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Thea Djordjadze / Fausto Melotti – Abbandonando un’era che abbiamo trovato invivibile
Nata dall’incontro tra l’artista georgiana Thea Djordjadze (Tbilisi, 1971) e l’opera di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), la mostra alla Triennale di Milano trasferisce sul piano visivo i principi drammaturgici del metateatro, gioca sulla sovrapposizione dei piani temporali e riattiva significati latenti attraverso il dialogo tra artisti di generazioni diverse
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Thea Djordjadze - Fausto Melotti
Abbandonando un'era che abbiamo trovato invivibile
A cura di Lorenzo Giusti
Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte
7 Luglio – 27 Agosto 2017
Nata dall’incontro tra l’artista georgiana Thea Djordjadze (Tbilisi, 1971) e
l’opera di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), la mostra alla
Triennale di Milano trasferisce sul piano visivo i principi drammaturgici del
metateatro, gioca sulla sovrapposizione dei piani temporali e riattiva
significati latenti attraverso il dialogo tra artisti di generazioni diverse.
Affascinata dai Teatrini di Melotti - piccole costruzioni polimateriche, in cui
figure stilizzate mimano situazioni di incontro e stati d’animo - Djordjadze
ha progettato un sistema architettonico flessibile, concepito allo stesso
tempo come supporto per le opere del grande scultore italiano e come
installazione autonoma, un ambiente immersivo in cui si mettono in
relazione elementi dell’architettura, strutture portanti e sculture
indipendenti. Palcoscenico per altri palcoscenici in scala ridotta, il lavoro di
Thea Djordjadze costruisce un “metascenario” in cui il soggetto della
rappresentazione è la rappresentazione stessa.
L’opera di Thea Djordjadze è sempre site specific: a guidare l’artista è un
principio di adattamento che costituisce allo stesso tempo una modalità
operativa e una ragione estetica. Le sue installazioni sono il risultato di
assemblaggi di oggetti d’uso comune, privati di ogni possibile funzione, o
materiali poveri: opere minimali che dialogano con i principi del design e
con la tradizione della scultura astratta, senza appartenere, in realtà, a
nessuna delle due categorie. Un lavoro che trova la sua forma finale nello
spazio espositivo in cui si inserisce, come un organismo vivente,
metamorfico, in cui il supporto si fa scultura e la scultura supporto,
crescendo e integrandosi l’uno nell’altra.
Nell’installazione di Thea Djordjadze si innesta quindi, come una mostra
nella mostra, il percorso dedicato ai Teatrini e, più in generale, al tema del
teatro nell’opera di Melotti. Attraverso una selezione di venticinque preziosi
lavori, tra i più rappresentativi della produzione dell’artista, realizzati tra gli
anni Quaranta e la metà degli Ottanta, a cui si affianca un gruppo di disegni
e schizzi preparatori, il progetto espositivo consente di ripercorrere le
principali tappe di una ricerca a lungo considerata minore, circoscritta tra i
vertici dell’astrattismo degli anni Trenta e le strutture filiformi degli ultimi
due decenni, e oggi riconosciuta come uno dei momenti più alti e originali
della vicenda artistica di Melotti.
Nati dall’interesse per il “luogo scenico” metafisico e da una riflessione sugli
studi di Le Corbusier intorno al modulo architettonico – cui anche Thea
Djordjadze ha sempre guardato con attenzione – i Teatrini sono sezioni di
spazi abitabili, alveoli in cui si mettono in scena le più diverse situazioni
umane. Non storie, poiché l’elemento narrativo è ridotto a pochi elementi
essenziali, ma sequenze indefinite, camere incantate di un mondo sospeso
in cui coabitano dimensioni liriche e drammatiche.
Abbandonando un'era che abbiamo trovato invivibile
A cura di Lorenzo Giusti
Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte
7 Luglio – 27 Agosto 2017
Nata dall’incontro tra l’artista georgiana Thea Djordjadze (Tbilisi, 1971) e
l’opera di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), la mostra alla
Triennale di Milano trasferisce sul piano visivo i principi drammaturgici del
metateatro, gioca sulla sovrapposizione dei piani temporali e riattiva
significati latenti attraverso il dialogo tra artisti di generazioni diverse.
Affascinata dai Teatrini di Melotti - piccole costruzioni polimateriche, in cui
figure stilizzate mimano situazioni di incontro e stati d’animo - Djordjadze
ha progettato un sistema architettonico flessibile, concepito allo stesso
tempo come supporto per le opere del grande scultore italiano e come
installazione autonoma, un ambiente immersivo in cui si mettono in
relazione elementi dell’architettura, strutture portanti e sculture
indipendenti. Palcoscenico per altri palcoscenici in scala ridotta, il lavoro di
Thea Djordjadze costruisce un “metascenario” in cui il soggetto della
rappresentazione è la rappresentazione stessa.
L’opera di Thea Djordjadze è sempre site specific: a guidare l’artista è un
principio di adattamento che costituisce allo stesso tempo una modalità
operativa e una ragione estetica. Le sue installazioni sono il risultato di
assemblaggi di oggetti d’uso comune, privati di ogni possibile funzione, o
materiali poveri: opere minimali che dialogano con i principi del design e
con la tradizione della scultura astratta, senza appartenere, in realtà, a
nessuna delle due categorie. Un lavoro che trova la sua forma finale nello
spazio espositivo in cui si inserisce, come un organismo vivente,
metamorfico, in cui il supporto si fa scultura e la scultura supporto,
crescendo e integrandosi l’uno nell’altra.
Nell’installazione di Thea Djordjadze si innesta quindi, come una mostra
nella mostra, il percorso dedicato ai Teatrini e, più in generale, al tema del
teatro nell’opera di Melotti. Attraverso una selezione di venticinque preziosi
lavori, tra i più rappresentativi della produzione dell’artista, realizzati tra gli
anni Quaranta e la metà degli Ottanta, a cui si affianca un gruppo di disegni
e schizzi preparatori, il progetto espositivo consente di ripercorrere le
principali tappe di una ricerca a lungo considerata minore, circoscritta tra i
vertici dell’astrattismo degli anni Trenta e le strutture filiformi degli ultimi
due decenni, e oggi riconosciuta come uno dei momenti più alti e originali
della vicenda artistica di Melotti.
Nati dall’interesse per il “luogo scenico” metafisico e da una riflessione sugli
studi di Le Corbusier intorno al modulo architettonico – cui anche Thea
Djordjadze ha sempre guardato con attenzione – i Teatrini sono sezioni di
spazi abitabili, alveoli in cui si mettono in scena le più diverse situazioni
umane. Non storie, poiché l’elemento narrativo è ridotto a pochi elementi
essenziali, ma sequenze indefinite, camere incantate di un mondo sospeso
in cui coabitano dimensioni liriche e drammatiche.
06
luglio 2017
Thea Djordjadze / Fausto Melotti – Abbandonando un’era che abbiamo trovato invivibile
Dal 06 luglio al 27 agosto 2017
arte contemporanea
Location
TRIENNALE – PALAZZO DELL’ARTE
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Biglietti
6,00 /5,00 /4,00 Euro
Orario di apertura
Martedì - Domenica 10.30 - 20.30 Lunedì chiuso La biglietteria chiude un'ora prima delle mostre
Vernissage
6 Luglio 2017, ore 19 su invito
Autore
Curatore