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Carla Mura / Dado Schapira – Threads
bi-personale degli artisti Carla Mura e Dado Schapira
Comunicato stampa
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La galleria Grossetti Arte ha il piacere di presentare Threads, bi-personale degli artisti Carla Mura e Dado Schapira, che si terrà nelle sale al piano terra dello storico palazzo Brandolin Rota, proprio a fianco del Ponte dell’Accademia.
Threads (in inglese “fili”), è il denominatore che riunisce le opere dei due artisti, che, seppure in maniera molto diversa l’uno dall’altra, utilizzano il filo di tessuto come elemento centrale e linguaggio privilegiato della loro ricerca.
Cagliaritana – ma attualmente di stanza a Padova –, Carla Mura ha iniziato, fin dai primissimi anni Duemila, a lavorare con materiali insoliti. È proprio con la scoperta del filo di cotone che il lavoro dell’artista è entrato in una fase di piena maturazione.
Pur partendo da una base figurativa, l’artista col tempo se ne è discostata quasi completamente, “reinventando” e congelando le forme del paesaggio e della nostra memoria visiva in una griglia di elementi astratti dalle intricate geometrie, con composizioni formate dalla giustapposizione e dall’accostamento dei diversi fili.
L’ossessione per la ricerca delle “forme pittoriche pure” del mondo si congiunge, così, con il desiderio di rimettere ordine, di ridare forma e struttura a un universo di apparenze che, nella complessità e caoticità del contemporaneo avanzato, sembra perdere ogni parametro di comprensione.
Carla Mura ricostruisce così, prima di tutto, con certosina pazienza, i parametri e le coordinate del suo linguaggio visivo: reinventando una propria grammatica (i fili, i colori), una sintassi (il concatenarsi dei diversi colori tra loro), e una stilistica (il modo e la poetica delle diverse concatenazioni), in una struttura unitaria e coerente. Le forme del reale, così come noi siamo abituati a conoscerle, dallo skyline urbano al paesaggio naturale, vengono ricondotte così alle loro strutture primarie geometrico-volumetriche, fatte di piani, di linee, di angoli, di orizzonti. In questo senso, l’opera di Carla Mura diviene così fondamentalmente un’operazione di sottrazione, di sintesi, nella sua inesausta ricerca dei piani fondanti del reale.
Per questa mostra, Carla Mura ha scelto di presentare una decina di lavori recenti, che richiamano vuoi l’idea del paesaggio urbano, come le Metropoli, vuoi altre strutture geometrico-lineari, riconducibili a quelle che la critica ha definito come le “Architetture sensibili” dell’artista.
Dado Schapira, milanese, utilizza invece il filo come elemento puramente sintattico, in grado di legare tra loro le diverse anime e i più disparati materiali di cui è composta l’opera, diventandone però, al contempo, uno dei componenti centrali, benché non l’unico, che fornisce così identità, rigore, struttura, colore e unità formale all’opera.
Se il filo è la sintassi, la grammatica dell’opera è invece costituita quasi sempre dalle pagine di un libro, elemento ricorrente e fortemente simbolico nel lavoro dell’artista, così come dalle lettere dell’alfabeto, che spesso vanno a formare le parole-guida del singolo lavoro, e, di volta in volta, da altri elementi correlati, quali cartine geografiche, simboli, bandiere, mappamondi, fotografie, oggetti d’uso quotidiano, o puri elementi grafico-geometrici.
Il libro è, con il filo, quasi sempre elemento centrale nell’opera dell’artista milanese: divenendo al contempo la tavolozza sulla quale incidere le parole caratterizzanti il singolo lavoro, di volta in volta scritte con il filo, sottolineate, cancellate, estroflesse, seminascoste, lasciate in filigrana o portate in primo piano, a seconda della necessità e del significato della stessa opera.
I fili di Schapira diventano spesso, in questo modo, prolungamenti della scrittura, di volta in volta con la funzione di elementi unificanti o di ornamenti coloristici e compositivi, e diventando in ogni caso amplificatori di sensazioni e di significati. In questo modo le opere-oggetto di Schapira assumono un ruolo di memoria proiettiva per il fruitore: il libro diventa la tela su cui inscrivere i significati reconditi del reale, ma si distingue dalla stessa perché con il suo testo, la sua scrittura, la sua storia non è semplicemente superficie bianca, ma è al contempo contenuto e contenitore, significato e significante.
Nella mostra veneziana, l’artista presenta, a fianco di alcuni dei suoi classici lavori dedicati al rapporto con la scrittura e con il libro, alcune opere recentissime e completamente inedite, della serie dei “mondi”, costruiti su cartine geografiche, mappe, piantine (tra le quali spicca la pianta di Venezia, decostruita e ricostruita secondo modalità e significati inaspettati), e persino mappamondi.
La mostra, curata da Alessandro Riva, presenta una decina di lavori recenti per ogni artista, creando sottili assonanze e dissonanze tra le griglie di fili colorati di Carla Mura e quelle di Dado Schapira.
I Threads di Carla Mura e Dado Schapira appartengono a un ciclo di mostre studiato dalla galleria Grossetti Arte in occasione della 57. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, per il periodo di giugno-luglio 2017. Seguiranno, infatti, nello stesso spazio, Fiori dipinti da me e da altri al 201% di Felipe Cardeña e Impressioni Satellitari di Andrea Zucchi, entrambe dal 17 al 29 giugno 2017, e The Mistery of Form, collettiva che riunisce quattro artisti cinesi (Ma Lin, Zhao Lu, Liao Pei, Li Zi), il cui lavoro si situa sul sottile crinale tra astrazione e figurazione, che sarà aperta dal dall’1 al 20 luglio 2017.
Threads (in inglese “fili”), è il denominatore che riunisce le opere dei due artisti, che, seppure in maniera molto diversa l’uno dall’altra, utilizzano il filo di tessuto come elemento centrale e linguaggio privilegiato della loro ricerca.
Cagliaritana – ma attualmente di stanza a Padova –, Carla Mura ha iniziato, fin dai primissimi anni Duemila, a lavorare con materiali insoliti. È proprio con la scoperta del filo di cotone che il lavoro dell’artista è entrato in una fase di piena maturazione.
Pur partendo da una base figurativa, l’artista col tempo se ne è discostata quasi completamente, “reinventando” e congelando le forme del paesaggio e della nostra memoria visiva in una griglia di elementi astratti dalle intricate geometrie, con composizioni formate dalla giustapposizione e dall’accostamento dei diversi fili.
L’ossessione per la ricerca delle “forme pittoriche pure” del mondo si congiunge, così, con il desiderio di rimettere ordine, di ridare forma e struttura a un universo di apparenze che, nella complessità e caoticità del contemporaneo avanzato, sembra perdere ogni parametro di comprensione.
Carla Mura ricostruisce così, prima di tutto, con certosina pazienza, i parametri e le coordinate del suo linguaggio visivo: reinventando una propria grammatica (i fili, i colori), una sintassi (il concatenarsi dei diversi colori tra loro), e una stilistica (il modo e la poetica delle diverse concatenazioni), in una struttura unitaria e coerente. Le forme del reale, così come noi siamo abituati a conoscerle, dallo skyline urbano al paesaggio naturale, vengono ricondotte così alle loro strutture primarie geometrico-volumetriche, fatte di piani, di linee, di angoli, di orizzonti. In questo senso, l’opera di Carla Mura diviene così fondamentalmente un’operazione di sottrazione, di sintesi, nella sua inesausta ricerca dei piani fondanti del reale.
Per questa mostra, Carla Mura ha scelto di presentare una decina di lavori recenti, che richiamano vuoi l’idea del paesaggio urbano, come le Metropoli, vuoi altre strutture geometrico-lineari, riconducibili a quelle che la critica ha definito come le “Architetture sensibili” dell’artista.
Dado Schapira, milanese, utilizza invece il filo come elemento puramente sintattico, in grado di legare tra loro le diverse anime e i più disparati materiali di cui è composta l’opera, diventandone però, al contempo, uno dei componenti centrali, benché non l’unico, che fornisce così identità, rigore, struttura, colore e unità formale all’opera.
Se il filo è la sintassi, la grammatica dell’opera è invece costituita quasi sempre dalle pagine di un libro, elemento ricorrente e fortemente simbolico nel lavoro dell’artista, così come dalle lettere dell’alfabeto, che spesso vanno a formare le parole-guida del singolo lavoro, e, di volta in volta, da altri elementi correlati, quali cartine geografiche, simboli, bandiere, mappamondi, fotografie, oggetti d’uso quotidiano, o puri elementi grafico-geometrici.
Il libro è, con il filo, quasi sempre elemento centrale nell’opera dell’artista milanese: divenendo al contempo la tavolozza sulla quale incidere le parole caratterizzanti il singolo lavoro, di volta in volta scritte con il filo, sottolineate, cancellate, estroflesse, seminascoste, lasciate in filigrana o portate in primo piano, a seconda della necessità e del significato della stessa opera.
I fili di Schapira diventano spesso, in questo modo, prolungamenti della scrittura, di volta in volta con la funzione di elementi unificanti o di ornamenti coloristici e compositivi, e diventando in ogni caso amplificatori di sensazioni e di significati. In questo modo le opere-oggetto di Schapira assumono un ruolo di memoria proiettiva per il fruitore: il libro diventa la tela su cui inscrivere i significati reconditi del reale, ma si distingue dalla stessa perché con il suo testo, la sua scrittura, la sua storia non è semplicemente superficie bianca, ma è al contempo contenuto e contenitore, significato e significante.
Nella mostra veneziana, l’artista presenta, a fianco di alcuni dei suoi classici lavori dedicati al rapporto con la scrittura e con il libro, alcune opere recentissime e completamente inedite, della serie dei “mondi”, costruiti su cartine geografiche, mappe, piantine (tra le quali spicca la pianta di Venezia, decostruita e ricostruita secondo modalità e significati inaspettati), e persino mappamondi.
La mostra, curata da Alessandro Riva, presenta una decina di lavori recenti per ogni artista, creando sottili assonanze e dissonanze tra le griglie di fili colorati di Carla Mura e quelle di Dado Schapira.
I Threads di Carla Mura e Dado Schapira appartengono a un ciclo di mostre studiato dalla galleria Grossetti Arte in occasione della 57. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, per il periodo di giugno-luglio 2017. Seguiranno, infatti, nello stesso spazio, Fiori dipinti da me e da altri al 201% di Felipe Cardeña e Impressioni Satellitari di Andrea Zucchi, entrambe dal 17 al 29 giugno 2017, e The Mistery of Form, collettiva che riunisce quattro artisti cinesi (Ma Lin, Zhao Lu, Liao Pei, Li Zi), il cui lavoro si situa sul sottile crinale tra astrazione e figurazione, che sarà aperta dal dall’1 al 20 luglio 2017.
02
giugno 2017
Carla Mura / Dado Schapira – Threads
Dal 02 al 14 giugno 2017
arte contemporanea
Location
PALAZZO BRANDOLINI ROTA
Venezia, Ponte Dell'accademia, 878, (Venezia)
Venezia, Ponte Dell'accademia, 878, (Venezia)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-19
Vernissage
2 Giugno 2017, 18.30
Autore
Curatore