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Stuff of Epic
Rielaborazione sensoriale del racconto epico attraverso gli strumenti dell’arte contemporanea; l’obbiettivo è quello di un approccio innovativo e alternativo alla tradizione epica italiana.
Comunicato stampa
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Stuff of Epic costituisce un ponte tra l’esperienza sensoriale che emerge dalla vasta tradizione epica italiana appartenente al Sedicesimo e Diciassettesimo secolo, con una particolare lente su Torquato Tasso e Girolamo Graziani, e le opere di artisti contemporanei internazionali quali Clare Charnley, Sebastiene Durante e Joshua Cesa. Stuff of Epic si pone come obiettivo il raggiungimento di una nuova modalità di approccio al poema epico che includa il coinvolgimento di una multi-sensorialità.
Se nei poemi epici il topos dell’aristia, cioè la dimostrazione di forza sul campo, inizia con la vestizione dell’eroe; Stuff of Epic chiede al visitatore di compiere il processo inverso: per poter entrare, egli deve spogliarsi degli oggetti che lo legano alla dimensione dell’hic et nunc; deve quindi rinunciare al proprio telefono cellulare e al proprio orologio per potersi immergere in una realtà a-temporale, la quale mette in collegamento il passato, veicolato dalle parole dell’epica scritta, e le sensazioni, non solo visive, mediate dalle opere contemporanee.
L’installazione di Clare Charnley (Untitled-War serie) prende origine da preziosi arazzi raffiguranti scene di battaglia in cui lo scontro non è solamente fisico, ma anche culturale; si sviluppa attraverso una prima fase, in cui le figure umane vengono eliminate e l’attenzione viene, quindi, incanalata e concentrata su: scimitarre, lance, piccole armi, attrezzi, gioielli, lettere e accessori. Gli oggetti, slegati dai loro possessori, vengono collocati in un spazio bianco decontestualizzato in cui perdono la loro funzione primaria ed emergono assumendo nuova importanza e nuova visibilità. L’opera si evolve in una metafora vitale e gli oggetti, dapprima confinati in uno spazio bidimensionale, fuoriescono, raggiungono la terza dimensione, si concretizzano e occupano lo spazio superiore della stanza in cui l’installazione è collocata.
Abbandonati i legami con il presente, lo spettatore può fruire di un’esperienza sensoriale in cui la prospettiva è completamente mutata: il sovrastare degli oggetti diventa il simbolo di un’eredità che la guerra lascia e che appartiene ad ogni uomo.
L’esperienza viene arricchita nella sua parte percettiva da suoni sincopati e dalla narrazione indi versi: i primi defluiscono dall’installazione uditiva Insight, di Joshua Cesa, inondano l’ambiente rievocando le sensazioni della battaglia; i secondi provengono dalla lettura delle pagine de Il Conquisto di Granada di Graziani e della Gerusalemme Liberata di Tasso, della quale verrà esposta un’edizione antica.
Rendre les armes, l’opera di Sebastien Duranté nasce dalla rivisitazione di un monumento bronzeo dedicato ai caduti, raffigurante un’alta carica dell’esercito che impugna un’arma. Durante estrapola mano e spada per creare un trittico in silicone in cui l’arma perde gradualmente vigore, la lama si piega ponendosi simbolicamente in contrasto con la rigidità della statuaria militare lasciando prepotentemente emergere un sottotesto che si pone in polemica con crudeltà e violenza derivanti da qualsiasi pratica bellica.
Stuff of Epic si configura come un’esperienza estetica totalizzante, in cui l’approccio non convenzionale ad una materia ontologicamente tradizionale come l’epica gioca un ruolo fondamentale: mediante la stimolazione della percezione fisica, attraverso la sollecitazione dei sensi, lo spettatore si astrae e diventa partecipe di un’esperienza unica e diversa, durante la quale la dimensione sensibile si sublima per raggiungere un piano di riflessione spirituale.
Se nei poemi epici il topos dell’aristia, cioè la dimostrazione di forza sul campo, inizia con la vestizione dell’eroe; Stuff of Epic chiede al visitatore di compiere il processo inverso: per poter entrare, egli deve spogliarsi degli oggetti che lo legano alla dimensione dell’hic et nunc; deve quindi rinunciare al proprio telefono cellulare e al proprio orologio per potersi immergere in una realtà a-temporale, la quale mette in collegamento il passato, veicolato dalle parole dell’epica scritta, e le sensazioni, non solo visive, mediate dalle opere contemporanee.
L’installazione di Clare Charnley (Untitled-War serie) prende origine da preziosi arazzi raffiguranti scene di battaglia in cui lo scontro non è solamente fisico, ma anche culturale; si sviluppa attraverso una prima fase, in cui le figure umane vengono eliminate e l’attenzione viene, quindi, incanalata e concentrata su: scimitarre, lance, piccole armi, attrezzi, gioielli, lettere e accessori. Gli oggetti, slegati dai loro possessori, vengono collocati in un spazio bianco decontestualizzato in cui perdono la loro funzione primaria ed emergono assumendo nuova importanza e nuova visibilità. L’opera si evolve in una metafora vitale e gli oggetti, dapprima confinati in uno spazio bidimensionale, fuoriescono, raggiungono la terza dimensione, si concretizzano e occupano lo spazio superiore della stanza in cui l’installazione è collocata.
Abbandonati i legami con il presente, lo spettatore può fruire di un’esperienza sensoriale in cui la prospettiva è completamente mutata: il sovrastare degli oggetti diventa il simbolo di un’eredità che la guerra lascia e che appartiene ad ogni uomo.
L’esperienza viene arricchita nella sua parte percettiva da suoni sincopati e dalla narrazione indi versi: i primi defluiscono dall’installazione uditiva Insight, di Joshua Cesa, inondano l’ambiente rievocando le sensazioni della battaglia; i secondi provengono dalla lettura delle pagine de Il Conquisto di Granada di Graziani e della Gerusalemme Liberata di Tasso, della quale verrà esposta un’edizione antica.
Rendre les armes, l’opera di Sebastien Duranté nasce dalla rivisitazione di un monumento bronzeo dedicato ai caduti, raffigurante un’alta carica dell’esercito che impugna un’arma. Durante estrapola mano e spada per creare un trittico in silicone in cui l’arma perde gradualmente vigore, la lama si piega ponendosi simbolicamente in contrasto con la rigidità della statuaria militare lasciando prepotentemente emergere un sottotesto che si pone in polemica con crudeltà e violenza derivanti da qualsiasi pratica bellica.
Stuff of Epic si configura come un’esperienza estetica totalizzante, in cui l’approccio non convenzionale ad una materia ontologicamente tradizionale come l’epica gioca un ruolo fondamentale: mediante la stimolazione della percezione fisica, attraverso la sollecitazione dei sensi, lo spettatore si astrae e diventa partecipe di un’esperienza unica e diversa, durante la quale la dimensione sensibile si sublima per raggiungere un piano di riflessione spirituale.
03
febbraio 2018
Stuff of Epic
Dal 03 febbraio al 17 marzo 2018
arte contemporanea
Location
B#S GALLERY
Treviso, Via Isola Di Mezzo, 3/5, (Treviso)
Treviso, Via Isola Di Mezzo, 3/5, (Treviso)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 11 -19
Vernissage
3 Febbraio 2018, ore 18.30
Autore
Curatore