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I De Pisis di Aldo Palazzeschi
Museo d'Arte Italiana del Novecento
Con la collezione Della Ragione e la donazione Rosai sono esposti a palazzo Bombicci i dipinti di Filippo De Pisis che appartenevano allo scrittore e poeta Aldo Giurlani, meglio noto con lo pseudonimo di Aldo Palazzeschi. Si tratta di un gruppo di 12 opere, tutte di grande qualità, eseguite dal pittore ferrarese De Pisis fra il 1930 e il 1947 ed acquisite da Palazzeschi nel corso della lunga amicizia che legò i due artisti per quasi 30 anni
di redazione
Il valore e l’interesse dei dipinti di De Pisis, pervenuti all’Università di Firenze nel 1976, hanno indotto l’Ateneo a cercare per essi un adeguato spazio espositivo. Con un accordo stipulato nel 1979, l’Università ha concesso i 12 quadri in prestito al virtuale Museo d’Arte Contemporanea del Comune di Firenze, affinchè venissero esibiti con le altre raccolte di arte del Novecento; in cambio il Comune si è impegnato a mettere ogni anno a disposizione dell’Università l’importo di una delle borse di studio istituite dalla Facoltà di Lettere in nome di Aldo Palazzeschi.
De Pisis e Palazzeschi si erano conosciuti nel 1925 a Parigi, metropoli ricca di fermenti culturali e garante di quella libertà che molti artisti non trovavano nell’angusto clima culturale italiano. Il pittore era giunto a Parigi dopo aver trascorso gli anni della prima gioventù a Ferrara, partecipando accanto a De Chirico, Carrà e Morandi all’esperienza metafisica. Prima di approdare nella capitale francese, De Pisis aveva soggiornato alcuni anni a Roma, alla ricerca di orizzonti più ampi e stimolanti della provincia ferrarese. Lo spirito vivace, curioso e inquieto di De Pisis colpì Aldo Palazzeschi, che nel descrivere il maestro lo paragonò a una farfalla.
L’amicizia fra i due artisti, che si mantenne salda anche dopo il rientro di entrambi in Italia, è scandita dalle opere acquistate da Palazzeschi, la più antica delle quali, la Natura morta con vaso di fiori e libro, risale al 1930. Due dei dipinti, la Veduta di San Giorgio a Venezia e la Veduta del Ponte di Rialto, recano sul verso dediche di De Pisis a Palazzeschi, testimonianza della stima reciproca che legava i due amici. Del resto, il lirismo della pittura di De Pisis determinò una particolare ammirazione anche da parte di altri poeti e letterati contemporanei, accomunati da un’analoga sensibilità; molte opere del pittore ferrarese si trovavano infatti nelle raccolte di Eugenio Montale, Curzio Malaparte, Sebastiano Timpanaro, Roberto Longhi.
L’esperienza parigina permise a De Pisis di scoprire le infinite variazioni cromatiche e luminose della pittura francese dell’Ottocento, alla quale il pittore si accosta nella stesura rapida e movimentata del colore, utilizzando la preparazione bianca della tela per dare luminosità alle composizioni. Tuttavia i lidi sabbiosi del delta del Po e i paesaggi pianeggianti della terra natale rimangono gli scenari abituali sui quali il pittore apparecchia le sue nature morte, mischiando con coraggio e spregiudicatezza due diversi generi pittorici. Esempio supremo dell’arte di De Pisis è la Natura morta nel paesaggio di Pomposa, noto anche come la Regina, del 1931. Pesci e vegetali si stagliano sull’orizzonte lontano, in fondo al quale, minuscola, si innalza l’abbazia di Pomposa. Qui, come ad esempio nell’altra Natura morta con frutta e ananas, sempre del 1931, le regole sono sovvertite. Come in un sogno, le proporzioni sono alterate, con gli oggetti in primo piano che giganteggiano sul paesaggio e le architetture, mentre rimandano alle suggestioni della metafisica i bizzarri accostamenti fra pesci, frutta e spiaggia. Non hanno minore forza evocativa e incanto le nature more ambientate in studio (Natura morta con funghi, 1937; Natura morta con vaso di fiori e libro, 1930), dove gli oggetti si soprammettono a dipinti raffiguranti soggetti classici, come nudi accademici e temi religiosi.
Le suggestioni dalla pittura francese appaiono evidenti nella deliziosa veduta di un Giardino a Saint Cloud (1931), che ci offre uno scorcio nascosto e silenzioso del parco, dominato dalla natura rigogliosa e dalla muta presenza di una statua.
Gli anni trascorsi da De Pisis a Venezia, dove il pittore aveva acquistato una casa nel 1944, sono testimoniati dalle splendide vedute degli scorci più suggestivi della città (Veduta veneziana; Veduta del Ponte di Rialto a Venezia; Veduta di San Giorgio a Venezia). Le tre tele, tutte datate 1947, costituiscono il nucleo più tardo della collezione Palazzeschi; di lì a pochi anni De Pisis cominciò a manifestare problemi neurologici che lo portarono a rallentare e poi sospendere la propria attività, spegnendosi in clinica a Milano nel 1956.
Daniela Parenti
[exibart]