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20
ottobre 2008
fino al 16.XI.2008 Francesco Jodice Torino, Gam
torino
Sembrano semplici paesaggi, scorci di città. Ma sono molto di più. Sono paesaggi sociali, atlanti di comportamenti urbani, proiezioni dei desideri della gente comune. Tra fotografia, architettura e sociologia...
di Paola Sereno
Francesco Jodice (Napoli, 1967; vive a Milano) vaga per il mondo e scatta, scatta, scatta. Fotografa paesaggi, ma non gli interessa tanto la bellezza dei luoghi. Il suo, più che un interesse estetico, è sociologico e architettonico. Anzi, quello che Jodice cerca, forse, è proprio il legame fra le due: architettura e sociologia, il paesaggio come ambiente plasmato dall’uomo, come espressione di significato. È lui stesso a parlare di paesaggio sociale, di paesaggio come proiezione dei desideri della gente.
Il suo progetto di andare in giro per il mondo e scattare foto ha un nome, What we want, e una data d’inizio, il 1999. Non può che essere così, considerando che si tratta di un’iniziativa che tocca oltre cinquanta metropoli sparse per tutto il globo. La mostra allestita alla Gam ne offre un assaggio, esponendo sette fotografie di grandi dimensioni che vanno ad arricchire il patrimonio fotografico della Galleria stessa, ospitate in una sala della collezione permanente.
Le immagini, parte del fondo dell’autore acquisito per il Museo dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt, sono state scattate in alcune di quelle cinquanta città, tra cui Bangkok, Tokyo e Singapore. Megalopoli che colpiscono per l’altissima concentrazione umana e abitativa, come ben illustrano due immagini affiancate che mostrano Tokyo dall’alto, un intrico infinito di costruzioni, e un gruppo di persone, anch’essi pigiati uno a fianco all’altro, come se non ci fosse abbastanza spazio per contenerli tutti. Simile, per certi versi, è la fotografia di un incrocio di Bangkok: una teoria di finestre tutte uguali, uno scorcio di palazzo immacolato e sotto, al livello della strada, il simpatico e caotico movimento di persone, motorini, negozi così tipico dell’Asia.
Spesso finiamo con l’assomigliare ai luoghi in cui viviamo; la teoria di Jodice è che i nuovi “pionieri urbani” plasmino incessantemente il paesaggio che abitano, modificandolo “dal basso”. Il risultato è che Tokyo pare New York, le stesse insegne pubblicitarie luminose come un albero di Natale del consumismo. Un assembramento di roulotte vicino all’aeroporto a Oostende è lineare e lindo come un quartiere residenziale di villette a schiera, le fabbriche a Tulum sono uguali a tante altre. E anche quando la natura ci si mette d’impegno per creare capolavori, come sulla spiaggia di Phi Phi Ley, l’uomo non riesce a non intervenire: in mare si affollano i motoscafi e sulla spiaggia bianca guarda il panorama una folla eterogenea di turisti, dal classico americano a una donna velata.
Non è semplice fotografia di paesaggio, quella di tanta tradizione italiana; è un progetto più ambizioso quello che da anni porta avanti Jodice: un atlante di comportamenti sociali e urbani per immagini. D’altronde, l’artista è anche architetto, e si vede: negli edifici cerca qualcosa, una spiegazione, una chiave di lettura dell’uomo e del mondo.
Il suo progetto di andare in giro per il mondo e scattare foto ha un nome, What we want, e una data d’inizio, il 1999. Non può che essere così, considerando che si tratta di un’iniziativa che tocca oltre cinquanta metropoli sparse per tutto il globo. La mostra allestita alla Gam ne offre un assaggio, esponendo sette fotografie di grandi dimensioni che vanno ad arricchire il patrimonio fotografico della Galleria stessa, ospitate in una sala della collezione permanente.
Le immagini, parte del fondo dell’autore acquisito per il Museo dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt, sono state scattate in alcune di quelle cinquanta città, tra cui Bangkok, Tokyo e Singapore. Megalopoli che colpiscono per l’altissima concentrazione umana e abitativa, come ben illustrano due immagini affiancate che mostrano Tokyo dall’alto, un intrico infinito di costruzioni, e un gruppo di persone, anch’essi pigiati uno a fianco all’altro, come se non ci fosse abbastanza spazio per contenerli tutti. Simile, per certi versi, è la fotografia di un incrocio di Bangkok: una teoria di finestre tutte uguali, uno scorcio di palazzo immacolato e sotto, al livello della strada, il simpatico e caotico movimento di persone, motorini, negozi così tipico dell’Asia.
Spesso finiamo con l’assomigliare ai luoghi in cui viviamo; la teoria di Jodice è che i nuovi “pionieri urbani” plasmino incessantemente il paesaggio che abitano, modificandolo “dal basso”. Il risultato è che Tokyo pare New York, le stesse insegne pubblicitarie luminose come un albero di Natale del consumismo. Un assembramento di roulotte vicino all’aeroporto a Oostende è lineare e lindo come un quartiere residenziale di villette a schiera, le fabbriche a Tulum sono uguali a tante altre. E anche quando la natura ci si mette d’impegno per creare capolavori, come sulla spiaggia di Phi Phi Ley, l’uomo non riesce a non intervenire: in mare si affollano i motoscafi e sulla spiaggia bianca guarda il panorama una folla eterogenea di turisti, dal classico americano a una donna velata.
Non è semplice fotografia di paesaggio, quella di tanta tradizione italiana; è un progetto più ambizioso quello che da anni porta avanti Jodice: un atlante di comportamenti sociali e urbani per immagini. D’altronde, l’artista è anche architetto, e si vede: negli edifici cerca qualcosa, una spiegazione, una chiave di lettura dell’uomo e del mondo.
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dall’undici settembre al 16 novembre 2008
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GAM – Galleria d’Arte Moderna e contemporanea
Via Magenta 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese
Info: tel. +39 0114429518; fax +39 0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it; www.gamtorino.it
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