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Rovine di guerra. Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto
Tradizione e contemporaneità si interrogano sul tema delle rovine di guerra, parlando di assenza quanto di viva presenza di ciò che nel tempo e nel conflitto è sopravvissuto, eredità forte – sia collettiva sia strettamente personale – che getta un ponte tra passato e futuro, nel tempo presente.
Comunicato stampa
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«L’effetto di queste composizioni, buone o cattive che siano, è di lasciarvi in uno stato di dolce melanconia. Portiamo il nostro sguardo sui frammenti di un arco di trionfo, di un portico, di una piramide, di un tempio, di un palazzo e ritorniamo comunque sempre a noi stessi. Anticipiamo il flusso del tempo, e la nostra immaginazione si disperde sulla terra e sugli edifici stessi che abitiamo. Siamo soli, orfani di tutta una generazione che non c’è più.
[…] Le idee che le rovine risvegliano in me sono grandiose. Tutto passa, tutto perisce. Soltanto il mondo resiste. Soltanto il tempo continua a durare. Io cammino tra due eternità.» (D. Diderot, Ruines et paysages. Salon 1767)
Il 21 giugno 2017 alle ore 18.30 si inaugurerà la mostra "Rovine di guerra – Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto" nello spazio espositivo della Galleria d’arte La Nica, in viale Mazzini 1.
La mostra intende rendere omaggio ad uno dei maestri dell’Astrattismo romano del secondo Dopoguerra, Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995), tessendo un dialogo ideale con alcuni artisti di nuova generazione formatisi all’Accademia di Belle Arti di Roma: Francesca Biundo, Sara Braga, Marco Eusepi, Lorenzo Ghimenti, Lorenzo Gramaccia, Flavio Orlando e Amedeo Porru. Al centro del confronto vi è il tema delle rovine di guerra, soggetto che da sempre ha suscitato l’interesse di artisti ed intellettuali e che permea tutto un ciclo di opere di Turcato dedicate alla città di Varsavia, dove si reca nel 1948.
Rovine di Varsavia (1950), unica opera del maestro presente in mostra e inedita per la città di Roma, è tra le ultime Rovine archiviate. Attualmente proveniente da una collezione privata romana, il quadro è appartenuto per decenni a Piero Luigi Siena, primo direttore del Museion di Bolzano che con Turcato condivideva città di origine e anno di nascita.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Varsavia è tutta una rovina e quasi la totalità dei suoi edifici è stata distrutta o danneggiata dai bombardamenti. Turcato, da anni attivista del PCI, parte per la Polonia nell’agosto del 1948 con un gruppo di 40 delegati al Primo Congresso Globale degli Intellettuali per la Pace e, sorvolando in aereo la dilaniata capitale polacca, maturerà la necessità di testimoniare i lasciti della Guerra, dando vita alle sue Rovine di Varsavia, facenti parte di un ciclo che ad oggi conta poco meno di una trentina di pezzi.
La piccola quanto preziosa opera esposta riveste, dunque, il ruolo di punto di partenza e delinea il terreno di confronto per una riflessione di più ampio respiro tesa a narrare le rovine tutte: vere e proprie impronte di guerre storiche, reali, ma anche simboliche, psicologiche e personali. Dice il filosofo e storico dell’arte francese Georges Didi-Huberman in uno dei suoi ultimi saggi La somiglianza per contatto (trad. it. 2009):
«Anche se l’impronta ci tocca attraverso l’aderenza da cui procede, questo contatto finisce quasi fatalmente per essere pensato come elemento di separazione, di perdita, di assenza. […] L’impronta inoltre ci tocca e ci sfugge perché dà forma ad un disagio nella storia […]. In ogni impronta, infatti, il gioco del contatto e dello scarto sconvolge il nostro rapporto con il divenire e la memoria, cosicché anche […] la týche e la téchne, l’«Adesso» e il «Già-stato» si raggrovigliano in una formazione inedita che turba il pensiero.»
E così come le impronte, le rovine di guerra – «disagio nella storia» – non sono soltanto assenza di un qualcosa ormai perduto, ma viva presenza di ciò che nel tempo e nel conflitto è sopravvissuto, eredità forte – sia collettiva che strettamente personale – che getta un ponte tra passato e futuro, nel tempo presente.
Questa stessa idea sottende anche alla scelta di porre in dialogo un maestro storico della tradizione italiana come Giulio Turcato con i giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti, vivi testimoni di una tradizione–rovina che parla di separazione, memoria, quanto di crescita, evoluzione – o chissà, rivoluzione.
La sera dell’inaugurazione si terrà un incontro aperto al pubblico sull’ampia tematica delle rovine di guerra, occasione nella quale interverranno importanti esponenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma: Pier Luigi Berto, Robertomaria Siena e Gabriele Simongini. Il dibattito sarà introdotto dalla curatrice Maria Vittoria Marchetta e da Cristina Liscaio a seguito di una lettura interpretata. Il pubblico sarà invitato a confrontarsi e partecipare attivamente all’incontro.
Così come promesso tra gli intenti della neonata Galleria d’arte La Nica, uno degli scopi prefissi sarà quello di coinvolgere sempre più i giovani artisti nelle attività e nei progetti espositivi della galleria. Rovine di guerra – Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto è la prima di un ciclo di mostre che La Nica vorrebbe realizzare con l’analogo intento di far dialogare tradizione e nuove generazioni in confronti sempre più stimolanti.
[…] Le idee che le rovine risvegliano in me sono grandiose. Tutto passa, tutto perisce. Soltanto il mondo resiste. Soltanto il tempo continua a durare. Io cammino tra due eternità.» (D. Diderot, Ruines et paysages. Salon 1767)
Il 21 giugno 2017 alle ore 18.30 si inaugurerà la mostra "Rovine di guerra – Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto" nello spazio espositivo della Galleria d’arte La Nica, in viale Mazzini 1.
La mostra intende rendere omaggio ad uno dei maestri dell’Astrattismo romano del secondo Dopoguerra, Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995), tessendo un dialogo ideale con alcuni artisti di nuova generazione formatisi all’Accademia di Belle Arti di Roma: Francesca Biundo, Sara Braga, Marco Eusepi, Lorenzo Ghimenti, Lorenzo Gramaccia, Flavio Orlando e Amedeo Porru. Al centro del confronto vi è il tema delle rovine di guerra, soggetto che da sempre ha suscitato l’interesse di artisti ed intellettuali e che permea tutto un ciclo di opere di Turcato dedicate alla città di Varsavia, dove si reca nel 1948.
Rovine di Varsavia (1950), unica opera del maestro presente in mostra e inedita per la città di Roma, è tra le ultime Rovine archiviate. Attualmente proveniente da una collezione privata romana, il quadro è appartenuto per decenni a Piero Luigi Siena, primo direttore del Museion di Bolzano che con Turcato condivideva città di origine e anno di nascita.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Varsavia è tutta una rovina e quasi la totalità dei suoi edifici è stata distrutta o danneggiata dai bombardamenti. Turcato, da anni attivista del PCI, parte per la Polonia nell’agosto del 1948 con un gruppo di 40 delegati al Primo Congresso Globale degli Intellettuali per la Pace e, sorvolando in aereo la dilaniata capitale polacca, maturerà la necessità di testimoniare i lasciti della Guerra, dando vita alle sue Rovine di Varsavia, facenti parte di un ciclo che ad oggi conta poco meno di una trentina di pezzi.
La piccola quanto preziosa opera esposta riveste, dunque, il ruolo di punto di partenza e delinea il terreno di confronto per una riflessione di più ampio respiro tesa a narrare le rovine tutte: vere e proprie impronte di guerre storiche, reali, ma anche simboliche, psicologiche e personali. Dice il filosofo e storico dell’arte francese Georges Didi-Huberman in uno dei suoi ultimi saggi La somiglianza per contatto (trad. it. 2009):
«Anche se l’impronta ci tocca attraverso l’aderenza da cui procede, questo contatto finisce quasi fatalmente per essere pensato come elemento di separazione, di perdita, di assenza. […] L’impronta inoltre ci tocca e ci sfugge perché dà forma ad un disagio nella storia […]. In ogni impronta, infatti, il gioco del contatto e dello scarto sconvolge il nostro rapporto con il divenire e la memoria, cosicché anche […] la týche e la téchne, l’«Adesso» e il «Già-stato» si raggrovigliano in una formazione inedita che turba il pensiero.»
E così come le impronte, le rovine di guerra – «disagio nella storia» – non sono soltanto assenza di un qualcosa ormai perduto, ma viva presenza di ciò che nel tempo e nel conflitto è sopravvissuto, eredità forte – sia collettiva che strettamente personale – che getta un ponte tra passato e futuro, nel tempo presente.
Questa stessa idea sottende anche alla scelta di porre in dialogo un maestro storico della tradizione italiana come Giulio Turcato con i giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti, vivi testimoni di una tradizione–rovina che parla di separazione, memoria, quanto di crescita, evoluzione – o chissà, rivoluzione.
La sera dell’inaugurazione si terrà un incontro aperto al pubblico sull’ampia tematica delle rovine di guerra, occasione nella quale interverranno importanti esponenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma: Pier Luigi Berto, Robertomaria Siena e Gabriele Simongini. Il dibattito sarà introdotto dalla curatrice Maria Vittoria Marchetta e da Cristina Liscaio a seguito di una lettura interpretata. Il pubblico sarà invitato a confrontarsi e partecipare attivamente all’incontro.
Così come promesso tra gli intenti della neonata Galleria d’arte La Nica, uno degli scopi prefissi sarà quello di coinvolgere sempre più i giovani artisti nelle attività e nei progetti espositivi della galleria. Rovine di guerra – Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto è la prima di un ciclo di mostre che La Nica vorrebbe realizzare con l’analogo intento di far dialogare tradizione e nuove generazioni in confronti sempre più stimolanti.
21
giugno 2017
Rovine di guerra. Giulio Turcato e sette giovani artisti a confronto
Dal 21 giugno al 15 settembre 2017
arte contemporanea
incontro - conferenza
serata - evento
giovane arte
incontro - conferenza
serata - evento
giovane arte
Location
GALLERIA D’ARTE LA NICA
Roma, Viale Giuseppe Mazzini, 1, (Roma)
Roma, Viale Giuseppe Mazzini, 1, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 11-13 e 16.30-18.30
Vernissage
21 Giugno 2017, ore 18.30
Autore
Curatore