello ai nostri compagni del Madì italiano che lottano e creano secondo questi principi di non lasciarsi ingannare da certi furbi senza vergogna e da mentitori prepotenti, che non fanno che demoralizzare, nella prospettiva di liquidare questa meravigliosa avventura che è Madì. Mettete alla porta questa gente. Avanti! E buon proseguimento ai Madì italiani. Parigi, 18 aprile 2002
All'inaugurazione performance di Riccardo Sinigaglia
Giuseppe Minoretti, Gianfranco Nicolato, Giuseppe Rosa e Piergiorgio Zangara.
Il Movimento Madì è stato fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin e da altri artisti che già avevano collaborato alla rivista “Arturo” nel 1944, in pieno periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del quadro. Si tratta dell’avanzato traguardo raggiunto dall'arte aniconica dopo il Concretismo ed il Costruttivismo, che inizialmente ha coinvolto gli artisti latino-americani e negli anni cinquanta, con l'avvenuto trasferimento a Parigi del suo fondatore, un folto numero di artisti europei.
Fin dall'inizio, gli artisti Madì si prefiggevano con l’introduzione della poligonalità, sia accorpando diverse superfici dipinte, sia abolendo la cornice, la distruzione di tutti i condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica, chiusa nei quattro angoli retti del supporto tradizionale del piano, dando un ulteriore sviluppo alle intuizioni di alcuni pionieri costruttivisti di inizio secolo come Laszo Perì, Cristian Schad e Vladimir Tatlin, e concretizzando un vero e proprio cambiamento. Partendo dal significato della parola Madì che più probabilmente vuol significare Materialismo Dialettico questa è l’ipotesi più probabile, perché non si hanno indicazioni precise dal suo fondatore Carmelo Arden Quin (pittore, scrittore,…..) il quale non ha lasciato nessuna spiegazione in merito all’acronimo MADI’.
Da un'intervista fatta ad Arden Quin nel lontano 2002, Perché Madì è di costante attualità?
È perché prima di tutto si è dedicato a liberarsi dalla costrizione della dimensione ortogonale dove si inserivano i colori per fare un oggetto di bellezza in pittura. È andare più lontano del rettangolo e segnare così una battuta d’arresto a un supporto più che sorpassato nelle sue possibilità. Finito il dominio dei soli quattro angoli. La seconda grande permanenza di Madì è nel proporre delle soluzioni ai problemi nei quali si era invischiata l’arte geometrica classica: cioè l’immobilità. L’arte costruttivista, l’arte concreta, ecc.: chiuse nel loro rettangolo non si sono mai mosse; non hanno mai conosciuto la bellezza del movimento. Anche in ciò Madì ha liberato la composizione e dato indipendenza e libertà totali ai colori primari, ai colori secondari, ai colori simultanei, al bianco e nero e al monocromo, strutturati in una “forma a sé” invece di diluirsi all’interno del rettangolo. Si è dedicato a organizzare un sistema di materiali nuovi: la plastica, l’acciaio cromato, il vetro, il plexglass e come essenza la profusione degli angoli e il movimento reale in oggetti e “co-planals”; mobilismo e gioco estetico; trasparenze mobili e luminose. Madì deve dare sistema a tutto ciò. Madì è sempre all’inizio del nuovo. È una rivoluzione permanente di creazione plastica. Madì ha la sua “costante”. Questa costante è la poligonalità al di là dei quattro angoli. È una cosa semplice e rigorosa nella sua forma e nel suo contenuto, senza alcuna pretesa. Madì è Lucidità e Pluralità. Una presenza continua di semplice bellezza. Madì costruisce in continuazione il futuro. E ciò contro tutti gli opportunismi e le compromissioni di ogni genere. Madì si pone come il movimento estetico del nostro secolo. In verità Madì non ha storia, esso fa in permanenza la storia, fa in permanenza il presente e l’avvenire. Faccio appello ai nostri compagni del Madì italiano che lottano e creano secondo questi principi di non lasciarsi ingannare da certi furbi senza vergogna e da mentitori prepotenti, che non fanno che demoralizzare, nella prospettiva di liquidare questa meravigliosa avventura che è Madì. Mettete alla porta questa gente. Avanti! E buon proseguimento ai Madì italiani. Parigi, 18 aprile 2002
All'inaugurazione performance di Riccardo Sinigaglia
13
febbraio 2018
Madì Italia
Dal 13 al 23 febbraio 2018
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-13 e 15-19
Vernissage
13 Febbraio 2018, ore 18:30
Autore
Curatore