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Il Fronte in Corsia. Il Rizzoli nella retrovia della Grande guerra
Una mostra per presentare il progetto di valorizzazione dell’archivio storico della Prima Guerra Mondiale dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugura venerdì 24 novembre alle 18 la mostra “Il Fronte in Corsia. Il Rizzoli nella retrovia della
Grande guerra”, primo passo di un ampio progetto di conservazione e valorizzazione dell'archivio
storico della Prima Guerra Mondiale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
La mostra è realizzata anche grazie ad un contributo della Regione Emilia-Romagna all’interno del
bando “Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del
Novecento”, ha inoltre ottenuto il patrocinio del Comune di Bologna e la collaborazione della
Biblioteca dell’Archiginnasio.
Il Fronte in Corsia, si pone come punto di partenza e volano per un ambizioso progetto di
valorizzazione dell'archivio storico della Prima Guerra Mondiale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di
Bologna, che ne mostri la ricchezza, l’interesse storico e le potenzialità di studio e approfondimento.
La mostra, ideata da Franco Motta, professore di storia moderna dell’Università di Torino, dalla
dottoressa Mila Fumini (Associazione Consorzio dei Saperi) e da ComunicaMente, è realizzata con la
collaborazione delle dottoresse Patrizia Tomba e Anna Viganò della Biblioteca scientifica dell’Istituto
Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Nella sala del Teatro anatomico dell’Archiginnasio, e in parte del quadriportico antistante, saranno
esposte, con un suggestivo allestimento, alcune cartelle cliniche risalenti al periodo della Grande
Guerra, le fotografie dei soldati, i disegni anatomici e gli appunti dei medici del tempo. Attraverso una
particolare installazione, verranno resi visibili anche alcuni oggetti medici dell’epoca e soprattutto ciò
che rappresenta la grande innovazione che lo IOR (Istituto Ortopedico Rizzoli) sotto la guida del
professor Vittorio Putti, apportò alla cura dei tantissimi feriti e mutilati: le prime protesi in grado di
ridare loro una speranza di vita normale.
Grazie alla ricchezza del materiale storico, che contiene dettagli e narrazioni dell’evento che causò il
trauma, notizie sulla diagnosi e sulla terapia e anche una sorta di diario del decorso clinico che segue
la dimissione dall’ospedale, il pubblico potrà calarsi negli anni della Prima guerra mondiale, avvicinarsi
ai soldati, ai medici e alle scoperte dei primi anni del ‘900. Vivere insomma, anche se per un breve
momento, una sorta di viaggio nel tempo, indietro di 100 anni.
In occasione dell’inaugurazione, lo spettacolo “Rapporto bianco” dell’attore e regista Massimo Manini,
tratto dai diari dei feriti, aggiungerà atmosfera e partecipazione alla mostra.
La Grande Guerra fu l’ultimo dei grandi conflitti bellici nel quale lo scontro fisico fu così intenso: intere
generazioni morirono nelle trincee sotto le bombe dell’artiglieria e i proiettili delle mitragliatrici. I
numeri sono spaventosi: 10 milioni di morti e il doppio tra feriti e mutilati.
Con la guerra si evidenziò il problema di ridare autonomia e capacità lavorative ai mutilati provenienti
dal fronte, per questo Putti si applicò allo studio del concetto di “amputazione cinematica” del
moncone che lo rendeva adatto all’applicazione delle protesi e del sistema meccanico che comanda
l’articolazione dell’arto artificiale.
I pezzi documentari costituiti dalle cartelle cliniche, di datazione compresa fra il 1915 e il 1922 - redatte
dal professor Putti nella sua attività di direttore delle cure impartite ai feriti provenienti dai fronti del
Carso e del Trentino - rivestono un grande valore storico e clinico.
Il nucleo principale del patrimonio degli archivi dello IOR legato alla Grande Guerra consta di circa
3.500 cartelle, mai fatte oggetto di studio sistematico. Ogni cartella narra la storia di un soldato ed è
formata dal materiale medico relativo all’anamnesi, da fotografie, da disegni, dal racconto diaristico
dell’evento che lo portò ad essere ferito, dalla descrizione e dal materiale delle protesi.
Questo inestimabile patrimonio storico è un unicum a livello nazionale ed internazionale, sia perché è
specchio dell’attività di una grande istituzione medica di cura e di ricerca, fortemente radicata nel
panorama fisico e nell'identità culturale della città di Bologna, sia perché è pervenuto ai nostri giorni
senza subire danni o interventi che ne alterassero l’assetto originario.
Il progetto di conservazione e valorizzazione prevede la digitalizzazione delle cartelle e del materiale
fotografico in modo da renderlo fruibile a studiosi e ricercatori. Ad oggi tutto il materiale, inventariato
dal professor Franco Motta nel 2003, è conservato nell’archivio storico dell’Istituto Ortopedico Rizzoli.
Grande guerra”, primo passo di un ampio progetto di conservazione e valorizzazione dell'archivio
storico della Prima Guerra Mondiale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
La mostra è realizzata anche grazie ad un contributo della Regione Emilia-Romagna all’interno del
bando “Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del
Novecento”, ha inoltre ottenuto il patrocinio del Comune di Bologna e la collaborazione della
Biblioteca dell’Archiginnasio.
Il Fronte in Corsia, si pone come punto di partenza e volano per un ambizioso progetto di
valorizzazione dell'archivio storico della Prima Guerra Mondiale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di
Bologna, che ne mostri la ricchezza, l’interesse storico e le potenzialità di studio e approfondimento.
La mostra, ideata da Franco Motta, professore di storia moderna dell’Università di Torino, dalla
dottoressa Mila Fumini (Associazione Consorzio dei Saperi) e da ComunicaMente, è realizzata con la
collaborazione delle dottoresse Patrizia Tomba e Anna Viganò della Biblioteca scientifica dell’Istituto
Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Nella sala del Teatro anatomico dell’Archiginnasio, e in parte del quadriportico antistante, saranno
esposte, con un suggestivo allestimento, alcune cartelle cliniche risalenti al periodo della Grande
Guerra, le fotografie dei soldati, i disegni anatomici e gli appunti dei medici del tempo. Attraverso una
particolare installazione, verranno resi visibili anche alcuni oggetti medici dell’epoca e soprattutto ciò
che rappresenta la grande innovazione che lo IOR (Istituto Ortopedico Rizzoli) sotto la guida del
professor Vittorio Putti, apportò alla cura dei tantissimi feriti e mutilati: le prime protesi in grado di
ridare loro una speranza di vita normale.
Grazie alla ricchezza del materiale storico, che contiene dettagli e narrazioni dell’evento che causò il
trauma, notizie sulla diagnosi e sulla terapia e anche una sorta di diario del decorso clinico che segue
la dimissione dall’ospedale, il pubblico potrà calarsi negli anni della Prima guerra mondiale, avvicinarsi
ai soldati, ai medici e alle scoperte dei primi anni del ‘900. Vivere insomma, anche se per un breve
momento, una sorta di viaggio nel tempo, indietro di 100 anni.
In occasione dell’inaugurazione, lo spettacolo “Rapporto bianco” dell’attore e regista Massimo Manini,
tratto dai diari dei feriti, aggiungerà atmosfera e partecipazione alla mostra.
La Grande Guerra fu l’ultimo dei grandi conflitti bellici nel quale lo scontro fisico fu così intenso: intere
generazioni morirono nelle trincee sotto le bombe dell’artiglieria e i proiettili delle mitragliatrici. I
numeri sono spaventosi: 10 milioni di morti e il doppio tra feriti e mutilati.
Con la guerra si evidenziò il problema di ridare autonomia e capacità lavorative ai mutilati provenienti
dal fronte, per questo Putti si applicò allo studio del concetto di “amputazione cinematica” del
moncone che lo rendeva adatto all’applicazione delle protesi e del sistema meccanico che comanda
l’articolazione dell’arto artificiale.
I pezzi documentari costituiti dalle cartelle cliniche, di datazione compresa fra il 1915 e il 1922 - redatte
dal professor Putti nella sua attività di direttore delle cure impartite ai feriti provenienti dai fronti del
Carso e del Trentino - rivestono un grande valore storico e clinico.
Il nucleo principale del patrimonio degli archivi dello IOR legato alla Grande Guerra consta di circa
3.500 cartelle, mai fatte oggetto di studio sistematico. Ogni cartella narra la storia di un soldato ed è
formata dal materiale medico relativo all’anamnesi, da fotografie, da disegni, dal racconto diaristico
dell’evento che lo portò ad essere ferito, dalla descrizione e dal materiale delle protesi.
Questo inestimabile patrimonio storico è un unicum a livello nazionale ed internazionale, sia perché è
specchio dell’attività di una grande istituzione medica di cura e di ricerca, fortemente radicata nel
panorama fisico e nell'identità culturale della città di Bologna, sia perché è pervenuto ai nostri giorni
senza subire danni o interventi che ne alterassero l’assetto originario.
Il progetto di conservazione e valorizzazione prevede la digitalizzazione delle cartelle e del materiale
fotografico in modo da renderlo fruibile a studiosi e ricercatori. Ad oggi tutto il materiale, inventariato
dal professor Franco Motta nel 2003, è conservato nell’archivio storico dell’Istituto Ortopedico Rizzoli.
24
novembre 2017
Il Fronte in Corsia. Il Rizzoli nella retrovia della Grande guerra
Dal 24 novembre al 31 dicembre 2017
Location
BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO
Bologna, Piazza Galvani, 1, (Bologna)
Bologna, Piazza Galvani, 1, (Bologna)
Biglietti
Ingresso al Teatro anatomico 3€
Orario di apertura
Lunedì-venerdì ore 10-18
Sabato ore 10-19
Domenica e festivi ore 10-14
Vernissage
24 Novembre 2017, h 18