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William Congdon / Raul Gabriel – Corpo vivo
L’esposizione presenta un inedito dialogo attraverso sei opere del maestro americano e altrettanti lavori dell’artista italoargentino, tratti dalla serie dei Black painting
Comunicato stampa
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Dal 12 ottobre al 30 novembre 2017, la chiesa di Sant’Angelo a Milano (piazza Sant’Angelo, 2), tra le più belle e monumentali della città, ospita la mostra che propone un dialogo tra un maestro storico come William Congdon (Providence, USA, 1912 - Milano, 1998) - esponente della Scuola di New York, poi coraggioso esploratore al di fuori delle leggi del sistema artistico - che riversa nella materia inquietudini e speranze dell’uomo del Novecento e Raul Gabriel (Buenos Aires, 1966), artista italoargentino che dalla sua felice posizione di outsider mette in crisi con le sue incursioni le strutture consolidate della contemporaneità.
L’esposizione, dal titolo Corpo vivo, curata da Giovanni Gazzaneo, promossa e organizzata da Fondazione Crocevia, in collaborazione con The William Congdon Foundation, presenta sei opere di William Congdon, tra cui Pentecoste 4 del 1962, una delle immagini più alte della sua fase post-conversione, e altrettanti lavori di Raul Gabriel – alcuni dei quali inediti – della serie dei Black painting, creati dall’artista controllando la colata di vernice nera su una tela nera.
In una delle cappelle sono messi a diretto confronto il Crocefisso 101 del 1974 di Congdon e il Tau #12 di Gabriel, appositamente realizzato per l’occasione. Sono dipinti che cercano esplicitamente un valore cosmico, senza più operare la distinzione tra corpo e spirito. Come osserva Rodolfo Balzarotti nel testo catalogo (Edizioni Crocevia), “croce e corpo di Cristo non si distinguono mai […] coinvolti in un processo di consumazione, che è consumazione anche del cosmo, della natura, del paesaggio, del nostro stesso vedere e guardare”.
Dal canto suo, Paolo Bolpagni sottolinea nel suo intervento quanto “Lo sforzo dell’arte di Raul Gabriel consista nell’indagare il senso, nell’interrogarsi sui fondamentali, nell’aspirare alla verità unendo corporeità e metafisica. È una pittura che si esplica in un’operatività magmatica, in equilibrio dialettico tra figurazione e non-figurazione, segno e materia, con la finalità di esprimere una presenza che, negandosi, paradossalmente si rivela”.
Entrambi sono artisti controcorrente, accomunati da una pittura potente, libera e vera, affascinata dalla densità fisica e spirituale della luce e del buio, capace di evocare e insieme di distruggere continuamente le forme. Una mobilità inesausta perché questa pittura, come suggerisce il titolo della mostra, è “Corpo vivo”. L’esposizione, attraverso un approccio nuovo al lavoro dei due artisti, diventa pertanto un campo di prova, un laboratorio dove si vuole testare la resistenza reciproca ma anche individuare i fattori di reazione che amplificano a vicenda la loro pittura, come in un gioco di specchi.
Come scrive Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra: “Il nero è ambivalente. È la culla dell’origine e il regno delle tenebre, l’orizzonte della vita e della morte, il massimo delle possibilità e il nulla. Congdon e Gabriel sono entrambi affascinati dal nero, che nella loro pittura è grembo, fremito, respiro che dà vita al corpo. Nel nero sono concepiti il crocefisso di Congdon e il tau di Gabriel. Sul nero materico dei due artisti la luce vibra e la materia pittorica si lascia plasmare e sempre si rinnova in un dinamismo che non conosce fine”.
Catalogo Edizioni Crocevia.
Note biografiche
William Congdon nasce a Providence, Rhode Island, il 15 aprile 1912. Dopo gli studi, compiuti alla Yale University, prende lezioni di pittura a Provincetown e di disegno e scultura a Boston. Verso la fine degli anni Trenta comincia a lavorare autonomamente come scultore. Durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1942 e il 1945, è volontario ambulanziere nell’American Field Service su vari fronti di guerra, tra cui l’Italia. L’esperienza lo segna profondamente. Terminata la guerra lavora per un anno alla ricostruzione dei paesi del Chietino, particolarmente colpiti dal conflitto. Decide quindi di dedicarsi alla pittura e nel 1948 si trasferisce a New York, dove entra nella Betty Parsons Gallery incontrando i principali esponenti dell’Espressionismo astratto americano, tra cui Pollock, Rothko, Newman. Nonostante il successo negli Stati Uniti, all’inizio degli anni ’50 Congdon decide di trasferirsi a Venezia, dove rimane per più di un decennio. La città lagunare influirà molto sulla sua pittura. Inizia anche una lunga stagione di viaggi, che lo portano in Messico, ad Atene, a Parigi, nel deserto del Sahara algerino, a Santorini, in Guatemala e, infine, in Cambogia. Nel 1959 si converte alla fede cattolica presso la Pro Civitate Christiana di Assisi. Nella città umbra si trasferisce l’anno successivo, abitandovi per quasi vent’anni. Esegue numerosi lavori ispirati alla liturgia e alla Sacra Scrittura. Abbandonato presto questo filone, ritorna ai temi più consueti della sua pittura e, nonostante non esponga più i suoi dipinti per molti anni, non rallenta il suo ritmo di lavoro. Il 1979 segna una svolta nella vita e nell’opera: Congdon si stabilisce in una cascina-monastero a Gudo Gambaredo, nella Bassa milanese, dove vive presso una comunità monastica benedettina. Qui la sua pittura, abbandonati i preziosismi grafici delle stagioni precedenti, si fa più essenziale e silenziosa, basandosi sull’accostamento di campi cromatici. Per i vent’anni a seguire, la piattezza della pianura lombarda diviene il soggetto d’elezione del suo discorso pittorico.
William Congdon muore il 15 aprile 1998.
Raul Gabriel è nato a Buenos Aires nel 1966. Arriva in Italia molto giovane. Dopo un periodo dedicato alla sperimentazione in musica e un lungo viaggio a Santa Fé di Bogotà, alla fine del 1998 le arti visive diventano il fulcro della sua ricerca e lo portano prima a Milano, quindi a Londra, dove in pochi anni realizza molte mostre in gallerie private e spazi pubblici, delineando un percorso che, avendo come nucleo centrale i temi del corpo, della spiritualità, dell’identità biologica della realtà e dei suoi processi di mutazione, si declina in varie e differenti strutture estetiche e forme artistiche, dalla pittura al video, dall’installazione all’architettura.
L’esposizione, dal titolo Corpo vivo, curata da Giovanni Gazzaneo, promossa e organizzata da Fondazione Crocevia, in collaborazione con The William Congdon Foundation, presenta sei opere di William Congdon, tra cui Pentecoste 4 del 1962, una delle immagini più alte della sua fase post-conversione, e altrettanti lavori di Raul Gabriel – alcuni dei quali inediti – della serie dei Black painting, creati dall’artista controllando la colata di vernice nera su una tela nera.
In una delle cappelle sono messi a diretto confronto il Crocefisso 101 del 1974 di Congdon e il Tau #12 di Gabriel, appositamente realizzato per l’occasione. Sono dipinti che cercano esplicitamente un valore cosmico, senza più operare la distinzione tra corpo e spirito. Come osserva Rodolfo Balzarotti nel testo catalogo (Edizioni Crocevia), “croce e corpo di Cristo non si distinguono mai […] coinvolti in un processo di consumazione, che è consumazione anche del cosmo, della natura, del paesaggio, del nostro stesso vedere e guardare”.
Dal canto suo, Paolo Bolpagni sottolinea nel suo intervento quanto “Lo sforzo dell’arte di Raul Gabriel consista nell’indagare il senso, nell’interrogarsi sui fondamentali, nell’aspirare alla verità unendo corporeità e metafisica. È una pittura che si esplica in un’operatività magmatica, in equilibrio dialettico tra figurazione e non-figurazione, segno e materia, con la finalità di esprimere una presenza che, negandosi, paradossalmente si rivela”.
Entrambi sono artisti controcorrente, accomunati da una pittura potente, libera e vera, affascinata dalla densità fisica e spirituale della luce e del buio, capace di evocare e insieme di distruggere continuamente le forme. Una mobilità inesausta perché questa pittura, come suggerisce il titolo della mostra, è “Corpo vivo”. L’esposizione, attraverso un approccio nuovo al lavoro dei due artisti, diventa pertanto un campo di prova, un laboratorio dove si vuole testare la resistenza reciproca ma anche individuare i fattori di reazione che amplificano a vicenda la loro pittura, come in un gioco di specchi.
Come scrive Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra: “Il nero è ambivalente. È la culla dell’origine e il regno delle tenebre, l’orizzonte della vita e della morte, il massimo delle possibilità e il nulla. Congdon e Gabriel sono entrambi affascinati dal nero, che nella loro pittura è grembo, fremito, respiro che dà vita al corpo. Nel nero sono concepiti il crocefisso di Congdon e il tau di Gabriel. Sul nero materico dei due artisti la luce vibra e la materia pittorica si lascia plasmare e sempre si rinnova in un dinamismo che non conosce fine”.
Catalogo Edizioni Crocevia.
Note biografiche
William Congdon nasce a Providence, Rhode Island, il 15 aprile 1912. Dopo gli studi, compiuti alla Yale University, prende lezioni di pittura a Provincetown e di disegno e scultura a Boston. Verso la fine degli anni Trenta comincia a lavorare autonomamente come scultore. Durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1942 e il 1945, è volontario ambulanziere nell’American Field Service su vari fronti di guerra, tra cui l’Italia. L’esperienza lo segna profondamente. Terminata la guerra lavora per un anno alla ricostruzione dei paesi del Chietino, particolarmente colpiti dal conflitto. Decide quindi di dedicarsi alla pittura e nel 1948 si trasferisce a New York, dove entra nella Betty Parsons Gallery incontrando i principali esponenti dell’Espressionismo astratto americano, tra cui Pollock, Rothko, Newman. Nonostante il successo negli Stati Uniti, all’inizio degli anni ’50 Congdon decide di trasferirsi a Venezia, dove rimane per più di un decennio. La città lagunare influirà molto sulla sua pittura. Inizia anche una lunga stagione di viaggi, che lo portano in Messico, ad Atene, a Parigi, nel deserto del Sahara algerino, a Santorini, in Guatemala e, infine, in Cambogia. Nel 1959 si converte alla fede cattolica presso la Pro Civitate Christiana di Assisi. Nella città umbra si trasferisce l’anno successivo, abitandovi per quasi vent’anni. Esegue numerosi lavori ispirati alla liturgia e alla Sacra Scrittura. Abbandonato presto questo filone, ritorna ai temi più consueti della sua pittura e, nonostante non esponga più i suoi dipinti per molti anni, non rallenta il suo ritmo di lavoro. Il 1979 segna una svolta nella vita e nell’opera: Congdon si stabilisce in una cascina-monastero a Gudo Gambaredo, nella Bassa milanese, dove vive presso una comunità monastica benedettina. Qui la sua pittura, abbandonati i preziosismi grafici delle stagioni precedenti, si fa più essenziale e silenziosa, basandosi sull’accostamento di campi cromatici. Per i vent’anni a seguire, la piattezza della pianura lombarda diviene il soggetto d’elezione del suo discorso pittorico.
William Congdon muore il 15 aprile 1998.
Raul Gabriel è nato a Buenos Aires nel 1966. Arriva in Italia molto giovane. Dopo un periodo dedicato alla sperimentazione in musica e un lungo viaggio a Santa Fé di Bogotà, alla fine del 1998 le arti visive diventano il fulcro della sua ricerca e lo portano prima a Milano, quindi a Londra, dove in pochi anni realizza molte mostre in gallerie private e spazi pubblici, delineando un percorso che, avendo come nucleo centrale i temi del corpo, della spiritualità, dell’identità biologica della realtà e dei suoi processi di mutazione, si declina in varie e differenti strutture estetiche e forme artistiche, dalla pittura al video, dall’installazione all’architettura.
11
ottobre 2017
William Congdon / Raul Gabriel – Corpo vivo
Dall'undici ottobre al 30 novembre 2017
arte contemporanea
Location
CHIESA DEL CONVENTO DI SANT’ANGELO
Milano, Piazza Sant'angelo, 2, (Milano)
Milano, Piazza Sant'angelo, 2, (Milano)
Vernissage
11 Ottobre 2017, ore 17
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore