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27
ottobre 2008
fino al 30.XI.2008 Marco Delogu / Véronique Ellena Roma, Villa Medici
roma
All’Accademia di Francia si alternano a suon d’immagini Marco Delogu e Véronique Ellena. Due diverse facce della fotografia. Espressività ritrattistica contro un realismo dalle tinte velatamente surreali...
Nel suggestivo scorcio di Villa Medici, la fotografia si rende manifesta nelle sue peculiari caratteristiche: tramite gli espressivi ritratti di Marco Delogu e le realistiche nature morte di Véronique Ellena.
Nel concreto, gli scatti di Marco Delogu (Roma, 1960) risultano un vero omaggio alla sua arte fotografica, al suo essere artigiano della fotografia. Un’antologia iconografica di quasi un ventennio di lavoro. Un numero massiccio di servizi si susseguono caricati della stessa profonda espressività. Le immagini del fotografo romano paiono scolpite nella pietra: nette, incisive, demarcate dal medesimo principio di raccontare la profondità insita in ogni sguardo, che sia quello di un cardinale, di un fantino o di una zingara che allatta al seno il suo bambino. Questo il filo conduttore del tutto. Un tutto, però, forse troppo pieno, troppo ricolmo di immagini, investito da uno stile già di suo molto carico di significato.
La fotografia di Delogu risuona molto intensa e interpretante, per tale motivo distribuirla in un numero così considerevole d’immagini rischia di attutirne l’effetto. La lettura che l’artista fa emergere è anche quella di un approccio più particolarmente psicologico, quasi fisiognomico: molto spesso, infatti, i suoi scatti sono intenti a trasmettere una gravità di condizione, come può essere quella di un condannato a morte, attraverso una parallela gravità dello sguardo e dei lineamenti facciali (lancinanti quelli dei fantini del Palio di Siena).
In Cattività, un progetto portato avanti tra le recintate mura di Rebibbia, il direttore artistico del festival romano FotoGrafia (le cui sorti sono ancora, incredibilmente, in discussione circa la prossima edizione) si fa promotore di uno scatto che si connota, oltre che della consueta forza iconografica, anche di un profondo senso sociale. La maggior parte degli scatti esposti assumono tale valore: Due migrazioni fa fronte al problema della migrazione, in Dream i soggetti sono donne e uomini africani malati di Aids, con Cardinali, invece, fa risuonare l’echeggiante potere ecclesiastico.
A differenziarsi dal tutto la serie realizzata in Inghilterra nel 1998: forse per il taglio dell’immagine a tre quarti, o forse per una leggerezza più particolareggiata e giocosa. I soggetti fotografati, infatti, assumono tutti il consueto aplomb anglosassone, ma Delogu trasforma la riconosciuta compostezza inglese in un dettaglio ironico e spregiudicato, facendo velare il volto di chi guarda la fotografia da un sorriso delicato.
Véronique Ellena (Bourg-en-Bresse, 1966; vive a Parigi), invece, si rende fotografa dell’essenza dell’essere al mondo, un mondo vissuto non solo dall’uomo ma anche dalle forme vegetali e animali. I suoi scatti, infatti, non immortalano l’individuo, ma l’essenza che accomuna gli essere viventi. Gli oggetti e gli animali fotografati sembrano fissati in una dimensione senza tempo né spazio, prendendo le sembianze di autentiche icone dell’essenza insita nella vita.
È particolare il processo mentale di rimandi che la fotografa francese porta a galla attraverso le sue immagini: fra tutti, l’ombra mortifera che rimane persistente nel ciclo vitale di qualunque forma animata e non.
Nel concreto, gli scatti di Marco Delogu (Roma, 1960) risultano un vero omaggio alla sua arte fotografica, al suo essere artigiano della fotografia. Un’antologia iconografica di quasi un ventennio di lavoro. Un numero massiccio di servizi si susseguono caricati della stessa profonda espressività. Le immagini del fotografo romano paiono scolpite nella pietra: nette, incisive, demarcate dal medesimo principio di raccontare la profondità insita in ogni sguardo, che sia quello di un cardinale, di un fantino o di una zingara che allatta al seno il suo bambino. Questo il filo conduttore del tutto. Un tutto, però, forse troppo pieno, troppo ricolmo di immagini, investito da uno stile già di suo molto carico di significato.
La fotografia di Delogu risuona molto intensa e interpretante, per tale motivo distribuirla in un numero così considerevole d’immagini rischia di attutirne l’effetto. La lettura che l’artista fa emergere è anche quella di un approccio più particolarmente psicologico, quasi fisiognomico: molto spesso, infatti, i suoi scatti sono intenti a trasmettere una gravità di condizione, come può essere quella di un condannato a morte, attraverso una parallela gravità dello sguardo e dei lineamenti facciali (lancinanti quelli dei fantini del Palio di Siena).
In Cattività, un progetto portato avanti tra le recintate mura di Rebibbia, il direttore artistico del festival romano FotoGrafia (le cui sorti sono ancora, incredibilmente, in discussione circa la prossima edizione) si fa promotore di uno scatto che si connota, oltre che della consueta forza iconografica, anche di un profondo senso sociale. La maggior parte degli scatti esposti assumono tale valore: Due migrazioni fa fronte al problema della migrazione, in Dream i soggetti sono donne e uomini africani malati di Aids, con Cardinali, invece, fa risuonare l’echeggiante potere ecclesiastico.
A differenziarsi dal tutto la serie realizzata in Inghilterra nel 1998: forse per il taglio dell’immagine a tre quarti, o forse per una leggerezza più particolareggiata e giocosa. I soggetti fotografati, infatti, assumono tutti il consueto aplomb anglosassone, ma Delogu trasforma la riconosciuta compostezza inglese in un dettaglio ironico e spregiudicato, facendo velare il volto di chi guarda la fotografia da un sorriso delicato.
Véronique Ellena (Bourg-en-Bresse, 1966; vive a Parigi), invece, si rende fotografa dell’essenza dell’essere al mondo, un mondo vissuto non solo dall’uomo ma anche dalle forme vegetali e animali. I suoi scatti, infatti, non immortalano l’individuo, ma l’essenza che accomuna gli essere viventi. Gli oggetti e gli animali fotografati sembrano fissati in una dimensione senza tempo né spazio, prendendo le sembianze di autentiche icone dell’essenza insita nella vita.
È particolare il processo mentale di rimandi che la fotografa francese porta a galla attraverso le sue immagini: fra tutti, l’ombra mortifera che rimane persistente nel ciclo vitale di qualunque forma animata e non.
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Villa Medici – Accademia di Francia
Viale Trinità dei Monti, 1 (zona piazza di Spagna) – 00187 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 11-19
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Cataloghi Contrasto e Villa Medici
Info: tel. +39 06676291; fax +39 066761243; stampa@villamedici.it; www.villamedici.it
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