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09
ottobre 2008
design_resoconti Message on the bottle
Design
Che bottiglia utilizzerebbe un designer naufrago per inviare un messaggio di aiuto? Per provare a rispondere ci è voluta un'intera mostra, in Triennale a Milano. Con etichette multifunzione, che dalla Germania arriveranno all’Etna...
Ai giorni nostri, con i naufragi sempre meno di moda, l’espressione “messaggio in bottiglia” è diventata sinonimo di comunicazione e spesso volontà di condividere un’idea. È quanto deve aver pensato Francalma Nieddu, designer dello studio di design e comunicazione di Amburgo Ondesign e ideatore, oltre che curatore, della mostra Message On the Bottle.
Per comunicare, i designer non hanno bisogno di parole: utilizzano gli oggetti; e per condividere un’idea si affidano al linguaggio immediato della grafica e del packaging. Dietro appello dello studio tedesco, designer da tutto il mondo sono stati chiamati a “spedire” il loro messaggio custodito non all’interno della bottiglia, ma sotto forma di etichetta. L’esposizione è itinerante (quella milanese è la seconda tappa) e, dopo la partenza tedesca ad Amburgo nel 2007, toccherà ad altre importanti città europee, fino a ritornare su sponde italiane a Randazzo, sulle pendici dell’Etna.
A una mostra del genere non può mancare un adeguato vernissage, in cui si gustano messaggi da tutto il mondo e si sorseggia il contenuto delle bottiglie dell’azienda vinicola piemontese La Raia, sponsor dell’iniziativa. È così, degustando un bianco intenso, che si scoprono etichette con una doppia utilità, che diventano un labirinto da risolvere, come Drop Game, o un foglio per appunti come Appunt-it di gumdesign. Altre invece presentano un messaggio sociale a favore della campagna contro l’alcol alla guida, come Leonardo Sonnoli che indica sull’etichetta il livello di vino da non superare, o Sonia Pedrazzini, che crea un’etichetta che si sfoglia con la scritta “chi beve non guida”.
A mandare un messaggio ecologico ci pensa la stessa curatrice della mostra, Francalma Nieddu, che riveste la sua bottiglia con motivi floreali da staccare e riattaccare, e ancora Margherita Urbani con Save me from global warming. Non mancano i messaggi d’amore rivisitati, come Wine for you, in cui alla bottiglia viene addossato un bracciolo, o Ammore, bottiglia rivestita con una vera e propria lettera d’amore accompagnata da matita rossa e blu.
Un’etichetta da gustare con la stessa attenzione con cui si sorseggia il vino è quella rossa da meditazione di Giulio Iachetti. E poi i messaggi di protesta sociale come il Mc wine di Elio Caccavale o La folle guerra di Bush di Paolo Ulian, una pagina di giornale che avvolge la bottiglia. E ancora i codici da decifrare alla matrix, Arecibo message dello studio Nucleo, i prototipi di bicchiere incorporato alla bottiglia di Alessio Leonardi, fino alla serie da tre Wine tell the tales di Stefano Mirti, Giulia Cugnasca, Line Ulrika Christiansen e Ricardo Rodriguez.
In fondo, si possono trovare bottiglie per tutti i gusti.
Per comunicare, i designer non hanno bisogno di parole: utilizzano gli oggetti; e per condividere un’idea si affidano al linguaggio immediato della grafica e del packaging. Dietro appello dello studio tedesco, designer da tutto il mondo sono stati chiamati a “spedire” il loro messaggio custodito non all’interno della bottiglia, ma sotto forma di etichetta. L’esposizione è itinerante (quella milanese è la seconda tappa) e, dopo la partenza tedesca ad Amburgo nel 2007, toccherà ad altre importanti città europee, fino a ritornare su sponde italiane a Randazzo, sulle pendici dell’Etna.
A una mostra del genere non può mancare un adeguato vernissage, in cui si gustano messaggi da tutto il mondo e si sorseggia il contenuto delle bottiglie dell’azienda vinicola piemontese La Raia, sponsor dell’iniziativa. È così, degustando un bianco intenso, che si scoprono etichette con una doppia utilità, che diventano un labirinto da risolvere, come Drop Game, o un foglio per appunti come Appunt-it di gumdesign. Altre invece presentano un messaggio sociale a favore della campagna contro l’alcol alla guida, come Leonardo Sonnoli che indica sull’etichetta il livello di vino da non superare, o Sonia Pedrazzini, che crea un’etichetta che si sfoglia con la scritta “chi beve non guida”.
A mandare un messaggio ecologico ci pensa la stessa curatrice della mostra, Francalma Nieddu, che riveste la sua bottiglia con motivi floreali da staccare e riattaccare, e ancora Margherita Urbani con Save me from global warming. Non mancano i messaggi d’amore rivisitati, come Wine for you, in cui alla bottiglia viene addossato un bracciolo, o Ammore, bottiglia rivestita con una vera e propria lettera d’amore accompagnata da matita rossa e blu.
Un’etichetta da gustare con la stessa attenzione con cui si sorseggia il vino è quella rossa da meditazione di Giulio Iachetti. E poi i messaggi di protesta sociale come il Mc wine di Elio Caccavale o La folle guerra di Bush di Paolo Ulian, una pagina di giornale che avvolge la bottiglia. E ancora i codici da decifrare alla matrix, Arecibo message dello studio Nucleo, i prototipi di bicchiere incorporato alla bottiglia di Alessio Leonardi, fino alla serie da tre Wine tell the tales di Stefano Mirti, Giulia Cugnasca, Line Ulrika Christiansen e Ricardo Rodriguez.
In fondo, si possono trovare bottiglie per tutti i gusti.
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www.ondesign.de
valia barriello
la rubrica design è diretta da stefano caggiano
[exibart]