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Adolfina De Stefani / Antonello Mantonani – Vedere attraverso
L’Oratorio è genius loci perfetto per ospitare questa doppia esposizione, che possiamo leggere come un continuo rimando al doppio, e al suo scavalcamento
Comunicato stampa
Segnala l'evento
VEDERE ATTRAVERSO di Adolfina De Stefani e Antonello
Mantonani
a cura di Luciana Zabarella
presentazione critica a cura di Barbara Codogno
durante l’inaugurazione gli artisti Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani
daranno vita ad una azione performativa dedicata alla donna e ispirata a
“SUPPLICA A MIA MADRE” di Pier Paolo Pasolini
Continua il ciclo di mostre d'arte contemporanea all'interno dell'Oratorio di
Santa Maria Assunta (già luogo del cuore del FAI, Fondo Ambiente Italiano)
recentemente restaurato. Uno spazio che il Comune di Spinea (Venezia) ha
affidato a due curatrici, Adolfina De Stefani e Luciana Zabarella, per una
valorizzazione all'insegna dell'arte e della cultura.
Sabato 12 agosto alle 18.30 inaugura la bi- personale degli artisti Adolfina
De Stefani e Antonello Mantovani dal titolo “ Vedere Attraverso” a cura di
Luciana Zabarella con presentazione critica di Barbara Codogno.
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 27 agosto dal mercoledi al
venerdi 16.00 – 20.00, sabato e domenica 10.30 – 13.00 | 16.00 – 20.00.
“L'Oratorio è genius loci perfetto per ospitare questa doppia esposizione, che
possiamo leggere come un continuo rimando al doppio, e al suo
scavalcamento.
Genius loci come entità naturale e soprannaturale, legata a un luogo e a un
oggetto di culto. Un luogo che per i romani pagani andava precisato nel suo
carattere di indefinito sessuale: sive mas sive foemina (che sia maschio o che
sia femmina), non solo perché non se ne doveva riconosce il genere, e perché
nel luogo sacro si aveva fusione di maschile e femminile. Il doppio diventava
Uno.
Così come l'uno diventa due. Perché due sono gli artisti, Adolfina De Stefani e
Antonello Mantovani. Due figure che giganteggiano all'interno del panorama
dell'arte contemporanea nazionale. Non solo per la loro febbrile attività di
curatori, galleristi, organizzatori, soprattutto per la produzione artistica che li
porta continuamente a esplorare nuovi linguaggi, usando e abusando di
materiali diversissimi.
L'esposizione titola “Vedere Attraverso”; e se già lo sguardo è doppio, in quanto
due sono gli artisti, i loro occhi riverberano lo sguardo, lo moltiplicano,
scrutando a vicenda la reciproca interiorità. Come a dire che uno non vede
senza l'altro. O meglio: che l'uno non può vedersi senza l'altro.
Alla duplice visione, con l'occhio che come un caleidoscopio mistico distorce e
allucina la visione, i due artisti aggiungono la trasparenza del materiale principe
usato per questa esposizione.
Siamo in un Oratorio dedicato alla Madre del Cristo; luogo della preghiera che a
partire dalla Controriforma Cattolica diventa come un'appendice - staccata e
personale- dal corpo della Chiesa. Luogo separato, più intimo, personale, dove
eleggere a referente della propria preghiera non più il Padre ma talvolta un
Santo, molto spesso la Madre.
Nella Chiesa si celebra il rituale liturgico, la grande macchina teatrale della
Santa Messa, dell'Eucarestia, della Cerimonia della nascita e della morte del
Figlio. Nell'Oratorio c'è la preghiera nascosta, individuale, liberata dalla ritualità.
La preghiera ha bisogno di luce per essere vista: si prega accendendo una
candela.
E la candela è fatta di cera. Un materiale millenario, che l'uomo ha preso dalle
api e impiegato sin dall'antichità per attività le più diverse; usato dagli egizi tanto
per impermeabilizzare le navi come per imbalsamare le mummie.
Un materiale duttile e trasparente in grado di trattenere, come l'ambra, talvolta
piccoli insetti, particelle di pulviscolo, piume.
In questo luogo privato e sacro, i due artisti lavorano con il materiale della
preghiera, riempiendone le piccole edicole, le fessure, gli spazi concavi e
segreti delle mura sacre con quote di cera da cui spuntano dettagli anatomici.
Sono porzioni di corpo: mani, dita, piedi. I loro.
Nel luogo dove il corpo di Cristo si fa Eucaristia per onorare il sacrificio imposto
da questa religione dell'anima, il corpo degli artisti si fa unica statua di cera che
celebra la commistione pagana e mistica dei due.
Ecco allora che “vedere attraverso” l'immanenza del corpo diventa una grande
metafora dell'arte, e dell'amore. Perché il corpo è transitorio, ma se noi lo
santifichiamo attraverso il gesto creativo dell'arte ( non è quello che ha fatto
dio? ) allora il corpo supera se stesso. Diventa eterno, sacro.
Rispetto al corpo, i due artisti propongono una riflessione anche sul suo essere
luogo di centralità, di verità. Sappiamo tutti come la vista sia stato uno degli
argomenti cardini affrontato da Aristotele nella trattazione della “Metafisica”. Per
il grande filosofo greco la vista era il senso più importante, in grado di farci
conoscere meglio il mondo. Per Aristotele il fenomeno della visione era reso
possibile dalla presenza del diaphanes, ossia di un elemento diafano e
trasparente, che funge da mezzo intermedio, la luce.
Ma come apparirà la visione se gli occhi sono velati di cera?
L'esposizione “Vedere Attraverso” ci propone anche cinque immagini in bianco
e nero che raffigurano degli occhi; sono immagini fotografiche ingrandite e
ritoccate alle quali è stato sovrapposto un leggero strato di cera.
Immagini massimamente poetiche e piene di riferimenti colti. L'occhio velato di
lacrime, l'occhio che Buňuel spalanca e deflora, l'occhio della Statua di marmo
che noi immaginiamo con timore possa animarci, come ci ricorda Galatea.
Vedere attraverso comporta allora la pulizia dell'occhio dal peso di un velo che
offusca la realtà. Quel velo di cui parlava il filosofo Schopenhauer, che ci
impedisce di cogliere il mondo com'è, perché noi vediamo il mondo come lo
desideriamo. La nostra volontà ci porta a creare il mondo attraverso il nostro
desiderio e a non guardarlo nella sua verità.
Sorge allora la domanda: sappiamo elevarci dal corpo - che poi è metafora di
una realtà bassa, contingente, volgare - sappiamo superare, vedere attraverso,
questo velo di ombre ed elevarci?
Ecco che l'opera realizzata dai due artisti con il neon di luce bianca ci dà la
risposta. L'opera titola “Leggere l'Infinito”. E sembra proprio che all'interno di
questo luogo privato e sacro, grazie all'arte che nasce dal corpo, i due artisti
abbiano voluto condurci alla visione dell'infinito.
Durante il vernissage, i due artisti, celebri performer, realizzeranno una loro
performance dal titolo: “Omaggio alla Donna” con la poesia di Pier Paolo
Pasolini “Supplica a mia Madre”. In un Oratorio dedicato alla Madre del Cristo,
luogo in cui si esplora il sacro, il corpo, l'infinito e il vedere attraverso per
raggiungere la verità, la presenza della Madre, anche quella terrena, è
presenza che nel darci la vita ci traghetta verso la conoscenza. Importante
renderle omaggio”.
Barbara Codogno
“Il sodalizio tra i due performer e artisti contemporanei Adolfina De Stefani e
Antonello Mantovani nasce nel 2000 ed è caratterizzato da una sorta di
nomadismo operativo che li vede impegnati in una esplorazione parallela nei
numerosi percorsi dell’espressione artistica. Apprezzati esponenti nello
scenario della cultura artistica sia in Italia che all’estero, la loro espressione
si articola attraverso la performance, l’installazione e la ricerca multimediale,
con particolare attenzione alle tematiche attuali. Emergono con estrema
chiarezza le azioni di carattere universale con l’intento di favorire l’incontro del
grande pubblico con i linguaggi contemporanei”.
Mantonani
a cura di Luciana Zabarella
presentazione critica a cura di Barbara Codogno
durante l’inaugurazione gli artisti Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani
daranno vita ad una azione performativa dedicata alla donna e ispirata a
“SUPPLICA A MIA MADRE” di Pier Paolo Pasolini
Continua il ciclo di mostre d'arte contemporanea all'interno dell'Oratorio di
Santa Maria Assunta (già luogo del cuore del FAI, Fondo Ambiente Italiano)
recentemente restaurato. Uno spazio che il Comune di Spinea (Venezia) ha
affidato a due curatrici, Adolfina De Stefani e Luciana Zabarella, per una
valorizzazione all'insegna dell'arte e della cultura.
Sabato 12 agosto alle 18.30 inaugura la bi- personale degli artisti Adolfina
De Stefani e Antonello Mantovani dal titolo “ Vedere Attraverso” a cura di
Luciana Zabarella con presentazione critica di Barbara Codogno.
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 27 agosto dal mercoledi al
venerdi 16.00 – 20.00, sabato e domenica 10.30 – 13.00 | 16.00 – 20.00.
“L'Oratorio è genius loci perfetto per ospitare questa doppia esposizione, che
possiamo leggere come un continuo rimando al doppio, e al suo
scavalcamento.
Genius loci come entità naturale e soprannaturale, legata a un luogo e a un
oggetto di culto. Un luogo che per i romani pagani andava precisato nel suo
carattere di indefinito sessuale: sive mas sive foemina (che sia maschio o che
sia femmina), non solo perché non se ne doveva riconosce il genere, e perché
nel luogo sacro si aveva fusione di maschile e femminile. Il doppio diventava
Uno.
Così come l'uno diventa due. Perché due sono gli artisti, Adolfina De Stefani e
Antonello Mantovani. Due figure che giganteggiano all'interno del panorama
dell'arte contemporanea nazionale. Non solo per la loro febbrile attività di
curatori, galleristi, organizzatori, soprattutto per la produzione artistica che li
porta continuamente a esplorare nuovi linguaggi, usando e abusando di
materiali diversissimi.
L'esposizione titola “Vedere Attraverso”; e se già lo sguardo è doppio, in quanto
due sono gli artisti, i loro occhi riverberano lo sguardo, lo moltiplicano,
scrutando a vicenda la reciproca interiorità. Come a dire che uno non vede
senza l'altro. O meglio: che l'uno non può vedersi senza l'altro.
Alla duplice visione, con l'occhio che come un caleidoscopio mistico distorce e
allucina la visione, i due artisti aggiungono la trasparenza del materiale principe
usato per questa esposizione.
Siamo in un Oratorio dedicato alla Madre del Cristo; luogo della preghiera che a
partire dalla Controriforma Cattolica diventa come un'appendice - staccata e
personale- dal corpo della Chiesa. Luogo separato, più intimo, personale, dove
eleggere a referente della propria preghiera non più il Padre ma talvolta un
Santo, molto spesso la Madre.
Nella Chiesa si celebra il rituale liturgico, la grande macchina teatrale della
Santa Messa, dell'Eucarestia, della Cerimonia della nascita e della morte del
Figlio. Nell'Oratorio c'è la preghiera nascosta, individuale, liberata dalla ritualità.
La preghiera ha bisogno di luce per essere vista: si prega accendendo una
candela.
E la candela è fatta di cera. Un materiale millenario, che l'uomo ha preso dalle
api e impiegato sin dall'antichità per attività le più diverse; usato dagli egizi tanto
per impermeabilizzare le navi come per imbalsamare le mummie.
Un materiale duttile e trasparente in grado di trattenere, come l'ambra, talvolta
piccoli insetti, particelle di pulviscolo, piume.
In questo luogo privato e sacro, i due artisti lavorano con il materiale della
preghiera, riempiendone le piccole edicole, le fessure, gli spazi concavi e
segreti delle mura sacre con quote di cera da cui spuntano dettagli anatomici.
Sono porzioni di corpo: mani, dita, piedi. I loro.
Nel luogo dove il corpo di Cristo si fa Eucaristia per onorare il sacrificio imposto
da questa religione dell'anima, il corpo degli artisti si fa unica statua di cera che
celebra la commistione pagana e mistica dei due.
Ecco allora che “vedere attraverso” l'immanenza del corpo diventa una grande
metafora dell'arte, e dell'amore. Perché il corpo è transitorio, ma se noi lo
santifichiamo attraverso il gesto creativo dell'arte ( non è quello che ha fatto
dio? ) allora il corpo supera se stesso. Diventa eterno, sacro.
Rispetto al corpo, i due artisti propongono una riflessione anche sul suo essere
luogo di centralità, di verità. Sappiamo tutti come la vista sia stato uno degli
argomenti cardini affrontato da Aristotele nella trattazione della “Metafisica”. Per
il grande filosofo greco la vista era il senso più importante, in grado di farci
conoscere meglio il mondo. Per Aristotele il fenomeno della visione era reso
possibile dalla presenza del diaphanes, ossia di un elemento diafano e
trasparente, che funge da mezzo intermedio, la luce.
Ma come apparirà la visione se gli occhi sono velati di cera?
L'esposizione “Vedere Attraverso” ci propone anche cinque immagini in bianco
e nero che raffigurano degli occhi; sono immagini fotografiche ingrandite e
ritoccate alle quali è stato sovrapposto un leggero strato di cera.
Immagini massimamente poetiche e piene di riferimenti colti. L'occhio velato di
lacrime, l'occhio che Buňuel spalanca e deflora, l'occhio della Statua di marmo
che noi immaginiamo con timore possa animarci, come ci ricorda Galatea.
Vedere attraverso comporta allora la pulizia dell'occhio dal peso di un velo che
offusca la realtà. Quel velo di cui parlava il filosofo Schopenhauer, che ci
impedisce di cogliere il mondo com'è, perché noi vediamo il mondo come lo
desideriamo. La nostra volontà ci porta a creare il mondo attraverso il nostro
desiderio e a non guardarlo nella sua verità.
Sorge allora la domanda: sappiamo elevarci dal corpo - che poi è metafora di
una realtà bassa, contingente, volgare - sappiamo superare, vedere attraverso,
questo velo di ombre ed elevarci?
Ecco che l'opera realizzata dai due artisti con il neon di luce bianca ci dà la
risposta. L'opera titola “Leggere l'Infinito”. E sembra proprio che all'interno di
questo luogo privato e sacro, grazie all'arte che nasce dal corpo, i due artisti
abbiano voluto condurci alla visione dell'infinito.
Durante il vernissage, i due artisti, celebri performer, realizzeranno una loro
performance dal titolo: “Omaggio alla Donna” con la poesia di Pier Paolo
Pasolini “Supplica a mia Madre”. In un Oratorio dedicato alla Madre del Cristo,
luogo in cui si esplora il sacro, il corpo, l'infinito e il vedere attraverso per
raggiungere la verità, la presenza della Madre, anche quella terrena, è
presenza che nel darci la vita ci traghetta verso la conoscenza. Importante
renderle omaggio”.
Barbara Codogno
“Il sodalizio tra i due performer e artisti contemporanei Adolfina De Stefani e
Antonello Mantovani nasce nel 2000 ed è caratterizzato da una sorta di
nomadismo operativo che li vede impegnati in una esplorazione parallela nei
numerosi percorsi dell’espressione artistica. Apprezzati esponenti nello
scenario della cultura artistica sia in Italia che all’estero, la loro espressione
si articola attraverso la performance, l’installazione e la ricerca multimediale,
con particolare attenzione alle tematiche attuali. Emergono con estrema
chiarezza le azioni di carattere universale con l’intento di favorire l’incontro del
grande pubblico con i linguaggi contemporanei”.
12
agosto 2017
Adolfina De Stefani / Antonello Mantonani – Vedere attraverso
Dal 12 al 27 agosto 2017
arte contemporanea
Location
PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA
Spinea, Via Rossignago, 61, (Venezia)
Spinea, Via Rossignago, 61, (Venezia)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 16.00 –20.00, sabato e domenica 10.30 –13.00 | 16.00 – 20.00
Vernissage
12 Agosto 2017, ore 18.30
Autore
Curatore