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Darren Bader – (@mined_oud)
La pratica artistica di Bader consiste nel mettere insieme elementi disparati – oggetti di consumo, parole, immagini, animali, persone – che generano relazioni al contempo concrete e immaginarie, reali e fictional
Comunicato stampa
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(@mined_oud) – gioco di parole che potrebbe o non potrebbe derivare dalla
lettura in senso contrario dell’indirizzo email dell’artista e che propone
un’assurda sinestesia fra il nome di un’essenza orientale, l’allusione
all’esaurimento di un filone minerario e l’apparente generazione di un
potenziale palindromo – è il titolo della prima mostra personale in
un’istituzione pubblica italiana (inaugurazione: venerdì 13 ottobre 2017,
ore 19.00) di Darren Bader (Bridgeport, CT, 1978), uno dei più sperimentali
artisti internazionali delle ultime generazioni.
La pratica artistica di Bader consiste nel mettere insieme elementi disparati
– oggetti di consumo, parole, immagini, animali, persone – che generano
relazioni al contempo concrete e immaginarie, reali e fictional. Come scrive
Luca Lo Pinto, nel libro d'artista che accompagna la mostra, Bader “non crea,
edita. Non produce, seleziona. Non rappresenta, mostra”, ovvero aggiunge
nuovi livelli di comprensione ad opere, oggetti e descrizioni artistiche
(possibili o spesso impossibili) e riesce a rendere singolare una pratica il cui
significato risiede nella calibrata inclusione di tutti i componenti del sistema
dell’arte: opera, artista, gallerista, collezionista, visitatore di mostre,
lettore di testi d’arte. In questo senso la pratica di Bader può essere analizzata
in termini “informatici”: essa scinde e riaccoppia il sistema interno dell’opera
(che può essere associato alla sua componente estetica) e la struttura esterna
che la gestisce e condiziona (il sistema dell’arte stesso). Attraversando un
discorso iniziato dai seminali ready-made di Marcel Duchamp e poi, fra gli
anni Sessanta e Settanta, dalle critiche al sistema dell’arte proprie
dell’Institutional Critique, Bader dichiara che gli aspetti della produzione
artistica alla base di quegli assunti sono ormai così palesi, indagati ed
artisticamente espressi che il passo successivo è non più la critica o la messa in
scacco del sistema dell’arte, ma la sua positiva accettazione, consapevole
incorporazione e narrazione condivisa. Bader dimostra così che la
compartecipazione di tutta la serie degli attori che compongono il sistema
dell’arte non può che generare, insieme all’inclusione dei fattori e spunti
mutuati dai media onnipresenti, un valore accrescitivo dell’arte al tempo
della sharing economy.
Al MADRE l’artista trasforma il tradizionale dispositivo della mostra
personale in uno strumento plurimo e molteplice di analisi dei modelli con
cui le opere d’arte sono recepite e mediate nello spazio-tempo
istituzionale. Fin dal titolo, con l’apposizione del simbolo “@” e delle
parentesi, Bader stabilisce un primo piano puramente digitale di senso e di
esperienza della mostra che, fisicamente, si disperde e si integra con il
percorso di visita della collezione del museo esprimendo un punto di vista
ellittico, denso di cortocircuiti ironici e giochi linguistici sulle singole
opere, sugli statuti della collezione e dell’identità museale contemporanea.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto Itinerari del Contemporaneo-
Confronti, integralmente con fondi POC (PIANO OPERATIVO
COMPLEMENTARE) 2014-2020 Regione Campania, e attuata dalla
SCABEC SpA, Società Campana Beni Culturali, che ne cura tutti gli aspetti
organizzativi.
Darren Bader (Bridgeport, CT, 1978) vive e lavora a New York. Fra le mostre
personali in spazi istituzionali: Meaning and Difference, The Power Station,
Dallas (2017); Reading Writing Arithmetic, Radio Athènes-Institute for the
advancement of contemporary visual culture, Atene (2015); Where Is a
Bicycle's Vagina (and Other Inquiries) or Around the Samovar, 1857, Oslo
(2012); Images, MoMA-PS1, New York (2012). Insignito nel 2013 del Calder
Prize, Bader ha preso parte a numerose mostre collettive e biennali, fra le
quali: 13éme Biennale de Lyon. La vie moderne, Lione (2015); Under the
Clouds: From Paranoia to the Digital Sublime, Serralves Museum of
Contemporary Art, Porto (2015); The Whitney Biennial, The Whitney Museum
of Contemporary Art, New York (2014); Antigrazioso, Palais de Tokyo, Parigi
(2013); Something About a Tree, FLAG Foundation, New York
(2013); Empire State, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2013); Oh, you mean
cellophane and all that crap, The Calder Foundation, New York
(2012); Greater New York, MoMA-PS1, New York (2010); To Illustrate and
Multiply: An Open Book, Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2008).
lettura in senso contrario dell’indirizzo email dell’artista e che propone
un’assurda sinestesia fra il nome di un’essenza orientale, l’allusione
all’esaurimento di un filone minerario e l’apparente generazione di un
potenziale palindromo – è il titolo della prima mostra personale in
un’istituzione pubblica italiana (inaugurazione: venerdì 13 ottobre 2017,
ore 19.00) di Darren Bader (Bridgeport, CT, 1978), uno dei più sperimentali
artisti internazionali delle ultime generazioni.
La pratica artistica di Bader consiste nel mettere insieme elementi disparati
– oggetti di consumo, parole, immagini, animali, persone – che generano
relazioni al contempo concrete e immaginarie, reali e fictional. Come scrive
Luca Lo Pinto, nel libro d'artista che accompagna la mostra, Bader “non crea,
edita. Non produce, seleziona. Non rappresenta, mostra”, ovvero aggiunge
nuovi livelli di comprensione ad opere, oggetti e descrizioni artistiche
(possibili o spesso impossibili) e riesce a rendere singolare una pratica il cui
significato risiede nella calibrata inclusione di tutti i componenti del sistema
dell’arte: opera, artista, gallerista, collezionista, visitatore di mostre,
lettore di testi d’arte. In questo senso la pratica di Bader può essere analizzata
in termini “informatici”: essa scinde e riaccoppia il sistema interno dell’opera
(che può essere associato alla sua componente estetica) e la struttura esterna
che la gestisce e condiziona (il sistema dell’arte stesso). Attraversando un
discorso iniziato dai seminali ready-made di Marcel Duchamp e poi, fra gli
anni Sessanta e Settanta, dalle critiche al sistema dell’arte proprie
dell’Institutional Critique, Bader dichiara che gli aspetti della produzione
artistica alla base di quegli assunti sono ormai così palesi, indagati ed
artisticamente espressi che il passo successivo è non più la critica o la messa in
scacco del sistema dell’arte, ma la sua positiva accettazione, consapevole
incorporazione e narrazione condivisa. Bader dimostra così che la
compartecipazione di tutta la serie degli attori che compongono il sistema
dell’arte non può che generare, insieme all’inclusione dei fattori e spunti
mutuati dai media onnipresenti, un valore accrescitivo dell’arte al tempo
della sharing economy.
Al MADRE l’artista trasforma il tradizionale dispositivo della mostra
personale in uno strumento plurimo e molteplice di analisi dei modelli con
cui le opere d’arte sono recepite e mediate nello spazio-tempo
istituzionale. Fin dal titolo, con l’apposizione del simbolo “@” e delle
parentesi, Bader stabilisce un primo piano puramente digitale di senso e di
esperienza della mostra che, fisicamente, si disperde e si integra con il
percorso di visita della collezione del museo esprimendo un punto di vista
ellittico, denso di cortocircuiti ironici e giochi linguistici sulle singole
opere, sugli statuti della collezione e dell’identità museale contemporanea.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto Itinerari del Contemporaneo-
Confronti, integralmente con fondi POC (PIANO OPERATIVO
COMPLEMENTARE) 2014-2020 Regione Campania, e attuata dalla
SCABEC SpA, Società Campana Beni Culturali, che ne cura tutti gli aspetti
organizzativi.
Darren Bader (Bridgeport, CT, 1978) vive e lavora a New York. Fra le mostre
personali in spazi istituzionali: Meaning and Difference, The Power Station,
Dallas (2017); Reading Writing Arithmetic, Radio Athènes-Institute for the
advancement of contemporary visual culture, Atene (2015); Where Is a
Bicycle's Vagina (and Other Inquiries) or Around the Samovar, 1857, Oslo
(2012); Images, MoMA-PS1, New York (2012). Insignito nel 2013 del Calder
Prize, Bader ha preso parte a numerose mostre collettive e biennali, fra le
quali: 13éme Biennale de Lyon. La vie moderne, Lione (2015); Under the
Clouds: From Paranoia to the Digital Sublime, Serralves Museum of
Contemporary Art, Porto (2015); The Whitney Biennial, The Whitney Museum
of Contemporary Art, New York (2014); Antigrazioso, Palais de Tokyo, Parigi
(2013); Something About a Tree, FLAG Foundation, New York
(2013); Empire State, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2013); Oh, you mean
cellophane and all that crap, The Calder Foundation, New York
(2012); Greater New York, MoMA-PS1, New York (2010); To Illustrate and
Multiply: An Open Book, Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2008).
13
ottobre 2017
Darren Bader – (@mined_oud)
Dal 13 ottobre 2017 al 02 aprile 2018
arte contemporanea
Location
MADRE – MUSEO D’ARTE DONNA REGINA
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Vernissage
13 Ottobre 2017, h 19
Autore
Curatore