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Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi
Il nuovo spazio per l’arte contemporanea MUSIA, ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi, apre al pubblico venerdì 1° dicembre: circa 1.000 metri quadrati con vocazione polifunzionale – dalle arti visive al laboratorio culturale sino all’enogastronomia – ristrutturati su progetto dell’architetto Carlo Jacoponi e sviluppati attraverso la stratificazione di elementi architettonici di epoche diverse, dall’età romana al Rinascimento, nel centro storico della Capitale, che affiancherà ad eventi ed esposizioni anche intrattenimento ed accoglienza con l’obiettivo di diventare uno dei luoghi di riferimento per lo sviluppo della società civile della città.
Comunicato stampa
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Il nuovo spazio per l’arte contemporanea MUSIA, ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi, apre al pubblico venerdì 1° dicembre: circa 1.000 metri quadrati con vocazione polifunzionale - dalle arti visive al laboratorio culturale sino all’enogastronomia - ristrutturati su progetto dell’architetto Carlo Jacoponi e sviluppati attraverso la stratificazione di elementi architettonici di epoche diverse, dall’età romana al Rinascimento, nel centro storico della Capitale, che affiancherà ad eventi ed esposizioni anche intrattenimento ed accoglienza con l’obiettivo di diventare uno dei luoghi di riferimento per lo sviluppo della società civile della città.
La mostra inaugurale
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi è la mostra allestita nella Galleria 7, che inaugura lo spazio espositivo di MUSIA. Curata da Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, presenta circa cinquanta opere della Collezione Jacorossi articolate entro il quadro di una rigorosa ricostruzione storica delle vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del Novecento per suggerire la libertà di una “deriva storico-critica” - d’eco “situazionista” - attraverso opere diversamente significative, di autori noti - da De Carolis, Balla, Martini, a Cagli, Leoncillo, Colla, Afro - o piuttosto inattesi - fra Bargellini, Edita Broglio, Di Cocco, i Ferrazzi, Janni - da sviluppare entro quanto offre la consistenza, originalmente asistematica, di una delle più note e dinamiche collezioni romane d’arte contemporanea. Affianca il progetto espositivo il catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che contiene i saggi critici di Enrico Crispolti e di Giulia Tulino, le schede delle opere esposte, una conversazione di Ovidio Jacorossi con Paolo Di Paolo, un testo evocativo di atmosfere romane di Marco Lodoli e una testimonianza di Giuseppe De Rita.
L’opera site-specific
Il suggestivo spazio delle Sale di Pompeo, situato sui resti dell’omonimo Teatro romano e ideato per ospitare opere site-specific, presenta la nuova grande video installazione di Studio Azzurro dal titolo IL TEATRO DI POMPEO: un dramma (durata 18 minuti) per 4 stanze e 9 schermi, che crea un ambiente video concepito appositamente per MUSIA. Nelle sale in mattone a vista, cariche di storia e di un’atmosfera che rievoca immediatamente l’antica romanità, si sviluppa il dramma dell’assassinio di Cesare. Nulla lascia presagire l’evento epocale, il visitatore scende alcuni gradini accolto da un affresco animato, a tema mitologico. Proseguendo incontra un’ambientazione che coinvolge un grande tavolo e tutte le pareti delle sale in cui si sviluppa la narrazione. Le grandi finestre-video suggeriscono ambienti esterni, intravisti attraverso una tenda che cela e rivela le silhouette dei personaggi. Il punto di vista del visitatore che esplora le stanze è privilegiato, egli può aggirarsi nella sale e scegliere il proprio punto di visione sino a trovarsi al centro del dramma con un mutamento di tensione scenica: il corpo di Cesare, ormai inerme, cade sotto gli implacabili colpi di pugnale. Un mondo finisce e si dissolve nelle fiamme di un tempo esausto. Persino le statue – testimoni immobili e inerti delle glorie umane – sono travolte dalle fiamme. Solo la lira continua a raccontare la Storia, senza fine, travalicando ogni epoca.
MUSIA
Nasce in via dei Chiavari, luogo-simbolo della famiglia Jacorossi: è qui infatti che il nonno Agostino iniziò nel 1922 l’avventura imprenditoriale con un piccolo negozio di carbone. Concepita come uno spazio di quartiere nel centro storico romano, ma con uno sguardo rivolto all’Europa, Musia avvierà iniziative che mettano in relazione l’arte contemporanea con discipline affini come la moda, la musica e l’architettura.
Lo spazio è composto dall’insieme articolato di vari ambienti – disposti su tre livelli e dotati di due ingressi su Via dei Chiavari (al civico 7 e al 9) – che comprendono: la Galleria 7, dedicata all’esposizione di opere della collezione Jacorossi, con affaccio sul Cortile cinquecentesco attribuito a Baldassarre Peruzzi; la Cucina (coffee &food); la terrazza interna; il Wine bar; le Sale di Pompeo; la Galleria 9 dedicata invece alla vendita di opere d’arte, fotografia e oggetti di design.
Luogo di intrattenimento e accoglienza, Musia offrirà al pubblico un programma annuale di eventi, laboratori, conferenze, presentazioni oltre ad una speciale esperienza enogastronomica concepita come una naturale contaminazione della creatività dell’arte contemporanea anche attraverso performances. Emblematica, in tal senso, la presenza dello chef Ben Hirst, laureato in storia dell’arte alla Manchester University.
Il progetto Musia nasce dall’esperienza pluridecennale di una realtà imprenditoriale – il gruppo Jacorossi – e, in particolare, dalla determinazione che da sempre anima Ovidio Jacorossi; l’obiettivo è promuovere l’arte contemporanea, strumento di creatività per la persona e l’impresa, nell’intento di renderla accessibile al maggior numero possibile di fruitori.
Raccontare l’esperienza Jacorossi, in un percorso parallelo tra arte e impresa fondato sulla centralità dell’uomo nel processo economico, contribuirà infine a porre maggiore attenzione al problema della continuità generazionale nelle imprese di famiglia.
La mostra inaugurale
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi è la mostra allestita nella Galleria 7, che inaugura lo spazio espositivo di MUSIA. Curata da Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, presenta circa cinquanta opere della Collezione Jacorossi articolate entro il quadro di una rigorosa ricostruzione storica delle vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del Novecento per suggerire la libertà di una “deriva storico-critica” - d’eco “situazionista” - attraverso opere diversamente significative, di autori noti - da De Carolis, Balla, Martini, a Cagli, Leoncillo, Colla, Afro - o piuttosto inattesi - fra Bargellini, Edita Broglio, Di Cocco, i Ferrazzi, Janni - da sviluppare entro quanto offre la consistenza, originalmente asistematica, di una delle più note e dinamiche collezioni romane d’arte contemporanea. Affianca il progetto espositivo il catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che contiene i saggi critici di Enrico Crispolti e di Giulia Tulino, le schede delle opere esposte, una conversazione di Ovidio Jacorossi con Paolo Di Paolo, un testo evocativo di atmosfere romane di Marco Lodoli e una testimonianza di Giuseppe De Rita.
L’opera site-specific
Il suggestivo spazio delle Sale di Pompeo, situato sui resti dell’omonimo Teatro romano e ideato per ospitare opere site-specific, presenta la nuova grande video installazione di Studio Azzurro dal titolo IL TEATRO DI POMPEO: un dramma (durata 18 minuti) per 4 stanze e 9 schermi, che crea un ambiente video concepito appositamente per MUSIA. Nelle sale in mattone a vista, cariche di storia e di un’atmosfera che rievoca immediatamente l’antica romanità, si sviluppa il dramma dell’assassinio di Cesare. Nulla lascia presagire l’evento epocale, il visitatore scende alcuni gradini accolto da un affresco animato, a tema mitologico. Proseguendo incontra un’ambientazione che coinvolge un grande tavolo e tutte le pareti delle sale in cui si sviluppa la narrazione. Le grandi finestre-video suggeriscono ambienti esterni, intravisti attraverso una tenda che cela e rivela le silhouette dei personaggi. Il punto di vista del visitatore che esplora le stanze è privilegiato, egli può aggirarsi nella sale e scegliere il proprio punto di visione sino a trovarsi al centro del dramma con un mutamento di tensione scenica: il corpo di Cesare, ormai inerme, cade sotto gli implacabili colpi di pugnale. Un mondo finisce e si dissolve nelle fiamme di un tempo esausto. Persino le statue – testimoni immobili e inerti delle glorie umane – sono travolte dalle fiamme. Solo la lira continua a raccontare la Storia, senza fine, travalicando ogni epoca.
MUSIA
Nasce in via dei Chiavari, luogo-simbolo della famiglia Jacorossi: è qui infatti che il nonno Agostino iniziò nel 1922 l’avventura imprenditoriale con un piccolo negozio di carbone. Concepita come uno spazio di quartiere nel centro storico romano, ma con uno sguardo rivolto all’Europa, Musia avvierà iniziative che mettano in relazione l’arte contemporanea con discipline affini come la moda, la musica e l’architettura.
Lo spazio è composto dall’insieme articolato di vari ambienti – disposti su tre livelli e dotati di due ingressi su Via dei Chiavari (al civico 7 e al 9) – che comprendono: la Galleria 7, dedicata all’esposizione di opere della collezione Jacorossi, con affaccio sul Cortile cinquecentesco attribuito a Baldassarre Peruzzi; la Cucina (coffee &food); la terrazza interna; il Wine bar; le Sale di Pompeo; la Galleria 9 dedicata invece alla vendita di opere d’arte, fotografia e oggetti di design.
Luogo di intrattenimento e accoglienza, Musia offrirà al pubblico un programma annuale di eventi, laboratori, conferenze, presentazioni oltre ad una speciale esperienza enogastronomica concepita come una naturale contaminazione della creatività dell’arte contemporanea anche attraverso performances. Emblematica, in tal senso, la presenza dello chef Ben Hirst, laureato in storia dell’arte alla Manchester University.
Il progetto Musia nasce dall’esperienza pluridecennale di una realtà imprenditoriale – il gruppo Jacorossi – e, in particolare, dalla determinazione che da sempre anima Ovidio Jacorossi; l’obiettivo è promuovere l’arte contemporanea, strumento di creatività per la persona e l’impresa, nell’intento di renderla accessibile al maggior numero possibile di fruitori.
Raccontare l’esperienza Jacorossi, in un percorso parallelo tra arte e impresa fondato sulla centralità dell’uomo nel processo economico, contribuirà infine a porre maggiore attenzione al problema della continuità generazionale nelle imprese di famiglia.
30
novembre 2017
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi
Dal 30 novembre 2017 al 30 settembre 2018
arte contemporanea
Location
MUSJA
Roma, Via Dei Chiavari, 7, (Roma)
Roma, Via Dei Chiavari, 7, (Roma)
Vernissage
30 Novembre 2017, ore 17.30 su invito
Autore
Curatore