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Gianluca Balocco – The Anachronism of the Shaman Power
In occasione della prima edizione di Milano PhotoWeek (5–11 giugno 2017), Spazio BIG Santa Marta ospita The Anachronism of the Shaman Power, installazione in cui l’artista Gianluca Balocco presenta una serie di opere fotografiche dedicate alle sciamane andine e alle loro cerimonie anacronistiche.
Comunicato stampa
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In occasione della prima edizione di Milano PhotoWeek (5–11 giugno 2017), Spazio BIG Santa Marta ospita The Anachronism of the Shaman Power, installazione in cui l'artista Gianluca Balocco presenta una serie di opere fotografiche dedicate alle sciamane andine e alle loro cerimonie anacronistiche. Il lavoro è stato esposto come prima tappa alla Galleria Nazionale di Roma, in occasione del progetto ANIMATIME di Cristiana Collu e Annarosa Buttarelli.
L’allestimento è composto da un site-specific in cui le opere fotografiche, che dialogano con un’installazione di foglie che ricordano il rituale della chakana, richiamano le simbologie del potere economico occidentale, di quello cosmico delle Curandere delle Ande e del loro potere sciamanico. Sciamano è una parola tungusa che ha origine nel centro dell’Asia. Lo sciamanesimo non si può spiegare con la sociologia e l’antropologia, ma piuttosto attraverso l’etnologia storica: uno sciamano è una persona che viene scelta dagli spiriti che, successivamente, si impossessano della sua vita. Uno sciamano dunque non si può sottrarre al proprio destino e non può scegliere di percorrere una via differente o una professione diversa. Questa visione anacronistica della storia del sapere, del controllo degli eventi umani e del mondo indaga sulle relazioni ancestrali dove magia e potere non sono simboli di sopraffazione tipici del lato maschile dell’uomo bensì elementi di saggezza, prudenza, umiltà e rispetto che caratterizzano la dimensione femminile legata alla Pachamama.
«Nell’installazione fotografica – scrive Francesca Bacci nel testo critico che accompagna la mostra – l’artista crea una precisa iconologia della guarigione. I ritratti delle sciamane andine sono costruiti per il nostro linguaggio visivo, così da portarci più vicino a un punto origine che un tempo ci apparteneva. Sono donne dalle sapienti mani-ponte, che cercano costantemente il punto di contatto con un’altra riva – o meglio, lo offrono».
GIANLUCA BALOCCO
Artista, fotografo e performer con un lungo percorso di ricerca artistica, autoriale ed espositivo, Balocco intende la fotografia come strumento scientifico applicato a progetti definiti al limite tra la biologia evoluzionista e l’antropologia contemporanea ispirata al pensiero filosofico di George Didi-Hubermann.
La ricerca di Balocco inizia negli anni ’80, quando studia tecnica della fotografia applicandola alla propria sperimentazione artistica. Sono di questi anni le “foto-tracce”: riprese fotografiche trasformate in immagini materiche che alludono alla pittura meccanica e casuale. Nel 1993 presenta alla XLV Biennale di Venezia (curata da Achille Bonito Oliva) un’installazione video e fotografica, “Viaggio senza Passaporto”, ispirata alle teorie di Bion sul rapporto tra memoria ed emozioni, realizzata in un living set di 60 giorni con un gruppo di donne lungodegenti di un ospedale psichiatrico.
Nel 2013, dopo anni di ricerca e sperimentazione nel campo della fotografia e della biologia vegetale, pubblica per Aboca Edizioni un libro fotografico dal titolo “Naked Plants”, in cui protagoniste assolute sono le piante, l’intelligenza delle radici, i loro rapporti con lo spazio, la luce e l’uomo. Gli stessi temi arricchiti da riflessioni evoluzioniste tornano nella mostra “Cosmovisione Shuar”, inaugurata a marzo 2016 presso il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa. L’esposizione ha presentato in anteprima il lungo lavoro realizzato da Balocco in Amazzonia con il popolo Shuar (Ecuador). Gli scatti del viaggio in Amazzonia, realizzati in aperta collaborazione con il popolo Shuar – secondo un metodo che l’artista definisce di “antropologia partecipata” – evidenziano l’importanza della tutela della biodiversità e saranno documentati in un libro fotografico dal titolo “Witjai - I exist” di prossima pubblicazione con Crowdbooks editore.
www.gianlucabalocco.com
L’allestimento è composto da un site-specific in cui le opere fotografiche, che dialogano con un’installazione di foglie che ricordano il rituale della chakana, richiamano le simbologie del potere economico occidentale, di quello cosmico delle Curandere delle Ande e del loro potere sciamanico. Sciamano è una parola tungusa che ha origine nel centro dell’Asia. Lo sciamanesimo non si può spiegare con la sociologia e l’antropologia, ma piuttosto attraverso l’etnologia storica: uno sciamano è una persona che viene scelta dagli spiriti che, successivamente, si impossessano della sua vita. Uno sciamano dunque non si può sottrarre al proprio destino e non può scegliere di percorrere una via differente o una professione diversa. Questa visione anacronistica della storia del sapere, del controllo degli eventi umani e del mondo indaga sulle relazioni ancestrali dove magia e potere non sono simboli di sopraffazione tipici del lato maschile dell’uomo bensì elementi di saggezza, prudenza, umiltà e rispetto che caratterizzano la dimensione femminile legata alla Pachamama.
«Nell’installazione fotografica – scrive Francesca Bacci nel testo critico che accompagna la mostra – l’artista crea una precisa iconologia della guarigione. I ritratti delle sciamane andine sono costruiti per il nostro linguaggio visivo, così da portarci più vicino a un punto origine che un tempo ci apparteneva. Sono donne dalle sapienti mani-ponte, che cercano costantemente il punto di contatto con un’altra riva – o meglio, lo offrono».
GIANLUCA BALOCCO
Artista, fotografo e performer con un lungo percorso di ricerca artistica, autoriale ed espositivo, Balocco intende la fotografia come strumento scientifico applicato a progetti definiti al limite tra la biologia evoluzionista e l’antropologia contemporanea ispirata al pensiero filosofico di George Didi-Hubermann.
La ricerca di Balocco inizia negli anni ’80, quando studia tecnica della fotografia applicandola alla propria sperimentazione artistica. Sono di questi anni le “foto-tracce”: riprese fotografiche trasformate in immagini materiche che alludono alla pittura meccanica e casuale. Nel 1993 presenta alla XLV Biennale di Venezia (curata da Achille Bonito Oliva) un’installazione video e fotografica, “Viaggio senza Passaporto”, ispirata alle teorie di Bion sul rapporto tra memoria ed emozioni, realizzata in un living set di 60 giorni con un gruppo di donne lungodegenti di un ospedale psichiatrico.
Nel 2013, dopo anni di ricerca e sperimentazione nel campo della fotografia e della biologia vegetale, pubblica per Aboca Edizioni un libro fotografico dal titolo “Naked Plants”, in cui protagoniste assolute sono le piante, l’intelligenza delle radici, i loro rapporti con lo spazio, la luce e l’uomo. Gli stessi temi arricchiti da riflessioni evoluzioniste tornano nella mostra “Cosmovisione Shuar”, inaugurata a marzo 2016 presso il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa. L’esposizione ha presentato in anteprima il lungo lavoro realizzato da Balocco in Amazzonia con il popolo Shuar (Ecuador). Gli scatti del viaggio in Amazzonia, realizzati in aperta collaborazione con il popolo Shuar – secondo un metodo che l’artista definisce di “antropologia partecipata” – evidenziano l’importanza della tutela della biodiversità e saranno documentati in un libro fotografico dal titolo “Witjai - I exist” di prossima pubblicazione con Crowdbooks editore.
www.gianlucabalocco.com
05
giugno 2017
Gianluca Balocco – The Anachronism of the Shaman Power
Dal 05 al 30 giugno 2017
fotografia
Location
SPAZIO BIG SANTA MARTA
Milano, Via Santa Marta, 10, (Milano)
Milano, Via Santa Marta, 10, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 10.00 – 18.00
Vernissage
5 Giugno 2017, h 17.30
Autore
Curatore